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La Redazione

 

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L’UOMO, L’ANIMALE PIU’ PERICOLOSO

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A cura di Das schloss
Il 7 Novembre 2007
53 Views

DI WAYNE MADSEN
Wayne Madsen Report

“The Most Dangerous Animal: Human Nature and the Origins of War,” [“L’animale più preicoloso: la natura umana e le origini della guerra”] di David Livingstone Smith (St. Martin’s Press), spiega in 263 pagine l’affinità umana per la guerra.

Sebbene il libro descriva la sanguinosa storia della capacità del genere umano di commettere mostruosi omicidi di massa sui campi di battaglia, Smith, filosofo e psicologo, presenta anche l’altro lato del genere umano: una fondamentale avversione verso l’uccisione di un altro essere umano. Smith spiega che l’84% delle donne e il 91% degli uomini hanno fantasticato di uccidere qualcuno, ma solo un minuscolo numero di persone ha realmente commesso omicidi. Negli Stati Uniti, solo lo 0,005% della popolazione ha commesso un omicidio.
Persino nelle battaglie più sanguinose, rivela Smith, molti soldati hanno coscientemente evitato di uccidere. La battaglia di Gettysburg, in cui si combatterono un totale di 160.000 soldati dell’unione e confederati con 7000 vittime sul campo di battaglia, vide anche l’abbandono sul campo di 27.574 moschetti, il 90% dei quali completamente carichi. Gli storici presumono che molti soldati eseguirono le mosse per caricare le loro armi ma non spararono, o spararono sopra le teste dei loro nemici. Vi è anche il racconto del 502esimo Paracadutisti di Fanteria, in Normandia durante la seconda guerra mondiale. Uno degli ufficiali dell’unità racconta: “non un solo uomo su 25 usò volontariamente la sua arma… Camminai avanti e indietro lungo la linea strillando, ‘Diamine! Iniziate a sparare!’”.

Da resoconti storici scritti di soldati costretti ad uccidere da breve distanza, vi sono descrizioni di uomini colti da convulsioni, che vomitano, che perdono il controllo dell’intestino e della vescica, e che svengono dopo essere stati costretti ad uccidere i loro nemici.

Smith offre poi l’antidoto creato dagli eserciti per fronteggiare tali reazioni: l’uso di allucinogeni e di alcol da parte delle truppe per annebbiare i sensi, e i conseguenti problemi psichiatrici vissuti dai veterani di guerra. Guerrieri preistorici delle steppe russe, e Vichinghi, ingerivano un estratto di fungo allucinogeno prima di andare in battaglia. Soldati inca masticavano foglie di coca prima della battaglia. Gli sciiti dell’Asia centrale fumavano cannabis, i Rajputs indiani usavano l’oppio, e l’Armata Rossa, durante la seconda guerra mondiale, prendeva valeriana, un sedativo. Il personale militare Usa in Vietnam assumeva anfetamine mentre l’uso di alcol prevaleva tra gli antichi guerrieri greci e cinesi, così come tra i cavalieri francesi, i combattenti aztechi, e le unità stragiste delle SS, le Einsatzgruppen.

Il legame con la droga presentato da Smith è degno di nota. Resoconti, compresi alcuni di WMR, sul fatto che il trasporto di cocaina sia legato ai voli C.I.A. delle rendition e ad attività di compagnie militari private, sono un possibile indicatore che continui sino ad oggi un tale uso di droghe per assicurare efficaci uccisioni da parte di militari e paramilitari.

L’altro ingrediente per gli omicidi di massa e per la guerra sono i leader messianici e maniacali. Smith ne cita diversi casi storici, compreso Adolf Hitler che dichiarò che egli era stato scelto per “purificare” il teatro, l’arte, la letteratura, il cinema, la stampa, i manifesti e le vetrine “da tutte le manifestazioni del nostro mondo marcio, e metterli a servizio di un’idea morale, politica e culturale”. Hitler vedeva lo sterminio della popolazione ebraica europea come il culmine della sua desiderata “purificazione”.

I Khmer Rouge cambogiani credevano che il loro sterminio di circa 2 milioni di persone negli anni 70 fosse un processo di “purificazione”. I puritani del New England dichiararono che i nativi Pequots erano “agenti di Satana” e celebravano le loro morti. Il folle governatore di Plymouth, William Bradford, disse che era un “dolce sacrificio” vedere 600 Pequots cuocere nel fuoco e “i fiumi di sangue che lo spegnevano”.

Da non lasciare fuori dalla lista di folli leader messianici di guerra, Smith indica George W. Bush, che, il 4 giugno 2003, avrebbe detto al primo ministro palestinese Mahmoud Abbas ad un meeting (non nel discorso sullo stato dell’unione di Bush nel 2003, come citato da Smith): “Dio mi ha detto di colpire al Qaeda e io li sto colpendo. Poi mi ha ordinato di colpire Saddam, cosa che ho fatto. Con la potenza di Dio dalla nostra parte trionferemo.”

Con quasi un milione di morti durante l’invasione e l’occupazione Usa dell’Iraq, Bush ha meritatamente ottenuto un posto nella lista dei più spregevoli e sanguinari tiranni nella storia del mondo. Il libro di Smith vi darà una grande quantità di munizioni storiche da usare la prossima volta che affronterete con i fatti un neocon innamorato di Bush.

Titolo originale: ” ‘The Most Dangerous Animal’ — New book helps to explain Bush regime’s war psychosis “

Fonte: http://www.waynemadsenreport.com
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25.10.2007

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