DI OLGA CHETVERIKOVA
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Il gruppo Bilderberg si riunirà dal 4 al 7 giugno a Sitges (nella foto), una località turistica a 30 km da Barcellona. Come al solito, le informazioni al riguardo ci vengono fornite da James Tucker e Daniel Estulin i quali hanno rivelato che in cima all’agenda del meeting di quest’anno c’è la recessione globale e le proposte per l’elaborazione di collassi economici che possano giustificare l’istituzione di una governance economica di portata mondiale.
Con l’intenzione di prolungare la crisi economica per almeno un altro anno, il gruppo Bilderberg spera di poter trarre vantaggio dalla situazione per poter formare un “ministero della finanza globale” all’interno dell’ONU. Sebbene la decisione fosse in realtà stata presa l’anno scorso nel meeting tenuto in Grecia, Tucker sostiene che il piano è stato affondato dai “nazionalisti” statunitensi ed europei (il gruppo Bilderberg indica genericamente come “nazionalisti” tutte le forze con orientamenti nazionali che abbracciano l’idea di sovranità e indipendenza nazionale).Per un anno intero, fin dall’ultimo incontro, i rappresentanti dell’esecutivo globale hanno cercato di convincere il pubblico del mondo ad accettare un “nuovo ordine finanziario”. L’idea è comparsa in dichiarazioni fatte da N. Sarkozy, G. Brown e dall’appena eletto Presidente del Consiglio europeo H. Van Rompuy, ma – sullo sfondo di una fase relativamente indolore della crisi – quest’attività è rimasta limitata a condizionamenti psicologici senza risvolti pratici. Come Jacques Attali ha, piuttosto ragionevolmente, descritto nel suo After the Crisis l’Europa non può pretendere di riformare l’architettura della finanza globale finché non si sarà fornita delle istituzioni necessarie per soddisfare i propri bisogni.
La crisi del debito greco che sta mettendo a repentaglio il sistema finanziario europeo fornisce un pretesto per misure drastiche, e sia la crisi che le misure illustrano chiaramente la strategia che ricorre al caos per riordinare gli accordi esistenti. Il caos generato in maniera deliberata è rigorosamente controllato da istituzioni finanziarie, le grandi banche e hedge funds e funziona come un efficiente meccanismo di governance e di ristrutturazione sociale.
L’attacco finanziario alla Grecia si è prontamente trasformato in offensiva contro l’euro e, come è diventato via via più chiaro, gli sviluppi sono solo parzialmente correlati ai difetti dell’economia greca. L’intensità della crisi che ha momentaneamente costituito una minaccia per l’integrità economica e perfino politica della UE, non può essere spiegata esclusivamente dagli appetiti di giocatori finanziari sfacciati. Ci dovevano essere cause più serie dietro la situazione e in un certo qual modo gli obiettivi perseguiti da coloro che l’hanno creata possono essere capiti dalle dichiarazioni di G. Soros. In altre parole gli europei sono costretti a scegliere tra il collasso dell’eurozona e la centralizzazione della governance.
Jacques Attali ha delineato uno specifico piano di centralizzazione. In esso si suggerisce ai paesi della UE di creare istituzioni proprie per monitorare le attività degli operatori finanziari. Vi si propone anche l’istituzione di un ente di credito europeo di nuova formazione che, non essendo legato alle banche centrali e di investimento europee né ai governi, garantirebbe assistenza a credibili istituzioni finanziarie locali, investirebbe nei loro fondi ed estenderebbe i prestiti dietro specifiche condizioni. Attali inoltre invoca la formazione di un ministero di finanza europeo che dovrebbe avere fin da subito il potere di elargire prestiti a nome della UE e la creazione di un Fondo di Bilancio Europeo con il mandato di supervisionare i bilanci dei paesi il cui indebitamento progressivo costituisce l’85% del PIL. In altro modo, avverte Attali, ci si dovrebbe attendere una crisi più severa.
Sotto pressioni statunitensi, A. Merkel ha finalmente acconsentito a misure drastiche (pare che Sarkozy abbia perfino minacciato di far tornare la Francia alla sua moneta nazionale in caso lei facesse lo stesso) e agli inizi di maggio i ministri della finanza ed economia della UE hanno firmato un accordo sui meccanismi di stabilizzazione dei bilanci nella Eurozona, che prevede l’istituzione di un cuscino di sicurezza di 60 miliardi di euro per riscattare con urgenza i paesi che lottano con le loro finanze pubbliche e l’allocazione di 400 miliardi di euro in prestiti garantiti. Il FMI ha inoltre promesso altri 250 miliardi in caso di necessità. Questo denaro deve servire come cauzione sul debito sovrano della Eurozona, una missione che per la prima volta nella sua storia, la Banca Centrale Europea si avvia a intraprendere. Misure atte a facilitare le transazioni finanziarie erano state annunciate dalle banche centrali di diverse parti del globo inclusa la Federal Reserve, che sta per iniettare con urgenza dollari americani nella BCE così come nelle banche britanniche e svizzere.
Tutto questo può essere considerato come la prima fase verso l’amministrazione monetaria europea centralizzata. Non è chiaro ancora come i “grandi architetti” vedono la governance finanziaria globale e quale ruolo intendono assegnare alle istituzioni finanziarie esistenti, come l’FMI. Le opzioni vanno dalla costituzione di istituzioni completamente nuove alla possibilità di usare l’FMI come centro di regolamento sovranazionale diretto da un consiglio di 24 grandi, un G-24.
Il piano imposto all’Europa dai circoli dell’élite finanziaria implica l’affrontare il problema dell’indebitamento con l’aiuto di nuovi presititi che potranno solo esacerbare anziché risolvere il problema dei bilanci. Secondo i dati di Eurostat, il debito sovrano dell’Eurozona crescerà dal 77,7% all’ 83,6% del PIL. Inoltre, la comunità di esperti ha ampiamente riconosciuto che i dati del debito per la Grecia, Portogallo e altri paesi della UE sono inverosimilmente bassi e non riflettono le reali proporzioni del problema.
Gli esperti della Lombard Odier, una banca svizzera, stimano che l’ammontare del credito inesigibile della Grecia costituisce l’875% del suo PIL, il che significa che per onorarlo il paese dovrebbe investire – senza alcun utile immediato – una cifra che supera il proprio PIL di un 8.75. La media corrispondente nella Eurozona è di 4.34. e negli Stati Uniti di 5.
Senza risolvere i problemi strutturali, le misure lenitive stanno spianando la strada alle istituzioni sovranazionali invocate da Attali. Il 21 maggio scorso, i ministri della finanza della UE, in un meeting presieduto dal presidente della Banca Centrale Europea Jean-Claude Trichet e dal presidente del Consiglio Europeo H. Von Rompuy, hanno adottato il piano tedesco per un coordinamento del bilancio molto più ampio che comprende penalità per gli stati che infrangono le regole di bilancio della UE. Le sanzioni comprendono la sospensione del diritto di voto per i recidivi, sospensione dei fondi per lo sviluppo strutturale, ecc. Era stato anche proposto di sottoporre i bilanci nazionali al vaglio della UE prima del loro dibattimento nelle legislature nazionali. Una relazione sarà preparata entro il 17 Giugno – data del summit della UE – con la bozza di una politica comune dell’Eurozona. Un altro – ancor più ambizioso – progetto come il controllo sui bilanci nazionali dell’Eurozona da parte di un triumvirato composto dalla Commissione europea, la BCE e l’Euro Group, verrà ugualmente discusso.
Gli svantaggi dei pacchetti per il salvataggio sono la peggior parte del problema. Nell’evocare la minaccia di collasso finanziario, i paesi della UE hanno introdotto una serie di misure di austerità estremamente impopolari come i congelamenti di salari e pensionamenti per gli impiegati pubblici, tagli nel welfare, aumento dell’età pensionabile, ecc. La Grecia è stato il primo ma non l’unico paese a essere colpito.
Il governo tedesco progetta di tagliare le spese di 10 miliardi annui tra il 2011 e 2016. La Francia ha abolito la pensione annuale per le famiglia a basso reddito. Sotto la pressione dell’FMI, la Spagna sta avviando una riforma complessiva che include congelamento dell’indice pensionistico, riduzione dei salari e licenziamenti nel settore pubblico, abolizione dei pagamenti di sostegno alle famiglie con bambini appena nati, ecc. Gran Bretagna, Italia e altri stanno percorrendo la stessa strada.
Le conseguenze delle suddette misure sono difficili da calcolare, considerato che l’Europa sta già affrontando un notevole tasso di povertà e problemi di disoccupazione (quest’ultima ha raggiunto il 10% della popolazione economicamente attiva e continua a crescere e almeno 80 milioni di persone si trovano attualmente sotto la soglia di povertà).
Molto probabilmente, il governo ombra mondiale – il gruppo Bilderberg – somministrerà al pubblico l’oblio attentamente calcolato dei problemi sociali per permettere alle èlite di scaricare gli asset in crisi, conservare il controllo della situazione e deviare le proteste dalle vere cause dei problemi.
Dalla prospettiva della Russia, la conclusione è ovvia: l’intensificazione della sua integrazione nell’Europa “libera” rafforza il controllo finanziario e informativo sulla Russia esercitato da parte delle èlite globali che cercano di strapparle il ruolo di giocatore indipendente nel quadro geopolitico.
Olga Chetverikova
Fonte: http://en.fondsk.ru
Link: http://en.fondsk.ru/article.php?id=3069
3.06.2010
Traduzione per www.comedonchisciotte.orga cura di RENATO MONTINI