DI CHARLES SANNAT
Ancora una volta, quando dico che non dobbiamo vedere complotti dappertutto non sto dicendo che non ci sono affatto complotti. Dico solo che, per ora, non ci sono abbastanza elementi né per affermare che ce ne sia stato uno né per dire il contrario, perché tutto quello che sta succedendo è molto complesso.
Si, è complicato portare avanti una riflessione davvero indipendente, perché il cosiddetto confirmation bias rappresenta uno dei maggiori scogli. Esso consiste in un ragionamento inconscio, con il quale cerchiamo di provare qualcosa tenendo per veri solo gli elementi favorevoli al postulato di partenza. Detto altrimenti, per tornare a questa faccenda, mettendo insieme qualche montaggio video o qualche foto, potrei mostrarvi una realtà completamente diversa. Non bisogna cadere nelle trappole di questo confirmation bias almeno quanto non si deve negare la ben reale complessità delle relazioni internazionali.
Si, è complicato. Complicato perché abbiamo stretti legami con alcuni Paesi che, dal canto loro, hanno legami stretti con i terroristi.
È complicato perché sostenendo i ribelli siriani contro il presidente Al-Assad in realtà abbiamo sostenuto i terroristi, finanziato i terroristi, armato i terroristi e addestrato i terroristi che ora vogliono seminare il terrore in Francia.
È complicato perché l’emozione è forte, e quando l’emozione è forte la ragion vacilla.
È complicato perché i nostri prof, anche i più «radical-chic», scoprono orripilati che i loro allievi sostengono – talvolta massicciamente – le azioni di barbarie commesse, o come minimo le «comprendono» e si rifiutano categoricamente di condannarle.
È complicato andare a marciare tutti «uniti», quando sai che l’insieme dei capi di Stato del pianeta (o quasi) saranno presenti solo per cavalcare l’onda, mentre molti dei cittadini – dei quali faccio parte – sono in profondo disaccordo con le azioni politiche prese da quei dirigenti, che da anni seminano i grani della discordia che poi i popoli raccolgono nelle violenze.
Si, tutto questo è complicato, ancor più complicato considerato che il presidente ucraino viene a sfilare a Parigi quando in Ucraina i morti si contano a migliaia.
È complicato stare uniti, quando tutti i nostri politici tendono a prendere posizione per ultimi, mentre i corpi dei nostri morti sono ancora tiepidi.
È complicato parlare di Islam, dei mussulmani di Francia senza essere tacciato di «fascio» o «razzista» o «islamofobo», e ciò nonostante molte cose devono essere dette, senza peraltro cadere nell’odio.
È complicata la «libertà di espressione», i suoi limiti, o la sua geometria variabile, e molti di voi avranno in mente l’affaire Dieudonné o alcune azioni delle Femen nelle chiese, e tra alcune persone l’irritazione è profonda, senza parlare delle ritorsioni reali, numerose e ripetute, nei confronti dei manifestanti pacifici della «Manif pour tous» [La manifestazione contro la loi Taubira sul «Mariage pour tous», N.d.T.]. Ciò nonostante, se alcuni ritengono che le proprie libertà non siano state rispettate, non per questo non devono di difendere la libertà altrui. Io difendo la libertà con la L maiuscola, in tutte le sue forme, anche in quelle che mi urtano, mi imbarazzano o a volte mi ripugnano.
Si, è complicato quando leggo l’ultimo tweet di Valérie Pécresse che spiega dottamente che è indispensabile un «patriot act» alla francese, il che sarebbe come dire che il pericolo più grande al quale andiamo incontro è la riduzione delle nostre libertà, o da parte dei nostri politici o da parte dei terroristi… triste scelta, non credete?
È complicato andare a manifestare se questo vuol dire dare il consenso a leggi liberticide che non impediranno MAI a un terrorista di colpire dove gli pare, ma che corroderanno il diritto fondamentale dei cittadini a pensare.
Si, cari amici, tutto questo è molto complicato. Anche manifestare contro il terrorismo è complicato. Come si può pensare, anche solo per un secondo, che marciare possa permettere di lottare contro il terrorismo? Al terrorismo e ai nostri nemici assassini del nostro popolo si dichiara guerra. Non si «marcia» contro di loro… salvo che con le armi in mano. Ciò nonostante, marciare significa affermare la nostra determinazione collettiva a combatterli, ed è quello che dicono i milioni di francesi per le strade. Vi combatteremo.
È complicato, e tutti quanti possiamo trovare una o più ragioni per non manifestare, per non riprenderci, per non associarci alla tragedia che ha colpito il nostro Paese. Eppure, qualunque cosa voi pensiate o crediate, quello che è successo questa settimana condizionerà il nostro Paese per i prossimi mesi e le prossime settimane. È una cesura storica, un punto di rottura.
Perciò andrò a manifestare senza esitazione.
La storia ci insegna che sono le minoranze che scrivono la storia. Ogni volta. La maggioranza silenziosa è prima di tutto silenziosa, lascia campo libero alle minoranze attive. Quello che ci attende è un futuro oscuro.
Credo che andrò a manifestare con mia moglie e i miei figli. Manifestare per dire che non ho paura, pensando alle 17 persone che non potranno più marciare.
Manifestare perché la Libertà val bene una marcia, anche se le vignette di Charlie Hebdo mi hanno irritato, ma non mi hanno mai ferito né ucciso. Il mio «Dio», nella sua infinita saggezza e amore, è ben al di là di questo humor temporaneo da semplici mortali, fossero pure miscredenti.
Manifestare perché vediamo bene le tentazioni oscurantiste di una parte non così minoritaria come quella di una frangia della nostra popolazione.
Manifestare perché i nostri padri ci hanno lasciato in eredità un’idea precisa di Francia e di Libertà, e perché molti di loro non hanno esitato a sacrificare le loro vite per permettere ai figli di vivere in un paese libero.
Manifestare perché non si possono uccidere i nostri concittadini poliziotti abbattendoli come cani, e peraltro non facevano parte di Charlie Hebdo
Manifestare perché non si può abbattere con una raffica alle spalle una vigilessa, che non era di Charlie Hebdo
Manifestare perché non si può uccidere un ebreo (francese) solo perché è ebreo, altrimenti vorrebbe dire che si può uccidere un cristiano perché cristiano o un mussulmano perché mussulmano.
Manifestare da uomini e donne liberi, liberi di pensare quello che ci pare, liberi di essere Charlie o Amhed
Manifestare perché, per ora, non possiamo fare altro
Manifestare perché nel nostro inno nazionale noi marciamo, marciamo per la nostra Libertà.
«Nel voler soffocare le rivoluzioni pacifiche si rendono inevitabili le rivoluzioni violente» JFK
Charles Sannat
Fonte: www.lecontrarien.com
Link: http://www.lecontrarien.com/2015/01/12
12.01.2105
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da MARTINO LAURENTI