Apprendiamo sconcertati dalle parole di Victoria Cremascoli, studentessa contro il Green Pass di Roma, cosa sta accadendo nella facoltà di ingegneria dell’Università di Roma Tor Vergata.
Secondo le nuove disposizioni della facoltà, a controllare il Green Pass, obbligatorio per l’accesso alle strutture, non è più il personale universitario bensì gli studenti stessi, trasformati in controllori dei propri colleghi coetanei in cambio di crediti formativi extra.
Dei veri e propri kapò, giusto per utilizzare un rimando al periodo nazista che tanto fa arrabbiare il mainstream. D’altronde basta leggerne la definizione per capire come il paragone sia perfetto. Nei lager nazisti infatti, il kapò era “il detenuto scelto come responsabile della disciplina all’interno di una baracca e sorvegliante dei lavori degli altri detenuti”.
Ovviamente è facile dire che la colpa non è di questi ragazzi, da anni diseducati da un regime che crea bravi soldatini piuttosto che di brave persone, ma la domanda è: dov’è finita l’empatia, il rispetto reciproco e la voglia di rivalsa rispetto al potere? Davvero degli studenti-kapò sono le prime vittime o forse hanno davvero piacere a sentirsi migliori degli altri?
Sono domande che non hanno una risposta ma che spronano alla riflessione.
Queste le parole di Victoria Cremascoli sulla vicenda:
“Noi Studenti Contro il Green Pass siamo molto delusi. […] Il nostro sistema educativo ci ha abituato alle figure dei delatori e dei sicofanti. Ma davanti a dei colleghi che ci controllano per qualche briciola di credito formativo universitario noi non staremo a guardare. Sicuramente nelle prossime settimane, nei prossimi mesi, porteremo avanti numerose azioni per cercare di arginare questa deriva che si sta verificando presso le università”
Massimo A. Cascone, 05.02.2022