DI MAZZETTA
Mazzetta Blog
Adesso che con un titolo del genere mi sono messo dalla parte di quanti sono stati accusati di essere “violenti” per aver scritto la stessa cosa su un marciapiede a Bologna (in realtà citando solo Bagnasco, ma melium abundare quam deficere in certi casi) e che mi sono iscritto nella lista di quanti non gradiscono la solidarietà espressa a Bagnasco in un ordine del giorno del Comune di Bologna di ieri, passo ad argomentare perchè i tre soggetti indicati nel titolo, alcuni loro correligionari ed altra umanità dovrebbero vergognarsi.
L’esplosione delle scritte contro Bagnasco in varie città è stata provocata da una frase più che infelice del cardinale, nella quale diceva in sintesi che omosessualità (gli omosessuali) e pedofilia (i pedofili) sono la stessa cosa. Un sciocchezza grande come una casa, priva di qualsiasi fondamento scientifico o giuridico, tanto che le leggi della Repubblica Italiana definiscono un reato la pedofilia, mentre al contrario tutelano la dignità di chi sia omosessuale dalle ingiurie e dalle offese come quelle di Bagnasco. Se la pedofilia è un reato, accusare chi non lo è di esserlo integra il reato di calunnia e viola anche la recente legge voluta da Mastella contro le discriminazioni; non è una mera espressione di un’opinione, tutelata in quanto tale dalla nostra Costituzione.Aggiungo un esempio che chiarisce il punto, visto che la materia si presta alle manipolazioni dei furbetti. Se Bagnasco avesse collegato nello stesso modo ebraismo e pedofilia, sarebbe venuto giù il mondo; non meno osceno sarebbe stato un collegamento tra negritudine e pedofilia.
Invece c’è gente che si deve difendere per avergli suggerito di vergognarsi.
Lascio volentieri la difesa al mio legale di fiducia, qualora qualche spericolato volesse cimentarsi in lite temeraria a difesa del soglio di Pietro, e passo a spiegare perchè anche altri si dovrebbero vergognare.
Si dice che il pesce puzzi dalla testa, di conseguenza la maggiore responsabilità e la maggiore vergogna per il decadimento del cattolicesimo e della sua predicazione in questi anni, spetta indubbiamente all’attuale Papa Ratzinger. Può darsi che l’impronta reazionaria che ha dato al suo papato e prima ancora come prefetto vaticano sia solo una spia dell’età avanzata, può anche darsi che la sua visione della Chiesa sia condivisa solo dalle elite cattoliche e che la maggioranza silenziosa dei cattolici sopporti con disagio la new wave vaticana, ma non ci è dato saperlo, poichè le uniche voci di cattolici che si possono udire sono perfettamente in sintonia con il papato.
Ratzinger è colui il quale ha seppellito definitivamente la Teologia della Liberazione, dopo che alcuni dittatori e criminali sudamericani si erano incaricati di seppellirne i teorizzatori. Ratzinger è anche quello che ha reintrodotto la messa in latino (e non credo perchè ancora oggi dopo decenni di permanenza a Roma parla l’italiano come le Sturmtruppen), ma è anche quello che insiste perchè il richiamo alle radici giudaico-cristiane entri nella futura Costituzione d’Europa, quello che si oppone fieramente all’introduzione dei DICO, quello che vuole regolamentare come pare a lui la riproduzione delle italiane. Ma il buon Papa è pure quello che sostiene il cosidetto Disegno Intelligente in antitesi alla teoria sull’evoluzione della specie ed è anche quello che ha disposto che ai preti pedofili sia garantita l’omertà e la protezione della Chiesa.
E’ di ieri infatti l’adesione alla vulgata, creata negli Stati Uniti da fantasiosi Neocon, con la quale si cerca di conciliare la narrazione biblica con la scienza, inventando di sana pianta che l’evoluzione sia in realtà un progetto divino (il disegno) del Dio creatore. Visto che è ormai acclarato che l’uomo non è stato fatto con il fango e il soffio divino e che la donna non deriva da una costola di Adamo, bisognava inventarsi qualcosa. Il Disegno Intelligente è questo qualcosa.
Ratzinger dice che: “la teoria dell’evoluzione non è completamente dimostrabile, perchè mutazioni di centinaia di milioni di anni non possono essere riprodotte in laboratorio”. Troppo facile far notare che solo la fede può far passare il disegno intelligente, visto che lo stesso difetto di dimostrazione scientifica (invocato a vanvera contro la teoria ipotizzata da Darwin ed in seguito dimostrata dalle risultanze sperimentali) ne farebbe, semmai, un disegno deficiente. Allo stesso modo non è dimostrabile scientificamente la venuta di Dio in terra, non lo sono le avventure di Mosè e neppure i miracoli di Gesù Cristo; tutta roba che come la “creazione” non è dimostrabile, ma che per il Papa è vera e alla quale i cattolici sono tenuti a credere con tutto il contorno di madonne sante e beati.
Si può capire che il Papa non sia molto ferrato nelle scienze e che i suoi consiglieri non abbiano trovato di meglio del disegno deficiente per salvare la narrazione cattolica e cristiana dallo scontro frontale con il treno delle evidenze scientifiche e di conseguenza perdonarlo.
Non si può invece capire e non si può perdonare l’atteggiamento omertoso nei confronti dei preti pedofili, imposto da questo Papa alla comunità clericale.
In una lettera “ai vescovi di tutta la Chiesa cattolica e agli altri ordinari e prelati interessati” del 18 maggio 2001, firmata da Joseph card. Ratzinger, prefetto e da Tarcisio Bertone, SDB, arc. em. di Vercelli, segretario (Vergogna Bertone!) troviamo infatti la linea ufficiale della Chiesa verso i pedofili che vestono la tonaca.
Il documento, a lungo atteso, fu prodotto in seguito ad una lunghissima catena di denunce ( e relative condanne) per pedofilia che portarono la Chiesa cattolica al fallimento finanziario e a vendersi le chiese per ripagare sanzioni e risarcimenti disposti dai giudici negli Stati Uniti. Sanzioni e risarcimenti posti a carico della Chiesa per non aver provveduto in alcuna maniera ad ostacolare le condotte criminali dei suoi preti anche quando ne era a conoscenza e, al contrario, per aver ostacolato la giustizia e fatto pressioni sugli stuprati e sui loro parenti al fine di farli desistere dall’azione giudiziaria.
Come ha reagito la Chiesa di fronte ad uno scandalo del genere?
Se qualcuno pensa che Ratzinger (non ancora Papa all’epoca) e Bertone si siano scusati con le vittime degli stupri e si siano profusi in un sentito nostra culpa, è completamente fuoristrada.
Ratzinger e Bertone firmano invece un documento ipocrita, nel quale si capisce che ci si riferisce alla pedofilia solo nel passaggio che cita tra i delitti gravi, dopo l’infrazione al sesto comandamento (adulterio), “il delitto contro il sesto comandamento del Decalogo commesso da un chierico con un minore al di sotto dei 18 anni di età.”
Il documento di Ratzinger quindi definisce “adulterio” quando il chierico si accoppia con un minore di diciotto anni; ancora una volta in frontale contrapposizione con l’ordinamento penale italiano, per il quale congiungersi con un minore integra la fattispecie di stupro, mentre praticare un adulterio è insindacabile scelta del cittadino. Il giudizio su tali crimini è inoltre “riservato” al Tribunale apostolico della Congregazione per la dottrina della fede. Evidentemente “pedofilia” è un termine che non si può pronunciare quando in ballo ci sono dei preti, anche se si tratta di pedofili stupratori seriali, e altrettanto evidentemente non è il caso di rivolgersi alla magistratura. Ma il peggio deve ancora venire.
Il documento di Ratzinger fornisce ai preti e ai cardinali anche le norme di comportamento in casi del genere ed è bene tenere a mente che non si tratta di suggerimenti, ma di ordini.
“Le cause di questo genere sono soggette al segreto pontificio.”
Il documento impone quindi il segreto a tutti i chierici che venissero a conoscenza di delitti del genere, potranno quindi parlarne solo all’interno delle istituzioni pontificie qualora venga loro concesso. Una linea in contrasto, ancora una volta, con le legislazioni penali di quasi tutti i paesi, nei quali i testimoni dei delitti sono tenuti a testimoniare la verità in giudizio; ma per i preti vige una fedeltà di grado superiore, quella all’ordinamento ecclesiastico, per la quale i doveri di cittadino passano in secondo piano.
Una “linea” evidentemente recepita dal clero, visto che in un servizio della trasmissione “le Iene” si è potuto verificare come si comportino nella realtà i preti di fronte a casi del genere. Nel servizio si vedeva una signora che, rivolgendosi a sacerdoti, chiedeva loro consiglio su come comportarsi, poichè aveva scoperto che un prete abusava del figlio minorenne.
La quasi totalità dei preti coinvolti nell’indagine con telecamera nascosta, consigliava alla donna di rivolgersi al superiore del prete, ma consigliava anche di non rivolgersi alle autorità (per non rovinare il bambino) e per di più di non dire nulla di quanto accaduto nemmeno al padre e coniuge (non si sa mai le reazioni, un gesto sconsiderato…).
A completare il triste quadro giunge una recente lettera di Camillo Ruini, il quale rivolgendosi ad un gruppo di ormai adulti che ha denunciato un ormai ottuagenario prete di averli stuprati in serie per lunghi anni, durante la loro infanzia, nell’indifferenza delle gerarchie ecclesiatiche.
Ruini riconosce implicitamente la colpa del prete accusato, sul quale la Curia di Firenze (alla quale faceva capo) si è chiusa nel più assoluto silenzio, e si augura che il suo trasferimento “infonda serenità nei fedeli coinvolti a vario titolo nei fatti”. Ruini (Vergogna!) non si preoccupa minimamente che il reo possa continuare a delinquere altrove e non riconosce alcuna colpa alla Chiesa.
Un’altra lettera del cardinale Antonelli (Vergogna!) rivela a quali terribili pene vada incontro il prete pedofilo secondo il codice canonico; Antonelli, informando le vittime del caso in oggetto, dice che Chiesa ha deciso che il reo: “non potrà né confessare, né celebrare la messa in pubblico, né assumere incarichi ecclesiastici, e per un anno dovrà fare un’offerta caritativa e recitare ogni giorno il Salmo 51 o le litanie della Madonna”. Davvero una punizione della Madonna.
Queste risposte sono giunte anni dopo che la decina di fedeli (dieci tra tutti gli stuprati, che dovrebbero essere almeno il doppio) ha sollevato il problema e senza che sia stata coinvolta la magistratura. Nessuno dei preti toscani che pure hanno manifestato “disagio” per questo atteggiamento delle gerarchie, ha osato rivolgersi alla magistratura, non lo hanno fatto i fedeli stuprati, ma nemmeno nemmeno la magistratura, che di fronte a notizie di reato dovrebbe intervenire obbligatoriamente si è attivata; questo nonostante la vicenda sia apparsa su diversi giornali locali e nazionali.
In compenso la Digos di Bologna ha avviato immediatamente indagini per scoprire gli autori di quel “Bagnasco vergogna!”. Un ottimo investimento del denaro pubblico e delle scarse risorse a disposizione di magistrati e forze dell’ordine, non vedo l’ora di conoscere gli esiti di tali brillanti indagini.
A proposito di stampa, vergogna anche a la Repubblica e al titolista che indica la vicenda toscana con “Sesso in parrocchia”; quello non è sesso, sono stupri; ennesimo esempio di schiene prone al potere, in questo caso curiale.
Un atteggiamento ributtante, un osceno favoreggiamento, un’omertà più degna di un mafioso che di un maestro spirituale; questo è il pulpito clericale dal quale il povero Bagnasco ha paragonato la pedofilia all’omosessualità. Da qui l’invito a vergognarsi, visto che c’è chi queste notizia le nota a dispetto dei tentativi vaticani di sopirle.
A fronte di questa realtà c’è la fantasia di chi vede la Chiesa “aggredita” e vede “violenza” espressa da chi chiede a questi vecchi intonacati di vergognarsi. A fronte di questa realtà c’è chi non dice niente quando le stesse gerarchie cattoliche propongono di sostituire la legge dello stato con il “diritto naturale” (che è una soave invenzione, non è mai esistito un manuale di diritto naturale e nemmeno è mai stato insegnato in alcuna università), in nome della “moralità oggettiva”, che è un altro UFO mai osservato in natura, un’altra sciocchezza campata in aria, visto che nulla come la morale è mai stato tanto lontano, in ogni tempo ed in ogni luogo, dall’oggettività.
Il sonno della ragione genera mostri, se i cattolici vogliono mandare il cervello all’ammasso per seguire i deliri di questa squadra di terribili vecchietti, sono affari loro, ma non si chieda agli altri di tacere e di astenersi dal gridare: Vergogna!
Aggiornamento
Un ps per ricordare che il cardinal Caffarra ha definito “inumano e miserevole” chi scrive “vergogna Bagnasco” (thx Caffy, come vedi non è servito a molto)
Una nota per riportare le “motivazioni” dell’inchiesta sulle scritte. Dice un viceprocuratore che “L’intimidazione nasce nel contesto di minacce fatte anche in altre città e va inquadrato in una prospettiva di limitazione dell’esercizio delle libertà politiche di un’associazione”
Quindi, par di capire, se a Genova un fesso scrive “Bagnasco devi morire”, trasforma in minaccia anche il “Bagnasco vergogna” che un altro scrive poi a Bologna. Una strana concezione transitiva della responsabilità penale, pare più un teorema fantasioso che qualcosa di rintracciabile sui testi di diritto o nelle sentenze di Cassazione. Quanto al fatto che una scritta del genere possa nella realtà limitare i diritti delle Acli (la scritta è stata vergata davanti ad una loro sede), la legge italiana richiede il requisito dell’effettività perchè sussista una minaccia; al Pm dimostrare come con una scritta per terra (per nulla minacciosa) si possa limitare l’attività politica di un soggetto associativo.
Intanto la Procura incassa un altro schiaffone dal tribunale del Riesame, il quale ricorda ai PM proprio che occorrono “mezzi idonei e potenzialmente suscettibili a realizzare” l’obiettivo eversivo (appunto il ricordato principio dell’effettività delle condotte) perchè sia ipotizzabile l’aggravante eversiva e che per questo l’ennesimo blocco di denunce con l’aggravante di “eversione” è da ritenersi respinto. Non basta “sognare” o auspicare la rivoluzione per integrare una condotta penalmente rilevante, dice il Riesame aggiungendo (in grassetto) che “non è il caso di scomodare aggravanti del tutto sproporzionate rispetto alle condotte illecite da fronteggiare”
Quando questo dettaglio entrerà nella testa della Procura a Bologna sarà un bel giorno e si potrà smettere di confrontarsi con iniziative giudiziare fantasioe per tornare a parlare di politica, cosa evidentemente poco gradita in certi ambienti.
Secondo il Riesame è da migliorare anche la qualità nella formulazione delle accuse, visto che, per l’ennesima volta in casi del genere, il Riesame parla di “UNA RICOSTRUZIONE ACCUSATORIA ALLO STATO CARENTE”, dato che nemmeno nel video di Indymedia si trova qualcosa di più violenza privata ed ingiuria; ipotesi di reato che evidentemente la Procura ritiene troppo modeste.
Aggiunge il riesame che se il procedimento logico adottato dalla Procura di Bologna per contestare 183 denunce con l’aggravante eversiva fosse vero, tutti i reati contro la Pubblica Amministrazione sarebbero automaticamente aggravati da finalità “eversive”.
Aspettiamo con fiducia la replice di Di Nicola e Giovagnoli, non si sa mai che per una volta ammettano di aver avuto torto. Certo è che una Procura che non conosce il diritto, o che lo manipola per fini da accertare, e si colloca così in contrapposizione con la legge stessa, non ci fa una gran figura.
Mazzetta
Fonte: http://mazzetta.splinder.com
Link: http://mazzetta.splinder.com/post/11745992#comment-31788310
12.04.2007