DI XAVIER CAÑO TAMAYO
Alainet.org
Angela Merkel, autonominatasi Führer d’Europa, si è congratulata con Mariano Rajoy, capo del governo spagnolo, per la riforma lavorativa realizzata dal suo governo. E la
considera un esempio.
Cosa ha di particolare questa riforma? È il sogno della grande impresa, che sa che questa (la crisi, il non riuscire a uscirne, il debito, le “riforme strutturali“…)
è una lotta di classe. Pura lotta di classe che continuano a vincere con misure come la riforma del mercato del lavoro. O il saccheggio della Grecia, per fare un altro esempio.
Questa riforma lavorativa abbassa fino alla miseria l’indennità per licenziamento, ampia le possibilità di quest’ultimo, sopprime qualunque difesa del lavoratore di fronte
alla volontà imprenditoriale, elimina l’intervento della pubblica amministrazione nei licenziamenti massicci dei dipendenti, favorisce i cosiddetti contratti di formazione (pagare meno e ridurre diritti lavorativi), permette che le imprese private agiscano come agenzie di collocamento, concede priorità agli accordi di impresa su quelli territoriali o settoriali, consente alle imprese di abbassare i salari e di cambiare le condizioni di lavoro ai lavoratori se all’imprenditore conviene e piace, trasforma in carta straccia gli accordi territoriali o settoriali…
Tutto per generare la “fiducia” dei mercati, degli imprenditori… Pertanto, fino a che non riapparirà questa sfuggente fiducia, ci sarà un Bengodi, di crescita e prosperità.
Ma per il momento, non si sente niente. Solo altra disoccupazione e povertà.
E parlando di “fiducia”, appena approvata la riforma lavorativa, lo spread delle obbligazioni spagnole è aumentato e nell’asta per questi titoli dovrà pagare interessi più alti. Molto bene!
I sostenitori di questa riforma del lavoro riconoscono che non avrà per adesso effetti positivi, ma dicono che solo così si potranno costruire le basi per crescere e per creare impiego nel futuro. La cosa certa, come scrive Joaquín Estefanía, è che in questa riforma lavorativa non c’è niente che garantisca la creazione di posti di lavoro, ma davvero tanto per rendere economico il licenziamento e privare i diritti ai lavoratori.
Allo stesso tempo, la Commissione Nazionale della Borsa Valori ha tolto il divieto, deciso alcuni mesi fa, che ostacolava determinati investimenti molto speculativi. E così, via libera alla speculazione. Quanti imprenditori si dedicheranno all’economia produttiva, se guadagnano di più a speculare? Basta licenziare un po’ di lavoratori e abbassare lo stipendio ai rimanenti per disporre di denaro fresco con cui investire.
Affinché non ci siano dubbi su ciò che implicano l’austerità e le riforme “strutturali”, Belgio, Italia e Olanda confermano di essere entrate in recessione nell’ultimo trimestre del 2011, sommandosi a Grecia e Portogallo che già erano in questa situazione, mentre Regno Unito, Spagna e Germania vedono contrarsi l’attività economica. Quando ci sarà questa crescita promessa?
La Grecia è stato il primo paese europeo che ha sofferto gli attacchi combinati di austerità, aggiustamenti e riforme “strutturali”, perpetrati dalla classe ricca minoritaria e dai suoi complici. Ecco quello che è stato conseguito: dopo quasi due anni di “austerità”, i risultati evidenti sono una duplicazione della disoccupazione, gli stipendi ridotti tra il 20 e il 30 per cento, il 13 per cento delle famiglie senza alcun introito e il PIL che cade del 3,5 per cento nel 2010 e del 5,5 nel 2011. Quarto anno di recessione. Nel frattempo, i greci ricchi hanno portato 200 miliardi di euro in Svizzera. Si è contenuto il deficit pubblico, pretesto per l’austerità? No. Solo quattro anni di fortissima sofferenza.
Mike Whitney ha scritto che il Memorandum d’Intesa (lista delle richieste del FMI alla Grecia del FMI, Commissione Europea e Banca Centrale Europea) è una lista di desideri e benefici per le grandi corporazioni, le grandi imprese e le banche, mescolate con politiche di castigo per stringere la cintura alle classi lavoratrici. Non ne dubitate, queste riforme strutturali sono un regolamento di conti della minoranza ricca (Marx la chiamava classe dominante) con la cittadinanza, specialmente con le classi lavoratrici. Questa è la storia dell’austerità preventiva, della lotta contro il deficit, delle riforme strutturali, che presuppongono sempre un’esplosione incontrollata dei diritti sociali.
Tanto prima la cittadinanza ne sarà cosciente, quanto prima reagirà.
Fonte: Lucha de clases y ellos van ganando
17.02.2012
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE