DI FULVIO GRIMALDI
Mondocane
Con Giorgio Albertazzi è morto un grandissimo attore, a 92 anni, sul palcoscenico, da Adriano imperatore. Un uomo che ha cosparso la Terra di conoscenza, cultura, poesia, verità. Ci ha portato Shakespeare, il sommo arciere contro i despoti e i truffatori, Dante, nel modo in cui oggi ci può aiutare a essere italiani dignitosi, Brecht, il fustigatore dei potenti, Pirandello che taglia a fette le doppiezze e miserie della borghesia, Adriano, il saggio che cuce la vita alla morte e viceversa. Miseria infinita sotterra quei ciarlatani che hanno rimasticato nelle gengive purulente, tra un infimo pettegolezzo e l’altro (il “vanitoso”, lo “sciupafemmine”), l’eterna condanna per il suo volontariato da ragazzo nella Repubblica Sociale (ovviamente in vetta “il manifesto”).
Anch’io sono stato Balilla, peggio sono stato nella Hitlerjugend. Degli idioti privi di argomenti ne hanno fatto strumento per avvolgermi in ombre di sospetto, se non di condanna. Peggio ancora, mia madre e io abbiamo avuto per caro amico un poeta, un appassionato del suo paese, anche lui un ex-volontario di Salò. Si chiamava Alessandro Guarnieri. Era il 1950, io avevo 16 anni, lui 25 ed era segretario dei giovani di una formazione neofascista. Una delle persone più gentili e colte che abbia conosciuto. Insegnava lettere italiane al liceo. Qualche anno dopo ho saputo che si era suicidato. Da tempo aveva mollato i camerati. Era uscito così dal conflitto tra il suo animo gentile e nobile e la vicenda in cui la storia lo aveva infilato. Sto alla tomba di Giorgio e Alessandro. Da bambino e ragazzo ne ho condiviso tempi e scelte. Come loro ho saltato il guardrail. Li rispetto. Mi aspetto un colpo alla nuca da quelli che si dicono comunisti.
Fulvio Grimaldi
Fonte: http://fulviogrimaldi.blogspot.it
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30.05.2016