UN PROGRAMMA DI ARMI SEGRETE DENTRO LA CENTRALE NUCLEARE DI FUKUSHIMA ?

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Il trattato di sicurezza U.S.A.- Giappone ha ritardato fatalmente la lotta contro il meltdown dei lavoratori nucleari

DI YOICHI SHIMATSU
globalresearch.ca

Le relazioni confuse e spesso contraddittorie della centrale nucleare 1 di Fukushima non possono essere unicamente il risultato dei guasti causati dallo tsunami, dai pasticci o dall’ incapacità di comunicare. Gli inspiegabili ritardi e le mal preparate spiegazioni della Tokyo Electric Power Company (TEPCO) e del ministero dell’economia, del commercio e dell’industria (METI) giapponese sembrano essere guidati da un qualche fattore sottaciuto.

Il fumo e gli specchi nella centrale 1 di Fukushima sembrano oscurare un fine fermo, una volontà di ferro ed un compito sgradevole sconosciuto ai non addetti ai lavori. La soluzione più logica: l’industria nucleare e le agenzie governative si stanno dando da fare per impedire la scoperta di strutture per la ricerca di armi atomiche nascoste dentro le centrali nucleari civili del Giappone. Un programma segreto di armi nucleari è un “fantasma nella macchina”, intercettabile solo quando il sistema di controllo delle informazioni si guasta temporaneamente o crolla del tutto. Va notato il divario tra il resoconto ufficiale e gli eventi inattesi.

Relazioni contraddittorie

La TEPCO, il gestore dell’energia nucleare del Giappone, ha riferito inizialmente che tre reattori erano operanti al momento del terremoto e dello tsunami di Tohoku dell’11 marzo. Poi un’esplosione di idrogeno ha distrutto l’unità 3, alimentata con ossido misto (o MOX) di plutonio e uranio. L’unità 6 è immediatamente scomparsa dall’elenco dei reattori operanti, mentre ondate di particelle altamente letali di plutonio si emanavano dall’unità 3. Il plutonio è il materiale usato per testate esplosive più piccole e più facilmente lanciabili.

Un incendio è scoppiato all’interno del recipiente danneggiato del reattore dell’unità 4, secondo quanto riferito a causa del surriscaldamento di barre di combustibile di uranio esausto in un bacino da raffreddamento asciutto. Ma l’entità dell’incendio indica che questo reattore si stesse surriscaldando per fini diversi da quello della generazione di elettricità. La sua omissione dall’elenco delle operazioni per la generazione dell’energia elettrica ci fa domandare se l’unità 4 fosse stata usata per arricchire l’uranio, il primo passo del processo che porta all’estrazione di materiale fissionabile al livello di armi.

La massa di acqua marina contaminata dalle radiazioni in tutto il Pacifico è un altro pezzo del puzzle, perché non è possibile rintracciarne la fonte sotterranea (o, forse, non si può menzionare). Il labirinto allagato di tubature, dove sono stati trovati i corpi di due lavoratori nucleari dispersi – cosa mai rivelata prima alla stampa – potrebbe contenere la risposta al mistero: un laboratorio che nessuno osa nominare.

La guerra politica

Come reazione alla richiesta del primo ministro Naoto Kan di riportare prontamente i problemi, la lobby pronucleare si è chiusa a riccio, allontanando l’ufficio del primo ministro e privandolo di informazioni di vitale importanza. Una grande alleanza di sostenitori del nucleare comprende ora la TEPCO, l’ideatrice della centrale General Electric, il METI, il Partito Liberal Democratico che prima era al potere e, secondo tutti i segni, la Casa Bianca.

I ministri di gabinetto responsabili delle comunicazioni e delle emergenze nazionali hanno recentemente dato una strigliata al capo del METI Banri Kaeda per aver agito, sia da promotore del nucleare che da regolatore responsabile dell’adesso imbavagliata commissione per la sicurezza industriale e nucleare. La TEPCO ha replicato rapidamente, attribuendo al volo in elicottero del primo ministro il ritardo della fuga di gas volatili, che avrebbe causando un’esplosione nel reattore 2. Per “ragioni di sicurezza”, il presidente della TEPCO si è ritirato in un ospedale, tagliando la linea di comunicazione di Kan con la società e minando la sua visita al sito di Fukushima 1.

Kan è inoltre ostacolato dal suo antagonismo con il rivale del partito democratico Ichiro Ozawa, l’unico potenziale alleato con il potere di sfidare la formidabile coalizione pronucleare. Il leader dei Liberal Democratici, che ha sponsorizzato l’energia nucleare durante il suo mandato di quasi 54 anni, avrebbe appena fatto discorsi confidenziali con l’ambasciatore americano John Roos, mentre il presidente Barack Obama ha fatto dichiarazioni a sostegno [della costruzione] di nuove centrali nucleari in tutti gli U.S.A.

Tagliato fuori dalle comunicazioni

La sostanza dei discorsi non rivelati tra Tokyo e Washington può essere dedotta dai disturbi nelle mie recenti telefonate ad un collega giornalista giapponese. Mentre era all’interno della “zona calda” radioattiva, il suo numero è stato sconnesso dal roaming, insieme ai cellulari dei lavoratori nucleari a Fukushima 1, cui è impedito il contatto telefonico con il mondo esterno. La sospensione del servizio non è dovuta ad errori di progettazione. Quando ho aiutato a preparare il piano di risposta alle crisi di Tohoku nel 1996, il mio sforzo è stato mirato ad assicurare che le stazioni base dei cellulari avessero una scorta o back up di alimentazione con rapida ricarica.

Una successiva telefonata quando il mio collega è tornato a Tokyo è stata interrotta quando ho menzionato la “GE”. Questo incidente è accaduto il giorno in cui il presidente della GE Jeff Immelt è atterrato a Tokyo con la promessa di ricostruire la centrale nucleare di Fukushima 1. Una tale evidente intercettazione è possibile solo se il vettore telefonico nazionale NTT sta collaborando con il programma di intercettazioni di segnali dell’Agenzia per la Sicurezza Nazionale americana (NSA).

L’affare manciuriano

La catena di eventi dietro questa enorme fabbricazione risale a molti decenni fa. Durante l’occupazione militare giapponese del nord – est della Cina negli anni ’30, il governo fantoccio di Manchukuo fu costruito come una centrale elettrica economica e del tutto moderna per sostenere un Giappone sovrappopolato e la sua macchina militare. Un economista di spicco chiamato Nobusuke Kishi lavorò strettamente con l’allora comandante della divisione occupante di Kanto, conosciuta dai Cinesi come l’Armata Kwantung, il generale Hideki Tojo. Stretti legami tra i militari e gli economisti coloniali portarono ad incredibili successi tecnologici, compreso il prototipo di un “treno proiettile” (o Shinkansen) e l’inizio della progettazione della bomba nucleare giapponese nella Corea del Nord.

Quando Tojo diventò primo ministro giapponese in tempo di guerra, Kishi prestava servizio come suo ministro del commercio e dell’economia, pianificando la guerra totale su scala globale. Dopo la sconfitta del Giappone nel 1945, sia Tojo che Kishi furono condannati come criminali di guerra di classe A, ma Kishi evitò la forca per ragioni ignote – probabilmente per la sua utilità per una nazione devastata dalla guerra. La concezione del magro economista di un’economia gestita centralmente fornì il modello del MITI (Ministero per il Commercio Internazionale e per l’Industria), predecessore del METI, che creò il miracolo economico che trasformò il Giappone del dopoguerra in un superpotere economico.

Dopo essersi guadagnato, facendosi largo a gomitate, la benevolenza del segretario di stato di Eisenhower, John Foster Dulles durante la guerra fredda, nel 1957 Kishi fu eletto primo ministro. Il suo pupillo Yasuhiro Nakasone, ex ufficiale di marina e futuro primo ministro, aprì la strada alla campagna del Giappone perché diventasse un potere nucleare sotto la copertura della Atomic Energy Basic Law.

La complicità americana

Kishi negoziò segretamente un accordo con la Casa Bianca per consentire all’esercito americano di depositare bombe atomiche nella stazione navale aerea di Okinawa e Atsugi appena fuori Tokyo. (il caporale della marina Lee Harvey Oswald è servito da guardia dentro l’arsenale sotterraneo di testate esplosive di Atsugi). In cambio, gli U.S.A. acconsentirono che il Giappone intraprendesse un programma nucleare “civile”.

Fu richiesta una diplomazia segreta a causa del forte sentimento del pubblico giapponese contrario al nucleare, a seguito dei bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki. Due anni fa, un testo dell’accordo segreto è stato riesumato da Katsuya Okada, ministro degli esteri nel gabinetto del primo ministro del primo partito democratico Yukio Hatoyama (che è rimasto in carica per nove mesi tra il 2009 e il 2010). Mancavano molti dettagli chiave del documento, che era stato rinchiuso dentro gli archivi del ministero degli esteri. Il diplomatico veterano ora in pensione Kazuhiko Togo ha rivelato che le questioni più delicate erano contenute in brevi lettere integrative, alcune delle quali sono state tenute in una casa frequentata dal fratellastro di Kishi, il compianto primo ministro Eisaku Sato (che è stato in carica dal 1964 al 1972). Queste note diplomatiche più importanti, ha aggiunto Togo, sono state eliminate e successivamente sono scomparse.

Queste rivelazioni sono state considerate una maggiore questione in Giappone, tuttavia sono state ampiamente ignorate dai media occidentali. Con la centrale nucleare di Fukushima che va in fumo, il mondo sta ora pagando il prezzo di tale noncuranza giornalistica. In occasione della sua visita in Gran Bretagna nel 1959, Kishi è stato portato in elicottero nella centrale nucleare di Bradwell nell’Essex. L’anno seguente è stata firmata la prima bozza del [trattato] di sicurezza tra U.S.A. e Giappone, nonostante le massicce proteste dei pacifisti a Tokyo. In un paio d’anni la società inglese GEC ha costruito il primo reattore nucleare del Giappone a Tokaimura, prefettura di Ibaragi. Allo stesso tempo, appena prima delle olimpiadi di Tokyo del 1964, il nuovo “treno proiettile” recentemente inaugurato che sfrecciava lasciandosi alle spalle il monte Fuji, ha fornito la perfetta giustificazione per l’elettricità derivante dal nucleare.

Kishi ha pronunciato la famosa frase che “le armi nucleari non sono espressamente proibite” secondo l’articolo 9 della Costituzione del dopoguerra che proibisce i poteri belligeranti. Le sue parole sono state ripetute due anni fa da suo nipote, l’allora primo ministro Shinzo Abe. La “crisi” nordcoreana in corso è servita da pretesto per questa terza generazione dell’elite politica per lanciare l’idea di un Giappone armato con armi nucleari. Molti giornalisti giapponesi ed esperti di intelligence presumono che il programma segreto sia sufficientemente avanzato per mettere insieme rapidamente un arsenale di testate esplosive e che siano stati condotti test sotterranei a livelli sottocritici con piccoli pellet di plutonio.

Sabotare l’energia alternativa

L’atteggiamento cinico della lobby nucleare si estende lontano nel futuro, strangolando alla nascita l’unica fonte praticabile di energia alternativa dell’arcipelago Giapponese – l’energia eolica. Nonostante decenni di ricerca, il Giappone ha solo il 5% dell’energia eolica della Cina, un’economia (almeno per il momento) di grandezza equiparabile. La Mitsubishi Heavy Industries, socia per l’energia nucleare della Westinghouse, produce turbine eoliche, ma solo per il mercato dell’esportazione.

La zona di alta pressione siberiana assicura una corrente forte e costante di vento sul Giappone settentrionale, ma le imprese di servizi pubblici della regione non hanno approfittato di questa risorsa energetica naturale. La ragione è che la TEPCO, che ha sede a Tokyo e controlla il più grande mercato dell’energia, si comporta come uno shogun nei confronti delle nove società energetiche regionali nonché la rete nazionale. Le sue risorse economiche influenzano gli alti burocrati, gli editori e i politici come il governatore di Tokyo Shintaro Ishihara, mentre le ambizioni nucleari tengono i contractor della difesa e i generali dalla sua parte. Tuttavia la TEPCO non è precisamente il pezzo grosso. Il suo socio senior in questa mega impresa è frutto dell’ingegno di Kishi, il METI.

Il sito nazionale di misurazione del vento costiero non è sfortunatamente situato nella ventosa Hokkaido o a Niigata, ma più lontano nel sud-est, nella prefettura di Chiba. I risultati di questi test per decidere il destino dell’energia eolica non saranno resi noti fino al 2015. Lo sponsor di questo progetto pilota che procede così lentamente è la TEPCO.

La morte della deterrenza

Nel frattempo nel 2009 l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (IAEA) ha espresso un debole ammonimento in merito all’aumentato interesse del Giappone per una bomba nucleare – e non ha fatto un bel niente. La Casa Bianca deve chiudere un occhio sulle radiazioni che attraversano i cieli americani e sull’esposizione al rischio di un palese doppio standard sulla proliferazione nucleare di un alleato. Inoltre, la tacita approvazione di Washington di una bomba giapponese non rispetta la memoria né di Pearl Harbour, né di Hiroshima.

In sé e per sé, una capacità di deterrenza nucleare non sarebbe né obiettabile né illegale – nell’evento improbabile che la maggioranza dei Giapponesi votassero a favore di un emendamento costituzionale dell’articolo 9. Il possesso legale richiederebbe ispezioni di sicurezza, stretti controlli e trasparenza, che avrebbe potuto accelerare la risposta all’emergenza di Fukushima. Al contrario lo sviluppo di armi segrete è pieno di problemi.

Nell’eventualità di un’emergenza, come quella in atto in questo momento, la segretezza deve essere garantita ad ogni costo – persino se significa innumerevoli hibakusha, o vittime nucleari. Anziché consentire un sistema regionale di deterrenza e un ritorno allo status di grande potenza, l’affare Manciuriano ha seminato le bombe a orologeria che ora emanano radiazioni in tutto il mondo. Il nichilismo al cuore di questa minaccia per l’umanità non sta dentro Fukushima 1, ma all’interno della mentalità della sicurezza nazionale. Lo spettro dell’autodistruzione può essere allontanato solo con l’abrogazione del trattato di sicurezza U.S.A – Giappone, causa fondamentale della segretezza che ha ritardato fatalmente la lotta dei lavoratori nucleari contro il meltdown.

Yoichi Shimatsu che è editor at large della 4th Media, vive ad Hong Kong ed è uno scrittore ambientalista. È l’ex redattore del Japan Times Weekly. Questo articolo è stato precedentemente pubblicato sul New American Media.

Fonte: www.globalresearch.ca
Link: http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=24275
12.04.2011

Traduzione per www.comedonchisciote.org a cura di MICAELA MARRI

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