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La Redazione

 

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TUTTI IN GIOCO NEL NUOVO GRANDE GIOCO. IL GROSSO EVENTO DEL 2014 SARA' L'IRAN

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A cura di Davide
Il 2 Gennaio 2014
37 Views

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DI PEPE ESCOBAR
asiatimes.com

Il Grosso Evento del 2014 sarà l’Iran . Ovvio che il grande evento
dei primi anni del 21 ° secolo non cesserà mai di essere il rapporto
Usa-Cina , ma è nel 2014 che sapremo se un accordo globale che trascende
il programma nucleare iraniano sia raggiungibile, e in questo caso la
miriade di ramificazioni interesserà tutto ciò che è in gioco nel Nuovo
Grande Gioco in Eurasia , tra cui USA-Cina.



Così come stan le cose, noi abbiamo un accordo ad interim del P5 +1 ( i
cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU più la
Germania ) con l’Iran , e nessun accordo tra gli Stati Uniti e
l’Afghanistan .
Così, ancora una volta , abbiamo l’Afghanistan configurato come campo di battaglia tra l’Iran e la Casa di Saud , parte di un gioco geopolitico giocata in overdrive dopo l’invasione statunitense dell’Iraq nel 2003 lungo il bordo settentrionale del Medio Oriente fino al Khorasan e l’ Asia meridionale .



Poi c’è l’elemento di paranoia saudita , estrapolando dal futuro dell’Afghanistan alla prospettiva di un pienamente " riabilitato " Iran che diventa accettato dalle élite finanziarie / politici occidentali .

Questo, per inciso, non ha nulla a che fare con quella barzelletta della "comunità internazionale " , dopo tutto l’Iran non è mai stato bandito dai BRICS , ( vale a dire Brasile , Russia, India , Cina e Sud Africa ) , o dal Movimento dei Paesi Non Allineati e dalla maggior parte del mondo in via di sviluppo .



Quei maledetti jihadisti

Ogni giocatore importante nella amministrazione di Barack Obama ha messo in guardia il presidente afgano Hamid Karzai che o lui firma un " accordo di sicurezza " bilaterale che autorizza un qualche surrogato della occupazione degli Stati Uniti o Washington ritirerà tutte le sue truppe entro la fine del 2014.



Il burattino “Vil Coyote” Karzai cercherà di estrarre il massimo da questo accordo – come si fa nelle trattative all’ultimo sangue. Eppure , qualunque cosa accada , l’Iran manterrà se non allargherà la sua sfera di influenza in Afghanistan . Questo incrocio di Centro e Sud Asia è geopoliticamente cruciale per proiettare l’influenza iraniana, secondo solo al sud-ovest asiatico ( quello che noi chiamiamo il " Medio Oriente" ) .



Dobbiamo sicuramente aspettarci che la Casa di Saud continuerà a utilizzare ogni sporco trucco uscito dal cilindro del Saudita Bandar bin Sultan , soprannominato Bandar Bush, per manipolare i sunniti in tutto l’AfPak ( Afhanistan/Pakistan, neologismo americano, NdT) di , essenzialmente , impedire all’Iran di esercitare influenza .



Ma l’Iran può contare su un alleato chiave, l’India . Mentre Delhi accelera la cooperazione di sicurezza con Kabul , raggiungiamo la ciliegina sullo Hindu Kush; India, Iran e Afghanistan svilupperanno il loro ramo meridionale della Nuova Via della Seta , con una nicchia speciale per l’ autostrada che collega l’Afghanistan al porto iraniano di Chabahar (Afghanistan che incontra l’Oceano Indiano ) .



Quindi, attenzione per tutti i tipi di interferenze di un’alleanza Iran- India contrapposta ad un asse saudita – pakistano. Questo asse ha sostenuto islamisti assortiti in Siria – con risultati nefasti , ma poiché il Pakistan è stato anche inghiottito nella spaventosa violenza contro gli sciiti, Islamabad non sarà troppo entusiasta di essere troppo strettamente allineata con i Sauditi in AfPak .



Washington e Teheran da parte loro avverrà che ancora una volta saranno allineati (ricordate il 2001?) in Afghanistan , e nessuno dei due vuole jihadisti tra i piedi. Anche Islamabad – che per tutti gli scopi pratici ha perso tutta la sua influenza con i talebani in AfPak – vorrebbe vedersi volatilizzare gli jihadisti.



Tutti questi giocatori sanno che qualsiasi numero di forze residue USA o orde di mercenari privati statunitensi non riempirà il vuoto di potere a Kabul . Il tutto è destinato a rimanere una crisi al buio, ma essenzialmente lo scenario indica che il crocevia dell’Asia centro – Sud è il secondo più grande campo di battaglia geopolitica – e settaria – in Eurasia dopo il teatro levantino – mesopotamico .



Niente energia dal nostro vicino di casa ?


Tanto quanto l’India , pure l’Iraq è a favore di un accordo globale con l’Iran. E pensare che Iran e Iraq potrebbero essere stati impegnati in una silenziosa corsa agli armamenti nucleari, uno contro l’altro, alla fine del secolo scorso , mentre Baghdad ora difende ferocemente il diritto di Teheran di arricchire l’uranio. Senza contare che Baghdad dipende dall’Iran per il commercio, l’elettricità e vari aiuti materiali per la guerra senza esclusione di colpi contro gli islamisti salafiti – jihadisti .



La Turchia vede pure lei con favore un accordo globale con l’Iran. La partnership commerciale della Turchia con l’Iran non può che continuare a crescere. L’obiettivo è di 30 miliardi di dollari entro il 2015. Più di 2.500 aziende iraniane hanno investito in Turchia . Ankara non può assolutamente sostenere le sanzioni occidentali , non ha alcun senso per continuare i buoni affari . Le sanzioni vanno contro la sua politica di espansione commerciale. Inoltre, la Turchia dipende dal gas naturale a basso costo importato dall’Iran .



Dopo aver deviato follemente dalla sua precedente politica di "zero problemi con i nostri vicini" , Ankara sta svegliando alla prospettiva del business della ricostruzione siriana . L’ Iraq può aiutare , attingendo alla sua ricchezza petrolifera , mentre la Turchia famelica di energia non può permettersi di essere emarginata. A Siria re- stabilizzata ciò significherà il via libera per l’oleodotto da 10 miliardi dollari Iran -Iraq – Siria. Se Ankara gioca la partita , potrebbe nascere da essa una estensione – secondo il suo posizionamento auto-proclamato come crocevia privilegiato nel “Pipelinestan” da est a ovest .



La conclusione è che il conflitto turco – iraniano sul futuro della Siria impallidisce e scompare se confrontato con la faccenda dell’energia e del commercio fiorente. Questo indica che Ankara e Teheran ssaranno sempre più convergenti nel trovare una soluzione pacifica per la Siria .



Ma c’è un problema enorme. La conferenza di Ginevra II il 22 gennaio può rappresentare il chiodo nella bara della spinta di Casa Saud ad infliggere un cambio di regime a Bashar al Assad . Ancora una volta, questo implica che Bandar Bush è pronto ad andare in stile medievale – tirando fuori tutto l’armamentario di esecuzioni sommarie , decapitazioni, suicidi con autobombe e settarismo lungo tutto il fronte iracheno – siriano -libanese .



Almeno ci sarà un serio contraccolpo, come Sharmine Narwani delinea qui , l’ex "mezzaluna sciita " – o " asse della resistenza" – è ora in procinto di ricostituirsi come "un arco di sicurezza" contro i salafiti – jihadisti. I cervelloni del Pentagono che definirono l’ " arco di instabilità " non ci avevano mai pensato..



Gradite un missile?


Se ci fossero ancora degli adulti a Washington – non saranno esattamente una maggioranza, comunque – potrebbero avere già visualizzato i favolosi derivati ​​di un accordo con l’Iran da parte occidentale esaminando l’approvazione che ne darebbe la Cina e la possibilità di un futuro aiuto iraniano per stabilizzare l’Afghanistan .



Per la Cina, l’Iran è questione di sicurezza nazionale – essendo una fonte primaria di energia (oltre a tutte quelle affinità culturali tra una miriade di persiani e cinesi fin dai tempi della Via della Seta ) . Minacciare un paese che detiene oltre 1.000 miliardi dollari del debito americano, farebbe sì che il Dipartimento Sanzioni del Tesoro USA per l’acquisto di petrolio iraniano , almeno per ora se ne debba stare buono e zitto.



Quanto a Mosca , dopo che è uscita con una soluzione diplomatica dalla crisi delle armi chimiche in Siria, in cui Vladimir Putin ha niente di meno salvato l’amministrazione Obama da se’ stessa , giacchè stava per immergersi in una nuova guerra mediorientale di conseguenze potenzialmente cat
astrofiche . Subito dopo, si è aperta per la prima breccia dal 1979 nel Muro di sfiducia USA- Iran.



Fondamentalmente , dopo che l’accordo ad interim sul nucleare iraniano è stato firmato , il ministro degli Esteri Russo Sergei Lavrov ha sferrato il colpo mortale: l’accordo annulla la necessità di un sistema di difesa missilistico della NATO in Europa Centrale – con basi d’ intercettori in Romania e Polonia, destinato a diventare operativo nel 2015 e nel 2018 rispettivamente . Washington ha sempre insistito sulla balla che esso è stato progettato per contrastare"minacce missilistiche" provenienti dall’Iran.



Senza la pretesa minaccia iraniana, la giustificazione di difesa da missili balistici è insostenibile.



La vera trattativa inizia più o meno ora , nei primi mesi del 2014. Logicamente il finale entro la metà del 2014 non sarebbe più sanzioni in cambio di una stretta supervisione del programma nucleare iraniano . Eppure questo è un gioco di offuscamenti sovrapposti . Washington si vende il mito di avere sotto contollo il programma nucleare iraniano, come se fosse un piano alternativo assai migliore che un attacco mirato ad annientare vaste aree di infrastrutture iraniane.



Nessuno lo dice, ma è facile immaginare i pesi massimi BRICS Russia e Cina casualmente informare Washington sul tipo di armi e materiali strategici che avrebbero offrire all’Iran in caso di attacco americano.



Teheran, da parte sua , vorrebbe interpretare il riavvicinamento tentativo come rinuncia da parte USA alla richiesta di cambio di regime, con il leader supremo Ayatollah Khamenei a pagare il prezzo di nuovi rapporti commerciali in cambio della fine delle sanzioni.



Supponendo che Teheran e Washington siano in grado di isolare le rispettive lobby d’opposizione interna – un compito titanico – i vantaggi sono evidenti . Teheran vuole – e ne ha urgente bisogno – investimenti nella sua industria energetica ( almeno 200 miliardi di dollari ), ed in altri settori dell’economia. Il conglomerato Occidentale dei signori del petrolio sta morendo dalla voglia di investire in Iran. L’apertura economica inevitabilmente sarà parte dell’accordo finale – e per il turbo- capitalismo occidentale, questo è un dovere , un mercato di 80 milioni di persone in gran parte istruite, con posizione geografica favolosa, e galleggianti su un mare di petrolio e gas. [ 1 ] Cosa c’è di male a farlo?



Fabbricante di Pace o semplice imbroglione ?


Teheran sostiene Assad in gran parte per combattere il virus jihadista – incubato da sponsor ricchi in Arabia Saudita e nel Golfo . Quindi, qualunque sia l’aria che tira a Washington , non c’è possibilità di una soluzione seria per la Siria senza coinvolgere l’Iran. L’amministrazione Obama sembra ora rendersi conto che Assad sia il meno peggio tra tante quelle che tutti giudicano cattive opzioni . Chi ci avrebbe scommesso solo tre mesi fa?



L’accordo ad interim con l’Iran è la prima prova tangibile che Barack Obama sta in realtà pensando di lasciare la sua impronta in politica estera in Sud Asia / Medio Oriente. Aiuta che lo 0,00001 %di gente che gestisce lo show può aver capito che un presidente degli Stati Uniti percepito a livello mondiale come uno sciocco danzante potrebbe creare una massiccia instabilità nell’Impero e in tutte le sue satrapie .



La morale è che Obama ha bisogno di rispettare il suo compare Hassan Rouhani – che ha chiarito agli americani che deve garantire un sostegno politico continuativo da parte di Khamenei , cosa che è l’unico modo per emarginare la potente lobby religioso / ideologica di Teheran e Qom che resta contro qualsiasi accordo con l’ex " Grande Satana ". Quindi " Grande Satana " deve negoziare senza barare .



Una vecchia volpe della realpolitik (ma con cuore tenero ) direbbe che l’amministrazione Obama punta a un equilibrio di potere tra Iran , Arabia Saudita e Israele .



Una più machiavellica vecchia volpe della realpolitik sarebbe dire che questo si chiama saper contrapporre sunniti contro sciiti , arabi contro persiani , per tenerli paralizzati .



Forse una lettura più prosaica è che gli Stati Uniti come protettore mafioso non esistono più . Per quanto tutti sono a conoscenza della potente lobby di Israele e quasi altrettanto potente lobby dei petrodollari wahhabita a Washington , non si è mai messo in discussione che né Israele né la Casa di Saud abbiano un " protettore" diverso dagli Stati Uniti .



Quindi da ora in poi, se i Sauditi vedon l’Iran come una minaccia , dovranno venirsene fuori con una loro propria strategia . E se Israele insiste nel vedere l’Iran come una "minaccia esistenziale " – gran fesseria – dovrà imparare a gestirselo come un problema strategico . Se ci sarà una conseguenza certa dello spostamento attuale è che Washington non combatterà guerre per amor saudita o israeliano, e questo è già un cambio di gioco monumentale .



Xi Jinping e Vladimir Putin vedono che è nel loro interesse "proteggere" Obama il pacificatore . Eppure ognuno rimane su terreno scivoloso; Obama come pacificatore – questa volta davvero ha la possibilità di onorare il premio Nobel – può essere solo una riflessione . E Washington potrebbe sempre marciare verso un cambio di regime a Teheran quando sarà guidata dal prossimo inquilino della Casa Bianca dopo il 2016 .



Per il 2014 però, un’abbondanza di segnali indica uno spostamento tettonico nella mappa geopolitica dell’Eurasia, con l’Iran che finalmente emerge come la vera superpotenza dell’ Asia del SudOvest alla faccia dei piani di Israele e della Casa di Saud . Ora sì che ci si diverte (geo-politicamente parlando).



Pepe Escobar è l’autore di Globalistan : come il mondo globalizzato si
sta dissolvendo in una guerra liquida ( Nimble Books , 2007) , Red Zone
Blues : un’istantanea di Baghdad durante l’ondata ( Nimble Books ,
2007) , e Obama si fa il Globalistan ( Nimble Books , 2009) .

Può
essere raggiunto a [email protected] .

( Copyright 2013 Asia Times
Online ( Holdings ) Ltd. Tutti i diritti riservati . Preghiamo di
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Fonte: www.atimes.com
Link: http://www.atimes.com/atimes/Middle_East/MID-03-231213.html
24.12.2013

Traduzio eper www.comedonchisciotte.org a cura di FENGTOFU



Nota: 
1 .Iran Deal apre le porte per le imprese , Wall Street Journal , 1 DICEMBRE 2013

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