THE ANTI-EMPIRE REPORT N 32

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DI WILLIAM BLUM

Il vostro Canale di Guerra – tutta guerra – non stop – 24 ore al giorno sette giorni alla settimana – interrompe i programmi solo per le pubblicità di Halliburton e Bechtel

Il recente articolo di due accademici di rilievo, John Mearsheimer e Stephen Walt, sulla “Lobby israeliana”, ha stimolato una considerevole discussione sia sui media dominanti che su Internet riguardo al significato del ruolo svolto da questa lobby nell’istigare l’invasione e l’occupazione americana dell’Iraq.
La risposta a questa domanda può stare in ultima analisi, e unicamente, nelle menti dei neo-conservatori, in posizioni ufficiali di governo o a queste vicine, che per anni hanno fatto lobby a favore dell’invasione dell’Iraq e del rovesciamento di Saddam Hussein; un precoce esempio di questo la loro ormai famosa lettera al presidente Clinton nel gennaio 1998, che, in termini che non lasciavano adito a dubbi, chiedeva una strategia americana che “dovrebbe puntare, soprattutto, alla rimozione dal potere del regime di Saddam Hussein”.Mettendo in guardia sulle potenzialità di acquisizione di armi di distruzione di massa da parte di Saddam, i neo-con, con un linguaggio che a volte suonava furioso, insistevano che la sua rimozione era assolutamente vitale per “la sicurezza del mondo nella prima parte del 21° secolo, dei nostri amici e alleati come Israele e degli stati arabi moderati, e una porzione significativa dell’offerta mondiale di petrolio.”

Questa naturalmente era una grossolana esagerazione. Nel 1998, dopo sette anni di incessante bombardamento USA e di sanzioni draconiane, l’Iraq era solo un patetico simulacro di se stesso e non era più una minaccia nemmeno per i suoi vicini, tanto meno per “il mondo”. C’era chi odiava Saddam, ma l’unico paese che aveva qualche buona ragione per temere l’Iraq, allora o più tardi, era Israele, come rappresaglia per il bombardamento israeliano non provocato dell’Iraq nel 1981. La lettera a Clinton era firmata da Elliott Abrams, Richard L. Armitage, William J. Bennett, Jeffrey Bergner, John Bolton, Paula Dobriansky, Francis Fukuyama, Robert Kagan, Zalmay Khalilzad, William Kristol, Richard Perle, Peter W. Rodman, Donald Rumsfeld, William Schneider, Jr., Vin Weber, Paul Wolfowitz, R. James Woolsey, e Robert B. Zoellick (1), la maggior parte dei quali, se non tutti, potrebbero essere classificati come alleati di Israele; la maggior parte dei quali avrebbero presto aderito ai Bushevichi. Cosa avrebbe potuto spingere questi individui a scrivere una simile lettera al presidente se non il desiderio di eliminare una minaccia per la sicurezza di Israele? E quando sono arrivati al potere hanno cominciato immediatamente a fare campagna per il cambiamento di regime in Iraq.

C’è chi sostiene che gli Stati Uniti hanno invaso numerosi paesi senza che fosse necessaria l’istigazione da parte di Israele. Questo naturalmente è vero, è il mestiere dell’impero. Ma dire che la lobby israeliana ha svolto un ruolo vitale nell’invasione dell’Iraq nel 2003 non equivale a suggerire una spiegazione per tutta la storia degli interventi all’estero degli USA.
Al ruolo della lobby israeliana dobbiamo aggiungere altri due fattori che hanno avuto un peso ignoto nella decisione di invadere l’Iraq: controllare vaste quantità di petrolio, e salvare il dollaro dall’euro ribaltando la decisione di Saddam Hussein di usare la valuta europea nelle transazioni petrolifere irachene (e questo ribaltamento è stato uno dei primi editti dell’occupazione).

Qualsiasi ambiguità potesse restare sul ruolo della lobby israeliana nell’invasione dell’Iraq, è chiaro che se e quando i sociopatici che si autodefiniscono i nostri leader attaccheranno l’Iran, la ragione principale sarà la sicurezza israeliana, con l’euro in seconda posizione perché l’Iran è andato facendo – o almeno minacciando di fare – passi seri verso la sostituzione del dollaro con l’euro nelle transazioni petrolifere. Naturalmente l’Iran ha anche un sacco di petrolio, ma a meno che gli Stati Uniti non puntino alla conquista e all’occupazione del paese – e dove troveranno Los Socios qualche altro migliaio di ignari corpi americani? – l’accesso al petrolio e il suo controllo non sarebbe molto fattibile. La lobby israeliana sembra essere la sola importante forza organizzata che stia spingendo attivamente gli Stati Uniti verso la crisi in Iran. Accanto al principale membro della lobby, l’American-Israel Public Affairs Committee (AIPAC), c’è l’American Jewish Committee (AJC), che ha pubblicato inserzioni a tutta pagina nei principali quotidiani americani con il titolo non proprio sottile “Un Iran nucleare minaccia tutti”, con l’immagine di cerchi che si irraggiano su una cartina con al suo centro l’Iran per mostrare dove i suoi missili potrebbero colpire.
“La miraccia dall’Iran è, naturalmente, il suo obiettivo dichiarato di distruggere il nostro forte alleato Israele,” ha dichiarato il mese scorso George W.. “Questa è una minaccia, una minaccia seria. È una minaccia per la pace mondiale. Ho chiarito, e chiarirò ancora, che useremo la forza militare per proteggere il nostro alleato Israele.” (2)

Faccia tosta di portata imperiale

Ricordate l’esempio classico di “faccia tosta”? È il giovane che uccide i suoi genitori e poi chiede clemenza al tribunale perché è un orfano.
La sua versione aggiornata dell’amministrazione Bush è cominciare una guerra totalmente illegale, immorale e devastante e poi respingere ogni sorta di critica delle sue azioni perché “siamo in guerra”.
L’amministrazione usa questa scusa per difendere attività di spionaggio senza mandato, per difendere l’imprigionamento di persone per anni senza accusarle di un crimine, per maltrattarle e torturarle, per ignorare la convenzione di Ginevra e altri trattati internazionali; la usa contro i democratici, accusandoli di partigianeria durante “un tempo di guerra”; la usano per giustificare l’estensione dei poteri presidenziali e l’indebolimento dei pesi e contrappesi del sistema politico-legale. In breve, affermano “possiamo fare quello che vogliamo su qualsiasi cosa che riguardi questa guerra, perché siamo in guerra.”

“La guerra è guerra”, dice il giudice della corte suprema Antonin Scalia, “e non è mai accaduto che quando hai catturato un combattente devi sottoporlo a un processo con una giuria nei tuoi tribunali civili. Lasciatemi respirare.” (3) Scalia, nei suoi discorsi in pubblico, implica che i prigionieri detenuti nell’ampio gulag americano sono stati tutti “catturati sul campo di battaglia”. (4)
Ma questo è semplicemente falso. Pochissimi di questi poveracci sono stati catturati in qualche sorta di campo di battaglia, pochi hanno mai tenuto in mano un’arma; la maggior parte erano solo nel posto sbagliato nel momento sbagliato oppure sono stati consegnati da un informatore per via di una taglia americana o di un rancore personale.

L’opinione pubblica americana, come ogni opinione pubblica, richiede solo un numero sufficiente di ripetizioni da parte di fonti “rispettabili” per imparare la parte: all’inizio di questo mese molte città del Wisconsin hanno svolto referendum per riportare a casa le truppe dall’Iraq. Ecco Jim Martin, 48 anni, tuttofare, di Evansville. Pensa che la sua città non dovrebbe sprecare i soldi dei contribuenti per fare un referendum che non significa niente. “Il fatto resta, siamo in guerra,” ha detto mentre pranzava al bar Night Owl. (5)

E ora ecco Chris Simcox, un leader del movimento dei Minuteman che pattuglia il confine messicano: “Se ti prendo mentre entri illegalmente nel mio paese nel cuore della notte e siamo in guerra […] sei un nemico potenziale. Non mi importa se sei uno sguattero che viene a lavare piatti.” (6)
Un osservatore ha riassunto così gli argomenti legali avanzati dall’amministrazione Bush: “le leggi esistenti non si applicano perché questo è un tipo di guerra diverso. È un tipo di guerra diversa perché lo dice il presidente. Il presidente è un grado di dirlo perché è il presidente. […] Seguiamo le leggi di guerra, solo nella misura in cui non si applicano a noi. Questi prigionieri hanno tutti i diritti che spettano loro per legge, solo nella misura in cui abbiamo cambiato la legge per limitare i loro diritti.” (7)

Eppure, George W. ha tagliato tremendamente le tasse, qualcosa che probabilmente è senza precedenti in guerra.
Di fronte a richieste di impeachment, una popolarità in caduta libera, un incombente disastro elettorale repubblicano, e un fallimento massiccio in Mesopotamia, Georgie guarda alla Persia. Lui e gli altri membri della banda saranno in grado di passarla liscia per quasi ogni cosa che riescono a pensare se potranno dire “Siamo in due guerre!”.

La storia di due terroristi

Zacarias Moussaoui, l’unica persona accusata finora negli Stati Uniti in connessione con gli attacchi dell’11 settembre 2001, testimoniando al suo processo ad Alexandria, in Virginia:
I sopravvissuti dell’11 settembre e i familiari delle vittime che singhiozzavano mentre testimoniavano contro di lui erano “disgustosi” […] Lui e altri musulmani vogliono “sterminare” gli ebrei americani […] l’attentatore giustiziato di Oklahoma City, Timothy McVeigh, è stato “l’americano più grande” (8). Moussaoui ha espresso la sua prontezza a uccidere americani “in ogni momento, ovunque” […] “Vorrei che questo fosse accaduto non solo l’11, ma il 12, il 13, il 14, il 15 e il 16.” (9)

blankOrlando Bosch, uno dei cervelli dell’attentato del 6 ottobre 1976 contro un aereo passeggeri cubano, esploso in volo con 73 persone a bordo, compresa l’intera squadra di scherma giovanile cubana, intervistato l’8 aprile da Juan Manuel Cao di Channel 41 a Miami:
Cao: Ha abbattuto lei quell’aereo nel 1976?
Bosch: Se le dico che ero implicato, incriminerei me stesso […] e se le dico di non aver partecipato a quell’azione, lei direbbe che sto mentendo. Dunque non risponderò né in un modo né nell’altro.
Cao: In quell’azione furono uccise 73 persone…
Bosch: No chico, in una guerra come quella che noi cubani che amiamo la libertà facciamo contro il tiranno [Fidel Castro], devi abbattere aerei, devi affondare navi, devi essere preparato ad attaccare qualsiasi cosa che sia alla tua portata.
Cao: Ma non le dispiace un po’ per quelli che vi sono stati uccisi, per le loro famiglie?
Bosch: Chi era a bordo di quell’aereo? Quattro membri del partito comunista, cinque nordcoreani, cinque guyanesi… Chi c’era? I nostri nemici.
Cao: E gli schermidori? I giovani a bordo?
Bosch: Avevo visto le ragazze alla televisione. Ce n’erano sei. Dopo la fine della competizione, la leader delle sei ragazze aveva dedicato il loro trionfo al tiranno. Fece un discorso pieno di lodi al tiranno. Avevamo già concordato a Santo Domingo che chiunque viene da Cuba per glorificare il tiranno doveva correre gli stessi rischi degli uomini e delle donne che combattono a fianco della tirannia.
Cao: Se lei si imbattesse nei membri della famiglia che sono stati uccisi in quell’aereo, non penserebbe che sarebbe difficile… ?
Bosch: No, perché in fondo quelli che stavano lì dovevano sapere che stavano cooperando con la tirannia a Cuba.

La differenza principale fra Zacarias Moussaoui e Orlando Bosch è che uno di loro è sotto processo a rischio della vita mentre l’altro va a spasso per Miami da uomo libero, tanto libero da poter essere intervistato in televisione.
Bosch aveva un partner nel complotto per l’attentato dell’aereo di linea cubano, Luis Posada, un cittadino venezuelano nato a Cuba, detenuto negli Stati Uniti per un reato minore contro le leggi sull’immigrazione. La sua estradizione è stata richiesta dal Venezuela per diversi crimini compiuti in quel paese. L’amministrazione Bush però rifiuta di mandarlo in Venezuela perché il governo venezuelano non le piace, né lo processerà negli Stati Uniti. Tuttavia la Convenzione per la repressione di atti illeciti diretti contro la sicurezza dell’aviazione civile (1973), della quale gli Stati Uniti sono firmatari, non dà poteri discrezionali a Washington. L’articolo 7 dice che lo stato in cui “il presunto colpevole è scoperto sarà obbligato, se non lo estrada, senza alcuna eccezione e il reato sia stato o meno compiuto nel suo territorio, a sottoporre il caso alle sue autorità competenti ai fini dell’azione penale.” (10)
Estradare o perseguire. Gli Stati Uniti non fanno né una cosa né l’altra.

Questa è la vostra mentalità sull’ anticomunismo

All’inizio di questo mese, nella contea di Miami-Dade, in Florida (dove altro?) è stato riferito che il genitore di uno scolaro ha chiesto al consiglio scolastico di proibire un libro chiamato “Vamos a Cuba” (“Andiamo a Cuba”), un libro di viaggio che ha ragazzi sorridenti sulla copertina e all’interno riproduce scene serene da una festività a Cuba. “Come ex prigioniero politico proveniente da Cuba, trovo il materiale non veritiero,” ha scritto Juan Amador al consiglio scolastico. “Ritrae una vita a Cuba che non esiste. Credo che punti a creare un’illusione e distorca la realtà.” Il signor Amador presumibilmente sta affermando che nessuno a Cuba è mai contento o anche solo sorrida. Il libro viene attualmente riesaminato da una commissione scolastica. (11)
Durante la sua recente campagna elettorale, il premier italiano Silvio Berlusconi ha dichiarato che i comunisti nella Cina di Mao bollivano bambini per produrre fertilizzante. (12) Ha difeso la sua osservazione citando “Il libro nero del comunismo”, una “storia” del comunismo pubblicata nel 1997, un libro che sta allo studio del comunismo come “I protocolli dei savi anziani di Sion” sta all’ebraismo o le dichiarazioni riunite di George W. Bush stanno alla comprensione del perché stiamo combattendo in Iraq. L’osservazione di Berlusconi in realtà può essere considerata come un progresso nel meraviglioso mondo dell’anticomunismo, poiché in seguito alla rivoluzione russa del 1917 venne proclamato ampiamente e a lungo che i comunisti uccidevano e mangiavano bambini (come i pagani antichi credevano i cristiani colpevoli di uccidere e divorare i loro figli; lo stesso veniva creduto degli ebrei nel medioevo). È interessante osservare (beh, almeno per me) che nel 2003, quando il mio libro Killing Hope fu pubblicato in Italia, l’editore gli dette il titolo “Il Libro Nero degli Stati Uniti”. (13)

Charles Taylor e quel falso partito di opposizione noto come i democratici

Alcune cose che devo ripetere, perché le notizie le rendono ancora una volta pertinenti, e perché i media ancora una volta le ignorano. Charles Taylor, ex presidente della Liberia, è stato catturato ed è detenuto in attesa del processo in un tribunale per crimini di guerra sponsorizzato dall’ONU nella vicina Sierra Leone. Nel 2003 Taylor fu incriminato da questo tribunale per “avere la maggiore responsabilità per crimini di guerra, crimini contro l’umanità e gravi violazioni del diritto umanitario internazionale” durante la guerra civile in Sierra Leone. Gli Stati Uniti, insieme al resto del mondo, condannano Taylor, applaudono alla sua cattura, e chiedono la sua punizione. Quello che non ci ricordano è questo:

Nel 1998 il presidente Clinton mandò il reverendo Jesse Jackson come suo inviato speciale in Liberia e Sierra Leone, quest’ultima nel mezzo di uno dei grandi orrori del XX secolo – potrete ricordare l’esercito costituito principalmente da ragazzini, il Revolutionary United Front (RUF), che andavano in giro stuprando e tagliando le braccia e le gambe della gente. L’opinione pubblica africana e mondiale era infuriata contro il RUF, che era intento a proteggere le miniere di diamanti che controllava. Taylor era un alleato e sostenitore indispensabile del RUF e Jackson era un suo vecchio amico. Jesse non era stato inviato nella regione per cercare di limitare le atrocità del RUF, né per mettere alle strette Taylor riguardo alle sue generalizzate violazioni dei diritti umani, ma invece, nel giugno 1999, Jackson e altri funzionari americani redigettero intere sezioni di un accordo che faceva del leader del RUF, Foday Sankoh, il vicepresidente della Sierra Leone, e gli dava il controllo ufficiale sulle miniere di diamanti, la maggiore fonte di ricchezza del paese. (14)

E qual era l’interesse dell’amministrazione Clinton in tutto questo? È stato ipotizzato che la risposta stia in alcuni individui con legami all’industria dei diamanti e a Clinton, mentre era presidente o governatore dell’Arkansas; ad esempio, Maurice Tempelsman, generoso finanziatore del partito democratico e accompagnatore del segretario di stato Madeleine Albright all’incirca in questo periodo, i cui mercati di diamanti a Anversa, Amsterdam e Tel Aviv organizzavano vendite di diamanti della Sierra Leone a Tiffany e Cartier. (15)
Buon vecchio Bill? Buon vecchio Jess? Lo so, lo so, continuo a demolire i vostri eroi. Chi vi rimarrà? Ma ricordate le parole dei due personaggi nel “Galileo” di Bertolt Brecht:
“Infelice la terra che non ha eroi,” dice il primo.
“No,” dice l’altro, “Infelice la terra che ha bisogno di eroi.”
O come disse Abbie Hoffman: “Le vacche sacre fanno i migliori hamburger.”

Dopo il processo per crimini di guerra avremo bisogno di un secondo tribunale per le bugie sfacciate, il grossolano insulto alla nostra intelligenza, e la pura e semplice bizzarra stupidità e stupida bizzarria.

George W. Bush, parlando il 29 marzo 2006 all’organizzazione Freedom House a Washington: “Siamo un paese di profonda compassione. Ci preoccupiamo. Una delle grandi cose dell’America, una delle cose belle del nostro paese, è che quando vediamo un giovane bimbo innocente fatto saltare in aria da un IED [improvised explosive device, congegno esplosivo improvvisato], noi piangiamo. Non ci importa quale possa essere la religione del bambino, o dove quel bambino potrebbe vivere, noi piangiamo. Ci sconvolge. Il nemico sa questo, e sono disposti a – sono disposti a uccidere per scuotere la nostra fiducia. Questo è quello che stanno cercando di fare.” (16)
“Chi può farvi credere assurdità può farvi commettere atrocità.” Voltaire

È questo il modo di organizzare una società di esseri umani?

Il 18 aprile è stato il centesimo anniversario dello storico, catastrofico terremoto di San Francisco del 1906. Gli studi prevedono che il prossimo grande terremoto nella città avrà un bilancio in vite umane molto maggiore poiché molti dei residenti vivono in appartamenti e case costruite prima che i codici edilizi venissero irrigiditi nel 1970. E dato che molte unità abitative sono appartamenti ad affitto controllato, i proprietari hanno scarsi incentivi al retrofit sismico. (17) Ci sono quelli che userebbero questo come un argomento contro il controllo degli affitti. Ci sono altri che lo userebbero come una argomento contro la libera impresa o la proprietà privata delle abitazioni.
Pensateci. Negli anni, la California ha imparato benissimo come modernizzare gli edifici per prepararli a sopportare i terremoti molto meglio che in passato. Che questo funziona è stato provato e riprovato, anche drammaticamente, come a Los Angeles, colpita da un terremoto di magnitudo 7.4 nel 1994, con danni relativamente ridotti (dormivo nel mio letto a Hollywood quando il terremoto colpì nel primo mattino del 17 gennaio e fui svegliato in modo rude e spaventoso, ma il condominio stava bene). Eppure grandi quantità di persone in California ancora vivono in abitazioni assai vulnerabili a un terremoto perché correggere la situazione influenzerebbe negativamente i conti economici dei proprietari di queste abitazioni.

William Blum
Fonte: http://www.killinghope.org/
Link:http://members.aol.com/bblum6/aer32.htm
22 Aprile 2006

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di LUCA TOMBOLESI

NOTE

(1) Lettera a Clinton: http://www.newamericancentury.org/iraqclintonletter.htm
(2) Agence France Presse, 20 marzo 2006
(3) Newsweek, 3 aprile 2006
(4) Washington Post, 15 aprile 2006, p. 2
(5) Associated Press, 27 marzo 2006
(6) Philadelphia Inquirer, 26 marzo 2006
(7) Dahlia Lithwick, Slate.com, 28 marzo 2006
(8) Washington Post, 14 aprile 2006, p. 1
(9) Deutsche Presse-Agentur, 13 aprile 2006
(10) www.unodc.org/unodc/terrorism_convention_civil_aviation.html
(11) Washington Post, 9 aprile 2006, p. 2
(12) Associated Press, 29 marzo 2006
(13) Per molti altri esempi della mentalità dell’anticomunismo, vedi William Blum, “Freeing the World to Death”, [Liberare il mondo fino alla morte] capitolo 12 (“Before there were terrorists there were communists and the wonderful world of anti-communism” – “Prima dei terroristi c’erano i comunisti e il meraviglioso mondo dell’anticomunismo”)
(14) Ryan Lizza, “Where angels fear to tread”, New Republic, 24 luglio 2000.
(15) The Washington Post, 2 agosto 1997, p. A1 and 6 febbraio 1998, p. B1 re Tempelsman. Altre congetture in vari luoghi hanno interessato gli investitori in diamanti Jean Raymond Boulle e Robert Friedland, ciascuno con presunti legami con Clinton.
(16) Federal Information and News Dispatch, Inc., State Department Documents and Publications, 29 marzo 2006
(17) Washington Post, 17 aprile 2006, p. 3

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