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La Redazione

 

I piu' letti degli ultimi 30 giorni

MARINE E JEAN-LUC

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A cura di Davide
Il 23 Aprile 2012
148 Views
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DI ALBERTO BAGNAI
goofynomics.blogspot.it

Lo scorso agosto (2011) Rossana Rossanda, esponente di
spicco della pseudo-sinistra italiana, un’intellettuale che aveva espresso la
sua solidarietà al “compagno Mao” all’epoca del “Grande Passo
Avanti” (20 milioni di morti), e dalla quale era dunque naturale
attendersi sostegno all’euro nel 2011 (decine di suicidi), pubblicava su
“Il Manifesto”, il giornale della pseudo-sinistra italiana, un
articolo nel quale, col pretesto di porre domande agli economisti e ai
“padri” dell’euro, dava le sue risposte sulla crisi: risposte, ahimè,
tragicamente false, come ci si poteva ben attendere da qualcuno che aveva speso
i suoi anni migliori, ormai lontani, a criticare l’economia di mercato, senza
far prima lo sforzo, all’epoca giudicato superfluo, di comprenderla.

Seguì un dibattito sul giornale della pseudo-sinistra.

Meglio sarebbe dire uno pseudo-dibattito: non tanto per
simmetria, quanto per la stessa ammissione della gentile direttrice del
giornale di pseudo-sinistra, che assai candidamente confessò, dopo le sue dimissioni
in ottobre, che il dibattito sul suo giornale e sul sito
“Sbilanciamoci” (che a quel giornale si ispira), era stato
sapientemente orientato in modo da “scongiurare la follia del ritorno alle
valute nazionali” ( vedi qui gli squallidi dettagli). Lo sapevo bene, visto che il mio contributo a quel
dibattito, pubblicato non senza qualche resistenza, era stato astutamente
presentato come il delirio di un nazional-fascista, nemico della vedova,
dell’orfano, del proletario. E questo semplicemente perché mi ero permesso di
ricordare una cosa ben nota agli economisti e scritta in tutti i testi di
economia monetaria internazionale: ovvero, che l’imposizione della moneta unica
a una zona che non è ottimale dal punto di vista monetario implica che il peso
degli aggiustamenti macroeconomici si scarichi interamente sui salari. Quello
che oggi chiamiamo, pudicamente, “svalutazione interna”, e che io
chiamavo, nel mio articolo, col suo vero nome:
lotta di classe. Buffo paese
l’Italia, dove un economista non marxista si trova censurato, su un quotidiano
che si definisce “comunista”, per aver nominato la lotta di classe!
La “distorsione deflazionistica” dell’euro era quindi assolutamente
prevedibile, prevista, e voluta. L’attacco ai salari non è che uno dei due
pannelli del fiammeggiante dittico della moneta unica; l’altro è la
finanziarizzazione spinta dell’economia. Le due tavole compongono un quadro
organico, dove tutto torna.

E in Italia, come in Francia, la sinistra ci è cascata!

Ma ad ogni peccato misericordia… Il povero giornale della
pseudo-sinistra attendeva la mancia del potere (il finanziamento pubblico, che
non ha avuto): non si può volergliene se l’istinto di sopravvivenza gli ha
fatto fare un passo falso… o svariati, visto il numero di intellettuali che
si sono lamentati con me di essere stati censurati in questo pseudo-dibattito,
solo perché avrebbero voluto esprimersi criticamente riguardo all’euro. Ma in
Natura non c’è che un elemento più duro del diamante: il pensiero unico della
destra neoliberale. E non c’è che un elemento più duro del pensiero unico di
destra: il pensiero unico di sinistra, quand’è, come oggi in Italia, di destra!

Dimentichiamoci ora lo pseudo-giornale della
pseudo-sinistra. Se ne occupino i tribunali: è fallito: il mercato (ironia
della sorte) ha vendicato i lettori comunisti.

Torniamo all’attualità.

Nel mio articolo facevo una previsione che ieri si è
realizzata. E siccome ciò succede rarissimamente a un economista, mi scuserete
se ci tengo a sottolinearla. Sono troppo pigro per tradurre integralmente il
mio articolo: vi traduco la fine, che è quella che ci riguarda oggi:

“Dall’euro usciremo, perché alla fine la Germania
segherà il ramo su cui è seduta. Sta alla sinistra rendersene conto e gestire
questo processo, anziché finire sbriciolata. Non sto parlando delle prossime
elezioni. Berlusconi se ne andrà: dieci anni di euro hanno creato tensioni tali
per cui la macelleria sociale deve ora lavorare a pieno regime. E gli schizzi
di sangue stonano meno sul grembiule rosso. Sarà ancora una volta concesso alla
sinistra della Realpolitik di gestire la situazione, perché esiste un’altra
illusione della politica economica, quella che rende più accettabili politiche
di destra se chi le attua dice di essere di sinistra. Ma gli elettori
cominciano a intuire che la macelleria sociale si può chiudere uscendo
dall’euro. Cara Rossanda, gli operai non sono “scombussolati”, come dice lei:
stanno solo capendo. “Peccato e vergogna non restano nascosti”, dice lo spirito
maligno a Gretchen. Così, dopo vent’anni di Realpolitik, ad annaspare dove non
si tocca si ritrovano i politici di sinistra, stretti fra la necessità di
ossequiare la finanza, e quella di giustificare al loro elettorato una scelta
fascista non tanto per le sue conseguenze di classe, quanto per il paternalismo
con il quale è stata imposta. Si espongono così alle incursioni delle varie
Marine Le Pen che si stanno affacciando in paesi di democrazia più compiuta, e
presto anche da noi. Perché le politiche di destra, nel lungo periodo,
avvantaggiano solo la destra.”

Come previsto, la pseudo-sinistra si impantana, anche se vince le elezioni.

Le speranze ingenuamente accarezzate da certuni di assistere a uno sfondamento di Mélenchon si sono sgonfiate, come era ovvio. Perché gli elettori francesi hanno capito che Mélenchon non è che una modesta spalla dello scialbo Quisling che deve ora prendere il potere per fare il lavoro sporco, quell’Hollande le cui minacce alla Merkel appartengono al “teatrino della politica” (come l’avrebbe chiamato Berlusconi) e sono prive di credibilità. Poiché è assolutamente chiaro che Hollande è inviato a fare in Francia il lavoro che Schroeder ha già fatto in Germania, e che Monti sta facendo in Italia (e Rajoy in Francia, e…). Un lavoro al quale la Merkel è ben lungi dall’opporsi, visto che anche lei sta al posto suo per lo stesso motivo: distruggere le ultime vestigia dei diritti dei lavoratori, perché la logica del profitto immediato possa definitivamente impadronirsi dello spazio politico, economico, culturale, antropologico, umano dell’Europa.

E gli elettori hanno capito che in questo gioco Mélenchon, evidentemente, non era che un figurante, che ha giocato le sue carte per mercanteggiare una poltrona ma, ahimè, ha perso. Non lo rimpiangeremo troppo, abbiamo ben altro da fare. Dobbiamo prima ammettere il fatto che fin da ora ora il vero vincitore di queste elezioni è il Fronte Nazionale, e dobbiamo trarne le conseguenze. Il Fronte Nazionale non accederà certo al potere (si tranquillizzino i pavidi), ma ha mostrato quale potenziale possa esprimere una forza politica che abbia il coraggio di orientare il dibattito sulle vere questioni politiche ed economiche che tutti abbiamo davanti: le derive della mondializzazione e della finanziarizzazione selvaggia dell’economia, di cui l’euro (e il mito di renderlo sostenibile con una chimerica “unità politica europea”) sono elementi essenziali. Ed è da questi elementi che bisogna cominciare se si vuole smontare il meccanismo che procede a schiacciarci.

C’è ancora tempo. È ormai tempo perché la sinistra, in Francia come in Italia, apra un vero dibattito, un dibattito senza pregiudizi sul significato dell’euro, e sugli scenari di uscita. So bene che la Francia è già molto più avanzata dell’Italia su questo cammino, e non ne sono sorpreso: siete pur sempre il paese della Rivoluzione, mentre noi non siamo stati che il paese delle rivolte, rivolte di corto respiro, per lo più: cacciare gli Angioini per chiamare i Valois…

Cari amici francesi, ora avrete il vostro Quisling per cinque anni, come noi abbiamo il nostro, e dopo averlo provato, è nell’ordine naturale delle cose che darete il potere alla forza politica che vi mostrerà un’uscita dall’orribile incubo dell’euro, di cui gli elettori avranno il tempo di apprezzare la natura.

E se fra 5 anni ci sarà solo la dolce Marine a mostrare il cammino, è lei che i francesi seguiranno. E la colpa non sarà degli “operai scombussolati” di cui parla Mme Rossanda (che non mi pare si orienti più di tanto) ma degli “intellettuali” che non avranno saputo costruire una vera alternativa.

Alberto Bagnai
Fonte: http://goofynomics.blogspot.it
Link: http://goofynomics.blogspot.it/2012/04/marine-et-jean-luc.html#comment-form
23.04.2012

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