OSSEZIA: UNA GUERRA TRA SUPERPOTENZE PER IL PETROLIO

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DI LARRY CHIN
Online Journal

La guerra tra la Russia e la Georgia, una pedina armata, addestrata e comandata dagli USA, è in diretta continuità con gli eventi della guerra NATO nei Balcani e l’indipendenza del Kosovo, ma anche con l’11 Settembre, la Guerra al Terrorismo e le invasioni di Iraq e Afganistan.

La guerra nella provincia georgiana della Ossezia del sud è una classica guerra per procura tra superpotenze, in cui un aggressivo regime appoggiato dagli USA, membro dell’alleanza militare regionale della Nato denominata GUUAM (Georgia, Uzbekistan, Ucraina, Azerbaijan, Moldavia) è stato aizzato contro la Russia. Questa guerra viene combattuta per il controllo del Mar Caspio, la regione in cui si trovano le terze più grandi riserve petrolifere. Il controllo di questa regione è una delle più importanti chiavi del potere mondiale.

Gli Oleodotti

Mentre una propaganda incendiaria e una retorica cifrata (con affermazioni sulla Ossezia del sud, sul genocidio, sulla “democrazia”, eccetera) volano da una parte all’altra, l’attuale agenda geostrategica, la posta energetica su cui le potenze mondiali si sono impegnate in una battaglia mortale (con milioni di civili innocenti usati, come al solito, come carne da cannone), rimane ampiamente non riportata e non affrontata.
Uno sguardo alla mappa racconta tutta la storia. Tutto ciò accade in una regione ricca di risorse e critica da un punto di vista strategico, quella del Caucaso e del Mar Nero, la stessa regione della guerra nei Balcani degli Usa e della Nato negli anni 90, condotta dall’amministrazione Clinton.

La posta in gioco dell’attuale conflitto è identica a quella della precedente guerra: il controllo del petrolio del bacino del Mar Caspio-Mar Nero-Caucaso e il controllo di molteplici oleodotti e gasdotti chiave che attraversano la regione, compresi i tracciati Baku-Supsa e Baku-Ceyhan-Tblisi che attraversano la Georgia, il condotto Baku-Novorossiyk (attraverso Cecenia e Dagestan) e altri.

L’oleodotto più critico, il tristemente noto oleodotto Baku-Ceyhan appoggiato dal governo Usa e da un consorzio di interessi petroliferi multinazionali alleati degli Usa (che comprendono Royal Dutch Shell, Unocal, e BP) trasporta petrolio dal Mar Caspio attraverso l’ Azerbaijan (un altro regime appoggiato dagli USA) sino ad attraversare la Georgia (bypassando Iran e Russia) verso il Mar Nero, da dove il petrolio viene trasportato verso l’Europa occidentale e il resto del mondo.

L’oleodotto Baku-Ceyhan è stato visto dall’amministrazione Bush/Cheney come uno dei suoi più brillanti successi geostrategici. Tutti i condotti e gli stabilimenti petroliferi dell’impero anglo americano, compreso il Baku-Ceyhan, sono minacciati se il conflitto subirà un’escalation.


[Un tratto del gasdotto Dzuarikau-Tskhinval (AFP/Getty Images) ]

Macchinazioni anglo-americane sul Mar Caspio

Come notato da Michel Chossudovsky nel suo libro America’s ‘War on Terrorism,’ (che descrive in dettaglio il continuum della politica bellica anglo americana dal conflitto degli anni 90 nei Balcani/Kosovo/Yugoslavia, sino all’11 settembre e a oggi), il GUUAM, formato nel 1999, è stato “dominato da interessi petroliferi anglo-americani, volti ad escludere la Russia dei depositi di petrolio e gas dell’area del Caspio e a isolare politicamente Mosca”.

Contemporaneamente alla formazione del GUUAM, come fatto notare da Chossudovsky, Washington iniziò la sua politica estera della ‘Silk Road Strategy’, o SRS [strategia della Via della seta n.d.t.], volta in particolare a promuovere l’“indipendenza” di repubbliche ‘secessioniste’ [“breakaway”] in Asia centrale, e a minare e destabilizzare i suoi concorrenti nel business petrolifero, tra cui Russia, Iran e Cina.

Come notato dalla scomparsa Karen Talbot nella sua classica analisi del 1999 sul conflitto nei Balcani, Backing Up Globalization with Military Might [“L’appoggio della globalizzazione tramite la potenza militare” n.d.t.], l’offensiva del Nuovo Ordine Mondiale era “legata alla spinta per estendere e proteggere gli investimenti di aziende multinazionali nella regione del Mar Caspio, in particolare di aziende petrolifere” e, allo stesso tempo, ostacolare i progetti russi e cinesi sulle stesse ricchezze energetiche.

La SRS e la GUUAM, abbracciate tanto dalla fazione neocon che da quella neoliberista a Washington, portarono direttamente all’11 settembre, alla “guerra al terrorismo” e alla conquista di Afganistan e Iraq sotto l’amministrazione Bush/Cheney.

Georgia: una pedina creata e appoggiata dagli USA

Su di una base più locale, le macchinazioni anglo americane nel corridoio della GUUAM sono avvenute per anni sotto Bush/Cheney, ad iniziare con la militarizzazione, le operazioni sotto copertura e le destabilizzazione volte a portare cambi di regime (le “rivoluzioni colorate” appoggiate dalla C.I.A. e le elezioni manipolate), sino alla costruzione, letteralmente da zero, di governi fantoccio “democratici” favorevoli alle multinazionali Usa, quali il regime di Saakashvili.

Come notato nel New York Times, “gli Stati Uniti non hanno semplicemente incoraggiato la giovane democrazia georgiana, ma hanno anche aiutato a militarizzare il debole Stato georgiano… Ad alti livelli gli Stati Uniti hanno aiutato a riscrivere la dottrina militare georgiana e ad addestrare i suoi comandanti ed ufficiali. La Georgia, nel frattempo, iniziò a riequipaggiare le sue forze—con armi da fuoco israeliane e Usa, aerei-droni da ricognizione, equipaggiamento per le comunicazioni e la gestione del campo di battaglia, nuovi convogli di veicoli e scorte di munizioni… Lo scopo ufficiale era di incoraggiare la Georgia verso gli standard militari della Nato”. Il leader della Georgia, Mikhail Saakashvili, arrivò al potere nel 2004 in seguito ad operazioni segrete Usa.

L’Ossezia del Sud, una delle cosiddette repubbliche secessioniste, viene reclamata dal fantoccio Usa, la Georgia, ma ha opposto resistenza al dominio georgiano. Il governo di Saakashvili ha tentato per un certo tempo di appropriarsi della Ossezia del Sud. Con uno schema simile a quello che fece iniziare il conflitto nei Balcani degli anni 90, ciascuna parte accusa l’altra di genocidio, atrocità e violazione della legge internazionale.

Ciò a cui stiamo assistendo ora è una aperta e diretta risposta militare russa ad anni di invasione anglo americana della regione e alla prospettiva di una forza militare appoggiata dagli Usa e dalla Nato in Ossezia del Sud che darebbe all’Occidente un maggiore controllo del petrolio del Mar Caspio e del mar Nero.

USA contro Russia e Cina in tutto il mondo

Molti si chiedono se questo conflitto segna l’inizio della Terza Guerra Mondiale. La domanda stessa è sbagliata. Una guerra mondiale — cioè una guerra mondiale per le risorse—tra l’impero angloamericano e i suoi alleati e le superpotenze ad esso avversarie, Russia e Cina e i loro alleati, è andata avanti di continuo per decenni.

Questa guerra imperiale – un’unica guerra, la stessa guerra –è stata mossa su molteplici livelli ma si è combattuta con assoluta chiarezza durante l’amministrazione Bush/Cheney, mentre la scarsità di energia, o Picco di Petrolio, e gas, si è manifestata con modalità da incubo, apertamente e in modo tangibile. Ogni evento geostrategico a partire dalla seconda guerra mondiale si è direttamente focalizzato su questo paradigma. L’analisi di Michael Klare, autore di Resource Wars: The New Landscape of Global Conflict [“Guerre per le risorse: il nuovo panorama del conflitto globale” n.d.t.], e di molti altri ha mostrato ciò in modo chiaro.

Il testo sulla guerra imperiale scritto da Zbigniew Brzezinski, The Grand Chessboard [“La grande scacchiera” n.d.t.] e l’agenda del PNAC e di altri gruppi neoconservatori sono stati persino più espliciti: controllo del subcontinente euroasiatico, la cui geografia comprende la maggioranza delle riserve petrolifere mondiali note, e, allo stesso tempo, accerchiamento, isolamento e destabilizzazione di Russia e Cina e dei loro alleati.

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Le guerre dell’impero angloamericano dagli anni 90 in poi hanno riguardato conseguentemente e apertamente petrolio e gas. La guerra del 1999 della Nato nei Balcani fu combattuta per il bacino del Mar Caspio, il sito delle terze più grandi riserve petrolifere mondiali. La politica degli oleodotti connessa con il controllo e il trasporto del petrolio del Mar Caspio ha portato direttamente agli eventi dell’11 settembre e alla risultante “guerra al terrorismo” in Afganistan. Il tentativo di catturare e controllare le seconde maggiori riserve petrolifere ha portato direttamente all’invasione e all’occupazione dell’Iraq e ad una presenza militare permanente in Medioriente.

Il conflitto (economico, politico e militare) è scoppiato su ogni pezzo di terra che contiene, anche solo ipoteticamente, del petrolio o che riguarda in qualche modo il petrolio e l’energia: Nigeria, Iran, Sudan, il Mare cinese meridionale, Algeria, Darfur, Somalia, Cecenia e persino Canada. In tutti questi casi l’impero anglo americano ha fronteggiato gli interessi cinesi e russi.

Scenari da incubo

Ciò che è significativo del conflitto georgiano è che, in modo provato, per la prima volta a partire dalla cosiddetta fine della guerra fredda, non abbiamo l’impero anglo americano che sta unilateralmente bombardando, invadendo o occupando una nazione politicamente debole con un esercito primitivo, come Afganistan e Iraq. In questo caso la potenza militare russa è stata direttamente scatenata contro un surrogato Usa.

La Russia sta sfidando l’impero anglo americano a rispondere a ciò.

Attualmente non è chiaro, di fronte a tante complessità (oscurate dalla violenza e da una crescente ed incendiaria retorica da parte di tutte le fazioni in gioco) quale scenario si presenterà. Ciò che è già chiaro è che sarà uno scenario oltre l’incubo.

Guardate l’articolo War in the Caucasus: Towards a Broader Russia-US Military Confrontation? [“Guerra nel Caucaso: verso un più ampio confronto militare tra Russia e Stati Uniti?” n.d.t.] e il blog di Mike Ruppert.

Questa è una guerra che Mosca voleva fare e finire in un momento chiave in cui l’impero anglo americano è nel mezzo di autentici spasmi mortali, risultato della sua autodistruzione politica ed economica sotto l’agenda criminale di Bush/Cheney? Sono i nodi che vengono al pettine per Bush/Cheney – con la Russia che espone i bluff dell’amministrazione?

Quale è stato, se c’è stato, il ruolo della Cina dietro le quinte?

È questa una guerra che i neoconservatori, guidati da Bush/Cheney, hanno provocato tramite la Georgia per fornirsi di una nuova giustificazione per scatenare l’“impensabile” aperta guerra nucleare che hanno insistito di voler combattere “senza fine”? Se Bush/Cheney sono stati genuinamente colti di sorpresa, ora, colti da panico neocon, useranno tutte le risorse e faranno saltare tutto?

Tale guerra è legata a tutti gli altri eventi, comprese le prossime elezioni presidenziali? Questa guerra è legata in qualche modo le fazioni politiche che appoggiano John McCain?

Con l’economia mondiale che si trova sull’orlo del collasso del petrodollaro, con gli USA prossimi alla depressione, e con la Federal Reserve Usa e Wall Street intente a sempre più disperate azioni per salvare l’impero, c’è un qualche significato nel momento in cui è scoppiata questa guerra? Una qualunque distruzione delle forniture petrolifere, in un solo colpo, cancellerebbe l’economia e il mercato azionario e farebbe salire i prezzi di gas e petrolio a nuovi scioccanti livelli abbattendo una già screditata amministrazione Bush/Cheney.

Lo spettacolo della famiglia Bush, di Henry Kissinger, Putin, eccetera che si intrattengono ai Giochi Olimpici di Pechino mentre l’Ossezia del Sud brucia, e neocon quali Dick Cheney e l’ambasciatore presso le Nazioni Unite (e uomo della C.I.A.) Zalmay Khalilzad impegnati a gestire il pulsante nucleare a Washington (avvertendo che “l’aggressione russa non rimarrà senza risposta”) non dovrebbe solo farci rivoltare lo stomaco, ma suscitare allarmi come niente altro dall’11 settembre a oggi. Ancora più rivoltante, ma attesa, e la quasi totale disattenzione a questa gigantesca esplosione bellica. Gli occhi dell’opinione pubblica disperatamente ignorante e acquiescente sono fissi sul divertimento delle Olimpiadi di Pechino e poi sulle disavventure sessuali di John Edwards. Ancora una volta la tempistica di tutto ciò suscita di per sé delle domande.

Chi sapeva cosa, e quando? Chi è che governa il tutto? Chi ne trae beneficio? Quali orrendi scenari di guerra nucleare stanno ricevendo semaforo verde?

Se non fosse già terribilmente chiaro dopo gli eventi di terrorismo di Stato da parte di Bush/Cheney l’11 settembre 2001 e sei orribili anni di aperta delinquenza, con la conquista ed occupazione di Afganistan e Iraq e con la guerra al terrorismo, questo momento storico dovrebbe servire come segnale d’allarme.

Non c’è mai stato un momento più critico per guardare oltre il mare di fumo della propaganda.

E’ questo il momento.

Copyright © 1998-2007 Online Journal

Titolo originale: ” South Ossetia: superpower oil war “

Fonte: http://onlinejournal.com
Link
13.08.2008

Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da ALCENERO

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