DI ROBERTO GIOVANNINI
Anche ieri sera il ministro dell’Economia Domenico Siniscalco ha tirato un sospiro di sollievo: per la centocinquantanovesima settimana consecutiva il 53 sulla ruota del Lotto di Venezia non è uscito. Che cosa c’entra il gioco più vecchio d’Italia con le difficoltà di Siniscalco? Semplice: secondo calcoli ragionevoli, l’estrazione del 53 a Venezia costerebbe alle esauste casse dello Stato la bella cifra di un miliardo e 350 milioni di euro, oltre 2.700 miliardi delle vecchie lire. La metà dei tagli dell’Irpef su cui in queste ore Silvio Berlusconi vorrebbe il via libera della Cdl e del Tesoro.
Qualcuno spesso paragona polemicamente la finanza pubblica ai numeri del Lotto, e in un certo senso è proprio così. La spasmodica caccia degli italiani al super-ritardatario 53 di Venezia finora si è rivelato uno splendido affare per l’Erario, visto che secondo alcune stime sul magico numeretto sono stati giocati (invano) almeno due miliardi di euro. Con maggiore entusiasmo fino a qualche tempo fa, con meno fiducia e speranza da un po’ di settimane: il 53 continua a mancare all’appello, e se statisticamente prima o poi dovrebbe uscire, si sa che teoricamente potrebbe anche non essere estratto mai. Tanti ci hanno già lasciato le penne.Vero è che se la sorte ci mettesse lo zampino, potrebbe essere lo Stato a lasciarci le penne, o quasi, stavolta. Sul tavolo di Siniscalco c’è una tabellina che dice così: se entro la fine dell’anno non sarà estratto nessuno dei numeri «grandi ritardatari», lo Stato incasserà dal Lotto 7,5 miliardi di euro, quasi il doppio del 2003; in una ipotesi intermedia, avrà guadagnato 5,3 miliardi; se i ritardatari usciranno tutti entro San Silvestro, l’incasso sarà solo di 3,6 miliardi.
Di qui il sospetto (infondato, ma a pensar male, si sa…) di tanti giocatori: non ci sarà per caso una «manina» a bloccare in fondo al bussolotto il 53 di Venezia e i suoi «fratelli in sonno», il 45 di Firenze e Venezia, il 39 di Genova e il 4 sulla Ruota di Milano? Del resto, tra il 1937 e il 1941 il numero 8 mancò a Roma per ben 202 estrazioni. Allora si disse che la «manina» l’aveva messa il Duce, per finanziare l’entrata in guerra dell’Italia. Non sarà vero, ma è certo suggestivo: la manina di Berlusconi contro il fatidico 53. Per finanziare il taglio delle tasse e, chissà, vincere le elezioni.
Roberto Giovannini
Fonte:www.lastampa.it
18.11.04