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La Redazione

 

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UN'ALTRA GATTA DA PELARE IN LIBIA

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A cura di supervice
Il 29 Luglio 2011
68 Views

DI VICTOR KOTSEV
Asia Times

L’uccisione del comandante dei militari

ribelli in Libia, il generale Abdel Fattah Younes, potrebbe portare

a una violenta disputa nelle forze antigovernative e arriva mentre la

forte offensiva dei ribelli non riesce a ottenere risultati significativi

all’inizio del mese sacro del Ramadan, in agosto, quando il caldo

estremo e il digiuno diurno renderanno gli scontri molto difficoltosi

e rallentati.
La morte del generale, il cui corpo, assieme a quelli di due assistenti, è stato trovato di giovedì malamente bruciato, mette in risalto una rete complessa e estesa di rapporti di
potere e di rivalità in entrambi i lati del conflitto. Questa è una prova di quanto sia fluida la situazione in Libia, con vari settori di sostenitori che possono cambiare campo da un momento all’altro.

Lo spettro dell’invasione di terra della North Atlantic Treaty Alliance (NATO) in Libia, dapprima pericolosamente vicino, si è dissolto. La spavalderia occidentale di meno di un mese fa – quando gli ufficiali britannici, tra gli altri, stavano elaborando in dettaglio i progetti per un futuro della Libia senza Muammar Gheddafi [1] – è praticamente scomparsa, messa in difficoltà da una serie di eventi sul terreno, dalla mancanza di una volontà politica degli stati membri di inviare le truppe e dalle forti proteste di Russia, Cina e di altri attori internazionali di primo piano.

Mentre l’ultimo giro di trattative tra Gheddafi, la NATO e i ribelli perdeva colpi, la guerra civile libica si è sempre più trasformata in un conflitto per le risorse naturali.
Questo significa, in parte, che le due parti stanno spingendo per una guerra prolungata. Inoltre, porta sempre più forza al sospetto che assisteremo a una fittizia guerra civile motivata dall’avidità, come
avviene in tante altre parti dell’Africa.

Le conseguenze potrebbero portare a un collasso dell’autorità centrale, almeno in parte della nazione, a un conflitto tribale a bassa intensità e a una proliferazione di
lungo termine della violenza in Libia e in tutta la regione.

L’alternativa non è meno spaventosa: Gheddafi che riconquista il paese e punisce tutti i dissidenti col pugno di ferro. Anche se ti potrebbe trattare dell’opera di Sisifo, vista la massiccia proliferazione delle armi e la radicalizzazione della popolazione dall’inizio degli scontri. A Gheddafi ci vorranno decenni per riprendere il pieno controllo della nazione, come dopo il colpo di stato che lo portò al potere nel 1969.

La notizia della morte del generale Younes è arrivata poco dopo che i leader dei ribelli avevano annunciato il suo arresto; poi, hanno riferito che era stato
ritirato dal fronte in seguito ai sospetti di un aiuto segreto a Gheddafi. Si pensa che l’omicidio sia avvenuto mentre stava tornando e il leader del gruppo che lo ha ucciso è stato arrestato. Dal venerdì mattina, comunque, non sono state rilasciate altre informazioni e ci sono svariate ipotesi su chi potrebbe essere il responsabile.

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Younes, che era in modo ufficioso considerato il numero due dopo Gheddafi prima della sua dipartita in febbraio, è stato un vicino collaboratore del colonnello fin dal 1969. Come ministro degli Interni, è stato responsabile della brutale soppressione del dissenso in varie occasioni nel corso degli anni e si dice che molti ribelli avessero forti dubbi sulla sua lealtà.

Il fallimento apparente della recente offensiva dei ribelli contro la città petrolifera di Brega, che ha causato forti perdite, sembra che abbia mosso una nuova ridda di sospetti contro di lui. I ribelli hanno attribuito molte delle morti all’”infedeltà dei traditori”, come un comandante ha riferito ad al-Jazeera dieci giorni fa [2].

All’inizio di aprile, la figlia di Gheddafi, Aisha, ha insinuato nel corso di un’intervista che Younes fosse ancora fedele al padre. È stato riportato che Gheddafi avesse messo una forte taglia sulla testa di Younes, e forse l’intervista potrebbe essere stato un tentativo di screditarlo nel campo dei ribelli, ma è importante notare che la fedeltà altalenante sia una caratteristica del conflitto libico.

Numerosi soldati del governo hanno disertato, tra cui alti ufficiali; il governo afferma che molti ribelli hanno disertato a loro volta. All’inizio delle proteste, i giornalisti occidentali erano spesso sorpresi dal vedere le stesse persone che partecipavano un giorno a una manifestazione contro Gheddafi e il giorno successivo a una a suo favore.

È probabile che Younes avesse una fedeltà ondivaga. Questo significa anche che non sarà chiaro per molto tempo chi ci sia dietro il suo assassinio. Mentre i ribelli hanno dichiarato che è stato un gruppo pro-Gheddafi che lo ha ucciso, sono in molti a credere sia implicata la leadership dei ribelli. Il New York Times riporta:

[M]embri della sua tribù – gli Obeidi, una delle più grandi a oriente – hanno incolpato la leadership dei ribelli per avere un qualche ruolo nella morte del generale.

Lo spettro di un violento conflitto tribale tra i ranghi dei ribelli va a sollecitare uno dei timori più forti delle nazioni occidentali che sostengono l’insurrezione libica: che le mire democratiche dei ribelli provocheranno una guerra civile tribale per il controllo delle risorse petrolifere. Il colonnello Gheddafi è stato spesso avvisato di una tale possibilità
mentre lottava per mantenere il potere, anche se i leader dei ribelli avevano dato per certo che la loro causa andava oltre le storiche divisioni tribali. [3]

Alcuni resoconti parlano di una forte scissione nel campo dei ribelli, e tra i transfughi ci sono alleati di lungo corso di Gheddafi e rivoluzionari con un passato pulito.

E comunque in Libia un “passato pulito” è qualcosa di difficile da definire. Per aggiungere complessità alla situazione, il principale rivale di Younes nel campo dei ribelli
era il generale Khalifa Hifter, che è fuggito nel 1987 e ha vissuto negli Stati Uniti prima di ritornare in marzo per unirsi alla ribellione.

Hifter, che si diceva riscuotesse una piena fiducia tra i ribelli proprio per il suo passato “pulito”, si presume sia affiliato con la Central Intelligence Agency.
Questo suggerisce la possibilità che l’intelligence clandestina USA possa essere in qualche misura implicata nell’assassinio.

Aggiungiamo il fatto che i soldi e le risorse sono rapidamente diventate l’obbiettivo principale del conflitto. Non è una coincidenza che la più recente offensiva dei
ribelli si sia concentrata sull’importante città petrolifera orientale di Brega. “La battaglia in Libia si sta lentamente spostando dal territorio alle risorse”, come ha riposta Anita McNaught di al-Jazeera una settimana fa. [4]

I soldi sono sempre stati un aspetto fondamentale della diplomazia dei ribelli libici per venire riconosciuti come il governo legittimo dagli altri paesi [5]. Sono alla ricerca delle decine di miliardi di dollari dei beni di Gheddafi congelati all’estero, così come di un aiuto urgente di altri miliardi di dollari in forniture militari, stipendi, cibo e medicine.

Alcune fonti vanno ancora oltre, ipotizzando che i ribelli stiano sperando di ingaggiare un esercito di mercenari per combattere Gheddafi nel futuro; anche se quest’informazione non può essere confermata, ci sono molti dubbi sull’identità e il comportamento
delle forze ribelli. Anche i report che sono a loro favore, come quelli di al-Jazeera, rivelano che non sono così democratici e pacifici come spesso è stato descritto. [6]

Le Nazioni Unite li hanno già accusati, come le forze di Gheddafi, di crimini di guerra [7]. L’omicidio di

Younes, se fosse stato da loro perpetrato, sarebbe un notevole esempio

delle tattiche brutali impiegate dalle loro forze. Se le notizie che

gli attribuiscono atrocità continueranno a emergere, tutto questo potrebbe

minare la loro legittimazione internazionale e la campagna della NATO.

In ogni caso, la tempistica dell’attività

della NATO, che sembra essere la sola cosa che possa dare una spinta

alle forze ribelli, è tra l’incudine e il martello. Molti paesi membri

stanno esaurendo la propria volontà politica e i propri soldi per finanziare

la guerra. Inoltre, in Libia l’autunno è la stagione delle tempeste

di sabbia, e l’efficacia delle missioni aeree verrebbe fortemente

ridotta.

Mentre le prospettive di un intervento

di terra in Libia stanno arretrando, gli scenari possibili di un collasso

del fronte dei ribelli e di un vuoto di potere nel paese prendono sempre

più piede. Nel mese prossimo (Ramadan), ci potremmo difficilmente aspettare

che i ribelli riescano a sconfiggere Gheddafi con la forza. Dopo, potrebbero

perdere il loro principale alleato.

Anche se fino ad ora si trattava di

uno scenario non desiderato, la separazione ordinata della Libia tra

Gheddafi e i ribelli – con poteri e strutture economiche su entrambi

i fronti – sta prendendo sempre più campo. L’alternativa – una

cocente sconfitta o la frammentazione delle forze ribelli – con gli

interessi settari e criminali che avranno la precedenza – sta diventando

sempre più probabile ogni settimana che passa. Lo scenario da incubo

sarebbe una nuova Somalia sulla costa del Mediterraneo.

****************************************

Note:

1. Libia

after Gheddafi, Asia Times

Online, 5 luglio 2011.

2. Libian

rebels pushed back from Brega,

al-Jazeera, 19 Luglio 2011.

3. Death

of Rebel Leader Stirs Fears of Tribal Conflict,

The New York Times, 28 Luglio 2011 (richiesta la registrazione).

4. Libian

rebels fight for resources,

al-Jazeera 21 Luglio 2011.

5. Seeking

to free funds, U.S. recognizes Libia rebels,

Reuters, 15 Luglio 2011.

6. Alleged

abuses take shine off Libia’s ‘freedom fighters’, al-Jazeera 13 Luglio 2011.

7. Libia

conflict: UN accuses both sides of war crimes,

BBC 1° giugno 2011

****************************************

Fonte: http://www.atimes.com/atimes/Middle_East/MG30Ak02.html

30.07.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE

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