DI ANTONELLA RANDAZZO
L’attuale sistema basa la sua forza nell’essere l’uno e l’altro, ossia entrambi i termini in gioco. Ovvero destra e sinistra, il dominante e il dissidente, colui che protegge e colui che distrugge, chi tutela la legge e chi la infrange, chi sostiene la democrazia e chi istituisce dittature. Non si sta parlando di fantasie o di opinioni inquietanti: chiunque sia disposto ad analizzare i fatti in modo approfondito e obbiettivo si accorgerà di questa paradossale realtà.
Gli esempi che si possono fare sono molteplici, e quasi ogni giorno la realtà offre casi talvolta lampanti e altre volte difficili (ma non impossibili) da individuare.
A molti risulta ormai chiaro come gli schieramenti politici siano tutti parte del sistema, e promettono cambiamenti soltanto per avere consenso, curandosi in ogni caso di proteggere il sistema e di tutelare gli interessi soltanto di chi detiene il potere. Meno chiaro risulta come lo stesso sistema può creare una dissidenza fittizia, spacciata per vera.
Gli stegocrati (1) propagandano di aver costruito una “civiltà superiore”, negando in tal modo la natura criminogena del sistema e l’esistenza di una vera dissidenza. I dissidenti esistono quando non c’è una vera libertà, ma l’attuale sistema, definendosi “democratico” nega anche soltanto la possibilità che alcune persone vogliano contrastarlo denunciandolo come dittatura. Per questo le autorità si prodigano a negare il dissenso o a minimizzarlo, etichettandolo negativamente (“antiamericani”, “fanatici”, “terroristi”, “ribelli”, “sovversivi”, “estremisti”, ecc.) per far credere che si tratti di persone con tare mentali o appartenenti a gruppi eversivi.
I veri dissidenti vengono tenuti ai margini, in modo tale che possano essere conosciuti soltanto da poche persone, e che non abbiano una reale efficacia. Al contempo vengono creati finti gruppi estremistici, che possano generare consenso fra le persone piene di rabbia e di desiderio di rivalsa. Ad esempio, durante il G8 di Genova si ebbero strani gruppi con personaggi violenti, che erano stati visti da parecchie persone, in precedenza, insieme alle forze dell’ordine, come se ne facessero parte o dovessero assolvere alcuni compiti, certamente non confessabili. Si trattava di creare una dissidenza violenta, in modo tale da generare disordini e dare modo di giustificare un’eventuale repressione dei manifestanti.
Il sistema non crea soltanto la dissidenza violenta, crea anche quella pacifica. Ne è un esempio, ormai tristemente noto, il popolare personaggio Beppe Grillo, che ha guadagnato milioni di euro grazie alla sua capacità di far credere di essere un vero dissidente, facendo molti proseliti e rendendo sterili le proteste giovanili dovute al malcontento e alle ingiustizie.
Le stesse persone che infrangono tutte le leggi sono quelle che elaborano e approvano i trattati internazionali a tutela dei diritti umani, curandosi di far emergere sempre nuovi documenti a tutela delle minoranze, delle donne e dei bambini. Tuttavia, questi documenti saranno considerati una “letterina a babbo natale”, come disse l’ambasciatore di Reagan, Jeane Kirkpatrick, riferendosi in particolare all’articolo 25 della la Dichiarazione dei Diritti dell’uomo del 1948, che parla dei diritti economici. Si elaborano carte dei diritti per esaltarle a parole e calpestarle nei fatti. Se così non fosse, ovviamente il sistema sarebbe distrutto in breve tempo, poiché l’osservanza dei diritti umani è antitetica rispetto all’assetto di potere attuale.
Un altro paradosso assai noto consiste nel “portare democrazia” istituendo dittature. Gli attuali personaggi al potere amano mostrarsi democratici, rispettosi del principio di autodeterminazione dei popoli, mentre di fatto fanno di tutto per impedirlo, ricorrendo anche a crimini orrendi come la guerra e la tortura. Tutte le operazioni militari attuate dalle autorità statunitensi, dal dopoguerra fino al 1991, vennero propagandate come liberazioni da dittature o come interventi a “difesa della libertà”. Di fatto gli Usa uccisero migliaia o addirittura milioni di civili e destabilizzarono politicamente ed economicamente molti paesi, impedendo che venisse realizzata una vera democrazia. Le autorità statunitensi scatenarono guerre ad “alta” o a “bassa intensità”. Intervennero tutte le volte che i loro interessi economici e di potere erano in pericolo, provocando guerre civili, contrasti interni, destabilizzazione (bassa intensità), oppure grandi interventi militari (alta intensità).
Le autorità statunitensi condannavano e denunciavano la ferocia di Pol Pot ma al contempo lo finanziavano e lo armavano.
Dal 1969 al 1973 i bombardieri americani uccisero almeno 750.000 contadini cambogiani, sganciando sulla Cambogia più bombe di quante ne avessero sganciate in Giappone durante la Seconda guerra mondiale. Il colpo finale alla Cambogia verrà dato dal gruppo dei Khmer Rossi di Pol Pot. Il personale della Defence Intelligence Agency si era occupato di spianare la strada al potere ai Khmer Rossi, attraverso massicci bombardamenti. Le truppe di Pol Pot vennero addestrate dalla Cia ai metodi più sanguinari, compresa la tortura. Pol Pot, dal 1975 al 1979, praticò la tortura e il massacro, che costeranno la vita a un quarto della popolazione cambogiana.
Gli Usa riuscirono a dare ai Khmer Rossi persino la rappresentanza della Cambogia presso l’Onu. Nel 1980 il governo americano stanziò 12 milioni di dollari da far pervenire ai Khmer Rossi attraverso il Programma Mondiale per il Cibo. Nello stesso anno, Washington creò il Keg (Gruppo di Emergenza Cambogiano) presso l’ambasciata americana di Bangkok. Il Keg ufficialmente doveva controllare la distribuzione degli aiuti umanitari ai profughi, ma di fatto aveva il compito di provvedere ai rifornimenti alle basi dei Khmer Rossi. Robert Cline, consigliere per gli affari esteri del neopresidente Reagan, nel novembre del 1980, visitò un centro operativo dei Khmer Rossi in Cambogia. Nel periodo 1980-81, a sostegno dei Khmer Rossi vennero inviati 50 agenti della Cia, per organizzare e coordinare azioni di “resistenza”. Nel 1981 Brzezinsky disse: “Auspico un maggiore aiuto cinese a Pol Pot. Gli USA incitano pubblicamente la Cina nell’inviare armi ai KR attraverso la Tailandia”.(2)
Nel 1982 nasceva la Coalizione del Governo Democratico di Kampuchea (CGDK), che era una montatura degli Usa, della Cina e di Singapore. Non furono soltanto gli Usa a sostenere Pol Pot, anche Margaret Thatcher stipulò con Reagan un accordo per inviare unità di Sas (reparti speciali inglesi) per addestrare guerriglieri cambogiani.
A tutt’oggi molti interpretano i fatti avvenuti in Cambogia paradossalmente come un “comunismo senza proletariato”, e sostengono che i Khmer Rossi istituirono un regime “comunista”. Ma se i Khmer Rossi erano comunisti, cioè a favore della gente comune, perché massacrarono un quarto della popolazione? Può una lotta per il popolo massacrare brutalmente il popolo stesso? Pol Pot massacrò civili inermi, soprattutto contadini. Evidentemente, le lotte non partivano dal basso. I Khmer Rossi, definiti “comunisti”, realizzarono una società afflitta dalla carestia e dalla fame, e costrinsero i lavoratori a lavorare forzatamente per costruire opere di irrigazione, importanti per la coltivazione di riso. La Cia fece in modo che il gruppo dei Khmer Rossi praticasse le tecniche più sanguinarie, compresa la tortura. Nelle torture, si costringevano le vittime a confessare di “appartenere alla Cia”, per poi condannarle a morte. Era un paradosso: la Cia pagava e addestrava un gruppo sanguinario per dimostrare che i comunisti erano criminali e per uccidere tutti coloro che venivano accusati di essere sostenitori degli Usa. Si trattava, in realtà, di piegare il popolo affinché rinunciasse ad un sistema politico democratico. La violenza venne diretta esclusivamente contro i civili, e la situazione terroristica aveva l’obiettivo di seminare panico e spezzare ogni lotta civile.
La verità era che le stesse persone al potere erano “l’uno e l’altro”, potevano assoldare anche “comunisti”, pur condannando il comunismo come male peggiore. Ovviamente, i comunisti da loro assoldati erano falsi comunisti, come del resto oggi assoldano per i loro scopi falsi “terroristi”.
Oggi gli interventi armati vengono spacciati per “lotta al terrorismo”, ma la sostanza non cambia: si tratta di impedire l’autodeterminazione dei popoli e di assicurarsi il controllo politico, militare e delle risorse. Le stesse autorità che massacrano si presentano poi tranquillamente ai popoli parlando di alti valori umani e di democrazia, secondo il principio “dell’uno e dell’altro”. Sono i carnefici, ma sono anche coloro che “proteggono” i popoli.
Esistono molte prove circa la vicinanza fra sistema di dominio statunitense ed esistenza del “terrorismo”. Le autorità USA sostengono di voler combattere il “terrorismo islamico” ma di fatto hanno avversato ogni risoluzione dell’Onu che promuova la lotta al terrorismo. Nel dicembre del 1987 gli Usa (con Israele) avversarono una risoluzione dell’Onu contro il terrorismo. La Risoluzione Onu prevedeva, oltre alle misure per la prevenzione del terrorismo internazionale, anche un tavolo di studio che facesse luce sulle cause politiche ed economiche del terrorismo, e che definisse cosa si deve intendere per “terrorismo”, per poterlo distinguere dalle lotte dei popoli per i diritti. Si trattava cioè di affrontare concretamente e razionalmente il problema, senza vederlo come un male misterioso e oscuro. Ciò è stato impedito dagli Usa.
Nel 1986 gli Stati Uniti furono condannati dalla Corte Internazionale di Giustizia per terrorismo o “uso illegale della forza” contro il Nicaragua. Essi dichiararono che non avrebbero riconosciuto la giurisdizione della Corte. Il Nicaragua si rivolse al Consiglio di Sicurezza dell’Onu per chiedere una risoluzione che costringesse tutti gli Stati a rispettare il diritto internazionale. Gli Usa si opposero a tale risoluzione, rendendo debole il diritto internazionale e permettendo di fatto che i crimini terroristici avessero probabilità di rimanere impuniti. Essi sono dunque l’uno e l’altro: coloro che paternalisticamente dicono di voler proteggere il mondo intero e coloro che creano terrorismo impunemente, negando l’efficacia del diritto internazionale.
Lo studioso inglese Nafeez Mosaddeq Ahmed ha fatto un lavoro approfondito e meticoloso per dimostrare che una vera guerra al terrorismo non esiste. La ricerca è stata pubblicata nel libro “Guerra alla verità. Tutte le menzogne dei governi occidentali e della Commissione ‘Indipendente’ Usa sull’11 settembre e su Al Qaeda”, in cui Nafeez Mosaddeq Ahmed sostiene che gli attacchi terroristici sono il frutto delle politiche occidentali praticate dalla Guerra Fredda fino ai nostri giorni (3) . Dai documenti considerati da Ahmed, emergere chiaramente la preparazione e la protezione che gli Usa hanno dato e continuano a dare ai responsabili degli attentati terroristici. Emergono i vantaggi, di potere ed economici, che la superpotenza Usa ricava da tali operazioni, e i comportamenti ambigui e reticenti che coprono le sue responsabilità verso i crimini terroristici. I paesi che maggiormente sono coinvolti nel fenomeno terroristico, l’Arabia Saudita e il Pakistan, hanno con gli Usa un rapporto a dir poco amichevole. Gli stessi talebani avevano trovato nel potere americano un forte e indispensabile sostegno per prendere il potere in Afghanistan.
Oggi gli interventi armati vengono spacciati per “lotta al terrorismo”, ma la sostanza non cambia: si tratta di impedire l’autodeterminazione dei popoli e di assicurarsi il controllo politico, militare e delle risorse. Le stesse autorità che massacrano si presentano poi tranquillamente ai popoli parlando di alti valori umani e di democrazia, secondo il principio “dell’uno e dell’altro”. Sono i carnefici, ma sono anche coloro che “proteggono” i popoli.
Queste stesse autorità organizzano la “lotta contro la mafia” e al contempo garantiscono ai mafiosi di operare indisturbati, punendo, rendendo impotenti o uccidendo tutti coloro che potrebbero intralciarne gli affari o distruggere le organizzazioni.
Per poter meglio rappresentare “l’uno e l’altro”, gli stegocrati utilizzano le logge massoniche e organizzazioni di vario genere, dalle finte ONG alle associazioni con finalità apparentemente economiche. Questi luoghi serviranno a far riunire diverse persone, che apparentemente saranno investite di cariche autorevoli, ma in realtà avranno il compito di proteggere gli interessi di alcuni e controllare il territorio. In altre parole, i controllati saranno gli stessi controllori, coloro che dovranno fare chiarezza sulle stragi o su strani omicidi saranno gli stessi che avranno l’incarico di occultare la verità.
I servizi segreti hanno anche lo scopo di rendere possibile la realtà “dell’uno e dell’altro”, attuando inganni talmente astuti da risultare efficaci sulla maggior parte delle persone.
Durante l’interrogatorio della Commissione Iran-Contras, nel 1987, il colonnello Oliver North affermò che “l’inganno e la manipolazione sono una parte integrante delle operazioni militari segrete, che a loro volta sono essenzialmente una bugia”.(4)
La Cia ha fra i suoi obiettivi quello di rendere la realtà confusa, e di porre spiegazioni immaginarie per negare quelle reali. Si tratta di far apparire le cose diverse da ciò che sono, in modo tale che l’uno appaia diverso dall’altro, mentre spesso si tratta delle stesse persone. Per raggiungere questo scopo utilizza anche il controllo e la manipolazione mediatica. Nel 1992, una Commissione interna della Cia stabilì stretti rapporti con diversi media. La Commissione dichiarava: “Abbiamo relazioni con gli inviati, che ci hanno aiutato a trasformare alcune false notizie di intelligence in notizie di intelligence di successo. Alcune reazioni dei media possono essere pilotate con una sola telefonata. Altre, come la serie Bbc in sei episodi, attingono pesantemente alle fonti (fornite dalla Cia)”.(5) Le fonti di cui la commissione parlava, davano informazioni così distorte da far apparire il contrario di ciò che era.
Nell’attuale sistema persino gli attentati dei “nemici” vengono spesso attuati da quelli che si reputano baluardi di democrazia. Le autorità statunitensi hanno persino praticato il bioterrorismo sul suolo del loro stesso paese, per incriminare i “terroristi” e avere licenza di fare guerre. Come molti ricordano, dopo l’11 settembre, per accrescere e mantenere il terrore che il popolo americano aveva provato per il terribile attentato, la Cia produsse, attraverso diverse aziende private, spore di antrace, con cui infettò lettere che fecero ammalare tredici persone, cinque delle quali morirono. Le lettere infette furono mandate in diversi uffici postali degli Usa, tra questi anche gli stessi uffici della Cia e della Corte Suprema. La colpa fu data a Saddam Hussein, ma il 17 dicembre del 2001 fu svelato dalla Casa Bianca che le lettere al carbonchio provenivano da laboratori americani. La rete televisiva Abc disse che alcuni test avevano trovato nell’antrace un additivo chimico legato ad un programma biologico realizzato in Iraq. Dopo vari depistaggi, alcuni portavoce dell’esercito, messi alle strette da un’inchiesta del The Washington Post, (6) dovettero ammettere che nell’impianto di Dugway si produceva antrace per seminare panico negli americani, allo scopo di poter additare il “terrorismo” come nemico degli USA.
Gli stegocrati fanno in modo di attuare un sistema basato sulle energie “sporche”, sulla contraffazione alimentare e sulla miseria. Si tratta delle stesse persone che promettono di risolvere le medesime problematiche. Per essere credute posticipano sempre più i tempi: ad esempio dicono che nel 2050 saranno diminuite le emissioni di gas nocivi, che nel 2030 sarà risolto il problema della fame, ecc. Sanno benissimo che queste asserzioni producono fiducia ma che poi saranno puntualmente disattese. Posticipare è un modo per promettere e non mantenere.
Liberarsi da questo sistema di potere assurdo quanto crudele e diabolico significa riconoscere il principio dell’uno e dell’altro, alimentando la capacità di uscire fuori da tale logica, e di concepire una realtà diversa da quella in cui viene legittimata la guerra proprio da chi dice di volere la pace, e in cui ci vorrebbero far credere che per proteggerci occorra costruire armi in grado di distruggere l’intero pianeta, o che per risolvere il problema della fame occorra aspettare ancora anni, in cui moriranno milioni di bambini. Questa realtà criminale è resa possibile da tutte quelle persone che credono nella buona fede delle attuali autorità e rigettano come assurda l’idea che esse siano “l’uno e l’altro”, evitando di osservare obbiettivamente i fatti.
Antonella Randazzo
Fonte: http://antonellarandazzo.blogspot.com/
Link: http://antonellarandazzo.blogspot.com/2008/07/luno-e-laltro.html
8.07.08
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NOTE
1) A questo proposito si legga http://antonellarandazzo.blogspot.com/2008/03/lipotesi-stegocratica-parte-prima-.html
2) Cit. Pilger John, “La lunga segreta alleanza: lo zio Sam e Pol Pot”, in CoverAction Quarterly n. 62.
3) Ahmed Nafeez Mosaddeq, “Guerra alla verità. Tutte le menzogne dei governi occidentali e della Commissione “Indipendente” Usa sull’11 settembre e su Al Qaeda”, Fazi Editore, Roma 2004.
4) Cit. Mamdani Mahmood, “Musulmani buoni e cattivi. La guerra fredda e l’origine del terrorismo”, Laterza, Bari 2005, p. 113.
5) Cit. Pilger John, “Agende nascoste”, Fandango Libri, Roma 2003, p. 491.
6) “Antrace, l’untore è il Pentagono”, Il manifesto, 14 dicembre 2001.