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PATRICK ARMSTRONG
strategic-culture.org

Ho appena finito di leggere le memorie del Generale Armand de Caulaincourt, che aveva accompagnato Napoleone in tutta l’impresa russa. Era stato ambasciatore di Francia in Russia dal 1807 al 1811 ed era arrivato a conoscere abbastanza bene l’Imperatore Alessandro. Napoleone lo aveva richiamato e, alla fine, aveva ripreso a servire l’Imperatore come suo Maestro di Stalla.

Il suo racconto inizia con una lunga conversazione con Napoleone. Poco prima di lasciare San Pietroburgo, Alessandro lo aveva convocato per quello che, inequivocabilmente, era un un messaggio e un avvertimento da trasmettere [a Napoleone]. De Caulaincourt si sforza veramente, ma senza successo, di far capire a Napoleone come stanno le cose. Gli dice che Alessandro gli aveva fatto sapere di aver imparato qualcosa dalla resistenza che gli Spagnoli avevano opposto alla Francia e che gli altri avversari di Napoleone si erano arresi troppo presto; avrebbero dovuto continuare a combattere. Napoleone rimane indifferente: i suoi generali in Spagna sono incompetenti e suo fratello (a cui aveva dato il trono spagnolo) è un idiota; non capisce l’importanza dell’avvertimento e crede che la Spagna abbia poca importanza nel grande schema degli eventi. De Caulaincourt ribadisce che Alessandro aveva continuato a tornare sull’argomento, fornendo altri esempi di rese militari premature e aveva sottolineato che, se Napoleone avesse invaso, lui avrebbe perseverato: avrebbe continuato a combattere dalla Kamchatka se fosse stato necessario, la Russia è molto estesa e il tempo inclemente. Una buona battaglia e loro si arrenderanno, insiste Napoleone. Napoleone poi fa presente quanto i Polacchi siano arrabbiati con la Russia. De Caulaincourt replica che i Polacchi di sua conoscenza, anche se di sicuro preferirebbero una Polonia libera e indipendente, hanno imparato che vivere sotto la Russia non è poi così brutto come pensavano e che la vera libertà potrebbe costare più di quanto valga realmente. De Caulaincourt quindi, senza dubbio ripetendo ciò che gli aveva comunicato Alessandro, descrive il compromesso che avrebbe risolto i problemi tra Napoleone e la Russia; ma Napoleone non è interessato. Dopo cinque ore, Napoleone lo congeda, ma de Caulaincourt chiede il permesso di poter dire ancora una cosa: se state pensando di invadere (ora de Caulaincourt si rende conto che [l’Imperatore] ha preso la sua decisione), la supplico di pensare a ciò che sarebbe meglio per la Francia. Oh, dice Napoleone, ora stai parlando come un Russo.

Beh, le somiglianze saltano all’occhio vero? Napoleone oggi è impersonato da Washington. (Si può sperare che il ritiro di Trump dalla Siria segni l’inizio di un vero cambiamento, ma aspettiamo di vedere che cosa succede realmente). Washington è stata caratterizzata per anni da una presunzione ottusa (proprio come Napoleone): la Russia è una stazione di servizio mascherata da nazione, non produce nulla e il suo PIL è inferiore a quello del Canada, della Spagna o di qualche altro paese non molto importante. (In realtà, dall’arrivo della Russia in Siria, alcuni falchi cominciano a essere molto meno fiduciosi: come esempio recente,  alcuni esperti americani ammettono che la Marina degli Stati Uniti potrebbe anche non farcela contro Russia e Cina). Ma l’aspettativa popolare rimane quella che ancora una spinta e Putin crollerà, non si trincererà nella Kamchatka. Il ruolo della Russia oggi è interpretato dalla Russia, ovviamente. Per quanto riguarda chi potrebbe impersonare la Polonia, l’Ucraina è un buon candidato (anche se la Polonia potrebbe provare a riprendersi il ruolo). L’affermazione di Napoleone, secondo cui la Polonia vuole la guerra con la Russia, è replicata dall’odierno regime di Kiev: sta facendo del suo meglio per farla avverare. Ma, come nel commento di de Caulaincourt su ciò che realmente vorrebbero i veri Polacchi, non c’è quasi nulla che suggerisca che gli Ucraini normali vogliano veramente una guerra e si può sospettare che la maggioranza sarebbe felice di ritornare al (miserabile, ma non così miserabile) periodo antecedente alla “rivoluzione della dignità“. Chi interpreta il ruolo della Spagna, la nazione che non aveva capito di essere stata sconfitta? Oggi ci sono diversi candidati: potete scegliere tra Afghanistan, Iraq o Siria.

Ma ciò che veramente fa sembrare tutto questo attuale, e lo ripete più volte, è il sarcasmo di Napoleone, secondo cui de Caulaincourt sarebbe diventato un Russo; già due secoli fa, molto prima di RT, Sputnik o degli annunci pubblicitari su Facebook, la “guerra dell’informazione” e i “meme-fake news” della Russia stavano corrompendo le menti occidentali! Allora, così come oggi, chiunque avesse deviato dall’opinione comune stava sicuramente ripetendo qualche menzogna russa.

Come ho detto, le somiglianze mi sono saltate all’occhio dopo appena un paio di pagine del resoconto di de Caulaincourt. Da una parte, vediamo l’uomo che sa realmente di che cosa sta parlando e che cerca di trasmettere un messaggio importante al suo superiore; dall’altra, il superiore arrogante che sa tutto e che chiama le opinioni contrarie alle sue ‘putinismo’ e ‘russianismo.’ E, sullo sfondo, i manovratori dietro le quinte che cercano di far dimenare il Cane Imperiale tirandogli la coda. E, bellamente trascurate, le vecchie sconfitte sugli altri fronti di guerra. Bene, sappiamo tutti cos’è successo, no? Napoleone aveva messo insieme un esercito (con un sacco di Polacchi) e aveva invaso. De Caulaincourt era rimasto al suo fianco, per tutta l’avanzata e tutta la ritirata. E la Russia aveva dimostrato (come avrebbe fatto ancora nel 1941) di non aver capito di essere stata sconfitta. De Caulaincourt ci racconta tutta la storia. La fiducia di Napoleone sul fatto che i Russi si stavano ritirando e lui li avrebbe annientati. Le scioccanti perdite di cavalli e il progressivo logoramento degli Esploratori della Guardia. L’invisibilità dell’esercito russo. La terra bruciata; de Caulaincourt paragona la Grande Armée ad una nave dispersa in un enorme oceano vuoto. Problemi con i rifornimenti. Ulteriori perdite di cavalli. Lontano, sempre più lontano e ancora nessuna battaglia vittoriosa. Partigiani. Niente prigionieri. Nessuna informazione.

Prendiamo in considerazione Smolensk. Napoleone l’aveva occupata e, dopo un breve combattimento (e l’incendio della città), ne aveva preso possesso. David Glanz ha affermato, in modo del tutto convincente, che la battaglia di Smolensk del 1941, anche se era stata una vittoria tedesca, aveva, in realtà, segnato la sconfitta della Germania, perché aveva dimostrato che una vittoria ottenuta con una rapida blitzkrieg, su cui Berlino faceva conto, non era più possibile; in una guerra lunga sarebbe entrata in gioco la grande capacità industriale dell’URSS. E così era stato per Napoleone: troppo tardi, troppo poco e ancora nessun negoziato. Ma si era autoconvinto che in sei settimane ci sarebbe stata la pace (è in pratica l’unico ottimista rimasto nella Grande Armée). Messaggeri vengono inviati ad Alessandro. Nessuna risposta. La Grande Armée marcia verso est alla ricerca della Battaglia. Finalmente Borodino, uno dei giorni più sanguinosi della guerra, ma l’esercito russo scompare di nuovo. Prende Mosca, ora Alessandro deve parlamentare. Napoleone, un’altra eco dei nostri giorni, si è convinto che i nobili russi (i grandi uomini d’affari) costringeranno Alessandro (Putin) ad arrendersi, perché stanno perdendo così tanto. Ma loro non lo fanno. Dal resoconto di de Caulaincourt ci rendiamo conto della incrollabile auto-illusione di Napoleone. Alla fine, Napoleone si arrende, torna a casa e l’esercito russo lo insegue fino a Parigi. Guardate il famoso grafico.

Napoleone ancora non se ne rende conto: una delle sue rimostranze più sciocche è che Kutuzov non capisce nulla di strategia; beh, non è Kutuzov che avanza sulle strade ghiacciate, ingombre di materiali abbandonati, cavalli sventrati e soldati morti, vero? “Ho battuto i russi tutte le volte, ma questo non mi ha portato da nessuna parte“. Vincere tutte le battaglie e perdere la guerra non è poi così raro: l’abbiamo visto succedere con Dario e gli Sciti e con gli Stati Uniti in Afghanistan.

Tutto finisce come aveva previsto de Caulaincourt. Tranne che, alla fine, Alessandro non si ritira in Kamchatka, va invece  a Parigi. La storia dice che il bistrot francese prende il nome dal russo быстро! (in fretta!). Vero o no, un tempo a Parigi c’erano soldati russi che chiedevano un servizio rapido. Ci sono già dei bistrò a Washington, perciò, dopo che Napoleone (USA/NATO) avrà invaso la Russia (Russia) ignorando i consigli di de Caulaincourt (le molte persone che scrivono su questo blog), quale nuovo evento culinario si lasceranno dietro i soldati russi (russi) a Parigi (Washington)? Una Ёлки-Палки in ogni via? Carrettini per il Kvas?

Oh, e la Polonia, dopo 70.000 morti nella guerra russa, era rimasta divisa. Ritorniamo ad oggi. Napoleone (USA/NATO) dice di volere la pace ma … quei fastidiosi Russi (Russi) stanno creando problemi alla Polonia (Ucraina, o è di nuovo la Polonia?) che spinge per un attacco. Gli Spagnoli (Afgani/Iracheni/Siriani) dicono che, qualunque cosa ne pensi Napoleone (USA/NATO), non si sentono ancora sconfitti. Alessandro (Putin) dice che “non sparerebbe il primo colpo,” ma anche che “sarebbe l’ultimo a rimettere la spada nel fodero.”

Per citare il maresciallo Montgomery, che ha avuto più esperienza di grandi guerre e di vittorie di qualsiasi altro generale americano dopo MacArthur: “La regola 1, a pagina 1 del libro della guerra è: ‘Non marciare su Mosca.’” (La sua seconda regola, tra l’altro, diceva: “Non andate a combattere con le vostre truppe di terra in Cina.” Proprio come la politica di Washington, che fa avvicinare Mosca e Pechino … Ma questo è un altro argomento).

Patrick Armstrong

Fonte: strategic-culture.org
Link: https://www.strategic-culture.org/news/2018/12/28/today-as-200-years-ago-cest-toujours-la-meme-chose.html
28.12.2018
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

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