DI MARIA MAGGIORE
ilfattoquotidiano.it
“Guardi, è fantastico: un drone volerà sopra i palazzi portando medicinali ed evitando il traffico”, dice Paola Pisano (M5s), assessore all’Innovazione del Comune di Torino, mentre un drone vola sulla nostra testa a Piazza Vittorio, spostandosi solo grazie a un computer e un segnale Internet. Il Comune di Torino ha firmato con la Telecom, un Memorandum of Understanding per fare sperimentazioni 5G nella città di Torino che “s’impegna a mettere a disposizione (alla Tim) immobili di proprietà comunale e infrastrutture di proprietà delle aziende del Comune”.
Non finisce qui: a Torino ci sono anche sensori intelligenti nei cassonetti dell’immondizia per dire ai camion quando svuotarli. Nel porto di Bari i sensori sono in ogni container per riferire da dove è arrivata la merce o se il pagamento dei dazi è in ordine. Poi c’è l’ambulanza intelligente a Milano con i medici che possono cominciare a curare un paziente a distanza; i robot nelle industrie telecomandati col wifi, invece dei cavi, molto più costosi; i sensori super intelligenti nei palazzi all’Aquila, che al minimo tremolio chiudono i rubinetti del gas e lanciano l’allarme. Per una vita più smart, più intelligente, ci saranno anche le auto senza conducente, i frigoriferi che dicono quando un alimento è scaduto, gli elettrodomestici che si azioneranno a distanza e i campi di grano che diranno al contadino quando devono essere annaffiati.
È la rivoluzione 5G, non una semplice evoluzione dei nostri cellulari: passando dal 4G al 5G cambierà il nostro modo di vivere. “È l’Internet delle cose”, dice una portavoce Tim mentre ci accompagna dentro il laboratorio storico dell’azienda a Torino: “Tutto l’ambiente circostante sarà costantemente connesso”. Il 5G ha quasi l’unanimità dei consensi: politica, istituzioni europee, industria e università applaudono alla trasformazione digitale che, si stima, porterà 900 miliardi di crescita in Europa e 1,5 milioni di nuovi posti di lavoro. Ma a che prezzo?
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