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La Redazione

 

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Perchè il Venezuela deve essere distrutto?

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A cura di Markus
Il 30 Gennaio 2019
1508 Views

 

DMITRY ORLOV
cluborlov.blogspot.com

La scorsa settimana Trump, il suo Vicepresidente Mike Pence, il Direttore del Dipartimento di Stato Americano Mike Pompeo e John Bolton, Consigliere per la Sicurezza Nazionale, più un gruppo di paesi centroamericani, in pratica colonie statunitensi senza politiche estere proprie, hanno annunciato all’unisono che il Venezuela ha un nuovo presidente: una non-entità virtuale di nome Juan Guaidó, che non si era mai neanche candidato alla carica, ma che era stato in qualche modo addestrato negli Stati Uniti per questo tipo di lavoro. Guaidó era apparso in una manifestazione a Caracas, affiancato da una piccola claque di ben remunerati leccapiedi. Dopo essersi auto-nominato presidente del Venezuela era sembrato molto spaventato e aveva subito iniziato ad assolvere i suoi doveri presidenziali andando immediatamente a nascondersi.

Non si era saputo nulla delle sue peripezie fino a molto più tardi, quando era riapparso in una conferenza stampa, dove aveva dato una vaga non-risposta alla domanda se avesse subito pressioni per dichiararsi presidente o se lo avesse fatto di sua spontanea volontà. C’è molto da dire su questa storia che è, allo stesso tempo, tragica e comica; analizziamola perciò attentamente. Poi passeremo a rispondere alla domanda sul perché il Venezuela deve essere distrutto (dal punto di vista dell’establishment americano).

Quello che salta immediatamente agli occhi è la combinazione di incompetenza e disperazione esibita da tutte le figure pubbliche e non così pubbliche sopra menzionate. Pompeo, nell’esprimere il suo riconoscimento a Guaidó, lo aveva chiamato “guido”, un insulto etnico nei confronti degli Italiani, mentre Bolton ne aveva combinata una ancora più bella chiamandolo “guiado,” che potrebbe essere la forma spagnola di “telecomandato.” (Era stato un lapsus freudiano o solo un altro dei momenti di senilità di Bolton?). Per non essere da meno, Pence aveva addirittura tenuto un discorsetto sul Venezuela, una sorta di appello al popolo venezuelano, intriso di farfugliamenti in pseudo spagnolo veramente atroci, che era terminato con un assolutamente fuori luogo “¡Vaya con Dios!,” proprio come in un polpettone western degli anni ’50.

C’era stato un po’ di divertimento in più al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, dove il sempre temibile rappresentante della Russia, Vasily Nebenzya, aveva sottolineato che la situazione in Venezuela non rappresentava una minaccia alla sicurezza internazionale e quindi non era di competenza del Consiglio di Sicurezza. Aveva quindi posto a Pompeo, che era presente alla riunione, una domanda precisa: “Gli Stati Uniti stanno progettando di violare, ancora una volta, la Carta delle Nazioni Unite?”

Pompeo non era stato in grado di dare una risposta. Era rimasto seduto lì, come un gatto che finge di non aver in bocca un canarino, e  aveva rapidamente abbandonato la scena. Ma poi, più di recente, Bolton, presumibilmente mentre usciva da una riunione sulla sicurezza nazionale alla casa Bianca per recarsi ad una conferenza stampa, aveva accidentalmente mostrato per un attimo il suo blocco note davanti alle telecamere dei giornalisti. Sopra c’era scritto “5000 uomini in Colombia” (si tratta di una base militare/narco-colonia statunitense al confine settentrionale del Venezuela). Era stato un altro dei momenti di senilità di Bolton? In ogni caso, tutto ciò sembra rispondere in modo affermativo alla domanda di Nebenzya. La nomina ad inviato speciale in Venezuela di Elliott Abrams, un criminale già condannato, che era stato complice nel precedente e fallito tentativo di golpe in Venezuela contro Hugo Chávez (cosa che lo aveva automaticamente reso persona non gradita in Venezuela), è anch’essa indicativa di intenti ostili.

Sarebbe assolutamente comprensibile se confondeste questa operazione di cambio di regime con qualche forma di performance artistica dell’assurdo. È certamente un po’ troppo astratta per le complessità dell’ordine internazionale di un mondo reale. Un povero garzone spaventato viene mandato di fronte alle telecamere e si autoproclama presidente di Narnia, e poi tre tirapiedi (Pence, Pompeo e Bolton) più Trump il babbeo saltano su tutti insieme e gridano “Sì, sì, sì, è sicuramente lui!” E un fallito in pensione viene preso da una panchina, rispolverato e spedito in missione in un paese che non vuole saperne di lui.

Nel frattempo, nel mondo reale, l’esercito e il sistema giudiziario venezuelano sostengono compatti il presidente eletto Nicolas Maduro e numerosissimi paesi comprendenti la stragrande maggioranza della popolazione mondiale, tra cui Cina, Russia, India, Messico, Turchia, Sud Africa e molti altri si sono espressi a favere di Maduro. Persino le popolazioni dei paesi radiocomandati dell’America Centrale sanno bene quale pericoloso precedente costituirebbe una simile operazione di cambio di regime se dovesse avere successo, e stanno pensando: “¡Hoy Venezuela, mañana nosotros!”

Cerchiamo di essere precisi, esaminiamo le ragioni utilizzate per promuovere questo operazione di cambio di regime. C’è la tesi secondo cui Nicolas Maduro non sarebbe un presidente legittimo perché le elezioni dello scorso anno, dove era stato sostenuto dal 68% di coloro che si erano recati alle urne, non erano state abbastanza trasparenti ed erano state boicottate da alcuni dei partiti di opposizione, mentre Juan Guaidó sarebbe legittimo al 100%, nonostante a lui e alla sua irrilevante Assemblea Nazionale si opponga il 70% dei Venezuelani, stando ai risultati elettorali dell’opposizione. Ci sono state anche alcune accuse infondate di “brogli con le schede elettorali,” peccato che i Venezuelani non usino le schede cartacee, mentre secondo l’osservatore di elezioni internazionali ed ex presidente degli Stati Uniti, Jimmy Carter, “il processo elettorale in Venezuela è il migliore del mondo.“

C’è l’affermazione che Maduro ha gestito in modo veramente pessimo l’economia venezuelana, con conseguente iperinflazione, disoccupazione alle stelle, carenza di beni di prima necessità (soprattutto medicinali) e una crisi dei rifugiati. Questa tesi ha anche un fondo di verità, ma dobbiamo anche notare che alcuni dei paesi che confinano con Venezuela sono, sotto molti aspetti, messi anche peggio, nonostante Maduro non sia il loro presidente. Inoltre, molte delle difficoltà economiche del Venezuela sono state causate dalle sanzioni statunitensi. Come esempio, in questo momento circa 8 miliardi di dollari di proprietà del Venezuela sono tenuti in ostaggio e verranno probabilmente utilizzati per finanziare un esercito mercenario che dovrebbe invadere e tentare di distruggere il Venezuela, esattamente come è stato fatto con la Siria.

Infine, una parte delle difficoltà del Venezuela è dovuta alla maledizione del petrolio. Il Venezuela ha le maggiori riserve mondiali di petrolio, ma il suo petrolio è molto viscoso e quindi costoso da estrarre. In un periodo di alti prezzi del greggio, i Venezuelani erano diventati dipendenti dagli introiti del petrolio, che il governo aveva utilizzato far uscire milioni di persone da una degradante povertà e trasferirle dalle baraccopoli in abitazioni di proprietà del governo. Ed ora sono i bassi prezzi del petrolio ad aver causato la crisi. Se il Venezuela riuscirà a superare questa congiuntura, sarà in grado di rimettersi in piedi, una volta che i prezzi del petrolio saranno risaliti (cosa che succederà quando il regime di Ponzi del fracking statunitense avrà fatto il suo corso). Torneremo più avanti sul tema del petrolio venezuelano.

Come commento a parte, molta gente è del parere che i problemi del Venezuela siano dovuti al socialismo. Secondo loro, è una cosa buona e giusta se molte persone soffrono sotto un governo capitalista, ma, se è socialista, allora questo è il tipo sbagliato di sofferenza e il loro governo merita di essere rovesciato, anche se tutti avevano votato a suo favore. Ad esempio, il sito ZeroHedge, che pubblica spesso informazioni ed analisi utili, ha spinto questo ragionamento fino alla nausea. È davvero una sfortuna che alcune persone immaginino di essere guidate da sani principi e dal giusto modo di pensare, mentre sono semplicemente, nella migliore delle ipotesi, degli stupidi cretini e degli utili idioti per qualcuno nella peggiore. Le politiche delle altre nazioni non sono fatte per essere decise da loro e dovrebbero smetterla di sprecare il nostro tempo con le loro sciocchezze.

Questo palese tentativo di cambio di regime creerebbe un precedente molto pericoloso per gli stessi Stati Uniti. La dottrina del precedente legale non è affatto universale. E arrivata fino a noi dall’epoca buia del diritto consuetudinario dell’Inghilterra tribale e viene applicata solo nelle ex colonie britanniche. Per il resto del mondo è una barbara forma di ingiustizia, perché concede poteri arbitrari a giudici e avvocati. Ai giudici non deve essere consentito di redigere o modificare le leggi, solo applicarle. Se il tuo caso può essere deciso sulla base di un altro caso che non ha nulla a che vedere con il tuo, beh allora, perché non permettere a qualcun’altro di pagare le tue spese legali e le tue sanzioni e scontare la pena al posto tuo ? Ma esiste un principio generale del diritto internazionale, secondo cui le nazioni sovrane hanno il diritto di attenersi alle proprie leggi e alle proprie tradizioni giuridiche. Pertanto, saranno gli Stati Uniti ad essere vincolati dai precedenti che loro stessi hanno stabilito. Vediamo come funzionerebbe la cosa.

Il precedente stabilito dal riconoscimento da parte del governo degli Stati Uniti di Juan Guaidó consente a Nicolas Maduro di dichiarare illegittima la presidenza di Donald Trump, praticamente con le stesse motivazioni. Trump non è riuscito ad ottenere la maggioranza del voto popolare, ma ha ottenuto la presidenza solo a causa di un sistema elettorale corrotto e ingannevole [gerrymandered]. Inoltre, alcuni candidati dell’opposizione sono stati trattati ingiustamente durante tutto il processo elettorale. Trump è anche un disonore e un fallimento: 43 milioni di persone dipendono dai buoni pasto, i disoccupati a lungo termine (collettivamente definiti “non in forza lavoro”) sono circa 100 milioni, i senzatetto sono in aumento e in diverse città degli Stati Uniti spuntano tendopoli, numerose aziende statunitensi sono sull’orlo della bancarotta e Trump sembra non sia neanche in grado di tenere aperto il governo federale! È un disastro per il suo stesso paese! Maduro riconosce quindi Bernie Sanders come legittimo presidente degli Stati Uniti.

Quindi, anche Vladimir Putin potrebbe basarsi su questi due precedenti e riconoscere Bernie Sanders come il legittimo presidente degli Stati Uniti. In un discorso pubblico, potrebbe dire quanto segue: “Non mi vergogno di ammettere che abbiamo insediato Donald Trump come presidente degli Stati Uniti, come era nostro diritto fare sulla base dei numerosi precedenti stabiliti dagli stessi Stati Uniti. Sfortunatamente, Trump non ha funzionato come previsto. Mueller può andare in pensione, perché questa chiavetta USB contiene tutto ciò che è necessario per annullare l’insediamento di Trump. Donny, scusa, ma non ha funzionato! Il tuo passaporto russo è pronto per il ritiro presso la nostra ambasciata, così come le chiavi per un monolocale a Rostov, di fianco all’ex presidente dell’Ucraina Viktor Yanukovich, che aveva subito un violento cambio di regime proprio per mano del tuo predecessore Obama.”

Perché tutta questa disdicevole fretta per far saltare in aria il Venezuela? La spiegazione è semplice: c’è di mezzo il petrolio. “Economicamente farà una grande differenza per gli Stati Uniti se potessimo fare in modo che siano le compagnie petrolifere americane ad investire e a sviluppare le potenzialità petrolifere del Venezuela”, ha affermato John Bolton su Fox News. Vedete, il petrolio venezuelano non può essere prodotto in modo redditizio senza alti prezzi del petrolio (così alti che molti consumatori di petrolio andrebbero in bancarotta) ma può certamente essere prodotto in quantità molto più elevate, al costo di enormi perdite finanziarie.

Le enormi perdite finanziarie non fermeranno di certo le compagnie petrolifere americane, che finora hanno accumulato una perdita di 300 miliardi di dollari con il fracking, finanziato saccheggiando i fondi pensione e gravando le generazioni future di pesanti debiti e con altri schemi nefasti. Inoltre, tenete presente che il maggior singolo consumatore di petrolio al mondo è il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti che, se dovrà pagare un po’ di più il petrolio per continuare a mandare all’aria nazioni, sicuramente lo farà. O, piuttosto, sarete voi a farlo. Per loro non cambia nulla. Gli Stati Uniti sono già ben oltre il punto in cui normalmente ci si dichiara falliti, ma i suoi leader faranno di tutto perchè la festa possa continuare ancora per un po’.

Ecco il vero problema: la cuccagna del fracking è alla fine. La maggior parte dei giacimenti facili è già stata sfruttata; i pozzi più recenti si stanno esaurendo sempre più in fretta, producono meno e costano di più; i prossimi cicli di fracking, se mai dovessero esserci, brucerebbero 500 miliardi di dollari, poi 1 trilione di dollari, poi 2 trilioni di dollari … Il tasso di perforazione sta già rallentando, e aveva iniziato a rallentare anche quando i prezzi del greggio erano ancora alti. Nel frattempo, il picco del petrolio convenzionale (non-fracked) si è verificato nel 2005-6, solo pochi paesi non lo hanno ancora raggiunto, la Russia ha annunciato che inizierà a ridurre la produzione giusto fra un paio d’anni e l’Arabia Saudita non ha capacità residue.

E’ in arrivo una penuria di petrolio abbastanza importante, che interesserà in modo specifico gli Stati Uniti, che consumano il 20% del petrolio mondiale (con solo il 5% della popolazione mondiale). Una volta che il fracking si sarà schiantato, gli Stati Uniti passeranno dal dover importare 2,5 milioni di barili al giorno al doverne importare almeno 10, e quel petrolio non esisterà. In precedenza, gli Stati Uniti erano stati in grado di risolvere il problema facendo saltare in aria diversi paesi e depredandoli del loro petrolio: la distruzione dell’Iraq e della Libia aveva tenuto a galla per un certo periodo le compagnie petrolifere americane e aveva impedito il crollo del castello di carte finanziario. Ma lo sforzo di distruggere la Siria è fallito, e anche il tentativo di far saltare in aria il Venezuela rischia di far fiasco perché, tenete a mente, il Venezuela ha fra 7 e 9 milioni di Chavisti imbevuti di spirito rivoluzionario bolivariano, un esercito numeroso e ben armato ed è generalmente un ambiente molto difficile [in cui operare].

In precedenza, gli Stati Uniti avevano fatto ricorso a diversi trucchi sporchi per legittimare la loro aggressione contro i paesi ricchi di petrolio e il conseguente furto delle loro risorse naturali. C’era stata la fiala di polvere di talco altamente tossica che Colin Powell aveva sbandierato davanti all’assemblea delle Nazioni Unite per indurle a votare a favore della distruzione dell’Iraq e del furto del suo petrolio. C’era stata la storia inventata delle atrocità umanitarie in Libia per ottenere i voti per una no fly zone sulla regione (che poi si era rivelata essere una campagna di bombardamenti seguita da un rovesciamento del governo). Ma con il Venezuela non ci sono queste foglie di fico. Tutto ciò che abbiamo sono aperte minacce di una vera e propria aggressione e spudorate bugie a cui nessuno crede, malamente recapitate da pagliacci, tirapiedi e vecchi bacucchi.

Se il Piano A (rubare il petrolio del Venezuela) fallisce, allora il Piano B è prendere tutti i propri rifiuti cartacei denominati in dollari USA (contante, azioni, obbligazioni, titoli, polizze assicurative, cambiali, ecc.) e bruciarli nei bidoni della spazzatura cercando di stare al caldo. Nell’intera faccenda c’è un’evidente sottofondo di disperazione. L’egemone globale si è rotto; è caduto e non riesce a rialzarsi.

Dmitry Orlov

Fonte: cluborlov.blogspot.com
Link: http://cluborlov.blogspot.com/2019/01/why-must-venezuela-be-destroyed.html
29.01.2019
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

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