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La Redazione

 

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MENTRE NOI FESTEGGEREMO LA DEMOCRAZIA, GLI IRACHENI CONTINUERANNO A MORIRE.

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A cura di Davide
Il 31 Gennaio 2005
92 Views

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DI ROBERT FISK

Baghdad – Ieri a Baghdad si sarebbero dovuti preparare per le elezioni, invece sembrava che si stessero preparando per la guerra.
I carri armati Bradley per le strade, i soldati di pattuglia, i vecchi camion trasporto truppe che Saddam aveva acquistato a poco prezzo dalla Russia, ora mimetizzati con i colori del “nuovo” esercito iracheno, i poliziotti mascherati e incappucciati, non sembravano proprio preludere ad un esperimento di democrazia. Sembravano piuttosto in attesa del bagno di sangue che gli insorti avevano promesso. Però in Irak ci sarà la democrazia.
Ieri mattina alcuni colpi di mortaio sono caduti proprio nella “Zona verde” dove si trovano le ambasciate Americana e Inglese. Gli Apache americani immediatamente hanno sorvolato le strade circostanti in meno di 30 secondi, ma gli assalitori erano scomparsi. Poi è scoppiato un violento scontro a fuoco nel centro di Baghdad fra americani e insorti. Però ancora troppo tardi, gli assalitori se n’erano andati. Attacchi fantasma prima di una elezione fantasma. Molti iracheni non conoscono nemmeno i nomi dei candidati, meno ancora i loro programmi. Però in Irak ci sarà la democrazia.Dai corrispondenti occidentali, maschi e femmine, ci si aspetta che la vedano così. Il logo della CNN, che trasmette in diretta le elezioni, parla di “Transizione dei poteri”, anche se la votazione riguarda solo l’elezione di un’assemblea costituente, che dovrà scrivere una costituzione, e in cui la maggioranza non avrà alcun potere.

Non avranno potere sul proprio petrolio, nessuna autorità sulle strade di Baghdad, meno ancora nel resto del paese, nessun esercito funzionante né una forza di polizia affidabile. La loro sola forza è costituita dai 150.000 soldati americani, che ieri abbiamo visto agli incroci principali.

I grandi Network della televisione hanno ricevuto un elenco di cinque posti dove “potevano” filmare. Una piccola scorsa e si scopre che quattro dei cinque posti si trovano in aree Shiite, dove probabilmente l’affluenza sarà elevata, e uno in un’area Sunnita, dove dovrebbe essere bassa. La stampa non potrà recarsi nei centri Sunniti delle zone popolari. Mi chiedo se i giovanotti delle tv faranno notare tutto questo quando ci faranno vedere i votanti che affollano i centri. Nel distretto di Karada, ieri abbiamo incontrato tre camion pieni di giovani che sventolavano bandiere irachene, tutti pagati dal governo per “fare pubblicità” alle elezioni, come i disoccupati che avevano affisso i manifesti sui muri della città. C’era anche un cameraman della televisione irachena, controllata dal governo “ad interim” di Allawi.

La “vera” storia è fuori Baghdad, nelle migliaia di km quadrati fuori controllo del governo e dalla vista dei giornalisti indipendenti, specialmente nelle quattro province Sunnite che sono il centro della insurrezione irachena.

Proprio durante le elezioni i jet americani stavano bombardando “obiettivi teroristici”, di cui l’ultimo nella città di Ramadi che, malgrado Bush e Blair neghino, è ora nelle mani degli insorti, proprio come lo era Falluja prima che gli americani la distruggessero.

Da quando Allawi, ex agente CIA, è stato nominato premier dagli americani, i raids aerei americani sono cresciuti in forma esponenziale ogni mese. Non ci sono giornalisti “incorporati” nella gigantesca base americana del Qatar, o a bordo delle portaerei americane al largo del Golfo da dove partono queste sortite sempre più numerose e sempre più letali. Esse non vengono registrate, non vengono coperte dai giornali, fanno parte della guerra “fantasma” che però è anche troppo reale per le sue vittime, sono tenute nascoste dai giornalisti che se ne stanno accucciati a Baghdad.

Il fatto è che quasi tutto l’Irak è diventato un’area di tiro al bersaglio,- per riferimento, vedere sotto la voce Vietnam,- e che gli americani stanno conducendo questa guerra segreta in modo spietato ed efficiente come hanno condotto la loro campagna di bombardamenti contro l’Irak fra il 1991 e il 2003, un raid aereo al giorno, oppure due, oppure tre. Allora attaccavano gli “obiettivi militari” di Saddam in Irak . Adesso attaccano “obiettivi di terroristi stranieri” o “forze anti-irachene”. Quest’ultima definizione mi piace in modo particolare, dal momento che gli stranieri impegnati in questa violenza sono proprio gli americani che stanno attaccando gli iracheni.

Ma gli attacchi non avvengono solo nell’area Sunnita. Questo mese, per esempio, un aereo americano ha lanciato un missile contro un dormitorio di studenti all’Università di Erbil, in Kurdistan, a nord del paese. Fra i feriti vi era anche un sopravissuta dei gassati ad Halabia da parte di Saddam, uno dei motivi per i quali Bush e Blair hanno giustificato l’invasione di questo infelice regione. Da parte americana nessuna spiegazione.

Allora, perché hanno bombardato i Kurdi? Per avvertirli che non avranno nessuna indipendenza? O per cercare di impedire loro di “infeudarsi” la città di Mosul, che il “nuovo” Irak vuole mantenere all’interno del territorio nazionale, e che non lo vuole lasciare ad un futuro “Kurdistan”?

Si, lo so come andrà a finire. Gli iracheni voteranno coraggiosamente malgrado le minacce di stragi da parte dei nemici della democrazia. Alla fine gli americani e gli inglesi avranno quello che cercano, una vera e funzionante democrazia, tale che così ce ne potremo andare al più presto. Oppure il prossimo anno. Oppure fra una decina. Il solo fatto di tenere queste elezioni, un atto di follia agli occhi di molti iracheni, sarà un “successo”.

Gli Shiiti voteranno in massa, mentre la maggior parte dei Sunniti si asterranno. Per la prima volta ci sarà un potere Sciita in un paese arabo. Allora comincerà la manipolazione e si spargeranno le voci secondo le quali, in alcune aree, le votazioni non erano regolari.

Però noi continueremo a ripetere “democrazia e libertà”, “democrazia e libertà”, mentre gli insorti continueranno ad aumentare sempre più numerosi e violenti, e gli iracheni continueranno a morire. Però in Irak ci sarà la democrazia.

Robert Fisk
Fontehttp://news.independent.co.uk/world/fisk/
30/01/2005

Traduzione per Comedonchisciotte.net a cura di Vichi

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