DI GIANLUCA FREDA
Blogghete
Tutto quello che
avreste voluto sapere sugli attentati in Norvegia, ma avete evitato
di chiedere, un po’ perché ci arrivavate anche da soli, un po’
perché è sempre la solita solfa.
Sui motivi del doppio attentato terroristico
in Norvegia, il cui tragico bilancio è finora di un centinaio di morti,
l’unica cosa che bisogna tenere presente è che – come sempre –
tali motivi vanno ricercati in direzione diversa, se non del tutto opposta,
a quelli insinuati dai giornali e dalle TV di regime dell’occidente.
A chiarire la situazione, forse sono utili alcune notizie uscite in
sordina nei giorni e negli anni scorsi. Fare due più due non è difficile.Q: Quali
interessi ci sono dietro l’attentato?
A: Norvegia e Russia hanno raggiunto
nel corso degli ultimi anni accordi di cooperazione sempre più stretti
tanto per lo sfruttamento dei giacimenti di gas e petrolio dell’Artico,
quanto per la partnership commerciale nello sfruttamento di giacimenti
mediorientali (in Iraq in particolare). Quest’asse energetico privilegiato
tra Russia ed Europa mette a rischio gli interessi strategici americani
e il controllo USA sul continente europeo. Era inevitabile che arrivassero,
prima o dopo, gli opportuni “avvertimenti”:
1) Dal sito “La voce della Russia”, 07-07-2011:
Entra in vigore
l’accordo Russia-Norvegia: nuovi orizzonti nell’Artico
Oggi entra in vigore
l’accordo fra la Russia e la Norvegia sulla delimitazione delle zone
di competenza nell’Artide e sulla cooperazione nel Mar di Barents
e nel Mar Glaciale Artico. Con questo documento, firmato il 15 settembre
del 2010, si sono conclusi 40 anni di controversie. L’accordo
apre nuove possibilità per il libero sfruttamento dei ricchissimi giacimenti
di gas e petrolio nell’area di 175 mila chilometri quadrati e regola
la collaborazione nel settore ittico. Secondo il ministro degli esteri
russo Lavrov, si tratta di un’intesa opportuna e reciprocamente vantaggiosa.
2) Da “Sky
– TG24” del 12-12-2009:
Iraq, russi e
norvegesi si accaparrano il petrolio
Nel corso dell’asta
per l’assegnazione di appalti ventennali
sui pozzi iracheni, che si è svolta a Baghdad, la compagnia russa Lukoil
e la norvegese Statoil hanno ottenuto la concessione per uno dei maggiori
giacimenti petroliferi nel Sud dell’Iraq. Lo ha annunciato il ministro
del petrolio iracheno. Si tratta di uno dei giacimenti più grandi finora
mai sfruttati, con delle riserve di quasi 13 miliardi di barili. La
coppia Lukoil-Statoil ha strappato il contratto grazie a un’offerta
che prevede di accrescere la produzione di 1,8 milioni di barili al
giorno.
3) Dal “Corriere
della Sera” del 26-10-2007:
Gazprom si allea
con la Norvegia. E il petrolio tocca nuovi record
MILANO – Gazprom
ha scelto la norvegese StatoilHydro come secondo partner nel maxi-giacimento
di gas a Shtokman. Il colosso russo guidato da Alexej Miller aveva già
selezionato la francese Total come primo partner per sviluppare la fase
iniziale del progetto, la cui stima ammonta a 15-20 miliardi di dollari.
Le riserve di questo giacimento ammontano a 3.700 miliardi di metri
cubi di gas e oltre 31 milioni di tonnellate di gas condensato. […]
Q: Perché l’attentatore
doveva essere “di estrema destra”?
A: Fin dal termine della Seconda Guerra
Mondiale, gli USA hanno ristrutturato la politica europea su basi anti-russe,
favorendo in particolare i movimenti socialdemocratici filoamericani
e isolando la destra europea anti-statunitense. La destra è tradizionalmente
portatrice di ideologie nazionaliste, avverse tanto al dominio americano
sul continente quanto agli strumenti politici (“democrazia”) ed
economici (moneta unica) attraverso i quali tale dominio viene garantito.
Solo in Francia, all’epoca di De Gaulle, la creazione di questo ostracismo
verso la destra europea era temporaneamente fallita. Il partito filo-russo
in Europa è ovviamente trasversale agli schieramenti politici, ma nel
linguaggio della propaganda si tende a definire “populismo di destra”
ogni posizione politica che non si uniformi ad una visione filoamericana
dell’europeismo e che prenda anche solo ipoteticamente in considerazione
la creazione di rapporti più stretti con la Russia. Tali forze politiche
sono quelle che maggiormente preoccupano gli Stati Uniti, essendo poco
malleabili, scarsamente controllate, avverse all’unione economica
europea (attraverso la quale gli USA mantengono l’Europa nella morsa
del debito, dunque sotto controllo), in crescita di consensi e – soprattutto
– animate da una prospettiva “eurasiatica” che guarda alla Russia
come ideale partner politico ed economico con cui rimpiazzare nel futuro
la superpotenza americana in declino. Occorre dunque, ogni volta che
sia possibile, demonizzarle (magari definendole “xenofobe” e “antisemite”
a intervalli regolari) e screditarle, attribuendo ad esse la paternità
di azioni ignominiose. Anche qui riporto qualche articolo:
1) Dal sito di economia “Risk and Forecast”, 12-03-2009:
Gli amici di
estrema destra della Russia
Recenti notizie
di stampa affermano che i partiti di estrema destra in Europa sarebbero
finanziati – almeno in parte – dalla Russia. Sebbene tali affermazioni
necessitino di essere provate, è un dato di fatto che diversi partiti
di estrema destra dell’est europeo sono diventati accaniti sostenitori
degli interessi russi e ammiratori del modello politico-economico della
Russia. Diversi gruppi di estrema destra, nei paesi post-comunisti,
guardano all’infrastruttura politica autoritaria di Vladimir Putin
come ad un modello e premono allo stesso tempo per una maggiore apertura
verso la Russia e per la rottura della comunità Euro-Atlantica. In
Europa orientale, il sostegno verso l’estrema destra ha evidenziato
negli ultimi anni un trend in ascesa. Dal punto di vista russo, un partenariato
con gli ultranazionalisti potrebbe facilitare i suoi tentativi di influenzare
la politica interna di questi paesi, almeno finché Mosca non riuscirà
a trovare un alleato ancor più influente nell’ambito dello spettro
politico. […]
2) Da “L’interprete
internazionale” del 15-04-2011:
Marine Le Pen:
No alla NATO, sì alla Russia
“Marine Le Pen
promette l’uscita dalla Nato e un partenariato con la Russia”, titola
l’agenzia. In un discorso tenuto ai corrispondenti esteri a Nanterre,
la Le Pen avrebbe detto che, in caso di una sua vittoria alle presidenziali,
la Francia farebbe della Russia un partner privilegiato e lascerebbe
la Nato. “Penso che la Francia abbia tutto l’interesse a volgersi
verso l’Europa, ma alla grande Europa. E in particolare a lavorare
ad un partenariato con la Russia”, avrebbe detto, invocando
“ragioni evidenti, di civiltà e geostrategiche”. E sull’Alleanza
atlantica: “le scelte fatte dal presidente della Repubblica (ovvero
Sarkozy, ndr), che appaiono come scelte di sistematico allineamento
(sugli Usa, ndr), non mi paiono positive”.
3) Dal sito dell’emittente iraniana IRIB, 11-05-2010:
Ucraina: proteste
contro la politica pro-Russia del presidente Yanukovych
KIEV – Migliaia
di manifestanti sono scesi per le strade della capitale ucraina per
protestare contro la decisione del presidente Viktor Yanukovych a stabilire
legami più stretti con la Russia. Le proteste di oggi contro il governo
del presidente Yanukovych hanno avuto luogo quasi un mese dopo la firma
di un accordo tra Mosca e Kiev, definita dai dimostranti arrabbiati
un atto “contro la sovranità dell’Ucraina”. Il nuovo accordo tra
i due paesi vicini consentirebbe a Mosca un ampio uso di porti navali
dell’Ucraina nel Mar Nero, in cambio dell’esportazione di una piccola
quantità del gas naturale dalla Russia verso l’ex repubblica sovietica.[…]
Q:
Di quali altre colpe si è macchiata la Norvegia verso i dominatori
Usraeliani per meritarsi una punizione così sanguinosa?
A. Vediamo un po’:
1) Da “Views
and News from Norway”
del 14-02-2011:
La Norvegia tra
coloro che vogliono spaccare la NATO
Nuove indiscrezioni
di Wikileaks hanno rivelato quanto siano profonde le divisioni all’interno
della NATO su questioni chiave della sicurezza europea. Il governo norvegese
è accusato di essere parte di una presunta
“banda dei cinque” filorussa, insieme a Francia, Germania, Olanda
e Spagna. […] In una riunione d’emergenza del Consiglio della NATO
tenutasi il 12 agosto [2008] in occasione del conflitto tra Russia e
Georgia, gli alleati non riuscirono a trovare una posizione comune sulla
guerra. La “banda dei cinque”, come la definiscono gli americani,
avrebbe affermato che l’annuncio dell’ingresso di Georgia e Ucraina
nella NATO avrebbe avuto il solo scopo di provocare i russi, mentre
la parte opposta considerava la decisione di non garantire a questi
paesi una piena partecipazione come
una sorta di “luce verde” data ai russi per fare ciò che volevano.
Solo il 19 agosto si riuscì ad arrivare ad una dichiarazione comune
sulla crisi. […]
2) Dal sito “Workers World”, 21-07-2011:
Escalation dei
bombardamenti NATO contro la Libia
[…]
Anche la Norvegia [insieme all’Olanda] sta ritirando la propria partecipazione
[alla guerra in Libia]. A partire dal 1° agosto, le sue forze aeree
non saranno più coinvolte negli attacchi. Questa crescente riluttanza
da parte di diversi paesi membri della NATO ha portato il ministro della
difesa britannico, Liam Fox, ad accusare questi governi, il 13 luglio
scorso, di non fornire sufficienti forze aeree per la campagna in corso. […]
3) Da “Tundra
Tabloids” del 27-03-2011
(ovvove supvemo!)
Norvegia: il
partito socialista proporrà una mozione in cui si chiede di bombardare
Israele in caso di azioni contro Hamas a Gaza.
Siamo arrivati a
questo. Il Sosialistisk Venstreparti (Partito Socialista di Sinistra)
di Kristin Halvorsen, facente parte della coalizione di governo norvegese,
conta di far votare una mozione in cui si richiede un’azione militare
contro Israele nel caso che questi dovesse decidere di agire contro
Hamas a Gaza! […]
4) Da “Rohama.org” del 15-01-2011:
La Norvegia sarà
la prima nazione europea a riconoscere la Palestina
Jonas Gahr Stoere,
Ministro degli Esteri norvegese, ha detto ad una conferenza stampa svoltasi
a Ramallah, insieme al Primo Ministro palestinese Salam Fayyad, che
il suo paese sarà uno dei primi a riconoscere il futuro stato palestinese
una volta che le sue istituzioni saranno approntate secondo gli schemi
e i progetti previsti dall’Autorità Nazionale Palestinese. […]
5) Dal sito norvegese “Politisk.tv2.no” del 21-07-2011: (ovvove degli ovvovi!)
Jonas Gahr Støre [Ministro degli Esteri norvegese]: l’occupazione deve
finire, il muro deve essere demolito
e bisogna farlo subito!
Il ministro degli esteri è stato accolto con richieste di riconoscimento dello Stato
Palestinese quando, giovedì, si è recato in visita ad un campo estivo
della gioventù laburista a Utoya.
N.B.: guarda caso, il campo di Utoya
che il ministro Store aveva visitato il 21 luglio (qui sopra vedete
una foto della visita) è stato proprio il teatro della strage compiuta
il giorno successivo dal folle “estremista di destra”. Con tutta
la buona volontà, non riesco proprio a immaginare un avvertimento dal
significato più eloquente di questo.
Q: Quali metodi hanno utilizzato
i servizi segreti per il doppio attentato?
A: Qui si possono fare solo delle ipotesi,
ma poiché il
modus operandi è stato osservato
in molti attacchi precedenti dello stesso tipo l’immaginazione non
dovrà essere sottoposta a sforzi eccessivi.
Il primo sistema, piuttosto ben rodato,
è quello di organizzare, contemporaneamente o a ridosso degli
attentati, delle “esercitazioni militari” che seguiranno – guarda
un po’ la coincidenza – la stessa falsariga di ciò che avverrà
durante gli attentati “veri”. Il sistema è stato messo a punto
dai servizi segreti israeliani ed ha lo scopo di far circolare liberamente
– col pretesto dell’”esercitazione” – gli uomini, i mezzi e
i materiali che dovranno servire a portare a termine l’attacco. Questo
sistema è stato utilizzato, com’è noto, per gli attacchi dell’11
settembre negli Stati Uniti, quando il NORAD e il Consiglio di Stato
Maggiore americano avevano in corso
“esercitazioni” riguardanti il dirottamento di un aereo governativo
e lo schianto di un velivolo contro un palazzo.
Stesso discorso per gli attentati a Londra del 7 luglio 2005, avvenuti
“incidentalmente” proprio nel momento in cui governo e polizia stavano
conducendo una “simulazione” di attentato nella metropolitana londinese.
Qualcosa di simile è avvenuto
per l’attacco “con autobomba” nel centro di Oslo, che non ha colpito
solo la sede del giornale Verdens Gang, come alcune fonti di stampa
hanno riportato, bensì vari edifici governativi, affinché il messaggio
arrivasse forte e chiaro. Da notare che, in molti casi, gli attacchi
attribuiti ad “autobombe” sono realizzati in realtà con esplosivi
piazzati preliminarmente in punti sensibili degli obiettivi da colpire.
L’attacco era stato anticipato, mercoledì scorso, da una tipica
“esercitazione” della polizia antiterrorismo proprio nel centro
di Oslo, a 200 metri di distanza dalla Operahuset. La polizia – dice l’articolo – ha fatto
esplodere delle cariche esplosive a scopo di “simulazione”, ma si
è “dimenticata” di comunicare ai residenti di avere delle esercitazioni
in corso, suscitando così spavento e allarme nella popolazione. Il
capo dell’ufficio stampa della polizia di Oslo, Unni Grondal, aveva
dichiarato all’Afterpost:
“E’ qualcosa di cui non eravamo stati avvisati. Non succederà più.” Invece è successo di nuovo poche ore dopo.
Per ciò che riguarda l’attacco
all’isola di Utoya, è rilevante notare l’assurdità delle versioni
pubblicate dalla stampa mainstream, secondo le quali il biondo
“estremista di destra”, Anders Behring Breivik, avrebbe fatto tutto
da solo: avrebbe piazzato l’autobomba nella capitale e poi se ne sarebbe
andato tranquillamente a Utoya a massacrare un centinaio di persone.
Non credo ci sia bisogno di spiegare, a chi vive nel mondo concreto
e non in un film di Chuck Norris, perché quest’affermazione sia ridicola.
È chiaro che le operazioni sono state eseguite da persone diverse.
Ed è certo come l’oro che la stessa strage di Utoya è stata compiuta
da un commando composto da diverse persone, visto che quasi tutti i
testimoni sopravvissuti parlano di più persone coinvolte nell’attacco,
né si capisce come un unico individuo, per quanto ben armato, possa
aver compiuto una strage di simili proporzioni senza incontrare resistenza.
È da notare che il Mossad israeliano recluta
spesso informatori e operativi tra i rifugiati, in particolare palestinesi,
ma non solo, che richiedono asilo politico in Norvegia. Il Mossad opera in Norvegia in cooperazione
con i servizi segreti locali, sotto la copertura del cosiddetto “Kilowatt
Group”, una rete d’intelligence che vede la partecipazione, oltre
che di Israele e Norvegia, anche di altri paesi quali Svizzera, Svezia
e Sudafrica e che si maschera – manco a dirlo – sotto la finalità
di facciata della “lotta al terrorismo”.
Infine, non va dimenticato che la creazione
di “psicopatici e assassini seriali” attraverso il lavaggio del
cervello è sempre stato una specialità delle pratiche di controllo
mentale dell’MK-Ultra, il quale possiede anche un suo braccio norvegese.
Questo articolo del
sito Forward
America, riferendo degli esperimenti
compiuti in Norvegia, riporta tra l’altro:
“Il numero del
Norway Post del 4 settembre
2000, ha rivelato che anche il governo norvegese, tra gli anni ’50
e i ’60, iniettò LSD a bambini, pazienti in cura psichiatrica e ad
altre persone. Dieci dei soggetti morirono. Uno dei motivi che rendevano
urgenti gli esperimenti di controllo mentale era il fatto che il mondo
intero aveva visto cosa fossero stati capaci di fare i comunisti cinesi
alle menti dei prigionieri americani. Era anche risaputo che l’URSS
aveva catturato molti scienziati tedeschi che avevano compiuto esperimenti
sul controllo mentale”.
Se si necessita di uno o più
psicopatici pronti a compiere una strage in qualunque paese del mondo,
le organizzazioni d’intelligence, grazie ad un’esperienza
ormai cinquantennale nel campo, possono fornirne a volontà. Penseranno
poi i giornali a dipingerli come “fanatici di estrema destra”, con
la svastica tatuata sul cranio e il ritratto del Fűhrer sul comodino.
Il pubblico non esiterà un attimo a bersi storielle di questo tipo.
L’importante è che le autorità politiche delle nazioni colpite,
avendo orecchie per intendere, intendano il messaggio e ne facciano
tesoro. Chissà se dopo questa “folle” strage, compiuta da un “pazzo
isolato” sul suolo nazionale norvegese, il primo ministro Jens Stoltenberg
– i cui figli, guarda la coincidenza, si trovavano al meeting
laburista di Utoya e si sono salvati per miracolo – e il Ministro
degli Esteri Jonas Gahr Stoere – che era stato a Utoya poco prima
e ha rischiato di rimanere coinvolto nella sparatoria – avranno capito
l’antifona e imparato a essere più ubbidienti?
23.07.2011