DI STEPHANIE MILLS
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Qualche anno fa il mio gruppo di scrittori, composto da sei non-madri (che chiamammo Child free Ladies’ Mind Workers UnionLocal #1), incappò in una discussione sulle nostre ragioni di non volere figli. Anne-Marie, una poetessa, disse che era stata influenzata ai tempi dell’università da un discorso che sentì, una laureata da una lussuosa università che giurava di non volere figli. “Ero io”, le dissi. E’ stato un po’ snervante scoprire che una mia azione di 40 anni prima aveva avuto conseguenze personali sulla sua vita.
Fu nel 1969 che feci il discorso che ella ricordava, alla mia cerimonia di laura dal Mills College (anche se abbiamo un nome in comune, non ho alcun rapporto con i fondatori del college). Intitolai il mio discorso “Il futuro è una beffa crudele”. Il soggetto era la sovrappopolazione e la crisi ecologica. Dissi che, alla luce di tutti i danni che gli esseri umani stavano facendo al pianeta, “la cosa più umana per me da farsi era quella di non volere affatto dei figli.” Quel mio dire fece grande notizia. La mattina dopo la mia laurea, mi sono svegliata per scoprire che ero diventata una celebrità. La mia foto e le mie osservazioni erano sulla prima pagina dell’ Oakland Tribune e uscivano su agenzie di stampa in tutto il paese e il mondo. C’erano articoli sull’argomento nel New York Times e su tutte le riviste più importanti. Per settimane fui coinvolta in un vortice di attenzione da parte dei media. Improvvisamente ebbi a che fare con giornalisti e intervistatori e inviti a fare altri discorsi e apparire sugli schermi di tutti gli Stati Uniti. Gestii l’occasione abbastanza bene, considerando che avevo solo 20 anni ed ero introversa.
Anche se avevo trascorso i miei anni universitari – fine anni ‘60 – in una situazione di tutto riposo nel tranquillo campus di un college femminile, facevo parte di una generazione che si sentiva rivoluzionaria. Contribuiva il fatto che il Mills era situato proprio lungo la superstrada per l’Università della California. Mentre la laurea si avvicinava, guardavamo passare gli elicotteri della Guardia Nazionale degli Stati Uniti che portavano le truppe per occupare Berkeley durante la sommossa di People’s Park. Alcuni importanti cambiamenti sembravano avvicinarsi e fu il lavoro dei giovani a renderli un bene…
[Stephanie Mills]
Essere in un college femminile nel periodo d’oro della liberazione delle donne, e avere una madre femminista e una buona madre se pur non una grande appassionata della maternità, mi ha incoraggiata a prendere le mie decisioni circa il mio futuro personale, se includeva l’essere una madre o no. Nel dichiarare che avrei rinunciato alla maternità, non stavo tanto facendo una dichiarazione sulla mia vita personale, ma stavo dicendo che avrei fatto un sacrificio e mi discostavo dal modello, perché credevo e credo che per evitare una catastrofe ecologica gli individui debbano cambiare la loro vita, che tutta la civiltà debba cambiare, in effetti.
L’etichetta di non-madre si attaccò a me, ma io non permisi che mi definisse o limitasse i miei argomenti. Parlavo di sovrappopolazione, d’ecologia e del cambiamento sociale necessario per affrontare i problemi che la nostra specie aveva creato. A volte mi trovavo coinvolta in dibattiti contro donne o uomini la cui causa era la massima riproduzione umana. Una volta, ad un certo punto il colloquio si fece cattivo, ma quella fu l’eccezione. Soprattutto venivo accolta con apprezzamento e ammirazione. Un sacco di gente sentiva che stavo dicendo una cosa che doveva essere detta.
Vi erano brave persone che mi dicevano che ero proprio il tipo di donna che avrebbe dovuto avere figli. Io rispondevo che, data la presenza degli allora tre miliardi di persone sulla Terra, c’erano già un sacco di bambini promettenti nel mondo, una cui moltitudine poteva essere ben servita da un po’ di giustizia economica e razziale, quindi i privilegi di cui avevo goduto non venivano ad essere una qualifica straordinaria per la maternità.
Anche se la mia decisione di non avere figli fu presa per quelli che potrebbero essere chiamati motivi politici, si rivelò poi una buona scelta personale. Sono terribilmente indipendente e amo la mia solitudine e libertà. Tuttavia, nel corso degli anni ho rivisto la mia decisione. Non ho mai sentito un desiderio abbastanza insostenibile di avere un figlio da crescere o da adottare. Ma il disappunto di tornare sulla mia decisione non rappresentava un deterrente qualora avessi cambiato idea sulla maternità. Altre donne, lo so, sono state in grado di combinare esigenti vocazioni con la maternità. Data la mia natura particolare, la responsabilità e la distrazione dei figli molto probabilmente mi avrebbero impedito di proseguire il mio lavoro di scrittrice, che è stato immensamente gratificante, anche se difficile ed incerto la maggior parte del tempo. Ora che sono abbastanza vecchia per essere nonna, qualche volta vorrei aver avuto una nipote con cui comunicare, ma sono amica di alcuni stupendi giovani e posso imparare da loro come anche passare a loro qualunque saggezza io abbia maturato. E questo è quanto.
P.S. Nel 1969, la popolazione mondiale era 3.636.562.333. Il 1 agosto 2009, era di 6.774.705647 con circa 148 nuove anime che si aggiungono ogni minuto.
Stephanie Mills è una scrittrice e un’insegnante che vive vicino a Maple City, Michigan. E’ stata protagonista nel nuovo documentario Earth Days [Giorni Terreni, ndt], sui pionieri del moderno movimento ambientale (nei cinema a fine agosto). Per informazioni sul suo lavoro, visita il sito www.smillswriter.com.
Titolo originale: “Why I Chose to Be Childless
“
Fonte: http://www.more.com
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Agosto 2009
Traduzione per www.come donchisciotte.org a cura di CONCETTA DI LORENZO