DI NAOMI KLEIN
Los Angeles Times
La scorsa settimana è stato divulgato un video visto dal mondo intero, un video in cui lo scorso ottobre poliziotti della Royal Canadian Mounted Police usavano una pistola Taser* su di un cittadino polacco all’aeroporto internazionale di Vancouver. L’uomo, Robert Dziekanski, morì subito dopo. Nei giorni scorsi sono emersi alcuni retroscena a suo riguardo. Sembra che il 40enne polacco non morì soltanto dopo aver subito l’elettroshock, ma pare che la sua vita fosse costellata di episodi “shoccanti”.
Nel 1989 Dziekanski era un giovanotto, quando la Polonia diede inizio al grande esperimento chiamato “shock terapeutico” per la nazione. Si prometteva che se quel Paese comunista avesse accettato una serie di misure economiche brutali, la ricompensa sarebbe stata che la Polonia avrebbe ottenuto lo “status” di “normale Paese europeo” come la Francia o la Germania. La sofferenza sarebbe stata breve, la ricompensa grande.
Per far questo, da un giorno all’altro, il governo polacco eliminò il controllo dei prezzi, tagliò i finanziamenti, privatizzò le industrie. Ma per giovani lavoratori come Dziekanski il “normale” non arrivò mai. Oggi circa il 40% dei lavoratori polacchi sono disoccupati. Dziekanski era tra questi. Aveva lavorato come tipografo e minatore, ma era disoccupato da alcuni anni e aveva avuto screzi con la polizia.
Come molti polacchi della sua generazione, Dziekanski cercò lavoro in uno di quei Paesi “normali”, come sarebbe dovuta diventare la Polonia, senza riuscirvi. Solo negli ultimi tre anni due milioni di polacchi hanno partecipato a questo esodo di massa. Quelli come Dziekanski hanno cercato lavoro a Londra come baristi, a Dublino come portinai, e in Francia come idraulici. Il mese scorso decise di seguire sua madre nella British Columbia, in Canada, che sta attraversando un periodo di grande lavoro nel campo edilizio in previsione delle prossime Olimpiadi.
“Dopo aver aspettato sette anni, Dziekanski arrivò nel Paese dei suoi sogni, Vancouver”, disse il Console polacco Maciej Krych. “Dieci ore dopo, era morto!”.
L’indignazione causata dal video girato da un passeggero si è concentrata sull’intollerabile uso del Taser, già coinvolto nella morte di 17 persone in Canada e molte di più negli Stati Uniti, ma cosa successe a Vancouver non riguarda unicamente l’uso del Taser, ma piuttosto la brutalità della crescente economia globale. Riguarda la realtà con cui molte vittime di varie forme di “shock economico-terapeutico” vivono alle nostre frontiere.
Trasformazioni rapide come quelle della Polonia hanno, sì, creato enormi ricchezze – in opportunità di investimento, nello scambio di valuta, nella crescita di nuove aziende più competitive, capaci di setacciare il globo alla ricerca dei luoghi più a buon prezzo dove produrre, ma dal Messico alla Cina, fino alla Polonia, hanno anche creato decine di milioni di disadattati, di persone che hanno perso il lavoro quando le loro ditte hanno chiuso i battenti, o che hanno perso la loro terra quando nuove zone di esportazione sono state aperte.
E’ logico che spesso molti decidano di emigrare: dalle campagne alle città, da nazione a nazione. Come sembra avesse fatto Dziekanski, essi sono alla ricerca di quel fantomatico “normale”. Ma non esiste abbastanza “normale” da spartire, o così ci dicono. Per cui, quando la gente decide di emigrare, spesso trova altri shock ad attenderla, tipo una orrenda recinzione di filo spinato a protezione del confine spagnolo o una pistola Taser al confine tra USA e Messico. Il Canada, famoso per la sua apertura all’immigrazione, sta militarizzando le proprie frontiere, e la sottile linea che divide l’immigrato dal terrorista sta rapidamente offuscandosi.
Il trattamendo spietato risercvato a Dziekanski dalla polizia canadese deve essere visto in tale contesto. La polizia fu chiamata quando Dziekanski, smarrito e disorientato, iniziò ad imprecare in polacco, e a un certo punto fece volare una sedia. Se devi affrontare uno straniero come Dziekanski, che non parla inglese, perché comunicare se puoi “shoccare”? Mi colpisce il fatto che la stessa logica brutale e gli stessi espedienti hanno guidato la politica economica della Polonia verso il capitalismo: perché intraprendere una graduale via di cambiamento, che avrebbe richiesto dibattiti e consensi, quando uno “shock terapeutico” prometteva, anche se con dolore, una cura istantanea?
Capisco che sto parlando di tipi di shock molto diversi tra di loro, che sono però interconnessi in un ciclo che io chiamo “la dottrina dello shock”. Prima c’è lo shock di una crisi nazionale, che getta i Paesi nella disperazione per cui sono pronti a qualsiasi tipo di cura, pronti a sacrificare nel processo persino la propria democrazia. Nel 1989, in Polonia, quel primo “shock” è stata la fine del Comunismo e il tracollo economico. Venne poi la “terapia dello shock”, quel processo anti-democratico entrato dalla “finestra” della crisi che fece sì balzare in avanti l’economia, ma a discapito dei lavoratori. Poi ancora, in troppi casi, c’è quel terzo “shock”, quello che gestisce e disciplina i disadattati, i disperati, gli immigrati, quelli che il sistema ha fatto impazzire.
Ogni “shock” può uccidere, alcuni più rapidamente di altri.
Naomi Klein è l’autrice di molti libri, tra cui il più recente, “Shock Economy. L’ascesa del capitalismo dei disastri”, pubblicato a settembre. Visita il sito di Naomi, www.naomiklein.org, o per saperne di più sul suo libro, il sito www.shockdoctrine.com
(*) Il termine taser è un marchio depositato dalla TASER International, Inc. ed è l’acronimo di Thomas A. Swift’s Electronic Rifle, dove Tom Swift è il nome del personaggio di un fumetto.
Questo termine è usato per riferirsi a dei dispositivi classificati come armi da difesa “meno che letali” che fanno uso dell’elettricità per far contrarre i muscoli del soggetto colpito.
Tali dispositivi sono stati ideati nel 1969 da Jack Cover ma i modelli che permettono l’immobilizzazione totale di una persona sono stati progettati a partire dal 1998.
Nel novembre 2007, in conseguenza della morte di una persona in Canada (la terza nel lasso di tempo di un mese) si sono accentuate le polemiche sull’uso di questo tipo di arma, la cui adozione è stata fortemente criticata dall’ONU e della quale Amnesty International ha chiesto il ritiro. (da Wikipedia)
Titolo originale: “Shocked to death”
Fonte: http://www.latimes.com/
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21.11.2007
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di GIANNI ELLENA