DI EUGENIO BENETAZZO
eugeniobenetazzo.com
Molti lettori mi scrivono chiedendomi un mio
pensiero sul tal partito politico, sul tal esponente politico o sulla
tal proposta di riforma legislativa avanzata da questa o quella
fazione politica. Perdono tempo, da anni ormai ho smesso di dedicare
le mie energie alla critica o contestazione della politica italiana,
tanto non serve a niente. Vi sono già abbastanza contenitori
mediatici televisivi che dedicano interi palinsesti a questo tipo di
intrattenimento: parlare o sparlare del personaggio politico cult del
momento. Chi invece ha smesso di andare a votare perchè ormai è
disgustato dalla solita propaganda politica riscaldata (tanto a
destra quanto a sinistra), sbaglia.
Chi si sente tradito dall’attuale legge elettorale
che non consente più di specificare ed indicare nominativamente il
candidato da cui ci vogliamo far rappresentare e per questo rinuncia
alla lotta politica di resistenza e si lascia abbandonare a quel che
sarà, anche lui sbaglia. Non sono più di tanto la nostra classe politica (che rappresenta lo specchio della popolazione) o l’attuale legge elettorale i veri problemi dell’Italia. Il nostro Paese (al pari di altri in
Occidente) si trova in profonda difficoltà economica e sociale, in
conseguenza del periodo di turbolenza finanziaria iniziata ormai
quasi tre anni, eppure a livello politico abbiamo ascoltato sempre i
soliti proclami senza mai aver visto proposte di rilancio realmente
efficaci per l’economia.
La risposta a questo immobilismo politico non è
conseguenza del grado di incompetenza e affarismo della nostra classe
politica, né tanto meno conseguenza della eterna faida dialettica
tra destra e sinistra (tanto entrambe sono le ali dello stesso
avvoltoio). Il parlamento italiano è inefficace nella sua veste di
organo legislativo a fronte della sua stessa composizione. Da oltre
vent’anni Camera e Senato sono composti per circa i 2/3 da liberi
professionisti (soprattutto avvocati e medici). Che parte del Paese
allora sono in grado di rappresentare ? Per caso ci sono nella fila
di deputati e senatori anche altre figure professionali come
insegnanti di scuola media, elettricisti, agricoltori, poliziotti,
falegnami, interinali, autotrasportatori, macchinisti, tabaccai,
ricercatori universitari, impiegati di banca, guardie forestali e
aggiungete voi chi più vi sta a cuore.
Il nostro Paese non funziona proprio per questo
motivo in quanto privo di una rappresentanza popolare delle
professioni, dei mestieri e delle tipologie di lavoro che sono
presenti massicciamente nel nostro territorio e che non sono in grado
di essere assistite in quanto non vi è nessuno che può farsi
portavoce delle loro problematiche in quanto chi siede in Parlamento
è soggetto estraneo a quel mondo lavorativo. Non cambierà molto per
l’Italia se venissero abolite le Province, accorpati
amministrativamente i Comuni, congelate i vitalizi alla classe
parlamentare o diminuito il numero dei deputati. Sicuramente ne
beneficerà la spesa pubblica, ma il Paese non muterà il suo
outlook.
Ho provato recentemente a farlo presente
all’interno di una nota trasmissione televisiva, ma sono stato tosto
fermato: quanto sopra rappresenta la vera chiave di svolta per un
cambio epocale di governance politica ovvero l’istituzione delle Quote
Professioni. Dopo aggiungiamoci tutto il resto, sovranità monetaria
nazionale, abolizione di tutti i privilegi politici, tassazione
della prostituzione, detassazione degli utili reinvestiti, e tanto
altro ancora (per accontentare molti sostenitori in passato scrissi
il Manifesto Economico che ricevette anche notevole consenso), tuttavia senza Quote Professioni continueremmo ad avere un parlamento (magari meno costo al contribuente), ma non per questo efficiente ed
eclettico, atto a soddisfare le esigenze di crescita e rilancio di un
paese, come il nostro, ormai in via di sottosviluppo.
Eugenio Benetazzo
Fonte: www.eugeniobenetazzo.com
Link: http://www.eugeniobenetazzo.com/composizione-parlamento.htm
6.07.2011