PERCHE’ SONO PASSATO DA DESTRA A SINISTRA

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o, come ho scoperto che Bush vuole dominare il mondo

DI JEFFREY SCHROEDER

Salve, mi chiamo Jeffrey Schroeder, e sono piuttosto confuso. La mia confusione non dipende dal fatto che non riesco a capire che cosa sta succedendo intorno a me, no, al contrario, si tratta di una confusione ben più profonda, che deriva proprio dal fatto di sapere anche troppo bene che cosa sta succedendo, ma non ci voglio credere.
Fatemi spiegare. Sono una persona normale, con una vita normale, con desideri normali. Vorrei essere felice, vivere, amare, amare il mio paese, e questo mi porta al punto. Ho passato quasi tutta la vita immerso in una relativa ignoranza politica. Il massimo della mia partecipazione democratica è stato quello di recarmi alle urne ogni quattro anni. Purtroppo non mi rendevo di quale gravità potessero essere le conseguenze derivanti dalla scelta della nostra classe dirigente. Non mi preoccupavo, come non mi preoccupavo chi fossero i personaggi che partecipavano alla politica. Però i fatti dell’11 settembre 2001 mi hanno fatto cambiare completamente opinione.

Nei giorni dopo l’11 settembre mi sono messo in sintonia, forse anche troppo, con quello che accadeva attorno a me… Mi sentivo obbligato di capire che cosa era successo, che cosa aveva indotto 19 uomini provenienti da una diversa e lontana cultura a sacrificare le loro vite per distruggere il massimo delle nostre, qui, nel nostro paese, negli USA. Volevo saper tutto, ascoltavo soprattutto la radio, che trovavo molto comoda e e sempre a disposizione per avere gli ultimi aggiornamenti. E’ qui che ho incontrato i vari Rush Limbaugh, Sea Hannity, Michael Savane e Billy O’Reilly, assieme a una miriade di ospiti di talk-show locali che erano ben felici di spiegarmi le loro idee in proposito.

E io mi sono bevuto tutto. Per me le loro opinioni erano il vangelo. Non potevo sperare di meglio. Tutto quello che Rush e Hannity mi dicevano per me andava bene. Dopotutto parlavano alla radio, e alla radio non si possono dire bugie, giusto? Giusto! Così, giorno dopo giorno, ho continuato ad ascoltarli. Le spiegazioni che cercavo, riguardo alle cause che hanno portato alla guerra in Afghanistan e in Irak, me le fornivano loro. Credevo a quello che dicevano. Non solo, ma credevo anche a quello che mi dicevano i nostri dirigenti a proposito dell’Irak. Sembrava che avessero delle prove inoppugnabili per quanto riguarda le armi di distruzione di massa, si trattava di “un colpo decisivo”, come lo definì il direttore della CIA George Tenet.

Quando il presidente ha accusato Saddam Hussein di cercare di ottenere l’uranio arricchito dalla Nigeria, io gli ho creduto. (1) Ho creduto anche al Segretario di Stato, Colin Powell, quando di fronte al Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha affermato che Saddam stava “materialmente violando” le risoluzioni ONU (2). Non volevo che il prossimo attacco all’America si presentasse sotto forma di “una nuvola a forma di fungo”, come ci aveva avvertiti il consigliere per la Sicurezza Nazionale, Condoeleeza Rice. Ho voluto credere anche al Vice Presidente Dick Cheney quando ha affermato che, in Irak, “Saremo accolti come liberatori”. (4) Però, soprattutto, volevo credere che qualora avessimo iniziato una guerra per neutralizzare la minaccia proveniente dall’Irak essa sarebbe dovuta durare molto poco, una guerra corta, decisiva, al massimo “sei giorni, sei settimane, dubito sei mesi”, come aveva riferito il Segretario alla Difesa Donald Rumsfeld. (5)

Dopo nove mesi di guerra cominciai ad avere qualche dubbio. Dopotutto il Segretario alla Difesa aveva detto che non sarebbe durata così tanto, e così cominciai a preoccuparmi. Non si poteva nemmeno dire che eravamo sommersi dai fiori. Non eravamo nemmeno accolti come liberatori. Veramente ci sparavano addosso. Poi mi cominciavo a stancare di difendere la guerra contro tutti i miei amici che invece erano contrari. Non riuscivo a capire come si potesse essere contrari a una guerra che serviva a evitare un’altra tragedia come quella del 11 settembre. Consideravo tutti quelli con un’idea diversa dalla mia “cattivi americani”. E infatti lo erano. Me l’ha detto anche Rush Limbaugh. Il Presidente aveva dichiarato: “O siete con noi, o contro di noi.”, e essi erano contro di noi. Però per me era difficile convincerli a passare dalla nostra parte.

Desideravo solo che la missione fosse compiuta per provare che avevano avuto tutti torto.

Passarono ancora molti mesi. I morti aumentavano. In patria la retorica infuocata e le bandierine sventolate aumentavano sempre di più. Poi cominciarono ad arrivare le notizie che, malgrado Saddam e il suo regime fossero ormai andati, gli ispettori non riuscivano a trovare le famose armi di distruzione di massa. Mi demoralizzavo sempre di più quando sentivo alla radio che i miei idoli chiamavano la scoperta di qualche scatola arrugginita la prova di grandi programmi di distruzione di massa. Sentivo che cercavano di indovinare dove si potessero trovare, in un palazzo, in un bunker, sotto la sabbia, o in Siria. Cominciavano a diventare un po’ meno sicuri e più aggressivi nel respingere le argomentazioni che i liberali opponevano quelle rare volte che li mandavano in onda. Ad un certo momento ho cominciato a notare un cambio di registro che mi affascinava.

Adesso si parlava sempre più di “portare la libertà al popolo iracheno.” e sempre meno della “minaccia imminente” della armi di distruzione di massa. Anche se sono d’accordo che il primo motivo sia un argomento degno di causa, tuttavia non era per quello che eravamo entrati in guerra, era quell’altro che aveva richiesto un intervento urgente e immediato. Se il primo motivo fosse stato quello principale sicuramente non saremmo entrati in guerra.

Dunque la ragione principale dell’intervento non era più la stessa, la cosa cominciava confondermi. Cominciavo a pensare che c’era stata un po’ di disonestà. A peggiorare le cose ecco che i miei amici liberali mi venivano a trovare. Mi parlavano dei popoli oppressi in Cina, delle atrocità commesse in altre regioni, come il Sudan, e di altri regimi tirannici che, se il nostro scopo principale fosse stato quello dichiarato, avrebbero dovuto confrontarsi con i nostri soldati. Questo mi fece infuriare, dal momento che non avevo argomenti per poter rispondere. Accidenti, ora ero confuso e infuriato.

Fu allora che un amico, di quelli contro Bush, pensò di avere trovato il monumento buono.

Vedeva che ero un po’ frustrato e mi offrì il suo aiuto. Mi diede da leggere un libro dal titolo “Bugiardi che mentono e le menzogne che dicono”, o qualcosa di simile. Sapevo già sia del libro che del suo autore. Si trattava di Al Franken o di Stuart Smalley? Ah, si, erano tutti e due. Lo sapevo da Bill O’Reilly perché usava i due nomi indifferentemente per sbeffeggiarli e diffamarli regolarmente come liberali e mentecatti. Esitai ma il mio amico mi sfidò a leggerlo. Mi disse che si trattava di un libro divertente oltre che di istruttivo. Ero piuttosto scettico su quest’ultima parte ma pensavo anche che non avrebbe fatto del male. Potevo sempre farmi una grande risata.

Lessi il libro durante un viaggio in Europa, una bella vacanza meritata da lungo tempo per me e la mia compagna. Il contenuto spiritoso del libro mi disarmò, degli argomenti piuttosto ostici diventavano abbordabili. Anche il viaggio cambiò la mia prospettiva, trovandomi lontana dalla martellante propaganda di casa. Ero comunque preoccupato sul tipo di accoglienza che avrei potuto trovare come americano all’estero. Avevamo prenotato le nostre vacanze all’inizio della guerra in Irak, così avevamo evitato paesi che pensavamo ci fossero ostili, come la Germana e la Francia. Avevamo scelto l’Inghilterra, la Spagna e l’Olanda.

Rimasi piacevolmente sorpreso nel ricevere una calda accoglienza ovunque fossi andato. Nessuna ci aveva dimostrato ostilità, tranne dei camerieri francesi a Londra, che sembravano comunque tutto lì. Un nostro amico che viveva a Soho ci aveva assicurato che la nostra nazionalità non c’entrava niente, quelli erano scortesi con tutti. Nei bar avevo evitato di entrare in discussioni politiche, dal momento che mi trovavo in vacanza, ma quelle poche volte che capitò l’opinione generale era di opposizione alla guerra. Io cercavo di utilizzare gli argomenti che avevo nel mio arsenale però con scarso risultato. Gli europei in generale, e anche gli Inglesi, i nostri migliori alleati, semplicemente sentivano che noi americani stavamo facendo la cosa sbagliata. Però lasciavano cadere l’argomento con molta facilità, dopotutto non si trattava di un loro problema. Il problema era nostro.

Tornato a casa, decisi di non ascoltare più la radio e di fare qualche ricerca per conto mio.

Il libro che avevo letto durante il viaggio era una buona partenza, in quanto aveva messo in luce una serie di problemi ai quali non avevo mai pensato. Prima non mi ero mai occupato di ambiente, di politiche sociali o economiche, interessanti, ma poco divertenti, però il libro di Franken mi spinse ad approfondire l’argomento. Dovevo scoprire da solo quello che gli altri vedevano in W mentre io no. Dovevo scoprire se mi mancava qualche informazione importante riguardo alla guerra, e la dovevo trovare da solo.

Vediamo, tutti vogliono avere fiducia nei loro leaders. Io voglio avere fiducia nei miei. Voglio essere sicuro che il governo abbia come suo scopo principale il nostro benessere. Gorge Bush dice di essere un cristiano. Anche molti del suo staff lo sono. Sono cresciuto con le norme cristiane incorporate, mi hanno insegnato che la carità, l’onestà, l’umiltà e un uso responsabile della terra sono valori per i quali vale pena di combattere. Però il libro mi indicava che l’amministrazione Bush, quando si trattava di politica estera, di preoccupazione sociale o ambientale purtroppo mancava di tutte queste qualità. Per di più, durante le mie ricerche, scoprii anche tutta una serie di bugie e inganni a proposito della guerra in Irak.

Prima di proseguire vorrei chiarire che, a proposito della questione delle armi di distruzione di massa, non mi sono mai schierato nel campo di coloro che dicevano “Bush ha mentito”. Sembra ci sia stato ampio motivo di credere che Saddam abbia avuto o cercato per anni di procurarsi le armi di cui lo volevamo privare. Tutti pensavano che le avesse. Se sono state distrutte o no subito dopo la prima guerra del golfo ormai è storia. Tuttavia ho scoperto che, armi o non armi, l’America sarebbe entrata in guerra comunque con l’Irak.

Per una ragione principale.

Per il controllo del petrolio sia in Irak che nel Medio Oriente.

Tutte le altre giustificazioni erano solo pretesti, giustificazioni perché si sapeva benissimo che gli americani non avrebbero sostenuto una guerra con la sola scusa del petrolio.

Ho scoperto la menzogna sotto la forma del diniego del fatto che il petrolio fosse il fattore principale.

Mi sono imbattuto in una citazione di Donald Rumsfeld che ha ben illustrato la smentita plausibile. Durante una trasmissione radio ha dichiarato che la guerra “non ha niente a che fare con il petrolio, letteralmente niente a che fare con il petrolio.” (6) Il portavoce della Casa Bianca, Ari Fleischer ha ribadito l’argomento durante una conferenza stampa “se si trattasse del petrolio la posizione degli USA sarebbe quella di togliere le sanzioni e consentire la disponibilità del petrolio. Non si tratta di questo. Si tratta di salvare le vite del popolo americano. (7) Il Primo Ministro inglese, Tony Blair, ha dichiarato: “ Fatemi dire qualcosa contro la teoria cospirativa che ci accusa di entrare in guerra a causa del petrolio. Non può essere perché se si trattasse del petrolio sarebbe molto più facile giungere ad un accordo con Saddam…”(8) Solo perché l’ha detto questo non significa che sia vero.
Qualunque sempliciotto, come me, con un minimo di conoscenze di geopolitica dovrebbe ammettere che il petrolio è sempre un fattore importante quando si ha a che fare con il Medio Oriente. Ecco perché quando Rumsfeld afferma qualcosa contrario si tratta di una bugia bella e buona.

Prova n. 1: In un rapporto intitolato Le minacce del 21esimo secolo per una politica di energia strategica, presentato durante un incontro fra i nuovi membri della amministrazione Bush, diretto dal vice Dick Cheney, si legge: “Gli Stati Uniti sono prigionieri del loro dilemma energetico. L’Irak costituisce un’influenza destabilizzatrice …per quanto riguarda l’approvvigionamento del petrolio nei mercati internazionali proveniente dal Medio Oriente. Saddam Hussein si è dimostrato capace di utilizzare l’arma del petrolio e di usare le proprie esportazioni per manipolare il mercato del petrolio. Di conseguenza gli Stati Uniti devono adottare immediatamente verso l’Irak una politica che comprenda forza militare, misure energetiche, economiche e politico diplomatiche.” (9)

Prova n. 2: Gorge H.W. Bush prima della guerra del golfo n. 1 ha affermato: Il nostro lavoro, il nostro modo di vita, la nostra libertà e la libertà dei paesi amici nel mondo potrebbero tutti essere danneggiati se il controllo delle più grandi riserve mondiali di petrolio dovessero cadere nelle mani di Saddam Hussein.” (10)

Prova n. 3: Ancora Dick Cheney, questa volta nelle vesti di Segretario delle Difesa, sotto il primo Bush, nel 1992 ha emesso un rapporto (Defense Policy Guidance) in cui si affermava: “Il nostro obiettivo principale è di continuare a essere la potenza esterna predominante nella regione (Medio Oriente) e di garantire agli USA l’accesso al petrolio della regione.”(11)

Prova n. 4: Anthony H. Cordesman, analista superiore del Centro degli studi strategici e internazionali di Washington, ha affermato: Qualunque cosa si dica in pubblico in proposito, la guerra si farà perché Saddam si trova seduto al centro di una regione con più del 60 per cento di tutte le riserve mondiali.” (12)

Prova n. 5: Le parole più rivelatrici sono quelle del direttore generale della Chevron Kenneth T. Derr, durante un incontro a S. Francisco nel 1988: “ L’Irak possiede enormi riserve di petrolio e gas, riserve che vorrei tanto la Chevron potesse raggiungere.” (13)

Forse Rumsfeld non era al corrente di queste citazioni.

Però io le ho trovate. A questo punto si possono pensare solo due cose: o il nostro Segretario della Difesa ha ricevuto informazioni sbagliate, come quelle relative alla durata della guerra, o ha mentito. In ogni caso dovrebbe essere dimesso per disonestà o per essere incredibilmente incompetente. Però, a quanto pare, la disonestà sembra il modus operandi di questa amministrazione.

Ecco quando comincia il gioco degli inganni.

Ho scoperto che la guerra in Irak non è stata una reazione “difensiva” contro gli eventi del 2001. Essa era stata programmata sin dal 1997. Se ne erano occupati un gruppo di intellettuali neo conservatori che consideravano la guerra un’opzione logica, se non desiderabile, per ottenere i cambiamenti economici, politici e sociali che volevano portare nel mondo.
Durante le mie ricerche mi sono imbattuto in quello che considero il lato oscuro di questa amministrazione, il “Dart Vader” che influenza, se non addirittura dirige, la politica di W. Si tratta di un piccolo ma virulento gruppo di intellettuali di Washington, conosciuti sotto il nome di Project for the New American Century (Progetto per il nuovo secolo americano) o PNAC, i cui componenti sono l’elenco preciso dei neoconservatori. Fra i membri ci sono: Dick Cheney, Donald Rumsfeld, Bill Pennett, Paul Wolfowitz, Gary Bauer, Dan Quale, e, fra gli altri, Jeb Bush. Ora vengo a sapere che questa organizzazione è stata discussa e studiata a lungo in Internet, e che Ted Koppel ne ha tracciato la storia il 5 marzo 2003 su Nightline (14) Però non ho mai sentito che Rush Limbaugh li abbia nominati una volta. Solo di recente ho saputo qualcosa. Formatosi nel 1997 la missione dichiarata era quella di dirigere la politica americana estera, interna e militare in modo da ottenere una “Pax Americana”, o una pace di stile americano, su tutto il mondo.

Anche se mi fermo un attimo prima di dire che si tratta di un progetto di “dominazione mondiale”, posso però dire che si tratta di qualcosa piuttosto temibile. Che cosa c’è di più spaventoso di questi uomini che sono così fieri del loro “Piano” da averlo messo in Internet perché tutti lo possano conoscere? (15) Per tutti coloro che non hanno tempo o voglia di fare ricerche, voglio offrire loro una versione ridotta del Piano, prendendo generosamente a prestito le citazioni di un articolo di William Rivers Pitt (16)

“L’essenza fondamentale dell’ideologia del PNAC può essere rintracciata in un Libro Bianco prodotto nel settembre del 2000 dal titolo ‘Ricostruire la difesa americana: strategia, forze e risorse per un nuovo secolo.’ In esso si delinea ciò che serve all’America per creare l’impero globale che hanno in mente. Secondo il PNAC, l’America deve:

Dislocare in modo permanente le proprie basi nel Sud Europa, nel Sud Est asiatico, e nel Medio Oriente;

Modernizzare le forze armate; aumentando le capacità di caccia, sottomarini, e navi di superficie;

Sviluppare e mettere in azione un sistema antimissile di difesa globale, assieme a una strategia di egemonia spaziale;

Controllare gli “International Commons” del ciberspazio (Internet);

Aumentare la spesa per la difesa, dall’attuale 3 percento, ad almeno il 3,8 per cento del prodotto interno lordo;

Tutto ciò deve essere fatto per sostenere le quattro missioni fondamentali delle forze armate:

Il primo obiettivo è quello di difendere il territorio nazionale. (Bene, nessun problema per questo.)

Il secondo è di consentire alle forze americane di poter “combattere e vincere in modo decisivo su più fronti di guerra contemporaneamente” (Per dimostrare al mondo la potenza militare americana e la sua capacità di combattere su più fronti contemporaneamente);

Terzo “adempiere ai compiti di mantenimento dell’ordine assieme alla predisposizione dell’ambiente adatto per la sicurezza in regioni critiche” (installare e mantenere basi militari con le truppe in funzione di ‘polizia’ internazionale);

Infine “sfruttare la rivoluzione in atto nel campo militare “ per assicurare la superiorità a lungo termine delle forze USA convenzionali (Spendere enormi quantità di denaro per aggiornare le forze attuali e investire in nuove tecnologie militari. PNAC raccomanda “di aumentare il bilancio della Difesa in modo graduale fino a un livello minimo del 3,5 – 3,8 percento del prodotto interno lordo, aggiungendo così da 15 a 20 miliardi di dollari all’anno nel bilancio annuale della Difesa.).

Apparentemente innocue ma più preoccupanti sono le parole quando si dice:

“le forze americane all’estero come ‘la cavalleria della nuova frontiera americana’ così da ‘bloccare le nazioni industriali avanzate nella loro aspirazione di conquistare un ruolo regionale o globale più ampio, o di sfidare la nostra posizione di comando’ (stabilire un predominio economico e militare);

che le missioni di pace devono richiedere “la guida politica e militare degli Stati Uniti al posto di quella delle Nazioni Unite’ (si tratta di minare l’autorità dell’ONU);

‘anche se Saddam dovesse uscire di scena ‘le basi nell’Arabia Saudita e nel Kuwait devono continuare a stazionare in modo permanente – malgrado l’opposizione dei regimi del Golfo alla loro presenza – perché l’Iran può rappresentare una minaccia agli interessi USA pari a quella dell’Irak’. (stabilire e mantenere una presenza militare permanente nel Golfo);

di mettere sotto osservazione la Cina per un “cambio di regime” perché “è ora di aumentare la presenza americana nel Sud Est asiatico”. Questo deve fornire alla “potenza americana e alleata la forza per sostenere un processo di democratizzazione in Cina’ ;

si suggerisce che, malgrado la guerra contro l’Irak abbia come motivo l’esistenza delle armi di distruzione di massa, gli USA devono pensare di sviluppare nuove armi biologiche – che il paese ha proibito – nei prossimi decenni. Si afferma: “Nuovi metodi di attacco—elettronici, non letali, biologici, saranno disponibili in maggior quantità — i combattimenti avverranno probabilmente in nuove dimensioni, nello spazio, nel ciberspazio, e forse anche nel mondo dei microbi.. forme avanzate di guerra biologica che possono prendere a bersaglio specifici genotipi possono trasformare la guerra biologica dal regno del terrore all’utilizzo politicamente utile’

Si prendono di mira la Corea del Nord, la Libia, la Siria e l’Iran in quanto regimi pericolosi e la loro esistenza giustifica la creazione di un “centro di controllo e comando di dimensioni mondiali.” (17)

(A questo punto vale la pena di notare che i personaggi principali di questo gruppo provengono quasi tutti dalle industrie del petrolio, comunicazioni, farmaceutiche, e militari. Cheney è il caso più evidente, dati i suoi legami con la Halliburton. Rumsfeld ha legami con l’industria farmaceutica come la Searle and Gilead Sciences, ha partecipato anche al contratto con Saddam Hussein nel 1983 per costruire un oleodotto dall’Irak alla Giordania. Ecco da dove proviene la famosa foto della stretta di mano con Hussein. Altri pezzi grossi degli affari dell’amministrazione Bush sono: Condi Rice, già membro della Direzione Generale della Chevron. Il Segretario della Marina Gordon England era un alto dirigente della General Dynamics, il Segretario della Air Force James Roche era un dirigente della Northrop Grumman, e Anthony Principi, Segretario per gli affari dei veterani, era un dirigente della Lockeed Martin. La citazione di questi legami incestuosi sarà utile per spiegare la fretta di andare in guerra, come si vedrà avanti.)

Nel gennaio del 1998 la banda del PNAC ha cercato inutilmente di offrire i propri piani all’amministrazione Clinton con lo scopo di dare l’assalto all’Irak (18) (Questa lettera rappresenta secondo alcuni la “prova provata” della disonestà dell’amministrazione riguardo all’Irak). Così si sono messi in attesa. Nel 2000, con la nomina di Gorge Bush a Presidente da parte della Corte Suprema si è offerta loro l’occasione che aspettavano. Dick Cheny si è nominato Vice Presidente, Donald Rumsfeld Segretario alla Difesa, Paul Wolfowitz come Deputy Defense Secretary, e Richard Perle come direttore alla Defense Policy al Pentagono. Ormai sistemati strategicamente nelle stanze del potere erano ormai ansiosi di mettere in atto le loro politiche. In una pubblicazione del 2000 il PNAC ha scritto: “Il processo di trasformazione … probabilmente sarà lungo senza un avvenimento catastrofico che catalizzi gli eventi come una nuova Pearl Harbour”. (19)

La Pearl Harbour sperata è arrivata l’11 settembre 2001.

Il 20 settembre 2002 il Presidente Bush ha firmato il “National Security Strategy of The United States of America”. Si trattava, non c’è da meravigliarsi, della copia ideologica del rapporto del PNAC “Rebuilding America’s Defenses”, uscito due anni prima. In più punti vengono utilizzate le stesse identiche parole per descrivere il nuovo ruolo dell’America nel mondo. Poi ha preparato la messinscena per la guerra, convincendo il pubblico americano del “pericolo imminente” e del pericolo che si correva se non si fosse intervenuti subito.

Questo ci porta a oggi.

Dopo ventitre mesi di guerra in Irak, possiamo vedere il frutto nato dai semi del PNAC piantati otto anni fa. Contratti senza gara assegnati alla Halliburton e Betchel, pieni di sprechi, mazzette e fatture gonfiate, a spese del contribuente americano. Una guerra infinita e lucrosa per fabbricanti di armi come la Northrop Grumman e la Lockeed-Martin. Contratti d’oro per ditte private di sicurezza come la Tartan, CACI e Custer Battles che utilizzano banditi tipo mercenari per terrorizzare i cittadini iracheni (20) e compiere soprusi nei confronti dei prigionieri come a Abu-Graib (21) E finalmente ecco la Chevron che,con un piccolo aiuto da parte di Condi, può finalmente avere accesso alle famose riserve di petrolio. AVANTI LAVORO DI SQUADRA!

Finora, 7 marzo 2005, sono morti fra i 18.509 (22) e i 100.000 (23) civili iracheni.

Sono morti 1.509 soldati americani (24).

10.770 sono stati feriti (25).

Il costo per il contribuente è stato di 154.000.000.000 dollari (26).

Io sono ancora confuso. Però soprattutto arrabbiato.

Sono fuori di testa perché mi hanno tradito le persone in cui avevo fiducia. Non avrei mai creduto che i miei capi mi potessero mentire. Ho creduto che i vari commentatori mi avessero dato una spiegazione chiara, completa imparziale di tutte le possibilità. Ora posso solo immaginare come avrei reagito, io e altri americani, se Rush Limbaugh avesse accennato anche solo un poco, durante la sua trasmissione radio, sul coinvolgimento di Dick Cheney con il PNAC. O se Sean Hannity ci avesse fatto sapere come erano finanziariamente interessati i componenti dell’amministrazione che hanno dato inizio alla guerra. Se almeno Bill O’Reilly avesse indagato un pochettino più sul ruolo che il petrolio giocava nello scatenarsi della guerra, invece di ritenere fosse una barzelletta. Però, in retrospettiva, non credo che tutti questi argomenti avrebbero fatto il loro gioco.

Come non sarebbe stato molto utile per loro avere un po’ di pazienza con Hans Blix, l’ispettore dell’ONU. La conferma che non c’erano armi di distruzione di massa avrebbe rovinato i loro piani.

Sono ancora confuso perché, mentre adesso ascolto NPR per avere notizie attendibili, ascolto ancora Rush Limbaugh e Sean Hannity, più per divertimento ma anche per vedere se riesco coglierli in fallo. A quanto sembra, si può mentire alla radio e riuscire a cavarsela. Chi lo sapeva? Quello che continua a confondermi è la mancanza di qualunque senso critico da parte della masse che ascoltano.
Questa è la gente che ha rieletto Gorge Bush, e gli ha affidato altri quattro anni per esportare ancora più “libertà” nel mondo. Mi spaventa pensare che la stessa gente che ha rieletto Bush, ha anche sostenuto ciecamente la guerra dileggiando chi la metteva in discussione. Ormai non interessa più dove siano finite le armi di distruzione di massa, ora si parla delle minacce che provengono dall’Iran e dalla Siria.

Accidenti.

Adesso sono confuso e arrabbiato.

Jeffrey Schroeder
Fonte: http://www.informationclearinghouse.info/
Link: http://www.informationclearinghouse.info/article8220.htm
9.03.05

TRADUZIONE PER WWW:COMEDONCHISCIOTTE.ORG A CURA DI VICHI

1. http://www.whitehouse.gov/news/releases/2003/01/20030128-19.html
2. http://www.whitehouse.gov/news/releases/2003/02/20030205-1.html
3. http://www.cbc.ca/story/world/national/2002/09/08/iraq_washington020908.html
4. http://www.mtholyoke.edu/acad/intrel/bush/cheneymeetthepress.htm
5. http://www.defenselink.mil/transcripts/2003/t02072003_t0207sdtownhall.html
6. http://www.cbsnews.com/stories/2002/11/15/world/main529569.shtml
7. http://www.whitehouse.gov/news/releases/2003/02/20030206-13.html
8. http://ist-socrates.berkeley.edu/~pdscott/iraq.html
9. http://www.ratical.org/ratville/CAH/linkscopy/energytf.html
10. http://carapace.weblogs.us/archives/024427.html
11. http://www.globalexchange.org/campaigns/oil/2805.html
12. http://socrates.berkeley.edu/~pdscott/iraq.html
13. http://carapace.weblogs.us/archives/024427.html
14. http://www.rense.com/general35/lanne.htm
15. http://www.newamericancentury.org/
16. http://www.informationclearinghouse.info/article1665.htm
17. http://www.informationclearinghouse.info/article1221.htm
18. http://www.newamericancentury.org/iraqclintonletter.htm
19. http://www.informationclearinghouse.info/article3544.htm
20. http://www.msnbc.msn.com/id/6947745/
21. http://www.corpwatch.org/article.php?id=11341
22. http://www.iraqbodycount.net/
23. http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/articles/A7967-2004Oct28.html
24. http://www.cnn.com/SPECIALS/2003/iraq/forces/casualties/
25. http://www.cnn.com/SPECIALS/2003/iraq/forces/casualties/
26. http://www.costofwar.com/index.html

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