Elettrosmog: Renzi e Colao decidono di intestarsi la battaglia sull’innalzamento dei limiti

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di Ennio Bassi

Renzi e Colao decidono di intestarsi la battaglia sull’innalzamento dei limiti elettromagnetici. Sono due deputati di Italia Viva infatti ad aver presentato un emendamento che sposa la posizione sostenuta pubblicamente dal Ministro della innovazione tecnologica e della transizione digitale, Vittorio Colao, secondo cui è arrivato il momento di adeguarsi all’Europa sulle emissioni di elettrosmog per garantire lo sviluppo del 5G . Uno dei temi più controversi e impopolari degli ultimi anni sta così per essere risolto in pochi minuti con un emendamento alla Camera dei Deputati.

Un emendamento al decreto semplificazioni è stato infatti presentato e inserito tra i segnalati per l’approvazione da due deputati renziani, Marco Di Maio e Luciano Nobili. L’emendamento punta a modificare le regole vigenti in Italia in materia di emissione elettromagnetica adeguandole a quelle europee, oggi circa tre volte più alte rispetto alle nostre, lo fa, scrivono i deputati, “per tutelare la salute della popolazione dai rischi di emissione elettromagnetica”, ma sarebbe interessante farsi spiegare perché alzare le soglie dei limiti equivale a tutelare la salute pubblica. Accelerare lo sviluppo delle reti 5G e per di più escludendo l’opponibilità degli enti locali se i protocolli nazionali sono rispettati. Insomma, più emissioni, più limiti alla burocrazia locale, più rapidità di implementazione e, soprattutto, grandi risparmi, ben quattro miliardi, per le aziende del settore.

Per l’implementazione delle reti 5G anche i deputati renziani, sostengono che la strada indicata da loro sia la più efficace. Strada che guarda caso coincide con quella che Colao va indicando da almeno un paio d’anni. C’è però il tema della salute pubblica sulla quale la stessa Comunità Europea sta riflettendo in direzione opposta, immaginando cioè di introdurre misure più restrittive. Da più parti a Bruxelles infatti fanno notare che forse il modello giusto sia proprio quello italiano, fin qui caratterizzato da grande prudenza e maggiore attenzione ai problemi derivanti dall’elettrosmog. E questo da forza invece ai tanti comitati nati contro l’innalzamento dei limiti elettromagnetici che sostengono che in realtà l’emendamento presentato da Nobili e di Maio sia soltanto un modo di fare risparmiare miliardi di euro alle aziende delle telecomunicazioni.

Sul piede di guerra contro l’emendamento la deputata Sara Cunial ex M5S che dopo essere stata capo della protesta “No Vax”, è ora tra i fondatori del comitato “Stop5G” che vede parlamentari di diverso colore politico sostenere la causa ambientalista, la stessa che vede contraria Legambiente, da sempre molto sensibile contro l’innalzamento dei limiti di emissione elettromagnetica, per non parlare dei tanti comitati pro ambiente che sui territori sono nati come funghi e che minano fortemente il consenso dei candidati Sindaci dei vari partiti nelle consultazioni elettorali. Sarà infatti interessante vedere come voteranno questa proposta Lega e Pd che storicamente hanno le radici delle proprie basi sui territori ma si vedrà se anche il M5S farà l’ennesima giravolta su un tema ambientalista da sempre nel suo dna. Insomma una battaglia a perdere per ogni partito politico che dovrà decidere se portare avanti lo sviluppo tecnologico del 5G o privilegiare la tenuta del consenso sui territori.

Ma andiamo per gradi e cerchiamo di capire come stiano veramente le cose in questa partita in cui le multinazionali della telefonia si giocano una buona fetta del proprio futuro e Colao un pezzo della sua reputazione di manager telefonico prestato alla politica dopo oltre un decennio trascorso in Vodafone. L’emendamento dei deputati di Italia Viva prevede che “ai campi elettromagnetici generati dalle stazioni e sistemi o impianti radioelettrici, impianti per telefonia mobile, impianti fissi per radiodiffusione, si applica quanto stabilito dalla raccomandazione del Consiglio dell’Unione europea del 12 luglio 1999”. Un modo esplicito per fare si che l’Italia abbandoni la propria normativa e si adegui al più liberista approccio europeo, per di più saltando tutto il rapporto, spesso conflittuale, con gli enti locali che proprio Colao ha più volte indicato come uno dei maggiori fattori di rischio nello sviluppo della rete 5G.

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I numeri aiutano a capire ancora meglio come stanno le cose. L’obiettivo di Colao e di Italia Viva riguarda l’innalzamento del limite di esposizioni alle radiofrequenze da 6 Volt per metro, come stabilito dalla legge italiana, a 61 Volt per metro fissato dall’Europa. Insomma, passando da un metodo all’altro si decuplicherebbe di dieci volte il rischio di esposizione. Se lo Stato continuasse a realizzare la rete 5G tutelando la salute pubblica e restando sotto l’attuale limite – cosa che ha già fatto con la rete 4G – il costo d’istallazione delle antenne per garantire l’efficienza delle reti sarebbe, come abbiamo già detto, di circa quattro miliardi di euro in più. Il fisico Antonio Capone del Politecnico di Milano, convocato come esperto alla Camera dei deputati nell’aprile del 2019 insieme ai rappresentanti di Assotelecomunicazioni, spiegò in dettaglio che la questione era essenzialmente in questi termini: risparmi ed efficienza contro maggiori rischi per la salute dei cittadini.

Sull’innalzamento dei rischi vi è anche una solida produzione scientifica che certifica quanto la maggiore esposizione alle emissioni elettromagnetiche sia dannosa. L’Italia per altro ha una normativa del 2001 poi rivista nel 2011 che tutela non solo dal rischio termico di surriscaldamento dei tessuti, cioè quello a cui si riferisce il limite fissato dall’Europa, ma anche dal rischio biologico, cioè quello di sviluppare nel tempo una certa tipologia di tumori. Fiorella Belpoggi dell’Istituto Ramazzini di Bologna, una ricercatrice indipendente che ha condotto studi approfonditi per determinare il rischio da esposizione a emissioni elettromagnetiche, sentita dal Fatto Quotidiano ha spiegato che: “Il punto non è la frequenza, ma il campo di emissione dell’antenna, ovvero l’intensità dell’energia emessa, che non deve superare, secondo gli studi scientifici fin qui condotti, i 5V/m, soglia oltre la quale si comincia a registrare un aumento statisticamente rilevante del numero di tumori, come i rarissimi schwannomi al cuore. Il limite italiano a 6V/m – ha aggiunto la ricercatrice – è in linea con quanto indicato dalla scienza. Se la legge viene rispettata, il rischio per il 5G può essere governato come è stato per il 4G e non ci sarà nulla da temere. Se invece non si vuole considerare il rischio biologico, allora bastano meno antenne a 61 V/m, invece che tante piccole a 6V/m”.

Ora, mentre l’Italia guardando all’Europa sembrerebbe puntare ad una politica più permissiva e meno cautelativa per la salute pubblica l’Europa al contrario sembra vivere una fase di ripensamento in chiave restrittiva, uno strabismo però non inutile alle aziende della telefonia. Ammettendo anche che a Bruxelles decidano di innalzare il livello di protezione, per approvare e varare gli impianti normativi più restrittivi ci vorrebbe comunque del tempo. Tempo che invece in Italia le aziende del settore potrebbero molto utilmente impiegare per procedere a costi molto più bassi nella direzione che Colao indica e che l’emendamento dei deputati renziani facilita. Vedremo nei prossimi giorni come si comporteranno le altre parti politiche, l’unico partito d’opposizione, Fratelli d’Italia, e le varie associazioni a tutela dei consumatori. Per ora quest’altro assist di Renzi a Colao e al Governo Draghi è servito.

Pubblicato il 07.07.2021

Fonte: https://insideart.eu/2021/07/07/elettrosmog-renzi-e-colao-decidono-di-intestarsi-la-battaglia-sullinnalzamento-dei-limiti/

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