DI MAURIZIO BLONDET
rischiocalcolato.it
695: è il numero di locomotive elettriche che la germanica Siemens AG fornirà alle Ferrovie Russe (RZD), grazie al lucroso contratto (2,5 miliardi di euro) strappato dal capo supremo della Siemens, Peter Loescher, al seguito della Merkel a Mosca.
Già. I nostri media non l’hanno detto, intenti come sono a cogliere le “narrative” di Vendola e Berlusconi, e a implorare Monti di restare per il bis a governarci per conto di Berlino – ma la Cancelliera ha fatto una fruttuosa visita ufficiale a Mosca. Il parlamento tedesco le aveva dato come viatico l’incarico di deplorare Vladimir per “le tendenze antidemocratiche e repressive” del nuovo Zar.Certo, come no. Angela Merkel è partita con otto suoi ministri e un’aeroplanata strapiena di industriali, che appena atterrati si sono precipitato a firmare contratti miliardari con le controparti russe. Il contratto di Loescher per fabbricare 695 (seicentonovantacinque) locomotrici elettriche è solo il più grosso. Ai colloqui partecipavano i capi della Gazprom, dal cui gas tutti noi europei dipendiamo, e che non manca mai negli incontri russo-tedeschi. Anche perché Gazprom ha assunto il precedente Cancelliere, il socialista Gerard Schroeder, come presidente della North Stream AG, ossia la pipeline che porta il gas dalla Russia alla Germania senza dover transitare per Polonia e Ucraina, la cui ostilità all’epoca (2005) non piaceva a Mosca: niente transito, niente royalties e assolutamente niente più ricatti chiudendo il gasdotto sul territorio nazionale.
Già la Siemens s’è aggiudicata il rammodernamento delle decrepita rete ferroviaria russa, sbattendo fuori la francese Alstom che aveva proposto i suoi TGV (Trains Grand Vitesse). Sulla tratta Mosca-San Pietroburgo corrono a 250 all’ora i treni di Siemens-VelaRus (il socio russo), e gli stessi modelli di treno hanno cominciato a viaggiare tra Mosca e Nizny-Novgorod.
La Merkel, che ha fatto contratti solo per la Germania, però ha rappresentato l’Europa tutta: “L’Europa parla con una sola voce”, ha detto a Putin. “E’ quel che si chiama un cartello”, ha chiosato il cinico Vladimir. Ma le punzecchiature non hanno impedito ai due governanti nel procedere all’abbraccio reciproco più stretto: è questo il “destino manifesto” della Germania, di integrare il suo potente apparato industriale con le risorse e l’immane territorio russo. “Destino” già prefigurato dal Patto Ribbentrop-Molotov. Varrà la pena di ricordare che proprio per impedire tale integrazione, il Council on Foreign Relations (think tank dei Rockefeller) consigliò il presidente Roosevelt di entrare in guerra contro il Reich, “altrimenti le nostre multinazionali non avranno più niente da vendere lì”.
Istruita dall’esperienza, la diplomazia germanica ha esteso contemporaneamente l’abbraccio anche agli Stati Uniti. Il ministro degli esteri Guido Westerwelle ha invitato l’amministrazione Obama, ora che è riconfermata, a costituire “presto un accordo per fare di Europa ed Usa una zona di libero commercio transatlantico”, insomma il Mercato Comune Useuropeo, TAFTA (Trans-Atltantic Free Trade Agreement), l’analogo del NAFTA che Washington ha già in corso, mercato comune con Messico e Canada, con questi due nella parte dei soci poveri, a cui gli Usa comandano. Veramente l’Europa parla con una sola voce: quella di Berlino. E Mario Monti, intanto, è andato a strappare contratti per l’industria italiana in Kuwait. Bisogna contentarsi.
Maurizio Blondet
Fonte: www.rischiocalcolato.it
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19.11.2012