DI MIKE WHITNEY
counterpunch.org
Il Segretario della Difesa americano Ashton Carter è disposto a rischiare una guerra con la Cina per difendere la “libertà di navigazione” nel Mar Cinese Meridionale. Mercoledì, parlando a Honolulu, Hawaii, Carter ha emesso il suo “più forte” avvertimento, chiedendo “un arresto immediato e duraturo delle opere di bonifica” delle contestate isole Spratly da parte della Cina.
Carter ha dichiarato: “Non dovrebbe esserci nessun errore. Gli Stati Uniti voleranno, navigheranno, ed opereranno ovunque le leggi internazionale glielo consentano, come facciamo in tutto il mondo”. Ha anche aggiunto che gli Stati Uniti sono intenzionati a rimanere “la principale forza di sicurezza nell’ Asia-Pacifico per i decenni a venire”.
Al fine di mostrare ai leader cinesi “chi comanda”, Carter ha minacciato di schierare navi da guerra e aerei di sorveglianza entro dodici miglia dalle isole, ovvero nelle acque territoriali dichiarate dalla Cina. Non a caso, gli Stati Uniti stanno sfidando la Cina in virtù delle disposizioni della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, un documento che gli hanno ostinatamente rifiutato di ratificare. Ma questo non ha nessuna importanza per il bellicosoCarter il cui insaziabile appetito per il confronto lo rende il più spericolato segretario della Difesa da Donald Rumsfeld.
Allora, cosa succede veramente?
Perché Washington si preoccupa così tanto di un paio di centinaia di yard di sabbia ammucchiati su degli scogli nel Mar Cinese Meridionale? Quale pericolo presentano alla sicurezza nazionale americana?
E il Vietnam, Taiwan e le Filippine tutti impegnati in simili attività “di bonifica” non hanno fatto innervosire gli Stati Uniti?
Certo che lo hanno fatto. L’intera questione è uno scherzo. Come è una barzelletta l’affermazione di Carter che difende il nobile principio della “libertà di navigazione”. La Cina non ha mai bloccato rotte marittime o sequestrato imbarcazioni che navigavano in acque internazionali. Mai. Lo stesso non si può dire degli Stati Uniti che, proprio di recente, hanno bloccato una nave iraniana carica di aiuti umanitari (cibo, acqua e forniture mediche) destinati ai profughi nello Yemen che stanno morendo di fame. Naturalmente, quando sono gli Stati Uniti a farlo, va bene.
Il punto è che a Washington non interessa un bel niente delle isole Spratly; è solo un pretesto per stuzzicare la Cina e mostrare chi comanda nel loro giardino. Carter ammette la stessa cosa nella dichiarazione di cui sopra, quando dice che gli Stati Uniti pianificano di essere ” la principale forza di sicurezza nell’Asia-Pacifico, per i decenni a venire”. La Cina sa che cosa significa. Significa: “Questo è il nostro pianeta, quindi è meglio che vi comportiate bene o vi ritroverete in un mondo di dolore”. Questo è esattamente ciò che significa.
Quindi andiamo dritti al punto e cerchiamo di spiegare che cosa stia realmente accadendo, perché molto presto, nessuno parlerà di Ucraina, Siria e Yemen, tutti gli occhi saranno puntati sulla Cina, dove il nostro folle segretario della Difesa sta cercando di avviare una terza guerra mondiale.
Ecco lo scoop: Washington ha abbandonato la sua politica cinese di “contenimento” ed è passata al piano B: isolamento, intimidazione e confronto. A mio parere, questo è il motivo per cui gli agenti del potere dietro Obama hanno scaricato Hagel. Hagel non era abbastanza aggressivo per svolgere il proprio compito. Volevano un convinto neoconservatore guerrafondaio, proprio come Carter, che può essere ora considerato l’uomo più pericoloso del mondo.
Il compito di Carter è quello di attuare la nuova politica bellicosa di istigazione e di conflitto. Le sue azioni proveranno agli scettici che Washington non è più interessata a integrare la Cina nel suo sistema. In realtà, la Cina è diventata la più grande minaccia per gli Stati Uniti di attuare il piano del perno asiatico. Giusto per ricordare ai lettori quanto sia importante il perno per il futuro dell’America, ecco una citazione di Obama che ho pescato dall’ultimo articolo di Tom Engelhardt “Superpotenza in pericolo”:
“Dopo un decennio in cui abbiamo combattuto due guerre che ci sono costate care in termini di denaro e vite umane, gli Stati Uniti rivolgono ora la loro attenzione al vasto potenziale della regione Asia Pacifico… Dal momento in cui abbiamo posto fine alle guerre, ho ordinato alla mia squadra di sicurezza nazionale di rendere la nostra presenza e missione nell’Asia-Pacifico una priorità assoluta”.
Il cosiddetto perno è una “priorità assoluta” di Washington, il che significa che l’ascesa senza precedenti della Cina deve essere rallentata e la sua influenza regionale ridotta. Così, gli Stati Uniti approfitteranno della contesa delle Isole Spratly, nello stesso modo in cui hanno approfittato di altri incidenti, ovvero, escludendo la Cina da accordi commerciali di vitale importanza, attuando rigide sanzioni economiche, demonizzando i suoi leader attraverso i media, assemblando una coalizione che si opponga pubblicamente alle sue attività, lanciando attacchi asimmetrici sui suoi mercati valutari e finanziari e incitando disordini sociali (rivoluzioni colorate) attraverso il supporto di dissidenti. Questi sono indizi fin troppo familiari dell’ingerenza degli Stati Uniti nei confronti dei “rivali emergenti” che minacciano l’egemonia globale statunitense. La Cina si trova ora in cima alla lista.
Gli agenti del potere dietro Obama sanno che le prepotenze alla Cina comportano rischi significativi per se stessi e il mondo. Nonostante tutto, hanno deciso di portare avanti questa nuova politica e forzare un confronto. Perché? Perché seguire una strategia così pericolosa?
La risposta è: Non hanno altre alternative. Hanno provato con il contenimento e non ha funzionato. La crescita esagerata della Cina, come la sua influenza regionale rischia di lasciare fuori gli Stati Uniti. Carter lo ha anche ammesso in un recente discorso tenuto all’Istituto McCain dell’università dell’Arizona. Ha detto: “Abbiamo già visto i paesi della regione cercare di spartirsi questi mercati … stipulando negli ultimi anni molti accordi commerciali, alcuni in base a pressioni, e accordi speciali …. accordi che … ci lasciano ai margini. Che mettono in pericolo l’accesso dell’America in questi mercati in crescita. Noi tutti dobbiamo decidere se permettere che questo accada. Se abbiamo intenzione di incrementare le nostre esportazioni e la nostra economia … e consolidare la nostra influenza e la leadership nella regione in più rapida crescita nel mondo o se, invece, abbiamo intenzione di tirarci fuori dal gioco”.
Vedete? È tutta una questione di mercati. È tutta una questione di soldi. Qui segue un altro pezzo del discorso di Carter: “L’Asia Pacifico … è la regione che definisce il futuro della nostra nazione” … “Entro il 2050 metà dell’umanità vivrà lì” e “più della metà della classe media globale con i suoi consumi proverrà da quella regione “…”Ci sono già oltre 525 milioni di consumatori in Asia, e ci aspettiamo che salgano a 3,2 miliardi entro il 2030 … Io e il presidente Obama vogliamo far sì che … le imprese possano competere con successo per tutti questi potenziali clienti … Durante il prossimo secolo, nessuna regione sarà più importante … per la prosperità dell’America”.
Questo è il motivo per cui l’amministrazione Obama si sta rendendo fastidiosa nel Mar Cinese Meridionale. È così che le mega-società americane avranno nuovi clienti per i loro iPad e tostapane.
Per questo, sono disposti a rischiare una guerra nucleare.
Mike Whitney
Fonte: www.counterpunch.org
Link: http://www.counterpunch.org/2015/05/29/why-is-obama-goading-china/
29/31.05.2015
Traduzione per www.vcomedonchisciotte.org a cura di KOKJO