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La Redazione

 

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PRIMA SI OCCUPA, LE DOMANDE VENGONO DOPO

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A cura di supervice
Il 30 Ottobre 2011
64 Views

DI SLAVOJ ZIZEK
Guardian.co.uk

I critici ritengono che le rivendicazioni di Occupy sono vaghe. I contestatori devono preoccuparsi delle prossime mosse, ma attenti a combattere sul campo del nemico

Cosa fare dopo le occupazioni di Wall Street e non solo, con le proteste che sono partite da lontano, che hanno raggiunto il centro e che ora, più forti, si stanno diffondendo al mondo intero? Uno dei pericoli
più grandi che i manifestanti dovranno affrontare è quello di innamorarsi
di sé stessi. Questa settimana, nell’eco di San Francisco dell’occupazione di Wall Street, un uomo si è indirizzato alla folla con un invito a partecipare come se fosse un happening di hippy negli anni ‘60:
Ci chiedono qual è il nostro programma. Non abbiamo un programma. Siamo qui per divertirci.”
Fare un carnevale è semplice, ma il suo valore è dato da quello che rimane il giorno successivo, da come il nostro quotidiano ne viene mutato. I manifestanti dovrebbero innamorarsi del lavoro duro e paziente: sono solo all’inizio, non alla fine. Il loro messaggio essenziale è: il tabù ormai è rotto; non viviamo nel migliore dei mondi possibili; possiamo, e forse siamo obbligati, a pensare alle alternative.

In una sorta di triade hegeliana, la
sinistra dell’Occidente è tornata al punto di partenza: dopo aver abbandonato il cosiddetto “essenzialismo della lotta di classe” con la pluralità dell’anti-razzismo, del femminismo e di altre lotte, il capitalismo sta ora riemergendo come il problema. Quindi, la prima lezione da apprendere è: non date la colpa alle persone e alle loro attitudini. Il problema non è la corruzione o l’avidità, il problema è il sistema che si spinge a essere corrotto. La soluzione non è “Main Street, non Wall Street“, ma quella di cambiare il sistema dove Main Street non può funzionare senza Wall Street.

C’è tanta strada da fare e presto
dovremo rispondere alle domande davvero impegnative, non su quello che non vogliamo, ma su quello che davvero vogliamo. Quale organizzazione sociale può rimpiazzare il capitalismo? Di che tipo di dirigenti abbiamo bisogno? Di quali organi, anche quelli di controllo e repressione? Le alternative del XX secolo chiaramente non possono funzionare.

Mentre è inebriante godersi i piaceri
dell’”organizzazione orizzontale” delle masse dei manifestanti, della solidarietà egalitaria e degli infiniti dibattiti aperti a tutti, dovremmo anche portare all’attenzione ciò che scrisse GK Chesterton:
“Il semplice fatto di avere una mente aperta non significa niente; il motivo per cui si apre la mente, così come la bocca, è per richiuderla e metterci dentro qualcosa di solido
.” Ciò vale anche per i periodi di incertezza: i dibattiti infiniti dovranno fondersi non solo in qualche nuovo
grande significante, ma anche in risposte concreto alla questione leninista, “Che fare

Gli attacchi diretti dei conservatori

sono facilmente gestibili. Le proteste sono anti-americane? Quando i

fondamentalisti conservatori pretendono che l’America sia una nazione

cristiana, gli si dovrebbe ricordare cosa è la Cristianità: lo Spirito

Santo, una libera comunità di credenti egalitari che sono uniti dall’amore.

Sono i manifestanti che sono lo Spirito Santo, mentre a Wall Street

i pagani adorano i falsi idoli.

I contestatori sono violenti? Vero,

il loro linguaggio potrebbe sembrare violento (occupazione e così

via), ma sono violenti solo nel senso in cui Mahatma Gandhi era violento.

Sono violenti perché vogliono fermare questa situazione, ma cosa

è questa violenza se la si paragona alla violenza necessaria per sostenere

il funzionamento consueto del sistema capitalista globale?

Vengono chiamati perdenti, ma i veri

perdenti non sono quelli di Wall Street, che hanno avuto salvataggi

così ingenti? Vengono chiamati socialisti, ma negli Stati Uniti, c’è

già il socialismo per i ricchi. Vengono accusati di non rispettare

la proprietà privata, ma le speculazioni di Wall Street che hanno portato

alla crisi del 2008 hanno distrutto più proprietà privata di quanto

riuscirebbe a fare i manifestanti giorno e notte, pensate solo alle

migliaia di case requisite.

Non sono comunisti, se per comunismo

si intende il sistema che è meritatamente collassato nel 1990,

e ricordate che i comunisti che sono oggi al potere realizzano il capitalismo

più spietato. Il successo del capitalismo cinese gestito dal comunismo

è un segno evidente che il matrimonio tra capitalismo e democrazia

è prossimo al divorzio. L’unica ragione per cui i manifestanti sono

comunisti è perché si preoccupano di ciò che è comune – la natura,

la conoscenza – che viene minacciato dal sistema.

Vengono snobbati come sognatori, ma

i veri sognatori sono quelli che pensano che le cose possano continuare

all’infinito come vanno adesso, con qualche cambiamento cosmetico.

Non sono sognatori; si stanno risvegliano da un sogno che si è trasformato

in un incubo. Non stanno distruggendo niente, ma stanno solo reagendo

a un sistema che li sta gradualmente distruggendo. Tutti noi abbiamo

visto le scene classiche sui cartoni animati: il gatto raggiunge il

precipizio ma continua a camminare; inizia a cadere solo quando guarda

in basso e vede l’abisso. I manifestanti stanno solo ricordare ai

potenti di guardare in basso.

Questa è la parte semplice. I

contestatori dovrebbero preoccuparsi non solo dei nemici, ma anche dei

falsi amici che fingono di sostenerli, ma che stanno lavorando sodo

per diluire la protesta. Allo stesso modo con cui si prende il caffè

senza caffeina, la birra senza alcool, il gelato senza grassi, coloro

che hanno il potere cercheranno di ridurre le proteste a un ambito moralistico

e indolore.

Nel pugilato, fare clinch significa

tenere il corpo dell’altro con una o entrambe le braccia per impedire

o frenare i colpi. La

reazione dei Bill Clinton alle proteste di Wall Street è un caso esemplare di clinch politico. Clinton ritiene che le proteste sono “alla fine… una cosa positiva“, ma è preoccupato dalla vaghezza delle rivendicazioni: “Dovrebbero sostenere qualcosa di specifico e non essere solo contro qualcosa, perché se si è solo contro qualcosa, ci sarà
qualcun altro che riempirà il vuoto che si è creato
.” Clinton ha suggerito che i manifestanti sono arrivati sulla scia del piano sul lavoro del Presidente Obama, che assicura di poter creare “due milioni di posti di lavoro nel prossimo anno e mezzo“.

Quello a cui si dovrebbe resistere
in questa fase è proprio il tradurre velocemente l’energia delle proteste in un insieme di richieste concrete e pragmatiche. Sì, le proteste hanno creato un vuoto, un vuoto nel campo dell’ideologia egemonica, e ci vuole del tempo per riempire questo vuoto correttamente, dato che si tratta di un vuoto pregnante, un inizio di un percorso nuovo.

La ragione per cui i manifestanti sono scesi in strada è che ne avevano abbastanza di un mondo in cui
il riciclo delle lattine di Coca Cola, due dollari dati in beneficenza o comprarsi il cappuccino dove l’1% andrà per risolvere i problemi del mondo in via di sviluppo è sufficiente per tenere la coscienza a posto. Dopo la delocalizzazione del lavoro e la tortura, dopo che le agenzie matrimoniali hanno iniziato a delocalizzare persino gli incontri, hanno capito che da troppo tempo stavano permettendo la delocalizzazione
del proprio impegno politico, e ora lo rivogliono indietro.

L’arte della politica verte anche
sull’insistere in particolari richieste che, pur essendo assolutamente “realiste”, disturbano l’essenza dell’ideologia egemone: ad esempio quelle, pur fattibili e legittime, che sono di fatto impossibili, come l’assistenza sanitaria universale negli Stati Uniti. In seguito alle proteste di Wall Street, dovremmo mobilitare le persone per fare richieste di questo tipo; comunque, non è meno importante il rimanere allo stesso tempo lontani dal terreno pragmatico delle trattative e dalle proposte “realiste”.

Dovremmo tenere a mente che ogni dibattito, da questo momento in poi, avverrà sul terreno del nemico; ci vuole del tempo per formare nuovi contenuti. Tutto quello che diremmo dovrà venire solo da noi, tutto eccetto il nostro silenzio. Questo silenzio,
questo rifiuto di dialogo, tutte le forme di ostruzione sono il nostro
“terrore”, inquietante e minaccioso.

**********************************************

Fonte: Occupy first. Demands come later

26.10.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE

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