DI MARINELLA CORREGGIA
Riceviamo e volentieri pubblichiamo
L’inviato di Repubblica a Bengasi Pietro Dal Re (che mesi fa in un suo articolo ha attribuito alle parole del povero monsignor Martinelli un significato opposto a quello che avevano, un atto gravissimo anche se monsignore ha lasciato correre o forse non ne è venuto a conoscenza) adesso in questo articolo alla ricerca del sensazionalismo – ancora più immorale in un paese martoriato dalla guerra – o forse trascinato dal suo evidente amore per i “ribelli”, prende una cantonata meritevole di essere citata nei corsi di giornalismo.
Insomma cinque guardie del corpo (“amazzoni”) di Gheddafi avrebbero detto alla dottoressa Siham Sergewa di Bengasi di essere state più volte stuprate (ancora??) da Gheddafi e anche dai suoi figli.
La Sergewa (nella foto sotto, ndr) è una “nota psicologa infantile (…) alla quale le ex body guard del Raìs hanno raccontato di essere state abusate non soltanto da lui e anche dai suoi figli”. Ma il signor Dal Re non ha letto già mesi fa che questa tipa è stata screditata dall’inviato dell’Onu Bassiouni e da Amnesty International?
La tipa era stata la fonte dell’accusa urbi et orbi ai soldati libici (governativi) di usare lo stupro come arma di guerra.
Cosa aveva fatto? Aveva detto e il mondo le aveva creduto, di aver spedito per posta alle donne dell’Est libico, settimane dopo gli scontri di febbraio, 70.000 questionari a donne libiche, ottenendo indietro ben 60.000 questionari compilati in tre settimane! E di queste, 259 donne avevano confermato di essere state violentate da soldati “di Gheddafi”.
Come si può leggere in questo articolo fra molti, diversi esperti avevano guardato con scetticismo a queste affermazioni (possibile che in un contesto di guerra in Libia si riesca ad avere 60.000 risposte per posta???). Poi il discredito ufficiale: quando Diana Eltahawy, di Amnesty International, le ha chiesto di poter incontrare alcune donne, la psicologa ha detto di aver perso i contatti. qui
Cherif Bassiouni, inviato dell’Onu, ha sostenuto di non aver alcuna prova di stupri, ha parlato di isteria di massa e quanto alla dottoressa Sergewa, ha spiegato che quando le è stata chiesta copia dei 60.000 questionari, non li ha mai inoltrati.
La Sergewa mente. Del resto pare che della “notizia” oltre a Dal Re abbia parlato solo un giornale maltese (intervistando la Sergewa) e Shabablibya, organo degli alleati locali della Nato. Alla sera del 28 agosto, gli altri media tacevano.
Conoscendo i recenti exploit della donna.
Possibile che una persona che si suppone sia pagata come giornalista – Pietro Dal Re – non sia a conoscenza di queste vicende?
Marinella Correggia
29.08.2011