DI PEPE ESCOBAR
asiatimes.com
E’ arrivato il momento che tutti attendevano nella campagna presidenziale statunitense del 2012: il primo serio spargimento di sangue. Quali che siano le opinioni sul Premio Nobel e guerrafondaio Presidente Barack Obama, tecnicamente questo è un assoluto capolavoro di pubblicità politica. Meriterebbe un Oscar anche solo per gli effetti sonori. Forse è un tantino esagerato se si aspettano di ottenere il massimo dell’effetto esplosivo possibile, ma il contenuto dell’accusa è fondamentalmente corretto: il candidato repubblicano alla presidenza – oltre che cyborg societario – Mitt Romney è stato coinvolto in vicende aziendali che hanno condotto a numerosi licenziamenti e hanno contribuito a elevare il tasso di disoccupazione degli Stati Uniti. Non poteva esserci argomento più delicato in un anno elettorale statunitense.
Romney si è affrettato a rispondere che lui non è mai stato responsabile dei fatti in questione poiché in quel momento aveva già lasciato la BAIN, rapace società di capitali (di cui era co-fondatore).
La storia non è andata proprio così. Siti internet indipendenti statunitensi quali Mother Jones e Talking Points Memo seguirono attentamente la storia – come fecero avidamente anche i maggiori mezzi di stampa e comunicazione. Ecco uno stralcio di un articolo del Boston Globe:
“Documenti governativi riguardanti Mitt Romney e BAIN Capital indicano che Romney era stato CEO e Presidente della società tre anni dopo la data da lui indicata come termine del suo incarico di controllo e in quel periodo aveva anche concluso cinque nuove partnership”… “Romney aveva dichiarato di aver lasciato BAIN nel 1999 per gestire le Olimpiadi Invernali a Salt Lake City, lasciando così il suo ruolo nella società. Ma documenti della Commissione di Controllo della Borsa (SEC) mostrano che Romney restò unico azionista, presidente del consiglio d’amministrazione, CEO e Presidente della società”.
Inoltre, un documento fiscale presentato da Romney nel 2003 mostra che nel 2002 egli possedeva ancora il 100% del capitale della BAIN, e le sue dichiarazioni dei redditi del 2001 e 2002 riportano i suoi compensi di dirigente BAIN per circa 100,000 dollari, oltre ai suoi guadagni da investimenti.
La data esatta dell’uscita di Romney dalla società è un punto centrale del contenzioso, avendo egli affermato che le sue dimissioni presentate nel Febbraio del 1999 andavano intese come il suo abbandono dei ruoli chiave nelle società di BAIN Capital che in seguito fecero bancarotta e licenziarono dipendenti. (1)
Traduzione (se occorre): il candidato Repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti d’America ha mentito.
Non sono un truffatore – con effetto retroattivo
Senza battere ciglio, in perfetto stile spensierato-sfrontato – la campagna di Romney ha prodotto una risposta che è già diventata un successo in cima alle classifiche: secondo il suo portavoce Ed Gillespie, Romney si era ritirato, con effetto retroattivo al 1999.
Tuttavia non esiste alcuna traccia che Romney abbia restituito i 100,000 US$ l’anno che percepiva come compenso mentre si era già “ritirato”.
Da un punto di vista legale, ai CEO quindi il denaro arriva comunque, non importa che siano dirigenti a tempo pieno, a tempo parziale o dimissionari retroattivi.
Ecco cosa ha avuto da dire al riguardo uno dei soci di Romney alla Bain Capital – del periodo 1993-2007:
“Mitt risultava nei documenti come CEO e Unico Proprietario della società.” Al socio e’ stato chiesto nuovamente se Romney fosse stato CEO della BAIN Capital dal 1999 al 2002. La sua risposta è stata: “Legalmente, sui documenti ufficiali, suppongo di sì”.
Ancora una volta, dalle parole di uno dei suoi soci emerge che Romney era ancora il CEO mentre negoziava i termini della sua ricca liquidazione : “Dovevamo trattare con lui perché era il proprietario della società”.
Quindi, abbiamo qui un membro ufficiale di quell’ 1% che ha fatto un’enorme fortuna con operazioni di LBO (Leveraged Buyouts = acquisizioni attraverso debiti – ndt) che finirono con il distruggere il valore di diverse società, licenziare numerosi dipendenti e minare le basi dell’economia statunitense; tutto questo mentre contrattava una sua ricca uscita di scena.
Questo soggetto si è ora candidato alla presidenza contro (sue testuali parole) “l’economia di Obama”, fonte di tutti i mali, proponendosi come un saggio uomo d’affari capace di creare nuovi posti di lavoro.
Con quale faccia Romney riesce a giurare di non essere responsabile di alcun errore di gestione della società dopo il 1999 e nello stesso tempo insistere che tutto ciò che è avvenuto dopo il Gennaio 2009 (anno in cui Obama raccolse l’eredità disastrosa del dopo-Bush) è tutta colpa del Presidente in carica?
Come fa Romney a continuare a giurare e spergiurare di non essere assolutamente responsabile di alcun fatto avvenuto nella sua società quando ancora ne era il CEO? Che razza di presidente di società era?
E poi, quando vengono alla luce le sue menzogne, il meglio che riesce a fare è esibirsi in una classica battuta Nixoniana: “Non sono un truffatore”, sparata da ogni pulpito televisivo.
Ormai, per la gran parte degli elettori statunitensi, l’immagine di Mitt Romney-truffatore è ormai incisa su pietra. C’e’ tuttavia un’ineccepibile corrente di pensiero secondo cui l’unico modo che ha Romney per rimediare è quello di presentare le sue dichiarazioni dei redditi degli ultimi dodici anni. Non sembra che sia intenzionato a farlo anche perché se lo facesse confermerebbe in modo plateale le accuse della campagna elettorale di Obama.
Eppure, questo “missile Hellfire” va ben oltre Mitt e la BAIN. Mitt Romney, l’irresponsabile cyborg societario, è la perfetta rappresentazione grafica dei Masters of the Universe – ovvero degli autori responsabili della distruzione dell’economia e della classe media americana, mentre le classi benestanti vengono costantemente e riccamente messe al riparo da ogni tempesta. Benvenuti nel paese della non-libertà, patria di impavidi irresponsabili.
Pepe Escobar è autore di Globalistan: How the Globalized World is Dissolving into Liquid War (Nimble Books, 2007) e di Red Zone Blues: a snapshot of Baghdad during the surge. Il suo libro più recente è Obama does Globalistan (Nimble Books, 2009). Può essere raggiunto all’indirizzo: [email protected]
Fonte: www.atimes.com
Link: http://www.atimes.com/atimes/Global_Economy/NG17Dj03.html
17.07.2012
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SKONCERTATA63
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