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DI TOM CRUMPACKER

Oh, adesso è giunto il tempo per il tuo amore, mia cara,
Ed il tempo per la tua compagnia.
Ora che la luce della ragione si indebolisce,
E i fuochi bruciano sul mare…

Ballata scozzese del XVIII secolo.

La teoria dell’oligarchia commerciale

Noi sosteniamo con Hobbes, Strauss ed altri filosofi politici che la natura umana è essenzialmente aggressiva.
Ne consegue che l’ordine politico può essere raggiunto solo attraverso un potente stato nazionalista unificato da una minaccia esterna, che possa imporre l’ordine morale sulle masse. Il nazionalismo e la religione sono fondamentali per l’ordine morale. Senza la coesione creata da pericoli esterni come il terrore e la guerra, le società si disintegrano nel disordine, o quanto meno si trasformano in comunità più piccole e meno potenti.
Di conseguenza i grandi stati-nazione si devono dividere gerarchicamente fra ristrette elite di capi e grandi masse di seguaci.
Il diritto dei superiori a governare deriva dalla natura intrinseca del nostro sistema economico aperto e non regolato – a volte detto capitalismo del laissez faire – la cui dinamica sostanziale è che coloro che hanno molto ottengono di più e quelli che hanno poco ottengono meno. Il perseguimento dell’interesse personale da parte degli individui massimizza il benessere di tutti. La competizione risultante fra questi separa i forti dai deboli, gli intelligenti dagli ottusi.

Dal momento che nelle società commerciali la ricchezza e la proprietà sono le fonti di potere, la manipolazione mediale dei seguaci da parte dei loro leaders è giustificata, se non necessaria. E’ pur vero che noi dirigenti siamo i diretti beneficiari di tale impostazione, ma anche i meno fortunati a volte traggono vantaggi da questi benefici, almeno nei paesi sviluppati. In ogni caso, se non noi abbiamo giustamente guadagnato il potere di prendere delle decisioni pubbliche per gli altri grazie al nostro status e alle nostre capacità, chi altri potrebbero accollarsi il nobile obbligo di badare ai nostri compatrioti meno abili?

Ci sono due tipi di realtà – una oggettiva ed una soggettiva. Tutti sanno che il mondo reale che vediamo effettivamente esiste lì fuori per tutti noi. Ma non tutti capiscono che ognuno di noi lo crea per se stesso. Attraverso la cultura, l’esperienza e l’immaginazione abbiamo sviluppato una fede in noi stessi in quanto leaders, che esprimiamo pubblicamente come ispirazione divina. E’ la nostra prospettiva personale: le lenti attraverso cui vediamo il mondo, formuliamo i nostri giudizi e ci aiuta a costruire la realtà dei nostri seguaci. Come dimostrato dall’inestimabile opera del Dr. Josef Goebbels più di 70 anni fa, il segreto della nostra autorità risiede nella nostra abilità di creare una parvenza di realtà attraverso i mass-media ed attraverso i politici, attraverso i quali si possono modificare o rinforzare le visioni di gruppi e di individui. Ma quando la realtà virtuale che noi gli offriamo è in contraddizione con la loro realtà effettiva ed osservabile, le nostre manipolazioni una volta smascherate dalla ragione e dalla logica vengono respinte.

Le pratiche dell’oligarchia commerciale

Noi prendiamo le decisioni pubbliche importanti privatamente, senza alcuna registrazione e preferibilmente in segreto, di modo che il retroterra, le persone e i fattori coinvolti non possano essere rintracciati e capiti. La giustificazione, se necessaria, è la sicurezza nazionale. Questo ragionamento raramente può essere vinto dalla ragione e dalla logica, dal momento che solo noi dirigenti coinvolti siamo a conoscenza delle informazioni non svelate. In ogni caso, il nostro pubblico ha la necessità di credere che sta partecipando attraverso i suoi “rappresentanti” alle decisioni importanti che prendiamo per loro, poiché la condizione essenziale della nostra capacità di trasformare la realtà oggettiva è la soddisfazione pubblica, o almeno l’assenza di una insoddisfazione estrema.

Le discussioni di questioni pubbliche attraverso i media sono quindi cruciali, ma il loro scopo, piuttosto che il raggiungimento di una decisione, è di ottenere la condiscendenza dei nostri seguaci nelle nostre decisioni. Dal momento che finanziamo il mondo sempre più centralizzato dei mass media ed i nostri politici (il cui scopo principale è il mantenimento del loro posto, che gli garantisce potere e ricchezza), abbiamo acquisito la capacità di utilizzarli per trasformare le prospettive del nostro pubblico.

Di conseguenza, il dibattito mediatico che produce la necessaria condiscendenza generalmente avviene dopo che noi abbiamo preso una decisione. Certamente, noi non consentiamo l’accesso ai nostri media a chiunque non abbia dimostrato la sua fedeltà al nostro progetto. Sebbene affermino di rappresentare il pubblico interesse, i nostri politici, a causa dei nostri accessi limitati ai media, alle campagne di finanziamento, al sistema di favoritismi e lobbies, di corruzione ed estorsioni, di fatto rappresentano i nostri potenti interessi privati.

La televisione è il nostro mezzo di persuasione privilegiato perché è il mezzo che la maggior parte dei nostri seguaci usa per ottenere le informazioni. Il suo obbiettivo principale è quello di vendere i nostri prodotti intercalando la pubblicità all’intrattenimento ed all’informazione. La chiamiamo comunicazione, ma sappiamo bene che coinvolge passivamente i nostri seguaci mentre guardano ed ascoltano quelli di noi che li aiutano a ricreare le loro realtà.


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(Jim Morrison)

Come ha dimostrato Emmanuel Goldstein 20 anni fa, attraverso il nostro controllo sulla produzione di informazione possiamo facilmente cambiare il passato. Contiamo sulla carenza di memoria dei nostri seguaci quando ritiriamo una questione dagli spazi dei mass media, dal momento che è la loro unica fonte di informazione ed esistono molte altre notizie per intrattenerli in maniera significativa. Ci occupiamo pubblicamente di generalità, demonizziamo i nostri nemici e trattiamo le nazioni (canaglie che alcune di esse sono) come se fossero persone il cui comportamento può essere modificato dagli stessi metodi che usiamo sugli individui. Intervistiamo solo i membri della vita pubblica le cui opinioni ci possono beneficiare e la cui pubblicazione implica la correttezza del punto di vista. Altrimenti perché dovrebbero essere pubblicati?

Non siamo obbligati a rispondere direttamente a domande pubbliche; piuttosto le usiamo come “introduzioni” ai nostri argomenti. Quando introduciamo nuove informazioni nel dominio pubblico, normalmente avviene attraverso rivelazioni o interviste anonime. Dal momento che le fonti sono protette non c’è modo di verificare tali informazioni e possono essere cambiate quando necessario. Le continue campagne di auto-promozione portate avanti dai nostri politici attraverso i media, ultimamente cominciano a sembrare delle buffonate. Bisogna invertire questa tendenza chiudendo leggermente la fuga di realtà ma le cose essenziali devono essere mantenute.

E’ meglio che il nostro pubblico venga a conoscenza di altre zone del mondo attraverso di noi e non attraverso le fonti dirette. Quando una compagnia mediatica come la CNN o la BBC offre un servizio a diversi paesi, deve presentare notizie diverse appropriate ad ognuno di essi. Informazioni sconvenienti come sono quelle di Al Jazeera si devono escludere. Stiamo chiudendo i confini ed erigendo delle barriere attraverso il nostro nuovo rafforzamento, richieste di visti, restrizioni ai viaggiatori ed agli immigrati, perché il modo di eseguire le cose degli Americani, se non superiore agli stranieri, è almeno adeguato per i nostri seguaci e ci causa meno problemi.

Il linguaggio dell’oligarchia commerciale

Negli ultimi anni, la scomparsa di una lingua inglese comune ha reso il nostro compito più facile. Gli individui sviluppano la loro comprensione delle parole in base alla loro cultura, che spesso varia in maniera considerevole. Nel passato il significato di alcune parole è cambiato lentamente nei secoli. Nel XX secolo, con l’avvento delle società di massa in cui l’informazione passa attraverso i mezzi di comunicazione di massa, si è reso chiaro come il significato delle parole potesse essere alterato in maniera relativamente veloce da coloro che producono l’informazione. Le parole utilizzate nei discorsi politici possono essere modificate in modo da promuovere progetti politici e da cambiare la realtà.

Stiamo sviluppando un nuovo manuale di codici linguistici con cui tutti i dirigenti del New World Order (NWO) dovrebbero familiarizzare, possiamo riportare qualche esempio. Una delle nostre parole preferite è “imprenditore” ossia colui che rischia le sue ricchezze per trarne profitto piuttosto che colui che sfrutta gli altri per ottenerlo. Invece di cambiamento progressivo, “riforma” significa un cambiamento che promuove il nostro progetto. “Libertà” significa assenza di restrizioni nel perseguimento dell’interesse personale piuttosto che ciò che deriva dal perseguimento del bene comune. E’ la libertà del pesce più grande di mangiarsi il pesce più piccolo. “Governo” denota le autorità che prendono il nostro denaro per perseguire i propri fini, piuttosto che per l’interesse pubblico. “Pubblico interesse” significa il nostro interesse dal momento che il pubblico può beneficiare di alcuni dei nostri profitti.

In passato la parola “terrorismo” significava l’uso di violenza da parte di un individuo, gruppo o stato per creare il terrore nel perseguimento dei propri fini politici. E’ stato con noi fin da principio, da Caino a Cesare, da Genghis Khan ad Adolf Hitler, dai muri di Jericho fino ad Hiroshima, dal napalm in Vietnam al bombardamento di Baghdad. Noi dirigenti non definiamo mai il terrorismo, preferendo concentrarci solo sulle sue vaghe connotazioni di anarchia e brutalità. E’ il nemico di cui avevamo bisogno dopo la guerra fredda per mantenere in vita la nostra coesione nazionale. Diciamo pubblicamente che la sua eliminazione è difficile, la guerra potrebbe protrarsi per un lungo periodo, ma alla fine lo sradicheremo.

Ma la nostra idea privata di terrorismo si riferisce ai sollevamenti del Terzo Mondo, dove ci sono enormi risorse nonché miliardi di potenziali consumatori-lavoratori da sfruttare. Abbiamo inoltre sottovalutato la funzione di mantenimento della pace dell’ONU ed il nostro potente apparato militare è diventato la forza di polizia del mondo sviluppato per assicurare lo sfruttamento economico dei sottosviluppati (denominiamo tale processo “globalizzazione”). Etichettiamo come terrorista ogni lotta di liberazione del Terzo Mondo che si ponga sia contro il dominio economico o che miri all’autonomia politica. Non definiamo mai terroristi coloro che insorgono contro i nostri nemici (anzi di solito li finanziamo, li armiamo e li esercitiamo), come nel caso di Osama bin Laden contro i Russi, Saddam Hussein contro l’Iran e la gente a cui diamo esilio in Florida per destabilizzare Cuba. Il nostro concetto di sovranità è assoluto per il Primo Mondo ma condizionale per il Terzo, dove i bombardamenti preventivi, l’invasione e il cambio di regime sono sempre un’opzione.

In passato la “guerra” aveva un significato chiaro: era un conflitto dichiarato e violento fra stati-nazione. I singoli soldati non erano considerati criminali, piuttosto una volta presi prigionieri erano tenuti in custodia sino alla fine della guerra (per lo più alcuni anni) con la protezione della Convenzione di Ginevra. D’altro canto i sospettati criminali venivano incriminati delle loro colpe, processati ed infine condannati.

Nel XX secolo la guerra ha acquisito un significato ulteriore e metaforico, per esempio la guerra alla povertà, alla droga, alle malattie. Non ci si aspettava che terminasse la guerra metaforica, la parola era piuttosto utilizzata per connotare battaglie a lungo termine. Quando abbiamo dichiarato guerra al terrorismo molti hanno pensato che intendevamo una guerra metaforica, ma quando abbiamo cominciato a bombardare, ad invadere e a cambiare i paesi del Terzo Mondo, fu evidente che la nostra guerra era sia reale che metaforica. Ci consente di tenere prigionieri centinaia (fino ad adesso) di “sospettati” senza processo in campi di concentramento a Cuba ed in tutto il mondo. Per mantenere il nostro potere abbiamo bisogno della guerra permanente.

In passato “democrazia” significava governo del popolo. Il nucleo dell’idea era la possibilità di prendere delle decisioni collettive e di adottare delle azioni collettive per un bene comune. Offriva ad ognuno la possibilità di partecipare alle decisioni di comune interesse attraverso la rappresentazione, la gente accettava e metteva in atto le decisioni. In età moderna, la partecipazione pubblica alle decisioni da prendere sarebbe disastrosa per il nostro progetto. Inoltre la democrazia è adesso la nostra parola in codice per il capitalismo illimitato e non regolato (“mercato libero”). Quando parliamo in pubblico di democrazia ci riferiamo ai tipi di oligarchie commerciali che predominano oggi nel mondo sviluppato, specialmente negli USA, dove i politici rappresentano i nostri interessi potenti e privati piuttosto che quelli pubblici. Diciamo che questo produce libertà per tutti, ma visto che la ricchezza coincide col potere c’è sempre più libertà per i grandi affari e per noi dirigenti che ne approfittiamo. Con il nostro tipo di libertà chi possiede molto ottiene di più, chi poco di meno.

Drahcir, Vice Presidente
Dirigenti del New World Order.

Fonte: www.onlinejournal.com
Link: http://www.onlinejournal.com/Commentary/101705Crumpacker/101705crumpacker.html
16.10.05

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di cyLOBA

Letture consigliate:

Dr. Josef Goebbels, “The Goebbels Diaries” (Hamish Hamilton 1948).

Emmanuel Goldstein, “The Theory and Practice of Oligarchic Collectivism” in George Orwell, “1984” (London, 1948) pp. 165-185

Tom Crumpacker è membro della Coalizione di Miami per porre fine all’embargo degli USA su Cuba.

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