DI ISRAEL SHAMIR
unz.com
Buon Natale a voi, cari lettori! È un tempo bello e sereno di speranza, quando il momento più buio dell’anno è già alle nostre spalle. Anche se la luce non è ancora percepibile, sappiamo e sentiamo che il cambiamento sta arrivando.
Il recente voto alle Nazioni Unite è stato un grande barlume di luce. I governi del mondo in massa hanno rifiutato il riconoscimento americano di Gerusalemme come parte dello stato ebraico – cosa potrebbe esserci di meglio? L’hanno fatto nonostante la pazza Nikki Haley abbia minacciato la comunità mondiale di annotare tutti coloro che avevano votato contro la decisione USA (“il primo nome che dovrebbe scrivere è la Bolivia”, ha detto con aria di sfida l’ambasciatore boliviano).
Trump ha anche suggerito che gli Stati Uniti potrebbero tagliare gli aiuti per i paesi che si sono opposti al voto ONU. Minacce controproducenti: solo nove stati, i soliti sospetti, tra cui le ex dipendenze statunitensi nel Pacifico, hanno votato per i sionisti. Persino il Canada, sempre solidale con Israele e paese sionista come pochi, non ha votato per Stati Uniti e Israele, perché le minacce di Trump hanno reso quasi impossibile per uno stato indipendente farlo. Se i sionisti pensavano già di governare il mondo, è arrivato il voto a dimostrare che i loro trionfanti report erano quantomeno prematuri. “Non siamo schiavi dei sionisti”, hanno fatto capire le nazioni del mondo.
Adoro queste decisioni di Trump: indeboliscono la presa imperiosa sul mondo più di ogni altra cosa che Putin potrebbe mai fare. Era tutto programmato? Quel che è importante è che lo stia facendo bene. Anche il taglio del contributo americano al bilancio ONU è cosa buona, ci fa presagire il momento in cui gli USA non si intrometteranno più negli affari altrui.
C’è un rovescio della medaglia? Non proprio.
La decisione degli Stati Uniti su Gerusalemme è stata ritenuta nulla. I palestinesi sono giustamente arrabbiati, ma sono anche incoraggiati dal sostegno mondiale. Prima del riconoscimento Trump, erano soffocati dal silenzio, ora la loro lotta è tornata alla ribalta. I turchi hanno assunto il proprio proverbiale posto a capo della Ummah musulmana (l’equivalente islamico della “cristianità”). L’Iran è stato riconciliato con i suoi vicini sunniti. In pratica, raramente una decisione di un presidente yankee ha provocato un cambiamento così positivo.
Anche Lieberman, ministro della difesa israeliano, ben noto per la retorica infuocata, è stato accomodante. Si è astenuto dal bombardare Gaza, a parte alcuni razzi vaganti, ed ha assistito inerme mentre le truppe di Assad liberavano le sacche di jihadisti sul lato siriano della linea di armistizio delle alture del Golan. Il che è una buona notizia, in tempi normali avrebbe già mandato l’aeronautica per mitragliarli a bassa quota.
La soppressione delle proteste palestinesi è stata meno feroce del solito. Un manifestante invalido, senza gambe e sulla sedia a rotelle, è stato ucciso da un colpo mirato di un cecchino ebreo; un’adolescente che aveva schiaffeggiato un ufficiale israeliano è stata portata in prigione; un sacco di gas lacrimogeno è stato sparato a Betlemme. Ma per gli standard israeliani, la repressione è stata frenata e, come avevo previsto, la Terza Intifada non si è materializzata.
La Bestia di Riyadh è stata costretta a votare contro i propri migliori amici, America ed Israele. Ha tentato di nuovo di convincere Abu Mazen, cioè Mahmoud Abbas, il presidente dell’ANP, ad accettare “il piano di pace americano”, invano. Ancor prima del riconoscimento di Trump, Abbas aveva declinato l’offerta; ora sarebbe un suicidio.
Ma non piangete per Mohammed bin Salman. Continua a spremere parenti e notabili, rinchiusi al Ritz Carlton. Uno di loro, il generale maggiore della guardia reale Ali Alqahtani, è morto sotto tortura. La famiglia ha avuto difficoltà a riconoscerne il corpo: troppe scosse elettriche. Il prezzo per la libertà di al-Waleed bin Talal, il detenuto più ricco, è stato collocato a 6 miliardi di dollari, circa il 30% del suo patrimonio netto, probabilmente il 70% delle sue attività non gravate da ipoteche. Il cane continua a non abbaiare, cioè i media non dicono una parola su questi fatti, e questa è una buona notizia per MBS.
Se sei stato imbrogliato dalle balle di Thomas Friedman e sei arrivato a credere che i soldi saranno spesi per un’economia alternativa per l’Arabia, stai tranquillo: MBS si è comprato un palazzo in Francia del valore di 300 milioni, un dipinto attribuito a Leonardo per 450 ed un nuovo yacht per 500. Ed ha ancora un sacco di soldi da spendere.
Inizierà una nuova guerra con l’Iran? MBS ha trovato un modo migliore. Potete di seguito vedere una simulazione animata che rappresenta la vittoria saudita sull’Iran – questo è il suo sforzo bellico.
https://www.youtube.com/watch?v=9selhGBPdek
Approvo con tutto il cuore che fare un cartone animato sia meglio di fare una guerra. Lasciate che Trump impari da MBS e si accontenti di fare un cartone della sua brillante vittoria sulla Corea del Nord (Trump atterra, uccide Kim l’Uomo Razzo in un combattimento corpo a corpo e i coreani accolgono lui come loro salvatore) invece di andarci fisicamente.
Il mondo è pieno di buone notizie, adatte al Natale. Ci sono buone nuove anche in Russia. I comunisti russi, nominalmente la principale forza di opposizione, hanno scelto un nuovo volto per le elezioni presidenziali del marzo 2018, un ex tiepido sostenitore di Putin. Si tratta di Pavel Grudinin, manager di successo di una fattoria collettiva vicino Mosca. La fattoria che porta il nome di Lenin è sopravvissuta alla spinta di Eltsin di eliminare tutte le imprese socialiste, ed è davvero fiorita – alimenta Mosca con le sue fragole. La sua ascesa è stata accolta con inaspettata eccitazione, ed alcuni già prevedono che possa vincere.
La gente è stata riluttante a votare per Gennadi Zyuganov, veterano leader comunista. I russi credono che avesse vinto la corsa alle presidenziali del ’96, ma hanno deciso di accettare la “vittoria” di Yeltsin – per salvargli la vita, o per evitare una nuova guerra civile. Da allora è stato un tascabile leader dell’opposizione, e la sinistra ha cercato un nuovo leader indipendente. Pavel Grudinin e Yuri Boldyrev erano i favoriti; Boldyrev è un bravo polemista, Grudinin un miglior economista pratico. Entrambi sarebbero seri contendenti, tuttavia il partito e le sinistre varie hanno scelto Grudinin.
La Russia è pronta per un ritorno comunista. Probabilmente non lo ricordate – questi eventi sono stati dimenticati anni fa – ma proprio prima della nomina di Putin come presidente russo fatta dal suo predecessore Boris Eltsin, il paese era sul punto di eleggere pacificamente i comunisti per guidare il paese.
Il governo degli anticomunisti conclamati (1990-1998) è stato disastroso. Nel 1998, tutti i beni e l’oro (ed i precedenti prestiti concessi alla Russia) erano stati rubati dalla famiglia di Eltsin e dagli oligarchi in suo supporto in nome della lotta al comunismo, e lo stato russo era andato in fallimento e bancarotta. Per salvare la pelle, Eltsin nominò primo ministro Evgeni Primakov ex ministro degli Esteri, presidente del Parlamento e capo del servizio di intelligence estero (l’NSA russa), e col sostegno comunista Primakov salvò la nazione. Era quasi certo che sarebbe diventato il presidente russo dopo Eltsin.
Primakov era molto popolare; aveva fortemente contestato il bombardamento NATO di Belgrado ed aveva persino fatto tornare indietro il suo jet a Mosca, mentre era sopra l’Atlantico diretto a Washington. Gli è stato attribuito il merito di aver migliorato l’economia, combattendo gli oligarchi e ripristinando la gloria della Russia. Ma come un deus-ex-machina, Eltsin passò il governo del Cremlino al suo uomo, il tenente colonnello (ritirato) Vladimir Putin. L’infangato Primakov neanche gareggiò; i comunisti appoggiarono Putin per poi essere sedotti ed abbandonati dal nuovo presidente. Da allora hanno visto impotenti il loro ruolo scemare; ma il supporto della società civile è ancora forte.
Putin e collaboratori hanno promosso un diverso tipo di opposizione – di tipo ultra liberale, attualmente guidato da Navalny e dalla Sobchak. Hanno avuto la massima visibilità nei media di proprietà statale, mentre i comunisti hanno minimo accesso ai media, un po’ come negli Stati Uniti. Eppure, gli ultra-liberali non hanno mai superato il 10% dei voti. I comunisti potrebbero ottenere molto di più, se giocassero bene le loro carte. E qui il volto nuovo sarà un fattore importante.
Putin sta facendo bene in politica estera, e la gente è abbastanza soddisfatta del suo operato, anche se preferirebbe un atteggiamento più aggressivo verso l’Occidente. È la politica interna che è stata generalmente disapprovata. Era, e rimane, neoliberista. L’aliquota d’imposta fissa (13%) è la più bassa al mondo; i lavoratori russi hanno pensioni e stipendi molto bassi, mentre i miliardari prosperano.
L’insoddisfazione pubblica serpeggia, ma non trova sbocco, in quanto l’unica opposizione di cui si sappia, quella ultra-liberista, è molto peggio di Putin, agli occhi delle classi inferiori e medie (se ancora esistono). L’opposizione comunista potrebbe diventare un vero sfidante per quel potere.
Questa è una buona cosa anche per un seguace convinto di Putin. La Russia ha perso gran parte del proprio stato sociale dal ’91; i ricchi se la sono spassata fin troppo; una sterzata dal neoliberismo monetarista al socialismo o perlomeno alla socialdemocrazia è stata richiesta anche dai consiglieri senior di Vlad.
Gli anti-comunisti russi hanno un proprio cruccio: resuscitare l’impero zarista. Baudrillard lo chiamerebbe un simulacro dell’Impero. Memoriali agli zar – Alessandro I e Alessandro III – sono stati di recente eretti; il ricordo dell’ultimo Zar Nicola II è stato incorporato nelle notizie quotidiane. Ogni giorno i russi sono costretti a discutere un film sull’amante dello zar (è abbastanza rispettoso? No, non lo è, era un santo), o qualche sordido dettaglio dell’esecuzione dello zar (venne ucciso dagli ebrei per scopi “rituali”? Sì, ma non dite “ebrei”). I migliori uomini di Putin vivono e si comportano come i nobili dello zar, facendo volare i loro cani corgi su jet privati.
Putin è stato cauto, forse anche troppo, nel rifiutarsi di ripudiare il suo predecessore. Le persone si infastidiscono quando vedono il museo dedicato a Yeltsin, rimane una figura universalmente odiata, tanto quanto Gorbaciov.
Ma la gente comune porta vagoni di garofani rossi alla tomba di Joseph Stalin, l’eroe della classe operaia e nemico dei ricchi, l’uomo nato e cresciuto in un appartamento seminterrato dei suoi genitori, un artigiano ed una lavandaia. La Russia ufficiale di Putin tollera Stalin per aver sconfitto la Germania nazista, ma la Russia comune lo ama per aver sconfitto i ricchi e potenti ed aver prevenuto per molti anni la loro rivincita. Il suo compleanno è il 21 dicembre, data in cui i russi portano i fiori (la foto è stata scattata quest’anno da un amico).
Sebbene il ripristino del regime sovietico sia alquanto improbabile, è possibile prevedere un qualche spostamento verso sinistra. Tenete a mente che i pro-comunisti sono abbastanza favorevoli verso Putin (anche se alcuni di loro lo considerano un erede di Eltsin ed un protettore degli oligarchi). Tra i fedelissimi di Putin ci sono voci che dicono che probabilmente nominerà Grudinin come primo ministro. Se accadrà, la Russia si sposterà internamente verso sinistra, e tale possibilità è già una buona notizia.
L’ultima buona notizia è che il parlamento svedese non ha votato per un nuovo disegno di legge draconiano, al contrario di quanto detto dai media. La proposta è terribile, su quello non c’è dubbio. Crea un nuovo crimine, lo stupro per negligenza. L’uomo è obbligato a ricevere un consenso inequivocabile dalla donna; altrimenti, anche se nessuna forza o minaccia è stata usata, avrebbe commesso uno stupro colposo. Una legge del genere andrebbe contro la modestia femminile e le consuetudini di sempre.
Tuttavia, mi è stato detto che l’attuale governo sta promuovendo il disegno di legge per i suoi scopi di pubbliche relazioni, definendolo la risposta definitiva alla campagna #MeToo, e non ha alcuna intenzione di portarlo effettivamente al voto. Questa è sicuramente una buona notizia, anche se si vorrebbero avere maggiori certezze a riguardo.
Per ora è tutto. Buon Natale a tutti voi!
Israel Shamir
Fonte: www.unz.com
Link: http://www.unz.com/ishamir/christmas-gifts/
25.12.2017
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di HMG