Di Francesca Picone per ComeDonChisciotte.org
Di pochi giorni fa la notizia per cui sono stati trovati, o ritrovati, cinque testimoni che “sanno cosa accadde alla valigetta rossa di Borsellino” (1).
Testimoni, ahimè, non testi. Quando si dice teste di un testimone vuol dire che la sua dichiarazione è valida come parola scritta. I testimoni non sono sempre dei testi, non sono in ogni caso parole scritte e riposte, secretate in un cassetto all’insaputa di una futura loro scoperta. Forse solo una parola che non sia in pensiero per essere letta può dare una qualche garanzia di verità.
Ma poi, mi domando, se pure oggi fosse resa pubblica la notizia del reale ritrovamento di questa agenda rossa, seppure i suoi contenuti diventassero di dominio pubblico, saremmo quindi capaci, come Nazione o come Stato, come civiltà democratica che vanta le sue origini nella società della greca alètheia (il diritto del cittadino di dire la verità al potere), di trarne le conseguenze fattive, rivoluzionarie, ovvero di giungere a quel punto di coscienza dal quale non si torna indietro? O non andrebbe avanti il vento della copertura ipocrita e massmediatica, come del resto va avanti da tempo immemore?
Quando anche i misteri di Italia e quelli internazionali vengano o siano già di fatto disvelati, con le loro collusioni tra forze atlantiche iniziatiche o come direbbe qualcuno contro-iniziatiche internazionali, mafie di poco conto e polizie di altrettanto poco conto che eseguono le disposizioni ricevute, quando anche la stampa nazionale ed internazionale rendesse note alcune faccende che poi sono già note ai più (solo ad esempio: Mattei, Moro, Pasolini, Sankara, e per ultima la giornalista di Malta Daphne Caruana Galizia, nella cui indagine entra fra le altre cose il Tap, come anche l’accordo sui migranti), siamo sicuri che non si vada avanti sulla stessa strada come del resto si è andati avanti sulla stessa strada dopo aver provato e confessato che non esisteva nessuna arma di distruzione di massa che giustificasse la guerra in Irak? Come si è andati avanti sulla stessa strada dopo aver rivelato l’orrido intreccio di interessi e di operazioni poco pubbliche che girano intorno a molte case famiglia (non era solo Bibbiano)? Come si è andati avanti dopo la notizia (di anni fa, chi la ricorda?), trapelata solo grazie alle prove fornite da un infermiere, sulla uccisione consapevole di pazienti vivi e vegeti con una siringa studiata da un primario per essere letale, così che si potesse dire: si muore di Covid, in ospedale? (2) Notizie che in realtà rivelano fattori sistemici (posso dirlo perché ne ho viste e sentite altre, simili, se non peggiori, ma non ho le prove) vengono gettate sul sentiero buio come una sola piccola traccia che non ci aiuterà certo a tornare indietro come tornò indietro Pollicino.
Chi sa guardare giunge al punto di non ritorno. E non ci vollero processi di alcun grado letti al giornale o visti in tv per prendere consapevolezza, già nel 1992, come accadde alla me ventenne e come poté accadere a tutte le persone della mia generazione, l’amara consapevolezza che non siamo tutelati, che in verità, nella nuda e cruda verità, non c’è alcuno Stato che ci tutela.
Eppure oggi la liberalizzazione selvaggia (da cui ci tiene a difendersi Bersani, questa non viene da me) dei beni primari come ora il servizio elettrico nazionale, viene definita, per i non abbienti, “tutela graduale”. Tutela graduale, non: graduale privazione di ogni tutela per ogni cittadino che non possa usufruire dei privilegi dell’élite.
Quando, mi chiedo, davvero è iniziata la fine di ogni tutela? Quando, la tutela di uno Stato di diritto si è trasformata nella menzogna che copre una sadica guerra di Stato al popolo? Forse c’è, come per molte domande, da tornare molto indietro se già Foucault descriveva il passaggio dall’essere popolo ad essere popolazione.
Di Francesca Picone per ComeDonChisciotte.org
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