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La Redazione

 

I piu' letti degli ultimi 7 giorni

THE ANTI-EMPIRE REPORT, N.21

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A cura di Truman
Il 16 Giugno 2005
232 Views
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blankDi WILLIAM BLUM

La fabbrica dei miti americani

La settimana scorsa il buon vecchio George W. era a spasso per l’Europa dell’Est per i festeggiamenti del 60esimo anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale e, durante il suo viaggio narrava un gran numero di miti anti-comunisti del periodo della Guerra Fredda. Ecco i principali.
L’Unione Sovietica nel 1939 ha siglato un patto col diavolo, la Germania nazista, semplicemente perché i comunisti e i nazisti erano simili tra loro; entrambi volevano squartare la Polonia.
Nel 1940, senza alcuna giustificazione, l’Unione Sovietica occupò le tre repubbliche Baltiche.
Senza alcuna giustificazione, dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’Unione Sovietica occupò il resto dell’Europa dell’Est. E tutto questo apparentemente perché quello sovietico era un impero talmente brutale e volto all’espansionismo che si divertiva a soggiogare altri popoli senza una ragione particolare: un “impero del male”. “La prigionia di milioni di persone nell’Europa centrale e orientale sarà da tutti ricordata come uno dei peggiori sbagli della storia” ha detto Bush mentre si trovava in Lettonia.{1}

Per i media americani, i libri di testo e per il folklore, queste storielle sono oramai scolpite nel marmo, ma vi prego assecondatemi nel mio solito inutile discorso per cercare di correggere alcune delle documentazioni ufficiali.Tutta la propaganda occidentale di cui si è poi fatto largo uso è stata ricavata dal trattato stipulato tra URSS e Germania nel 1939. E questo perché si ignorò completamente il fatto che i russi furono obbligati a siglare il patto dopo i continui rifiuti delle potenze occidentali, principalmente degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, di firmare a loro volta un trattato di mutua difesa con Mosca per opporsi a Hitler. {2} I russi avevano le loro buone ragioni (prima fra tutte il loro leggendario spionaggio internazionale) nel credere che Hitler li avrebbe invasi e che questo avrebbe solo fatto piacere alle potenze occidentali le quali, nella nota conferenza di Monaco del 1938 non speravano altro se non spingere Adolf verso oriente (quindi tra i nazisti e l’occidente c’era una sorta di “accordo”, e non la famigerata politica di riconciliazione, anche se quest’ultima fu spesso una scusa invocata nel corso degli anni in molte occasioni per giustificare le azioni militari americane contro il pericoloso nemico del mese). Di conseguenza quindi, i sovietici furono obbligati a firmare un trattato con Hitler che permetteva così a loro di fermarsi e ricostruire le difese ( la motivazione di Hitler, invece, era il suo piano d’invadere la Polonia). Allo stesso modo le “democrazie” occidentali rifiutarono di dare aiuto al governo spagnolo simpatizzante socialista sotto assedio dai fascisti di Germania, Italia e Spagna, e questa fu una lezione importante per Hitler, perché si rese conto che il vero nemico per il mondo occidentale non era il fascismo, ma il comunismo e il socialismo. E se ne rese conto anche Stalin.
Gli stati baltici, Estonia, Lettonia e Lituania avevano fatto parte dell’impero russo dal 1721 fino alla rivoluzione russa del 1917, nel bel mezzo della Prima Guerra Mondiale. Quando la guerra terminò nel novembre del 1918 e i tedeschi erano stati sconfitti, gli alleati vincitori (americani, inglesi, francesi, etc.) permisero (o incoraggiarono) ai tedeschi di restare nei paesi baltici per un anno intero così da bloccare l’espansione del bolscevismo; e tutto questo con ampia assistenza militare da parte degli alleati. In ognuna di queste repubbliche i tedeschi misero al potere collaboratori che dichiararono la loro indipendenza dallo stato bolscevico che all’epoca era talmente devastato dalla guerra mondiale, dalla rivoluzione e dalla guerra civile (esacerbata e prolungata dall’intervento degli alleati) che non ebbe altra scelta se non accettare il dato di fatto. Il resto della nascente Unione Sovietica doveva essere salvato. Per poter ottenere almeno qualche cosa di positivo da questa sfortunata situazione, vincere alcuni punti di propaganda insomma, i russi annunciarono che avrebbero rinunciato “volontariamente” alle repubbliche baltiche in linea con i loro principi di anti-imperialismo e autodeterminazione. Certo non ci sorprenderà il fatto che i russi continuarono a ritenere la zona baltica parte della loro nazione e che aspettarono finchè non ottennero di nuovo abbastanza potere per reclamarne il territorio.

In 25 anni le potenze occidentali hanno invaso la Russia per ben tre volte: nella Prima Guerra Mondiale, 1914/1918, per l'”intervento” del 1918/1920 e nella Seconda Guerra Mondiale, 1939/1945, causando da sole durante le due guerre mondiali 40 milioni di vittime (L’Unione Sovietica perdette molte più persone all’interno dei suoi confini che non all’estero. E non sono molte le grandi potenze che possono affermare la stessa cosa). Per riuscire a portare avanti queste invasioni l’occidente utilizzò l’Europa orientale come autostrada. Ci si sorprende dunque che l’Unione Sovietica abbia voluto chiudere quest’autostrada dopo la Seconda Guerra Mondiale? In altri contesti l’America non avrebbe avuto problemi nel definire i fatti come atto di autodifesa, ma in un contesto come quello della Guerra Fredda un discorso simile non otterrebbe grandi riscontri nell’opinione pubblica.

Economia basata sulla fede: La Nostra salvezza giungerà dal settore privato

Dal Washington Post:
9 aprile : “Ieri i titoli della borsa sono calati sebbene per il quinto giorno consecutivo il prezzo del petrolio sia in ribasso”
12 maggio : “I titoli della borsa sono in ripresa mentre il prezzo del petrolio cala”.

Cito queste informazioni perché voglio cercare di provocare molti scettici sulla questione delle idee economiche o “leggi” a cui tutti siamo portati a credere. Queste idee sono forme di controllo sul pensiero della gente, servono solo ad anticipare e ostacolare la tendenza a chiedere una spiegazione a coloro che davvero traggono beneficio dalla congiuntura economica che si viene a creare. Queste idee, ci sentiamo rassicurare, sono nell’ordine naturale delle cose, lo scenario naturale, una pura questione di matematica che non può essere alterata per seguire i bisogni o le aspirazioni della comunità.

Come la legge della domanda e dell’offerta. Mentre la gente lotta senza sosta contro i prezzi alti della benzina, ExxonMobil rende note le entrate del primo trimestre: più di $82 miliardi, con un profitto del 44 % più alto rispetto allo stesso trimestre dell’’anno precedente. Detto questo non si pensi di poter aprire un dibattito pensando che ExxonMobil, per rendere un meraviglioso servizio pubblico ai cittadini, riduca il prezzo della benzina. Certo che no, La “legge” della domanda e dell’offerta determina che ExxonMobil ha tutto il diritto di avere questi soldi. Non vorrete che s’infranga la legge, spero?

Un’altra idea economica che raramente viene messa in dubbio è quella relativa al rendimento privato rispetto all’inefficienza governativa. Quante volte abbiamo letto che il governo vuole privatizzare delle società perché definite “inefficienti”? Troppe. Ma allora le società private inefficienti non dovrebbero essere nazionalizzate? Il settore degli alloggi negli Stati Uniti ad esempio è assolutamente incapace di ottenere profitti rispettabili e allo stesso tempo fornire alloggi alla portata di tutti gli americani. Ci sono milioni di persone senza tetto, che vivono in case affollate, in terribili condizioni per poter risparmiare soldi, oppure che spendono dal 30 al 70 % dello stipendio per una casa in affitto e per questo sono obbligati a tagliare le spese per il cibo e altre necessità. Le compagnie aeree sono un altro punto di discussione. Un totale disastro da esasperarmi. Abbiamo disperatamente bisogno di una compagnia aerea nazionale sovvenzionata. Le migliori compagnie al mondo un tempo erano quelle europee come la British Airways, la KLM, l’Air France, la SAS. Poi arrivò Margaret Thatcher che promosse i cosiddetti cambiamenti “rivoluzionari”, e da allora i viaggi in aereo non si sono più ripresi. Un altro esempio è sicuramente la sanità. E’ necessario che parli dettagliatamente della (letteralmente) mortale inefficienza di questo settore?
Guardate come gli impiegati statali, le cui vite non dipendono dal mercato, sono riusciti a sistemare i nostri parchi naturali: terreni per campeggio, aree per appassionati di nautica, sentieri incontaminati per escursioni, zone di pesca, laghi artificiali, raffinatezza dei luoghi, studi sulla natura, ecc. E guardate le aree commerciali di una qualunque città. A chi daresti l’appalto per una pianificazione?

Obiettivi di bombardamento di Washington

Per molti anni, bisogna tornare con la mente almeno alla guerra di Corea, era abbastanza comune accusare gli Stati Uniti di scegliere gli obiettivi di guerra soltanto tra popoli di colore, nazioni del terzo mondo oppure mussulmani: molti attivisti contro la guerra, sia dagli Stati Uniti che dall’estero, hanno formulato tali accuse.

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Però bisogna ricordare che nel 1999 una delle campagne americane più appoggiate e feroci fu quella condotta contro i popoli della ex Yugoslavia: bianchi, europei, cristiani. In fondo gli Stati Uniti sono un paese che da pari opportunità di bombardamento.
L’unico requisito che deve possedere un paese per diventare un obiettivo americano sembra essere 1) quello di rappresentare un ostacolo tra l’impero americano e i suoi desideri e 2) quello di essere virtualmente indifeso contro gli attacchi aerei.

I democratici senza alcuna speranza, di nuovo

Il 23 aprile Howard Dean, capo del partito democratico, durante un suo discorso all’ACLU di Minneapolis aveva dichiarato: “Adesso che ci siamo (in Iraq), siamo lì e non possiamo venirne fuori. … Spero che la politica del presidente sia veramente di successo adesso”.

Queste può voler dire due cose soltanto: che Dean creda che le intenzioni dell’amministrazione Bush in Iraq siano onorevoli, che il popolo irakeno ne sia contento, che il bombardamento, l’invasione, l’occupazione le torture e le umiliazioni quotidiane siano stati tutti atti d’amore, che il petrolio, l’attenzione e la cura verso le corporation americane non abbiano un ruolo in proposito. Oppure che egli appoggia gli obiettivi dell’imperialismo americano e si è opposto per rinunciarvici.
Durante le primarie del 2004 fu detto ripetute volte che Dean era “contro la guerra in Iraq”. Non sono mai stato abbastanza interessato a Dean o ai democratici per cercare di capire che cosa questo significasse veramente, per identificare esattamente che cosa ci fosse dietro la sua opposizione alla guerra, ma pensavo che non avesse nulla a che fare con l’esplicita opposizione della maggioranza del movimento contro la guerra, tra cui militavano molti sostenitori dello stesso Dean.
Spero almeno che la loro disillusione sia stata illuminante.

Ancora un altro capitolo glorioso nella fantastica guerra al terrorismo

Il vice presidente Cheney, parlando di Saddam Hussein e dei suoi presunti alleati terroristi, il 10 gennaio 2003 ha dichiarato: “La gravità della minaccia è stata messa in evidenza qualche giorno fa, quando la polizia inglese ha arrestato…sospetti terroristi a Londra e ha scoperto una piccola quantità di Ricin, una dei veleni più mortali al mondo”.
Una settimana dopo Ari Fleischer, il portavoce della Casa Bianca, disse ai giornalisti che: ”ogni volta che si legge di persone arrestate a Londra per possesso di Ricin vuol dire che al mondo ci sono persone che vogliono infliggere più dolore possibile sia al mondo occidentale che a tutti gli altri”.
In seguito, nel famoso discorso del 5 febbraio al consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il segretario di Stato americano Colin Powell mostrò una diapositiva che collegava una “cellula terroristica nel Regno Unito” al presunto capo terrorista Abu Musab Zarqawi.
Dopo l’inizio della guerra in Iraq e dopo che le truppe americane s’impossessarono di un campo irakeno a nord del paese che sembrava collegato a Zarqawi, il generale Richard B. Myers, capo degli Stati Maggiori Riuniti, dichiarò alla CNN: “Crediamo che sia proprio questo il luogo da cui è partito il Ricin trovato poi a Londra. … E comunque le istruzioni e forse qualche formula venivano da questa zona”.

Il 13 aprile 2005 durante il processo tenutosi a Londra contro i “terroristi” arrestati, venne reso noto che era stato commesso un errore. In realtà nessun quantitativo di Ricin era stato rinvenuto nei loro appartamenti, quindi tutte le accuse caddero. Inoltre, proprio lo stesso giorno, esperti di armi chimiche annunciarono che anche il ritrovamento di Ricin nel gennaio 2003 risultava non essere vero. {3}

In questa frenetica corsa alla guerra contro l’Iraq, la prima necessità di Washington per poter pianificare e poi vendere la sua idea bellica consisteva nell’accrescere la paura e l’odio negli americani, che, in questo modo, l’avrebbero comprata. L’America non faceva altro che tenere in caldo nel suo pentolone una grande agitazione. 11 settembre…terroristi…armi chimiche …al Qaeda… Iraq. Abu Musab Zarqawi…armi biologiche… Saddam Hussein … Osama bin Laden…Ricin…pericolo imminente…pericolo nucleare…tutto parte di una grande cospirazione. Tutto parte di un unico piatto ricco per sfamare il pubblico. E’ confortante adesso sapere quante persone decisero che quel pasto non passava il test olfattivo.

NOTE
{1} conferenza stampa della Casa Bianca, 7 maggio 2005
{2} vedere i documenti del consiglio dei ministri inglese del 1939, riassunto dal Washington Post il 2 gennaio 1970 (ristampato dal Manchester Guardian); anche D.F. Fleming, The Cold War and its Origins, (la guerra fredda e le sue origini N.d.T.) 1917-1960, Vol. 1, pp. 48-97.
{3} Washington Post, 14 aprile 2005, United Press International, 18 aprile 2005

William Blum è l’autore di:
Killing Hope: US Military and CIA Interventions Since World War 2
Rogue State: A Guide to the World’s Only Superpower
West-Bloc Dissident: A Cold War Memoir
Freeing the World to Death: Essays on the American Empire

I precedenti Anti-Empire Report si possono leggere su questo sito.
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Apprezzerei comunque che il mio sito web venisse menzionato.

William Blum
Fonte:www.killinghope.org/
maggio 2005

Traduzione per “Comedonchisciotte” a cura di Isabella Piovanelli

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