SULLE RECENTI MINACCE DI MORTE A SAVIANO. OVVERO. INTRODUZIONE ALLE MINACCE DI MORTE

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DI PAOLO FRANCESCHETTI
paolofranceschetti.blogspot.com/

Alcune cose che ho capito in questi anni sull’operato dei poteri occulti.

1. Premessa. 2. Gomorra. 3. Alcuni fatti personali. 4. La regola d’oro della minaccia di morte perfetta. 5. Un caso emblematico. 6. Gomorra e Roma.
1. Premessa.
Di recente i giornali hanno passato la notizia delle minacce di morte a Roberto Saviano, l’autore del libro Gomorra. Mi sono domandato perché. Ovvero, non mi sono domandato perché lo minacciano (chiunque abbia letto il libro troverà ovvia la risposta) ma mi sono posto altri due perché:
1) perché i giornali hanno passato la notizia;
2) perché l’abbiano passata in quel modo idiota e banale.

Cercherò di spiegarmi meglio, illustrando a chi legge il concetto di minaccia di morte, e il metodo applicato per effettuare tali minacce; chiarendo quindi perché – a chiunque conosca bene il sistema – le minacce di morte a Saviano paiono una balla colossale e devono nascondere ben altro, di molto peggio (ma anche di più complicato). Avvertendo che tutto ciò che dico viene anzitutto dalla mia esperienza personale, e poi dallo studio di vicende giudiziarie varie, nonché dalla mia esperienza professionale con alcuni assistiti; ma ancora molte cose mi sfuggono (nel qual caso l’intervento di Fabio Piselli come consulente sarebbe gradito).
E avvertendo che questo articolo ha tre finalità. Parlare di Saviano e analizzare la sua situazione. Parlare delle minacce in generale, affinchè chi si trova in identica situazione possa avere un’idea del “sistema”, sperando di essere d’aiuto a chi si trova o si troverà in futuro in situazioni identiche, siano essi semplici cittadini, magistrati, avvocati, giornalisti seri, imprenditori… chiunque, insomma, sia (usando le parole di De Andrè) un servo disobbediente, e per questo sia costretto a pagare un prezzo molto alto. E fissare una volta per tutte i fatti salienti che ci sono capitati.


2. Gomorra

Saviano scrive il libro Gomorra. Un capolavoro. Crudo, incisivo, sembra a chi legge di vivere dentro i luoghi descritti, di respirarne l’aria. Il contenuto potrebbe essere quello di un normale libro che parla di Camorra, che sciorina cifre, dati, descrive fatti e situazioni. Ma in realtà il libro è molto di più ed è questo che ne decreta il successo. Infatti è scritto miscelando lo stile letterario di tipo romanzesco a quello più tecnico dei libri di questo genere in un connubio che cattura l’attenzione, coinvolge come un film, e fa sì che alla fine del libro il lettore abbia in mente una sorta di fotografia della situazione campana. Inoltre la vicenda è spesso narrata dal particolare punto di vista dello scrittore, che ha vissuto personalmente in quei luoghi. La forza descrittiva del libro ne fa decretare il suo successo di vendite.
Gomorra infatti cattura più di un romanzo, perché è esposto come un racconto, ma chi legge sa che è la verità. Fa appassionare, ma soprattutto fa una cosa che altri libri non fanno: fa conoscere un fenomeno come quello della Camorra meglio di altri libri del genere, e lo fa conoscere a centinaia di migliaia di persone. Saviano cioè ha portato la camorra nelle case di milioni di italiani.
Un boom inaspettato per un libro del genere, ed è un boom che probabilmente è sfuggito al controllo del potere. Forse pensavano che sarebbe stato uno dei tanti libri da qualche migliaio di copie, e quindi hanno permesso la sua uscita nelle librerie. Ma è andata diversamente. Il libro ha fatto centro, Saviano ora è un eroe nazionale.
Ed ecco che Saviano viene messo sotto scorta.
Anche il fatto della scorta non quadra.
Già, perché lo sappiamo purtroppo che lo stato non dà scorte a chi costituisce un vero pericolo per lui, salvo casi eccezionali.
Eppure il libro di Saviano è davvero pericoloso, e allora scatta una domanda.
Perché una scorta ad un personaggio come Saviano?
Un anticomplottista direbbe “perché lo stato vuole tutelare una persona in pericolo”.
Ma noi complottisti sempre in male fede e sospettosi, si sa, vediamo sempre oltre; e a me il fatto che abbiano dato la scorta a Saviano per proteggerlo non mi quadra. Lo stato non protegge mai le persone da proteggere (da Pino Masciari a Falcone, da Fabio Piselli a Tobagi, da Carlo Palermo ai testimoni di processi scomodi).

Qui incontriamo una prima regola, tristissima, ma vera, della guerra contro i poteri occulti. Se lo stato ti dà una scorta è per controllarti, non per proteggerti. E’ per poterti uccidere quando vuole, oppure per controllare che tu faccia realmente quello che ti hanno comandato di fare. Ricordo le parole di una persona esperta, che anni fa non capii. Me lo disse quando misero un servizio di protezione a Solange: “Ricordati che quando ne hai bisogno lo stato non ti dà la scorta; se te la dà è per due motivi: o perché non ti serve e devono fare scena, o perché ti devono controllare e uccidere quando vogliono. Se hanno dato la scorta a Solange non è certo perché è in pericolo”.
Lì per lì mi sembrò una farneticazione di una persona troppo abituata ai poteri occulti.
Ma purtroppo dovetti ricredermi.
Innanzitutto, se uno ripensa alle vicende italiane le cose stanno proprio così. Falcone fu ucciso il giorno che atterrò con un aereo dei servizi segreti; la telefonata che avvertì Brusca dell’atterraggio a Punta Raisi giunse da un telefono dei servizi segreti, localizzato al Cerisdi di Palermo, ovverosia il centro dei servizi segreti che sorge a Castel Utveggio. In altre parole: il suo servizio di protezione aveva agevolato, non protetto, la sua uccisione e con lui quella di tutta la scorta.
La maggior parte dei magistrati e della gente uccisa, invece, non aveva scorta.
Carlo Palermo per le sue indagini scomode fu dapprima protetto e ospitato presso una base Nato. Poi lo fecero andar via dicendo che “non c’era posto e la sua stanza serviva ad altri”; quindi ospitato in una casa che aveva una sola strada obbligata per poter andare in Tribunale e l’auto su cui viaggiava addirittura era un pezzo da rottamare. Solo dopo l’attentato a Pizzolungo, gli diedero una scorta degna di un presidente della Repubblica. Cioè, scappati i buoi hanno chiuso la stalla.
Se si pensa poi a persone come Marco Biagi, il giudice Occorsio, Livatino, Alessandrini, ecc…. i conti tornano.
Chi deve essere ucciso perchè fa veramente antimafia ed è veramente un pericolo per il sistema, ha una scorta insufficiente o inesistente.
Chi invece fa parte del sistema e fa una finta antimafia, oppure chi fa una vera antimafia ma non può più essere colpito per sua notorietà o per altri motivi, come successe a Carlo Palermo, ha una scorta eccezionale che serve per controllarlo meglio, e non per proteggerlo.
Ricordate le parole della Forleo che rifiutò la scorta? Se il pericolo viene dallo stato, non è certo la scorta che ti proteggerà.

La drammatica verità delle “scorte” l’ho capita anche vivendo in prima persona l’esperienza di Solange. Per mesi ha goduto di un servizio di protezione. Quando poi abbiamo capito alla perfezione il disegno in cui lei era inserita, i mandanti, e il resto, il servizio di protezione è sparito.
Di più: era stata avvelenata in casa, mentre il servizio di protezione era in teoria attivo e chi doveva fare la protezione non volle credere alla sua versione e cercò di farla passare per una drogata. E io ovviamente ero il complice che la copriva.
All’epoca non capimmo, e pensammo ad una semplice ignoranza o incompetenza. Ci sono voluti mesi per capire che non era ignoranza.

3. Alcuni fatti personali.
Veniamo ora alle minacce.
Qui ho imparato sul campo, per averne ricevute decine, che la vera minaccia non è mai esplicita. La minaccia è sempre fatta passare per consiglio, avvertimento, se non addirittura come gesto di affetto.
Questo per un motivo molto semplice; perchè se poi la persona minacciata va a denunciare il fatto, sarà fatta passare per visionaria. Racconto alcune vicende che ricordo perché emblematiche.
Racconterò alcune vicende personali, poi trarremo le conclusioni. Poi torneremo a Saviano.

Esempio 1. Una volta ricevetti una telefonata in cui un legale avversario dopo avermi fatto una serie di complimenti per i miei libri e i miei articoli, mi consigliava di rinunciare alla causa in corso perché “sarebbe stato troppo brutto rovinarmi la carriera da giovane”. Lì per lì, contento del fatto che avesse notato i miei scritti e conoscesse il mio nome, lo ringraziai del consiglio. Poi però ripensando alla telefonata, mi guardai con la mia collega Ilaria e le raccontai la cosa. “Ma non sarà mica una minaccia?”. Lei mi guardò, ci pensò un po’ e poi disse “mi sa proprio di sì… che senso ha dire al collega avversario di rinunciare alla causa per non rovinarsi la carriera? E’ un consiglio senza senso”.
Fu la prima minaccia che ricevetti in vita mia.

Esempio 2. Per qualche tempo abbiamo avuto un giardiniere. Guarda tu che combinazione, questo giardiniere poco prima di lavorare da noi, si era licenziato da un corpo speciale, per poter fare una vita più tranquilla in mezzo alla natura, diceva lui. Una volta, uscendo di casa, il giardiniere mi fa: “stia attento avvocato che a occuparsi di queste cose possono anche ucciderla”.
Io, prendendolo come un consiglio, gli risposi che lo sapevo, ma che in fondo potevo morire anche in un incidente di auto mentre andavo al lavoro, quindi in teoria se uno teme la morte non dovrebbe neanche attraversare la strada.
Il giorno dopo mi ripetè la stessa frase, e il giorno successivo me la ripetè per la terza volta.
Alla terza volta gli risposi che se voleva darmi un consiglio ed aiutarmi quello non era il modo migliore per tranquillizzarmi. E comunque, non essendo proprio del tutto cretino, avevo capito benissimo che correvo dei rischi, e non c’era bisogno che me lo ripetesse una quarta volta.
Dimenticai l’episodio ma, qualche giorno dopo, parlando con Solan
ge scopro che lo stesso tipo, per tre volte, le aveva detto: “signorina, non deve preoccuparsi per la sua vita; il suono è meno veloce della pallottola, quindi se qualcuno ti spara tu cadi a terra e muori prima ancora di sentire lo sparo. Non ti accorgi di nulla”.
Al che, abbiamo concluso che probabilmente il tipo in questione ci voleva minacciare.
Ma per capirlo ci sono volute settimane, e se lo racconti in giro ti dicono che sei suggestionabile. Anche perché questo tipo è parente di nostri conoscenti, ce lo hanno raccomandato loro… che diamine… è una persona fidata!

Esempio 3. Un’altra volta, mentre ero di ritorno con una mia collega da un viaggio a Milano, mi chiama un ex amico di Solange. Perché ex? Perché questo amico, dopo anni di amicizia che pareva sincera, era venuto a casa nostra, le aveva chiesto un prestito momentaneo, pari all’ammontare di tutto ciò che lei aveva in banca, giurando che glielo avrebbe restituito dopo pochi giorni, e poi era sparito.
Dopo qualche settimana che era sparito chiama me sul cellulare e mi fa: “Paolo, ti chiamo perché ho saputo da Manlio Grillo con cui sono in contatto (NB Manlio Grillo è uno dei terroristi contro cui Solange deve testimoniare) che Solange è in pericolo e vogliono ucciderla. Io le voglio bene e devi recapitarle questo messaggio”.
A quell’epoca, Solange era coinvolta in un processo tuttora in corso, riguardante BR e poteri occulti; aveva ricevuto varie minacce e le era stato dato un servizio di protezione e il porto d’armi.
Io rispondo: “Fabrizio, scusa, ma che novità è che Solange sia in pericolo? Le hanno pure messo un servizio di protezione, vuol dire che un pericolo c’è. Per quale motivo dovrei dirle una cosa così ovvia? Se davvero le vuoi bene ridalle i 100.000 euro che le devi, anziché dire queste cazzate”.
A quel punto lui insisteva, e io insistevo a mia volta che non le avrei detto una cosa così ovvia perché mi pareva di non fare nessuna cosa utile.
Lui, a questo mio rifiuto di riferire il messaggio, pareva quasi spaventato, insisteva ancora con più vigore, aggiungendo nuovi particolari, ma sempre inutili: “hanno costituito un commando per ucciderla… diglielo…”.
E io: “Fabrizio… che qualcuno ce l’abbia con lei è una cosa ovvia… o mi dici chi ti ha dato la notizia, oppure non le dirò nulla. E insisto sul fatto che se le vuoi bene dovresti ridarle i soldi, anziché dire banalità.”

Poi ho capito. Quelle erano minacce, e quando io rispondevo che non le avrei riferite lui era spaventato perché la minaccia non sarebbe andata in porto.
Ci mettemmo giorni io e Solange per capire che era una minaccia. Ma devo dire che a me, per giorni, mi rimase il dubbio che quella fosse solo la ltelefonata di un amico che aveva perso la testa davanti ai soldi e aveva deciso di dare più importanza a 100.000 euro rispetto all’amicizia.
Ovviamente la denuncia a carico di questo tipo andò a finire archiviata. Solange era suggestionabile e nessuno l’aveva minacciata. Se un Tizio che ha precedenti penali da far invidia a Riina, che le ha rubato 100.000 euro, che le ha ripetuto spesso per mail di lasciar perdere tutto se ci tiene alla famiglia, viene a dire una cosa del genere… è Solange che è suggestionabile. Non c’è nessuna minaccia.

Esempio 4. Tempo fa venne una persona che conosco bene a dirmi che io e Solange dovevamo andare via dalla casa in cui abitiamo. Che io forse faccio in tempo a salvarmi, ma Solange no, e che stanno preparando un attentato di proporzioni tali, che con tutta l’immaginazione nessuno potrebbe mai neanche ipotizzare cosa ci potranno fare.
Chiedo la fonte di tale notizia e mi viene risposto che non può essere rivelata. La data di questo possibile clamoroso attentato? Non si può sapere. Posso parlare con la fonte che mi vuole mettere in guardia? No. Posso almeno sapere le modalità (un aereo che cade sulla casa, una bomba, un terremoto)? No.
Occorre tenere presente qui una cosa fondamentale: che questa persona che mi ha riferito la notizia è persona di famiglia di cui mi fido ciecamente, quindi non era lei a minacciarmi, ma colui che aveva predisposto tutto affinchè le cose mi fossero riferite in quel modo. Il che significa due cose: 1) o la notizia è falsa ed è un patetico tentativo organizzato dalla mia famiglia di farci cambiare attività, per la nostra sicurezza; 2) o la notizia è vera, ma allora è una minaccia, e come tale non va presa in considerazione.

Esempio 5. Poco tempo fa ho incontrato sul posto di lavoro una persona che conosco da anni, iscritto nelle liste della P2. Mi ha detto “Paolo, perché fai tutto questo? A che serve? Non arriverai a nulla”.
Ho risposto: “a che serve il tuo avvertimento, ora? se venivi a dirmelo qualche anno fa che eravate dappertutto, che controllate l’informazione, la magistratura, la politica, l’economia, io probabilmente non mi sarei messo in questo casino. Perché lo so anche io che non serve a nulla. Ma hanno provato tre volte a farmi fuori, quando ancora non avevo capito in che casino mi ero messo, e tu sai che ce ne sarà una quarta, e non c’è modo di uscirne. Non ti pare tardivo il tuo avvertimento?”
Mi ha risposto: “ucciderti? No, quello non è il nostro metodo. Quello è il metodo della massoneria deviata”.
Il che provenendo da una persona che era negli elenchi P2, è una minaccia di morte esplicita, chiara, diretta, inequivocabile, senza appello, senza sconti.
Ma per mio padre è un consiglio. E abbiamo litigato per questo perché lui insiste a prenderlo come un consiglio. E io ho impiegato almeno un giorno per capire che era un minaccia.
Probabilmente, me lo avesse detto tre anni fa, avrei pensato che era un consiglio affettuoso di una persona che conosco da quando sono bambino.
Oggi la penso diversamente.
Ma il punto è che se oggi andassi a dire in giro che Tizio mi ha minacciato di morte, prenderebbero per visionario me. Ma come? Ti conosce fin da bambino e viene a minacciarti? Verrei guardato con compatimento (poverino… è stressato… vede pericoli ovunque). Men che mai potrei fare una denuncia alla magistratura.
Quindi non è possibile nessuna denuncia, nessuna tutela, e posso solo stare zitto (non sul blog, ovviamente; intendo alludere al mio ambiente di lavoro).

Esempio 6. Nei giorni successivi a questo fatto i miei genitori vennero seguiti da persone che platealmente volevano farsi vedere. E pure mio fratello subì episodi analoghi.
Telefonai ad un mio amico abbastanza esperto di queste cose e gli raccontai tutto e domandai: “ma cosa vogliono? Qual è lo scopo, non capisco?”
E lui: “strano però, tu ti occupi della Rosa Rossa, questo non è il loro metodo. Questo è il metodo di Gladio, sta nel loro manuale di guerra psicologica a pag….”
Risposi: “infatti Solange ha appena pubblicato un articolo su Gladio. Ma qual è il loro fine? Lo sanno che Solange non si spaventa, né arretra”
E lui: “no, non vogliono solo spaventare o minacciare. Vogliono dividere. Ora tu litigherai con la tua famiglia e sarai ancora più isolato. E’ questo il loro scopo. Si chiama “guerra psicologica”. Vogliono isolarti, farti cadere in depressione per il dolore.
E’ quello che si intende per “armi silenziose per una guerra tranquilla”.
E infatti, mi sono diviso dalla mia famiglia, con cui ora non ho più rapporti.

Altri esempi in ordine sparso. Ora, senza dilungarmi, faccio un breve elenco delle minacce che ricordo in questi anni: telefonate mute, zampe di gallo fuori dalla porta di casa; pallottola sull’auto; 2 volte la porta sfondata dello studio legale; sigaro spento davanti alla porta (per farci capire che qualcuno è entrato in giardino e ha fumato tranquillamente davanti alla porta); porte di casa spesso trovate aperte al mattino, oggetti spostati, pedinamenti plateali in cui la persona che ti pedina vuole farsi notare, un sms con la scritta Paolo Franceschetti 17.4.1965; 17.4.2008 (l’sms lo ricevetti a gennaio 2008), quindi probabilmente volevano alludere alla mia data di nascita e di m
orte.
Solange ne potrebbe raccontare molte più di me. Se io ne ricevo da circa tre anni regolarmente, lei ne riceve da quindici, di ogni tipo.

4. Le regola d’oro della minaccia perfetta.
La minaccia, quindi, non è mai esplicita, come ben descrive Fabio Piselli in un suo articolo dal titolo “la psicologia del minacciato” (il link momentaneamente non si trova… digitate su google psicologia del minacciato).
Spesso è fatta sotto forma di ispezioni fiscali, denunce per reati inesistenti e per i quali poi magari vieni assolto, ma che intanto ti creano problemi, diritti negati.
Ancora una volta il sito di Fabio Piselli è un modello in questo.

Vedi poi il video allegato… Chi mai prenderebbe per una minaccia di morte l’augurio della pace? Credetemi… ho impiegato venti anni (20!!!) per capire cosa voleva dire veramente Michele Greco al processo. Per anni ho sempre pensato che si trattasse di un capomafia che aveva avuto una crisi mistica. Oppure di un furbo che fingeva di essersi convertito per avere uno sconto di pena o apparire con un mite credente in Cristo, anche se non mi quadrava di come un capomafia potesse usare un mezzo del genere.
Ho capito solo ora cosa voleva dire, solo in questi anni, avendo ricevuto tanti auguri di pace, tanti consigli affettuosi.
E se ci pensate è geniale. Chi mai potrebbe denunciare una persona perchè questa le ha augurato…la pace?
E chi mai potrebbe denunciare una persona che ti dà un “consiglio”?

Talvolta poi la minaccia è indiretta; avviene cioè mediante un altro fatto apparentemente scollegato.
Ricordate Falcone e il fallito tentato attentato dell’Addaura? L’esplosivo non scoppiò. E Falcone disse che era opera di menti raffinatissime. Si, perché non era un tentativo di attentato. E non era opera della mafia. Era lo stato, che gli faceva una minaccia, e al tempo stesso lo fecero passare per uno che la bomba se l’era messa da solo. Quello fu un avvertimento. Ma dallo stato, non dalla mafia. Per questo disse “menti raffinatissime”. Perché neanche lui, che pure era Falcone, poteva dire esattamente come stavano le cose. Sapeva che se l’avesse detto non gli avrebbero creduto. E che la cosa paradossalmente si sarebbe ritorta contro di lui. Da persona eccezionale quale era, si limitò a… star zitto.

Ricordate il sequestro di De Andrè? Quando lui fu liberato perdonò i suoi carcerieri perchè disse che loro l’avevano fatto per fame, mentre invece i mandanti erano gente che stava bene. Quel sequestro non fu un sequestro. Fu un avvertimento e lui l’aveva capito.
Si potrebbe parlare delle ispezioni fiscali a Berlusconi, del sequestro De Megni, del processo Andreotti, e di altri fatti. Che non sono reali ispezioni, reali sequestri, reali processi, ma avvertimenti.
Perché questo genere di minacce così complicate? Perché un cittadino poco noto viene intimidito anche da semplici minacce telefoniche, ma un personaggio pubblico di rilievo se ne frega di un biglietto o una frase intimidatoria. Un politico non si sente in pericolo se gli arriva una busta con un proiettile. Quindi l’intimidazione deve essere concreta e incisiva. Un processo ti farà perdere la faccia; un sequestro ti fa capire che loro possono davvero tutto, ecc… Ma soprattutto, ti fa capire che, se non cedi alle richieste, sei davvero in pericolo perché la prossima mossa non sarà un processo o un sequestro, ma altro.

Fin qui due esempi famosi. Ma potrei fare parecchi esempi di amici miei, conoscenti, persone meno famose che si sono prima viste denunciate per un reato inesistente; e poi sono state mandate su tutti i giornali con la notizia artefatta e pilotata ad arte.
Spesso la persona non capisce cosa succede… Pensa che i giornali si siano sbagliati, che la denuncia falsa sia un errore giudiziario… I giornali spesso esagerano, pensa il malcapitato, e questa volta è toccato a me.
Invece no. E’ semplicemente un’intimidazione, un modo per iniziare la distruzione psicologica di una persona che deve essere fatta fuori. Con la compiacenza dei giornali che non sono mezzi di informazione, ma mezzi di comunicazione tra i vari poteri occulti.

Il cittadino comune le minacce indirette le riceve sotto forma di sabotaggi alla moto, all’auto. Ti partono i freni, ti parte lo sterzo, e tutti dicono che hai sbandato per il sonno, ma tu sai che non è così, sei l’unico a sapere la verità.
Questa poi è una minaccia con una valenza particolare. Nel senso che il sabotaggio dell’auto può anche provocare la morte. Vado a memoria: tra gli scampati celebri recenti ricordiamo la giudice Forleo, il carabiniere Placanica. Tra i meno celebri di cui abbiamo parlato ultimamente ricordiamo il mio amico Giovanni, il caso della lettrice che ci ha scritto la lettera sui centri sociali. Tra i morti Rino Gaetano, Fred Buscaglione, i genitori della Forleo che non ebbero la sua stessa fortuna, ma anche la stessa figlia di Gelli, morta il 22.6.1986 in un incidente automoblistico.
Quindi se la persona muore tanto meglio. Un rompicoglioni in meno. Se non muore, la persona comincia a vivere nel terrore, a non prendere più l’auto (come un commissario di PG che conosco, che per mesi non ha più preso l’auto dopo che gli erano partiti i freni; e i suoi stessi colleghi non hanno creduto alla versione del sabotaggio… si sa, è una donna, e le donne guidano male). In qualunque caso la persona è “avvertita”.

Ora veniamo ad un punto focale: proprio perché la minaccia non è esplicita, le persone attorno tendono a non credere a questi fatti; allora la persona minacciata viene preso da angoscia e da una sensazione di isolamento che la fa spaventare ancora di più, fino a far assomigliare la sua vita ad un incubo. Se questa persona continuerà a chiedere aiuto verrà presa per pazza o paranoica, spesso pure dalle stesse persone che le vogliono bene e che le stanno attorno. Ed ecco perchè poi, spesso, la persona impazzisce davvero o diventa paranoica per davvero.
Un sequestro di persona un avvertimento da parte dello Stato? Eh, non può essere vero!
Dell’esplosivo messo lì dai nostri servizi segreti per screditare e avvertire Falcone? Ma andiamo! Lo sanno tutti che è stata la mafia.
Addirittura un processo imbastito come avvertimento…. Eh ma allora siamo nel campo dell’assurdo.

Poi c’è un’ulteriore differenza tra personaggi pubblici e non.
– Se denunci le minacce e sei un personaggio pubblico, indipendentemente dal tipo di minaccia, lo fai comunque per metterti in mostra e fare carriera. La Forleo e De Magistris dicono di essere soggetti a minacce e pressioni? Vogliono diventare famosi.
– Se le denunci e sei un personaggio poco noto vuoi senz’altro metterti in mostra. Se poi paragoni il tuo caso a quello di De Magistris o della Forleo, o peggio ancora ti azzardi a nominare Falcone per fare un parallelo, sei un esibizionista ancora maggiore, perché pretendi di metterti al livello di Falcone. Del resto se paragoni il tuo caso a quello di Arrigo Molinari, ad esempio, succede che nessuno ti capisce perché non lo conosce nessuno. Quindi è impossibile spiegare a chi ascolta che in realtà questo sistema è diffuso a livello capillare.

Pensiamo a quello che è successo alla Forleo.
– La Forleo dice che ha subito pressioni? Poverina, è stressata, dice D’Alema. E subito i giornali rincorrono questa dichiarazione.
– La Forleo dice che i suoi genitori sono stati uccisi? E’ esibizionista, i magistrati devono lavorare in silenzio, e quindi subisce la censura dal CSM, e Letizia Vacca, il membro del CSM, dice che è un cattivo magistrato.
E così si è uccisa psicologicamente una persona. Nessuno ricorda, oggi, la sostanza delle inchieste di De Magistris e della Forleo. Ma tutti ricordano bene il problema dei magistrati che devono lavorare in silenzio. E su quello, il settanta per cento dei cittadini sono senz’altro d’accordo. I magistrati non devono fare esibizioni televisive.
Ma
anche per le persone comuni la situazione che si profila è senza scampo.
– se non deununci nulla ti senti in pericolo e se ti succederà qualcosa nessuno ricollegherà la tua morte a delle cause esterne;
– se denunci la cosa alle istutuzioni o ai tuoi amici… sei un paranoico.

Riassumendo. In questi anni ho imparato queste regole.
1) la minaccia non è mai esplicita. E’ sotto forma di consiglio, raccomandazione, ecc…
2) Non è possibile raccontare che sei stato minacciato altrimenti la situazione peggiora e ti prendono per pazzo.
3) Quando sei un personaggio pubblico la minaccia è eseguita in modo eclatante, per mezzo di altri fatti: processi, sequestri, furti, ecc…
4) Se ti minacciano non sei in pericolo.
5) Se i giornali si occupano delle minacce ricevute da qualcuno, è perché devono far sapere che la persona è minacciata. Ma non lo fanno certo per informare.
6) se denunci delle minacce esplicite (pallottole sull’auto; la porta dello studio sfondata) te le sei inventate per farti pubblicità o per esibizionismo.
7) se denunci delle minacce velate o indirette, sei un paranoico perché erano raccomandazioni o consigli.

8) Se denunci una minaccia indiretta, come il sabotaggio dell’auto, o il processo penale che ti hanno costruito, sei paranoico; e poi sei ti che guidi male, e il giudice che è distratto e ti ha condannato senza motivo.

Infine c’è un’ultima regola, fondamentale.
8) Il pericolo arriva quando ti senti al sicuro e tutto attorno a te tace. E’ in quel momento che ti saboteranno la moto e avrai un incidente stradale. E’ in quel momento che morirai in una rapina e due balordi (che verranno presi dopo poche ore perché – si sa – la giustizia è efficiente) ti avranno accoltellato. E’ in quel momento che avrai un infarto. E in fondo è normale che si possa morire di infarto dopo i 40 anni. Normale, ad esempio, che tutti i cantanti che si sono tirati fuori da questo marcio sistema (Gaber, De Andrè, Ivan Graziani, Lucio Battisti, oltre a quelli assassinati in modo plateale ma che non erano ancora del tutto fuori, come Tenco e Rino Gaetano) siano morti relativamente giovani.

Armi silenziose per una guerra tranquilla, come dice un recente articolo pubblicato sul web.

5. Un esempio emblematico.
Ecco infatti il commento che ho trovato su Internet in un blog…. E’ un commento come tanti, come la maggior di quelli dei giornali dell’epoca. Ho digitato “Forleo scorta” su Google per trovare questo commento che ben riassume l’impossibilità di fare qualsiasi mossa, da parte di chi si trova nelle situazioni descritte.
“Cara Giudice Forleo, se vuoi fare l’eroina ed hai le palle per farlo, parla. Fai i nomi ed i cognomi, di casini, infiltrazioni, deviazioni, insabbiamenti ne abbiamo avuti abbastanza.
Se vuoi fare l’ Eroina non farlo su bolero film o sul settimanale Chi, o Donna Moderna, o Annozero. Sai dove devi andare e fai le denuncie, noi siamo qui: di guardia.
Lascia stare Falcone e Borsellino, non c’è paragone purtroppo”.

Un commento che ben riassume in poche righe l’atteggiamento dei terzi estranei. A chi ha scritto questo commento direi che potremmo paragonare la Forleo ad Occorsio, a Molinari, a Cosco. Ma chi ha scritto questo messaggio che ne sa di chi erano queste persone?
Questo pezzo è il riassunto perfetto dell’impossibilità per una persona, sia essa famosa o non, di denunciare qualcosa. Un capolavoro in tal senso.

6. Gomorra e Roma
Torniamo allora a Saviano.
Dire che Saviano è stato minacciato di morte significa non dire nulla. Vale la regola che cercavo di spiegare a Fabrizio. O uno dice chi lo minaccia, perché, con che mezzi, e dà qualche indicazione in più per far capire quale sia il reale pericolo, oppure tanto vale non dire nulla. Dire che Saviano è minacciato è come quando il TG 4 a Natale fa il servizio sui regali e ad agosto fanno il servizio sul caldo. Una cazzata immane, di nessun interesse per la sua ovvietà.
Quindi che scopo ha questa notizia inesistente data dai giornali?

Formuliamo un’ipotesi.
Il punto è che il suo libro è semplicemente eccezionale. Un capolavoro destinato a rimanere nella storia dell’editoria e in particolare dell’editoria antimafia.
Leggendolo mi accorsi che Saviano aveva notato che la camorra si espande ed è potentissima anche all’estero.
Mi accorsi che non aveva percepito il perché, o forse non lo aveva voluto scrivere perchè l’analisi lo avrebbe portato troppo lontano. La domanda infatti è: come fa infatti la camorra ad espandersi in tutto il mondo così rapidamente? Rispose il procuratore Cordova con la sua inchiesta di anni fa: è la massoneria il collante tra le varie mafie, perché in virtù del giuramento massonico che obbliga i fratelli ad aiutarsi, qualunque fratello chieda aiuto all’estero (aprire un supemercato, un’impresa, depositare in banca, ecc…) riceverà un aiuto immediato e incondizionato.
E’ la massoneria cioè la spiegazione dell’espansione della camorra in tutto il mondo, come di tutte le altre mafie.

Dato l’impatto emotivo che il libro ha avuto in Italia, a mio parere Saviano è un pericolo. E’ un pericolo perché è un eroe, e può smuovere le coscienze, far capire il sistema.
Lo stato può tollerare che la gente si muova contro la mafia, la camorra e la ndrangheta. Questo succede ogni giorno.
Quindi il pericolo costituito da Saviano non è nel libro che ha scritto, ma potenzialmente in quelli che potrebbe scrivere in futuro.
Se Saviano approfondisse il sistema, e capisse i legami che la camorra ha con la massoneria internazionale, e capisse che tali legami sono gestiti dallo stato stesso, sarebbe morto nello stesso istante. Perché un libro del genere, se scritto da Saviano, sarebbe acquistato da centinaia di migliaia di persone, e questo lo stato non se lo può permettere.
E il giorno in cui Saviano capirà che il vero pericolo viene dalle persone che lo invitano alle trasmissioni, il giorno in cui capirà che tutto l’apparato messo intorno a lui a sua protezione, servono per impedirgli di studiare e approfondire il gradino ulteriore della piramide, allora sarà davvero in pericolo.
Per ora, il fatto che lo abbiano minacciato vuol dire che non è in pericolo. Vuol dire invece che qualcuno vuole mandare un messaggio, ma non a Saviano. Ovviamente non ho ancora capito tutto sulle minacce e i loro scopi, ma solo alcune linee generali. Per questo conto in Fabio o in altri lettori che vorranno aiutare me e gli altri capire il vero significato delle minacce a Saviano.
Una cosa comunque è certa. Finchè Saviano continuerà ad occuparsi di sola camorra non corre alcun rischio. Lo stato non ha interesse a farne un eroe morto, perché quelli morti fanno ancora più casino che da vivi, a meno che – come abbiamo descritto nei nostri precedenti articoli – non muoiano in modo disonorevole, come Pasolini, Pantani, e altri, oppure suicidandosi.
Quando invece lui capirà chi, cosa e perché permette alla camorra di esistere, allora sarà in serio pericolo, ma il pericolo non verrà dalla camorra, bensì dallo stato stesso.
Il libro successivo di Saviano, dovrebbe essere intitolato “Roma”, quando avrà capito i collegamenti tra massoneria e camorra, con sottotitolo: “Roma, Torino, Milano, Palermo, Napoli, Reggio Calabria”. Poi dovrebbe scrivere “Londra” , con sottotitolo: Montevideo, Lisbona.

Purtroppo però c’è una triste tendenza di tutti coloro che combattono per la legalità di separare i compartimenti: chi si occupa di mafia, chi si occupa di ndrangheta, chi di camorra; poi ci sono quelli che si occupano di massoneria, come noi, che sono visti come persone che si occupano di cose astratte, una cosa per esoteristi che non si sa neanche se esiste.
Ricordo una mail che mi scrisse Benny Calasanzio Borsellino, dopo aver letto Poteri forti di Pinotti. Mi disse “è un altro mondo. Punto”.
Invece non è un altro mondo. Sono mondi strettamente collegati, e l’uno non potre
bbe esistere senza l’altro.
La maggior parte di coloro che fanno antimafia, la fanno per finta. Ma ci sono tante persone che la fanno per davvero, da Salvatore Borsellino a Benny Calasanzio; purtroppo finchè coloro che si occupano di mafia veramente, non capiranno questo passaggio, la lotta contro le varie mafie è persa in partenza.

Ricorda Signore questi servi disobbedienti alle leggi del branco
non dimenticare il loro volto
che dopo tanto sbandare
è appena giusto che la fortuna li aiuti
come una svista
come un’anomalia
come una distrazione
come un dovere
(De Andrè).

La svista c’è stata e ho potuto raccontarlo.
Che questo mio lavoro possa essere d’aiuto a tutti quelli che si trovano in una situazione analoga. E che il destino aiuti Saviano.

Paolo Franceschetti
Fonte: http://paolofranceschetti.blogspot.com/
Link: http://paolofranceschetti.blogspot.com/2009/01/sulle-recenti-minacce-di-morte-saviano.html
21.01.2009

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