SCARAMELLA AL VELENO

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DI ANDREA CINQUEGRANI
La Voce Della Campania

Fatti & personaggi inediti della spy story che fa tremare l’Italia

Non solo esuli cubani, non solo italiani arrivati per investire o riciclare, non solo il mito della Florida terra di sole, spiagge e notti folli, non solo misteri come quello legato alla morte dello stilista Versace. Da qualche anno Miami è il crocevia di oscure società che si occupano di sicurezza privata, di “security” a 360 gradi per i palati più sofisticati. Non a caso il sito internet (oggi oscurato) della ECPP di Mario Scaramella è stato registrato lì da un meridionale trapiantato e ben inserito nella comunità locale, Filippo Marino, titolare a sua volta di alcune sigle dedite alla vigilanza, come l’ammiraglia Securitydirector llc.

«E’ impegnata soprattutto sul fronte privato per effettuare vigilanza su locali notturni, uffici, alberghi – racconta un italoamericano spesso in trasferta a Miami – ma non disdegna certo programmi più impegnativi». Come quello per la “prevenzione dei crimini ambientali” – lo stesso pane che da anni mastica Scaramella con la Ecpp – commissionato da alcuni paesi dell’est, in prima linea la Romania, e africani, in pole position l’Angola.MIAMI FOR EVER

Ma la stessa Ecpp ha solidi legami con il Consolato generale d’Italia a Miami. Guarda caso è proprio in quegli uffici che l’ubiquo Scaramella fa “vistare”, non si sa a quale titolo e per quale motivo, montagne di documenti riversati sulla commissione Mitrokin, dopo il mega incarico ricevuto dal suo presidente, Paolo Guzzanti, l’11 dicembre 2003: «acquisire documenti ed effettuare ricerche presso istituzioni e organismi di paesi occidentali e dell’ex Unione Sovietica svolte fra l’Italia e i paesi dell’Est europeo finalizzate al finanziamento illecito del Pci al di fuori di ogni controllo, nonché attività di finanziamento dirette e indirette del Kgb a partiti italiani, a correnti di partito e ad organi di informazione successivamente al 1974» e via proseguendo sulla scia del terrorismo internazionale, ovviamente soprattutto di matrice islamica. Un incarico da impegnare un’intera squadra di 007. Scaramella, però, non batte un ciglio, e nell’arco di poche settimane produce valanghe di carte. Regolarmente vistate dal Consolato generale del nostro paese a Miami. Perché? Mistero.

E’ ben chiaro, invece, che quasi sempre sono bufale al quadrato. Non si tratta di documenti originali ma ricopiati e controfirmati da un’altra ex spia sovietica, Victor Suvorov, che figura nella lista dei consulenti della Eccp. Centinaia di fogli, «i carteggi ufficiali del Pcus, del Kgb e del Fsb (così oggi si chiama il Kgb, ndr)», garantisce Scaramella. Scoop alla rovescia, secondo altri. Un solo esempio? Un documento su carta intestata del Kgb contenente le direttive emanate e firmate dal capo, Juri Andropov, per finanziare i partiti fratelli nel mondo, Pci in ovvia pole position. L’esplosivo documento ha una data ben precisa, il 27 novembre 1984. Peccato che Andropov fosse morto sei mesi prima. Qualche settimana dopo, a giugno, moriva Enrico Berlinguer, colto da ictus durante un comizio a Padova in vista delle prime elezioni europee.

TEA FOR THREE

Uno, due, tre, nessuno. Le connection che riconducono a Scaramella possono tranquillamente vederlo come agente della Cia, del Kgb prima e poi del Fsb, oppure dell’M15 al servizio di sua maestà britannica. Prendiamo una delle convention internazionali organizzate da Ecpp, il 26 luglio 2004, a Londra, per affrontare il tema della dispersione di materiale radioattivo proveniente dell’ex Unione Sovietica. Nel corso del meeting scoppia la “notizia-bomba” – è il caso di dirlo – propalata dallo stesso Scaramella e dal fido Suvorov: nello stretto di Messina e nel canale di Sicilia si troverebbero mine nucleari (lo stesso copione degno del miglior Totò si ripete in occasione dei presunti carichi radioattivi a largo delle coste reggine – destinazione Somalia – e addirittura nel golfo di Napoli, epicentro fra Ischia e Procida). La regia della convention, comunque, è riconducibile ad Oleg Gordiewsky, uno dei pezzi da novanta del Kgb, poi fuggito all’estero, oggi ufficiale in pensione al servizio di un altro “servizio”. Quale? Ma l’M15, of course. Tanto per gradire, fra le star presenti al raduno fa capolino un agente Cia in perfetta regola, Louis Palumbo, di origine campane. Secondo fonti attendibili, Gordiewsky si sarebbe adoperato come traduttore per la verbalizzazione ‘spontanea’ di Livtinenko – confluita nei dossier della commissione Mitrokin – raccolta negli uffici partenopei della Ecpp di Scaramella. Altri, invece, parlano del fratello di Livtinenko, che dal canto suo ha sostenuto di non sapere nel modo più assoluto quello che veniva scritto in quei verbali e a lui attribuito. Mistero fra i misteri. Il ‘pacco’, comunque sia, viene confezionato dai signori dell’Ecpp con la dicitura ‘confidential file copy’.

Altro arcano: chi ha vistato quei documenti? Il solito Consolato generale d’Italia o chi altro? Una traccia concreta porta ad un ulteriore indirizzo, quello del consolato della Gran Bretagna di via dei Mille 40. In quelle accorsate stanze nel cuore della Napoli bene, infatti, viene vistata – anche stavolta non si sa perché, a quale motivo – la fotocopia di un passaporto consegnato allo stesso Livtinenko dalle autorità inglesi, ma con un altro nome, Edwin Redwald Carter. Su espressa richiesta di Ecpp, infatti, è il vice console britannico Frederick Brian Mc Keever a porre la sua firma, il 16 gennaio 2004, in calce a quel documento. Che insieme a tanti altri, redatti nel quartier generale napoletano della sigla made in Scaramella, va ad arricchire i già voluminosi faldoni della commissione Mitrokin. In sostanza, il colonnello avvelenato al polonio si è soffermato soprattutto sull’incontro con un mafioso russo al soldo del Fsb che all’inizio del ’94 avrebbe portato da Mosca a Zurigo una valigetta nucleare da recapitare poi in Medio Oriente.

TUTTI PER LA REGINA

Oggi Londra è un vero e proprio centro d’accoglienza per ex spie del Kgb. Una colonia che cresce giorno dopo giorno. E – come ben si sa – sono parecchi i magnate del petrolio, del gas e non solo a farla quasi da padrone di una bella fetta dell’economia britannica, calcio in prima linea (Roman Abramovich col suo Chelsea e altri). In parecchi poi ricordano – sulle sponde del Tamigi – l’estrema ospitalità nei confronti degli amici-stranieri. Un caso su tutti, che ha fatto scuola: per nove anni e mezzo – giusto il tempo della condanna definitiva beccata in Italia per tentata strage – Roberto Fiore, il leader di Forza Nuova ora gemellato con Alessandra Mussolini dentro la Casa delle Libertà, ha soggiornato a Londra e raggranellato miliardi di vecchie lire investendo soprattutto nel settore turistico. Sotto la vigile ala protettrice di M15, che gli ha solo chiesto – in cambio – di fare un viaggetto nei campi falangisti di addestramento in Libano. Secondo un consulente della Mitrokin – una sessantina in tutto, compresi consiglieri circoscrizionali ed esperti di moda, tutti arruolati a 1.000 euro al mese più viaggi e missioni a go go – il pasticciaccio brutto comincia proprio nel Regno Unito.

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«Non dimentichiamo che la massoneria, quella vera, ha sede ancora oggi in Inghilterra. Non dimentichiamo la famosa crociera per vip sul Britannia organizzata a inizio ’90 dalla regina Elisabetta per predisporre gli assetti mondiali della finanza. Non dimentichiamo che Mitrokin approda in Inghilterra e poi, delle sue carte, vien fatto un autentico minestrone ad uso e consumo politico, per attaccare o screditare oppure ricattare a destra e a manca. Le elaborazioni di Cia ed Fbi non si contano, perfino all’insaputa dell’allora premier britannico Major. Dell’originale, probabilmente, non c’è quasi più niente, solo patacche». Dai versanti spionistici d’oltremanica, comunque, arriva qualche replica. «Scaramella era legato a filo doppio con uno dei nuovi boss dei servizi segreti, il potente deputato Komolgarov. Il vostro 007 ha più volte visitato il quartier generale dell’Fsb a Mosca, in compagnia del suo amico e socio d’affari Komolgarov». Altre piste o altri depistaggi?

CORTI MALTESI

E’ San Marino, negli ultimi tempi, la meta preferita di Scaramella. E’ qui, soprattutto, che trova linfa il rapporto d’affari tra la sua Ecpp e la Finbroker, una misteriosa finanziaria. Ai suoi servizi si era affidato anche Italo Bocchino, deputato di Alleanza nazionale ed ex commissario proprio di Telekom Serbia (nonché editore del Roma e del rinato Indipendente), come documenta la Voce di novembre. Sono proprio i magistrati torinesi che archiviano l’altra patacca inventata da Igor Marini & C. a documentare – comunque – gli stretti e organici rapporti tra i vertici della finanziaria sanmarinese e Bocchino. A Malta – secondo indiscrezioni – portano altri affari targati Ecpp.

E proprio all’università di Malta ha insegnato per alcuni anni del dopo Tangentopoli l’ex ministro ovunque della prima repubblica Enzo Scotti, oggi in sella al nuovo centro di Marco Follini. Ora il sempreverde ex titolare degli Interni, il successore di Antonio Gava sulla calda poltrona del Viminale, presiede a Roma il Link Campus dell’Università di Malta. Che organizza, naturalmente, un master in “intelligence & security” (alla terza facoltà romana, intanto, proseguono le lezioni in economia politica impartite da ‘o ministro Pomicino, neo commissario antimafia…): fra i docenti vip, è stato arruolato il generale Carlo Jean, che a bordo della Fibe ha contribuito – a suon di miliardi – allo sfascio dei rifiuti targati Campania. Cin cin.

E Scotti – per sua stessa ammissione – è stato «buon amico di Scaramella». Dopo una breve parentesi di incomprensione («non appartiene alla polizia di stato né ai Servizi», sentenziò nel 1991 Scotti), infatti, è tornato il sereno. A farli conoscere era stato un pezzo da novanta della Cia, Joe Salvetti, per anni capocentro a Roma dei servizi a stelle e strisce. Un anno turbinoso, il ’91, per Scaramella e il suo fedelissimo Fulvio Mucibello (l’uomo che ‘accompagna’ Litvinenko nei suoi frequenti itinerari napoletani): vengono indagati da tre procure (Napoli, Salerno e Santa Maria Capua Vetere) contemporaneamente per una brutta storia (poi al solito archiviata) di “millantato credito, abuso di titolo e abuso di potere”. Cosa era successo? La loro sigla appena sbocciata (nell’89), i Nasc – Nuclei ambientali di sicurezza civile – era stata subito autorizzata a svolgere il ruolo di ‘polizia locale’, per combattere la camorra e chi inquina. Chi aveva firmato quella delega praticamente in bianco? L’allora assessore provinciale all’Ecologia, il delorenziano di ferro Raffaele Perrone Capano. Che a sua volta (poi evidentemente anche lui archiviato) finirà per qualche tempo nell’imbuto di una maxi inchiesta, Adelphi, che già allora cercava di accendere i riflettori sul maxi business dei rifiuti che dalla camorra portava diritto alla massoneria (fra gli indagati anche il venerabile Licio Gelli).

TUTTI A CAPUA

Torniamo in Italia, dalle nostre parti, e siamo a Capua. Dove quattro anni fa Ecpp pensò bene di allestire una convention in grande stile dedicata alle “Tecnologie spaziali e sicurezza dell’ambiente”. In prima fila i rappresentanti delle due superpotenze, Vladimir Degtyar, direttore del “Makeev Design Bureau” della Federazione Russa, e Michael J. Penders, consigliere della Casa Bianca e del Dipartimento di Stato americano per la sicurezza ambientale e l’innovazione tecnologica. Molte le toghe presenti: Lorenzo Matassa, sostituto procuratore al tribunale di Palermo e membro della Mitrokin (colui che presentò Scaramella a Guzzanti), Arcibaldo Miller, numero uno degli ispettori ministeriali, per anni pm a Napoli e braccio destro di Agostino Cordova (fu Miller ad organizzare il pool di magistrati per il maxi flop del processo sui business del dopo terremoto). Il superispettore di via Arenula Miller è per giunta imparentato con Mario Scaramella. Sua figlia Cristina Miller l’estate scorsa è infatti convolata a giuste nozze con il trentenne Pietro Scaramella, fratello dello “007” Mario e di Maria Adele Scaramella, magistrato.

Torniamo al convegno di Capua per incontrare altre guest star: Amedeo Castiglione, giudice della Corte di Cassazione, Alessandro Jazzetti, presidente del tribunale del Riesame di Napoli, Alfredo Ormanni, a quel tempo sostituto alla procura di Torre Annunziata. In rappresentanza del Consiglio di Stato, ecco Antonio Rastrelli, una vita targata Msi poi An, ex presidente della giunta regionale della Campania, zio di Mario Scaramella (il figlio Sergio Rastrelli è ora il legale di Scaramella), anni fa coinvolto in una grossa inchiesta su affari, appalti e camorra portata avanti dal gip Otello Lupacchini e dal pm Pietro Saviotti (fra gli imputati i vertici dell’Icla, l’impresa del cuore di ‘o ministro Pomicino) della procura di Roma e finita al solito nelle nebbie (oggi Saviotti segue il filone romano della Scaramella story). Ecco come concludeva l’enfatico comunicato diramato dalla Eccp: «Il 9 novembre la sede dei lavori è stata trasferita a Gaeta, presso il Comando della Guardia di Finanza.

Dopo aver ricevuto il benvenuto del colonnello Mario Farnesi, le delegazioni hanno passato in rassegna le truppe presso la Caserma Cavour, e sono state accolte presso il Circolo Ufficiali dai professori John Siambis e Lee Lundsford, rispettivamente direttori delle divisioni missilistica e trasporto aereo della società statunitense Lockheed & Martin». All’appello manca solo Bush. Guarda caso, Siambis fa capolino fra i consulenti a libro paga della Ecpp, è l’uomo che «coordina il gruppo che lavora sulle informazioni provenienti da fuorusciti russi». Ed è proprio questo stretto legame con Siambis che fa dichiarare a Scaramella: «l’Ecpp è una struttura che fa capo all’agenzia federale per l’ambiente del governo Usa». Una verità solo parziale perché – come rilevano alcuni ex componenti della Mitrokin – «la Eccp, che riceveva incarichi dalla stessa commissione, con ogni probabilità era capace di dividersi fra tre servizi: americani, inglesi e russi». Vale a dire Cia, M15 e Fsb. Un mix davvero “esplosivo”!

ABU ? AMI !

Ultima tappa, Potenza. Dove va avanti la maxi inchiesta del pm ‘anglonapoletano’ John Woodcock che ha fatto tremare i palazzi di mezza Italia, casa Savoia compresa. Fra gli indagati – è proprio il caso di dirlo – c’è un Palazzi in carne e ossa, Massimo, al secolo – da qualche tempo – Shaykh Abdul-Hadi, per gli amici “Ami”, ed il suo amico-socio Achille De Luca, catanese. Nelle carte processuali fa capolino anche il nome di Scaramella: i due, Ami Palazzi e Scaramella, si conoscevano, e sono documentati gli incontri avvenuti nel corso di convegni e simposi di alto livello, un po’ come quello di Capua. Molti, del resto, i punti di convergenza fra i due, vuoi come interessi, oppure luoghi o frequentazioni (da Miami fino ai Servizi).

Ma passiamo ai raggi x l’ambigua figura di Abdul Hadi. Un neo-islamico ultramoderato, filoisraeliano, tra i fondatori dell’Ami, l’Associazione Musulmani Italiani, dalla quale è stato espulso tre anni fa, fondando un’altra AMI. Ecco cosa viene scritto nel sito ufficiale dell’associazione: «Nell’agosto 2003 i personaggi più discussi, come Palazzi, sono stati allontanati. Palazzi ha continuato a proclamarsi segretario dell’Ami. Dopo numerose diffide, Palazzi ha creato l’Associazione Musulmana Italiana, in modo da conservare la sigla Ami». Cambia le vocali finali, il furbo Abdul, e soprattutto cambia il prodotto. A presiedere la sigla posticcia è l’ex ambasciatore del dittatore somalo Siad Barre presso la Santa Sede, Alì Moallim Hussen (lo stesso Scaramella avrebbe svolto ‘indagini’ sulla pista dei rifiuti radioattivi verso la Somalia). Continua il j’accuse della Ami ‘vera’: l’Ami di Palazzi è «forte dei suoi legami con il Sismi, secondo quanto documenta essa stessa”, e poi “sostiene pedissequamente le campagne propagandistiche dell’ Stato d’Israele e del Dipartimento di Stato statunitense».

Di tutt’altro tenore i commenti del giornalista Dimitri Buffa, tra i protagonisti alla kermesse di Capua organizzata da Ecpp, con una relazione – come si precisava nel comunicato stampa – sullo “stato di allerta connesso agli investimenti che gruppi del fondamentalismo militante presenti in Italia stanno realizzando nel settore delle acque potabili” (al Qaida dietro le maxi privatizzazioni in atto?). Ricostruisce con enfasi Buffa: «Nel 1993 hanno aderito all’Ami due organizzazioni preesistenti, anch’esse di orientamento sunnita e moderato: la Scuola islamica di Roma e l’Istituto culturale della comunità islamica italiana», fondato nel ’91 da Palazzi, che «nel ’97, col pieno sostegno del consiglio direttivo dell’Ami, è divenuto co-presidente musulmano dell’Associazione di Amicizia Islam-Israele». Nel ponderoso documento Buffa sottolinea due dati significativi: l’associazione «venne fondata a Napoli nel 1982 da un gruppo che comprende convertiti italiani e ufficiali delle forze armate di origine somala»; poi, viene richiamata la matrice ispiratrice, ossia la «Fratellanza, fondata ad Ismailia, in Egitto, nel 1928 da Hasan al-Banna, un maestro elementare che era stato ammesso alla massoneria britannica».

Ai giorni nostri, e dalle nostre parti, Ami Palazzi sembra badare al sodo. E nell’inchiesta potentina sono documentati vorticosi giri milionari, a bordo di alcune sigle condivise con alcuni compagni di merende: oltre ad Achille De Luca, anche Massimo Pizza e Antonio D’Andrea, guarda caso ex vicepresidenti della Ami pre-scissione, i quali – denuncia l’Ami doc – «si vantano di essere stati agenti dell’Ufficio K del Sismi». Ma cosa ha architettato il quartetto? Una truffa milionaria ai danni di migliaia di risparmiatori, vendendo sul mercato i soliti prodotti-bidone, tramite tre società civetta, “Fave”, “Bezenet” e “Ivatt Industries. E dove ‘volavano’ i proventi truffaldini? Nei paradisi fiscali, naturalmente, via sigle off shore, approdando vuoi a Montecarlo, vuoi a Miami. Appunto, nella ricca Florida dove spunta la Ecpp di Scaramella.

Andrea Cinquegrani
Fonte: http://www.lavocedellacampania.it
Link: http://www.lavocedellacampania.it/detteditoriale.asp?tipo=inchiesta1&id=56
Dicembre 2006

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