Un trionfo del “populismo”. Un parlamento impiccato. Una Italia “Ingovernabile”. La scomparsa di Berlusconi. L’ultimo capitolo della saga europea. La “fine dei partiti socialisti”. Le ultime elezioni in Italia sono state come montagne russe da far venire i brividi. Eppure è uscita fuori dalle elezioni una pepita che non si può non vedere: Esisterebbe una sola coalizione che può aspirare ad una maggioranza assoluta, una improbabile alleanza tra il movimento populista delle Cinque Stelle e una Lega di estrema destra, guidata da Matteo Salvini.
Questo è quello che resterà sospeso nell’aria per i prossimi giorni; probabilmente anche 51 giorni, a dar retta ad una proiezione di JPMorgan, poi ripresa da Bloomberg. Anche “l’Europa”, nel frattempo, resterà sul filo del rasoio, dato che l’Italia è la terza economia della zona euro.
La corsa elettorale in Italia è stata tutta un affare strettamente personalizzato, incentrato su quattro stelle: l’ex primo ministro Matteo Renzi – il Tony Blair italiano – del Partito Democratico di centro-sinistra (PD); l’eterno Silvio “bunga bunga” Berlusconi di Forza Italia; il leader populista dei 5Stelle Luigi Di Maio; e il leader della Lega di estrema destra Matteo Salvini.
Per quanto riguarda Sergio Mattarella, il Presidente della Repubblica italiana, solo con un miracolo riuscirà a creare un governo.
‘L’Italia agli Italiani’
Con quasi il 32% dei voti, il movimento populista Cinque Stelle è diventato il primo partito di un’Italia ridotta a pezzetti. Il M5S ha vinto in gran parte del sud, mentre la Lega ha vinto in gran parte del nord. Per quanto riguarda il PD, è riuscito a perdere nella sua storica Emilia-Romagna rossa.
Nella piattaforma dei 5 Stelle c’era la promessa di abbassare le tasse – che in Italia volteggiano come in una bolgia infernale dantesca; di istituire un salario minimo universale; di aumentare le pensioni; di rivedere i termini per “assunzioni e licenziamenti”; di investire in nuove tecnologie; di tagliare la burocrazia per le imprese; e – sulla cruciale questione dell’immigrazione – di stipulare nuovi trattati bilaterali per aumentare il numero dei rimpatri degli immigrati.
Contrariamente a quello che suggerisce una isteria allarmista, l’Italia non sta proprio affondando, anzi a dire il vero i suoi fondamentali sono solidi ed il suo prodotto interno lordo è salito dell’1,5% nel 2017, il doppio del tasso delle previsioni di Roma. Ovviamente questo è molto meno della media europea del 2,5%, ma è il miglior risultato conseguito dall’Italia negli ultimi 10 anni, un periodo in cui la nazione è rimasta quasi impantanata in una recessione orribile. La produzione industriale è aumentata del 3% e le esportazioni del 7%, con un avanzo commerciale di € 48 miliardi (US $ 59 miliardi).
Malgrado tutto, la coalizione di centrosinistra, al governo dal 2013, si è sbriciolata in mille pezzettini. Difficilmente il PD si riprenderà. Quel clone di Blair che è Renzi, il segretario del partito, potrebbe anche dire addio alla politica, ma il marchio di “perdente” se lo dovrà comunque portare appresso.
In effetti, questo risultato elettorale potrebbe anche rappresentare la fine del ciclo storico dei partiti “socialisti” – socialisti solo nel nome – al governo; la loro fine è dovuta al semplice fatto che sono diventati profondamente-neo-liberali. Molto probabilmente il PD si trasformerà in un partito di minoranza appoggiato da una opposizione radical-chic, composta da una classe media ben educata, tutta dedita ai “valori umanitari”. Sicuramente non sarà più un partito di massa.
Tutti gli occhi sono concentrati su come farà il leader dei Cinque Stelle, Luigi Di Maio – che è succeduto al fondatore Beppe Grillo – riucirà a tirare fuori dal cappello una alleanza politica.
Il M5Stelle potrebbe entrare in una nuova fase più moderata ed in effetti dovrà farlo, altrimenti quello che dice sul “cambiamento in cui possiamo credere” non avrà nessun futuro (anche se insiste nel ripetere che niente può cambiare finché in parlamento siederanno questi partiti politici corrotti).
Al M5Stelle è stata offerta una storica possibilità di governare veramente e per quanto ci sia una feroce lotta interna tra ortodossi e “governisti”, il M5S difficilmente rinuncerà a questo dono elettorale per andare ad occupare un ruolo all’opposizione.
Invece al 45enne di Milano, Salvini, si deve riconoscere di aver orchestrato un grande colpo di stato politico. Salvini ha cancellato “Nord” dal nome del partito e si è liberato del verde – che rappresentava la ricca e in gran parte mitica Padania – dal logo del partito, per colorarlo di un blu-nazionalista-populista ed ha scommesso su una impegnativa campagna per l’immigrazione, mettendo in moto un processo che gli ha permesso di superare di parecchio il suo alleato di destra, Forza Italia di Berlusconi.
Salvini è stato elogiato da Marine Le Pen e pienamente supportato da Steve Bannon. Ha persino conquistato ampie zone dell’Italia meridionale nelle elezioni, promettendo di abbassare al 15% le tasse, per proteggere l’olio d’oliva italiano dalla concorrenza nordafricana. Sono piaciute molto le sue felpe sportive con le scritte “L’Italia agli italiani” e le sue tirate contro gli immigrati “clandestini”, contro i trafficanti di droga nigeriani, contro l’euro, contro l’Islam e contro le relazioni omosessuali.
Basta col bunga bunga?
E questo ci porta al destino di Silvio “Il Cavaliere” Berlusconi, che si è presentato con una immagine piuttosto dimessa nella sua settima campagna elettorale, qualcosa di completamente diverso dal suo storico passato, intriso di glamour. Ha vagabondato gracchiando come un CD graffiato. Ha perso il suo fascino ed è stato pesantemente criticato anche dai suoi – molto più giovani – alleati. E il peggio che poteva capitare – dal suo punto di vista – è accaduto: la Lega è esplosa, anche se non abbastanza da far volare la sua alleanza verso una larga maggioranza.
Silvio potrebbe sempre venire fuori con un colpo di scena dell’ultimo minuto – un’alleanza con Renzi. Ma sarebbe troppo poco e troppo tardi.
Anche se Salvini insiste che non ci sarà nessuna coalizione e il centrodestra governerà da solo, l’Italia potrebbe svegliarsi in uno dei prossimi giorni con una prospettiva politica più vicina all’Ungheria di Viktor Orban che a quella della tedesca Angela Merkel.
Il vero Italian Job sarebbe l’ondata sollevata da una coalizione anti-Bruxelles, se si mettessero insieme M5S e Lega.
Sono successe cose strane nella magica penisola.
Pepe Escobar
Fonte : http://www.atimes.com/
Link: http://www.atimes.com/article/the-italian-job-unlikely-alliance-could-become-reality
6.03.2018
Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione Bosque Primario