DI FULVIO GRIMALDI
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L’8 aprile, quando già i lanzichenecchi di Bengasi, spianata la strada dalla Nato con un diluvio di bombe su difensori e civili, tornavano alla città-chiave di Adjabiya e la mediazione per un cessate il fuoco e un dialogo, portata avanti dal presidenze sudafricano, Zuma, a Tripoli, era stata respinta dai colonialisti e dai loro ascari, Muammar Gheddafi ha diffuso questo comunicato.
Un testamento?
Visto che è strategia dei media occidentali occultare e soffocare le voci che non siano del proprio campo, noi, a parte ogni valutazione politica, riaffermiamo la deontologia giornalistica vilipesa e negata pubblicando questo scritto. Come facemmo con gli ultimi messaggi al mondo di altri due martiri della resistenza dei popoli: Slobodan Milosevic e Saddam Hussein. Per la ricerca dei valori umani veri, della verità e della giustizia, certe parole parlano da sole.
Nel nome di Allah, il misericordioso, il benefattore.
Per 40 anni, o forse di più, ho fatto tutto quello che ho potuto per dare al popolo case, ospedali, scuole. E quando avevano fame, gli ho dato cibo. Ho trasformato Bengasi da un deserto in terra fertile, ho resistito agli attacchi del cowboy Reagan quando, tentando di uccidermi, ha ucciso un’orfana, mia figlia adottiva, una povera bambina innocente. Ho aiutato i miei fratelli e le mie sorelle africani con denaro per l’Unione Africana. Ho fatto di tutto per aiutare il popolo a comprendere il concetto di vera democrazia, nella quale comitati popolari governano il nostro paese. Per alcuni tutto questo non bastava mai, gente che aveva case di 10 stanze, abbigliamento e mobilio ricchi. Egoisti come sono, chiedevano sempre di più a spese degli altri, erano sempre insoddisfatti e dicevano agli Statunitensi e ad altri visitatori che volevano “democrazia” e “libertà”. Non si volevano rendere conto che si tratta di un sistema di tagliagole, dove il cane più grosso divora tutto. Si facevano incantare da queste parole, non rendendosi conto che negli Usa non c’erano medicine libere, ospedali liberi, case libere, istruzione libera, cibo garantito. Per costoro non bastava nulla che facessi, ma per gli altri ero il figlio di Gamal Abdel Nasser, l’unico vero leader arabo e musulmano che avessimo avuto dai tempi di Saladino, un uomo che restituì il Canale di Suez al suo popolo come io ho rivendicato la Libia per il mio popolo. Sono state le sue orme che ho cercato di seguire, per mantenere il mio popolo libero dal dominio coloniale, dai predoni che ci vorrebbero derubare…
Ora sono sotto attacco dalla più grande forza militare della storia. Il mio piccolo figlio africano, Obama, vuole uccidermi, togliere la libertà al nostro paese, le nostre libere abitazioni, la nostra libera medicina, la nostra libera istruzione, il nostro cibo sicuro, e sostituirlo con il ladrocinio stile Usa chiamato “capitalismo”. Ma noi tutti, nel Terzo Mondo, sappiamo cosa ciò significhi. Significa che le imprese governano i paesi, il mondo, e che i popoli soffrono. Così per me non c’è alternativa, devo resistere e, se Allah vorrà, morirò seguendone la via, la via che ha arricchito il nostro paese di campi fertili, viveri, salute e ci ha perfino consentito di aiutare i nostri fratelli africani e arabi a lavorare qui con noi, nella Jamahiriya libica.
Non desidero morire, ma se dovessi arrivarci, per salvare questa terra, il mio popolo, le migliaia di miei figli, che allora sia.
Lasciate che questo testamento sia la mia voce al mondo. Dica che mi sono opposto agli attacchi dei crociati Nato, alla crudeltà, al tradimento, all’Occidente e alle sue ambizioni colonialiste. Che ho resistito insieme ai miei fratelli africani, ai miei veri fratelli arabi e musulmani. Ho cercato di fare luce, quando altrove si costruivano palazzi, ho vissuto in una casa modesta e in una tenda. Non ho mai dimenticato la mia gioventù a Sirte, non ho sprecato le nostre ricchezze nazionali e, come Saladino, il nostro grande condottiero musulmano che salvò Gerusalemme per l’Islam, ho preso poco per me…
In Occidente qualcuno mi ha definito “pazzo” e “demente”. Conoscono la verità, ma continuano a mentire. Sanno che la nostra terra è indipendente e libera, non soggetta al colonialismo. Sanno che la mia visione e il mio cammino sono sempre stati onesti e nell’interesse del mio popolo. Sanno che lotterò fino all’ultimo respiro per mantenerci liberi. Che Dio ci aiuti.
(Muammar Gheddafi, Leader della Rivoluzione, Tripoli, 8 aprile 2011)
Dedicato a coloro che si stanno con i precari a casa loro e con i precarizzatori in arrivo in Libia
PENSIERO UNICO CONTRO “DITTATORE UNICO”
“Dittatore unico”
L’ONU ha riconosciuto alla Libia il più alto Indice di Sviluppo Umano di tutto il Continente (lavoro, casa, istruzione, sanità, aspettativa di vita, mortalità infantile, assistenza alla vecchiaia, protezione dell’infanzia, salari…)
Fino a quando una manovra occidentale non ha imposto una rimozione, la Commissione dell’ONU per i diritti umani, aveva eletto la Libia alla sua presidenza.
In Libia erano accolti, lavoravano e godevano degli stessi diritti dei cittadini libici oltre due milioni di migranti africani e di altri paesi.
In Libia i centri di raccolta dei migranti in transito sono stati sciolti. Il video di migranti uccisi in Libia è una patacca, come tante altre.
Ai servizi sociali il bilancio libico dedica il 63,8%, all’istruzione il 3%, l’analfabetismo è al 17% (Egitto 28, Tunisia 25), 800mila scuole primarie pubbliche (forse il dato è un refuso, penso che siano 80mila) e gratuite per una popolazione di 6 milioni di abitanti, 750mila scuole secondarie pubbliche, 300mila studenti frequentano l’università che vanta 100mila docenti.
L’imposizione fiscale varia tra il 5 e il 10%, ma non tocca i servizi essenziali (casa, istruzione, sanità, alimenti di base…). I prezzi per carburante e farmaci sono sovvenzionati dallo Stato con 600 miliardi di dollari. All’inizio dell’anno il Congresso del Popolo, massima istanza istituzionale, aveva incrementato fino al 50% i salari e i contributi alle famiglie. Non c’è cittadino libico, intenzionato a lavorare, che debba accettare un lavoro a tempo determinato.
In Libia è in costruzione il più grande progetto idraulico del mondo, con la creazione di un Grande Fiume Artificiale che attinge alla più vasta riserva d’acqua dolce del continente e garantisce acqua potabile gratuita a tutta la popolazione.
Pensiero Unico
Il 30% di disoccupazione giovanile. Disoccupazione generale effettiva intorno al 12%. 4 milioni di precari. Sanità e istruzione pubbliche falcidiate, sanità e istruzione privata foraggiata, in ogni caso dai costi insostenibili per la maggioranza della popolazione, in tutti i paesi della “Comunità Internazionale” e nei paesi terzi sottoposti a globalizzazione, manu militari o finanziaria. 300 imprese chiudono ogni giorno, disintegrate o fagocitate dai colossi, o dalla mafia alleata dei governi. I dirigenti guadagnano fino a 1.700 volte lo stipendio di un operaio. Agli azionisti vengono distribuiti centinaia di milioni di dividendi e ai lavoratori vengono decurtati salari, pensioni, provvidenze, tempi liberi, mense. Non si tassano i patrimoni, si tassano pochissimo le ricchezze, si taglieggia con imposte dirette e indirette la maggioranza della popolazione. I paesi, perfino quelli amici, vengono saccheggiati dalla devastazione speculativa delle elites finanziarie e poi ridotti in brandelli sociali e di sovranità dagli organismi sovranazionali, emanazioni dell’Impero, che impongono lavoro schiavistico, cancellazione di diritti, miseria (Grecia, Irlanda, Portogallo, Colombia, Messico…). Ove questo non venga accettato da paesi del Sud del mondo, il Pensiero Unico si militarizza, stermina e rade al suolo, si impadronisce, istituisce regimi autoritari di clienti e rapina. I paesi della “comunità internazionale”, guidati dal governo mondiale che spende un trilione di dollari all’anno per armi e guerre (più di tutti gli altri messi insieme), sono composti da milioni di individui abbandonati dalla rappresentanze politiche e sindacali che hanno fatto proprio il pensiero unico e, coerentemente, seppure piagnucolando pacifisticamente, affiancano la distruzione di popoli autodeterminati, guidati da chi è definito “dittatore”.
Viaggia, alta su tutti, con in capo l’elmetto puntuto della “Santa Alleanza” controrivoluzionaria (1820) rifatta Nato, con la Croce di Ferro della “Comunità internazionale” al collo e sul taschino i nastrini delle “Vittorie per la democrazia in Jugoslavia, Iraq, Afghanistan, Libia, Palestina” la vestale all’uranio Rossana Rossanda, con allo strascico le ancelle e i paggi Marina Forti, Stefano Liberti, Lettera 22, Giuliana Sgrena…Tutti impegnati a dar man forte al pensiero unico democratico nei campi di battaglia del Libero Mercato i cui moduli, valori, strategie, epistemologia, sono stati fatti propri con il contorno ornamentale di qualche riserva, come dire l’acciughina sul piatto nouvele cuisine. Saranno soddisfatti quando i “rivoluzionari” monarchici e fondamentalisti a loro cari (solo in Libia, però!) avranno portato al popolo libico questo pensiero unico, paradigma insostituibile della nostra superiore civiltà.
La strada percorsa è quella segnata dagli Usa. Tra il 2007 e il 2009, il 10% più ricco ha incamerato il 100% del reddito medio dalla crescita (Economic Policy Institute); 115 delle 500 più grandi imprese Usa, detentrici dell’80% della ricchezza nazionale, negli ultimi 5 anni hanno pagato meno del 20 per cento sui loro utili; le tasse pagate dal Kolossal General Electric (industria nucleare) erano del 7%. Il 5% più ricco delle famiglie USA vanta il 63% della ricchezza totale, l’80% il 13%; Nel 2010 i 25 manager più ricchi degli Hedge Funds hanno incassato 22 miliardi di dollari. Ci vorrebbero 440mila persone che guadagnano ciascuna 50mila dollari all’anno per uguagliare quella cifra. Il Fondo di Sviluppo Usa destinato a sostenere le comunità bisognose, ha incanalato 10 miliardi di dollari a società finanziarie come JP Morgan Chase, Goldman Sachs e Prudential, perché costruiscano alberghi di lusso, palazzi di uffici e un museo delle auto. Attualmente negli Usa, secondo il Financial Times, vivono più poveri assoluti che negli ultimi 50 anni. Ci sono stati quasi 4 milioni di chiusure di imprese nel 2010, il 23% in più rispetto al 2008. I nuovi disoccupati ufficialmente contati superano ora i 10 milioni E’ il libero mercato, bellezza. Perché privarne la Libia?
Mercenari
Ed ecco coloro che, nel nostro piccolo, il regime italiano spedisce a sostenere questo libero mercato, sia nei paesi sotto “dittatura” e sovranità politica, economica, sociale, sia a casa a nostra, fianco a fianco con le forze del controllo interno sul buon andamento del libero mercato e della repressione di chi non lo apprezza.
Il professionista semplice delle Forze Armate italiane guadagna 141,11 euro al giorno (nel 1990 i coscritti di Leva, precedenti alla riforma di D’Alema, prendevano l’equivalente di 2,89 al giorno (e scuole e sanità venivano prima); Quando in missione all’estero l’ulteriore appannaggio mensile forfettario, per la decimazione di popolazioni straniere e la diffusione del libero mercato e spesso il furto della propria vita, è di 6000 euro, per uno stipendio complessivo di 10.233.30 euro. Volete che non si identifichino in tutto e per tutto con parlamentari da 22mila euro al mese, sorvolando sul dettaglio che gli fanno violare la Costituzione uccidendo e facendosi uccidere? Chi diceva che l’importante sta nel dettaglio? Quella vecchia maestrina di Maria Montessori. Libero mercato, quanto ci costi!
Terzo bombardamento sui propri mercenari da parte di aerei Usa. Secondo comandi e media embedded; “fuoco amico”, “errore”, “effetto collaterale”. Balle!
Il capo dei briganti ha esautorato il comandante militare speditogli dalla Cia e ha messo al suo posto un altro. Sia costui, che il “presidente” del Consiglio Transitorio, lavorano per i colonialisti francesi. E’ dunque guerra tra Usa e Francia per chi divora di più della Libia. Guerra tra sciacalli su interposte vittime innocenti.
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Notizie fantastiche dalla Libia 2
Il fatto: Dei giornalisti occidentali vengono accompagnati nella città di Zawiyah riconquistata da poco dalle truppe dell’esercito regolare (le “truppe del raìs”, tanto per intenderci) per mostrare le rovine e e i danneggiamenti. I giornalisti vengono portati a visitare anche una stazione locale di polizia devastata, e (verosimilmente) vengono mostrate delle foto. Ripeto: gli accompagnatori sono fedeli di Gheddafi.
La notizia riportata dai media occidentali: “Trovate [in una stazione di polizia di Zawiyah ] foto di torture sui ribelli”. Ohibò, ma se questi giornalisti erano accompagnati dagli “sgherri del regime” che mi immagino occhiutissimi, com’è?
Appena si entra in qualche particolare la notizia inizia a farsi fumosa. Eccone un esempio: “In altre foto si vedono le armi bianche usate dai torturatori, tra cui bottiglie rotte e polveri (sic!)” (La Repubblica.it). Doppio ohibò: la polvere (che diventa un inquietante “polveri” al plurale) è adesso uno “strumento di tortura”. Non so per le “bottiglie rotte”, d’altra parte gli “sgherri” stavano proprio mostrando le devastazioni.
Ancora più enigmatico il dettaglio aggiunto su Libero.it: “un inserviente fa il segno di un mitra con le mani e mormora ‘Gheddafi’ a suggerire che quella era una camera di esecuzione”. Triplo ohibò: a me sembra proprio che il solerte cronista statunitense abbia capito dai “suggerimenti” dello “sgherro” (per giunta stupido: non si suggerisce!) quello che voleva già capire.
Non è invece che lì si uccidevano i fedeli di Gheddafi? Perché non sarebbe la prima volta che una mattanza cambia di segno grazie ai trucchetti dei nostri pennivendoli occidentali.
Con cronisti del genere probabilmente non sapremo mai la verità.
Non faccio fatica a pensare che Gheddafi usi anche mezzi brutali. Se fosse mostrata una prova provata non me ne stupirei più di tanto. Però, per Giove, fate vedere le prove provate, che non possono essere i “si dice” della Repubblica: “Le notizie di feroci torture contro i ribelli circolano da tempo. Le emittenti satellitari arabe hanno raccolto le testimonianze, eccetera eccetera”.
Ma come, ormai ci sono decine di giornalisti in tutte e due le zone. Ad esempio il giornalista del Manifesto (quotidiano comunista, meglio ripeterlo prima che ce ne dimentichiamo!) Stefano Liberti è ospite fisso dei “rivoluzionari cirenaici” targati ex Ministro degli Interni di Gheddafi, ex Ministro di Giustizia di Gheddafi, ex ufficiali di Gheddafi e fondamentalisti del Al-Jamaa al-Islamiyyah al-Muqatilah bi Libya (Gruppo Islamico Combattente Libico), fondato in Afghanistan, allineato ad Al Qaeda, voce QE.L.11.01. della “Consolidated list” delle Nazioni Unite delle organizzazioni terroristiche, foraggiato fin dagli inizi degli anni Novanta da CIA e MI6 e oggi spina dorsale degli insorti libici (si veda http://www.megachip.info/tematiche/guerra-e-verita/5953-terroristi-islamici-sponsorizzati-in-libia.html).
Il reporter “comunista” (già noto per avere vedute sull’Eritrea molto simili a quelle di CIA e National Security Agency) è stato inviato lì sostanzialmente per dar man forte mediatica italica a questi galantuomini; e insomma, per farla breve, con tutto questo po’ po’ di investigatori della penna in loco, ancora bisogna affidarsi ai “si dice, si mormora, pare che” delle emittenti satellitari arabe (che in quanto usano il satellite – sono proprio dei diavoli! – e sanno l’Arabo sono onniveggenti; è “ovvio” ed è questo in fondo che ci vogliono far credere: il medium è il messaggio, come diceva Marshall McLuhan)?
Ma nonostante la masochistica tendenza all’autosputtanamento di tali reporter, mi aspetto che prima o poi si trovi veramente qualcosa, perché so da me, senza bisogno di “suggerimenti”, che la ferocia è nel DNA dei detentori del potere. Per la legge del contrappasso mi viene in mente d’acchito Abu Ghraib – così faccio subito arrabbiare quelli che dicono che due torti non fanno una ragione. E infatti sono d’accordo, solo che qui per ora abbiamo le prove provate di uno solo.
Quali prove? Bene, se vi va leggete l’ultimo articolo che ho pubblicato su Megachip (http://www.megachip.info/tematiche/democrazia-nella-comunicazione/5942-le-anime-impagliate-della-sinistra-italiana.html) e se vi regge lo stomaco, ma solo in quel caso, aprite anche i link. Comunque non sono adatti a donne in stato interessante (non sto scherzando).
E’ il Potere, bellezza!
Fulvio Grimaldi
Fonte: http://fulviogrimaldi.blogspot.com
Link: http://fulviogrimaldi.blogspot.com/2011/04/muammar-gheddafi-in-limine-mortis.html
11.04.2011