LO SVILUPPO VA A RILENTO, ALCUNE POPOLAZIONI REGREDISCONO

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La prova, cifre alla mano

Il rapporto 2005 del Progetto delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (PNUS) mette in luce numerosi progressi, ma ad un ritmo molto più lento del previsto, a causa delle regole del commercio internazionale e dei problemi di sicurezza. 18 Paesi regrediscono e, in uno dei Paesi più ricchi del mondo, alcune popolazioni regrediscono: negli Stati-Uniti, dopo qualche anno di amministrazione Bush, gli Afro-Americani e gli Ispano-Americani sono in via di terzomondizzazione.

Nel 2000, si approfittò del consenso a livello mondiale ottenuto dal “Vertice del millennio” (iniziativa promossa da Kofi Annan) a favore dell’eradicazione dell’estrema povertà, per ottenere investimenti finanziari più consistenti da parte dei Paesi ricchi e fissare un calendario di azioni volte alla vittoria di tale flagello nel giro di 15 anni. Si credeva di poter ridurre della metà l’estrema povertà, diminuire il numero di decessi infantili, scolarizzare tutti i bambini del mondo ed abbattere in modo considerevole le malattie infettive

L’efficacia delle misure adottate può essere valutata grazie a degli indici statistici stabiliti a partire dal 1990 dal Programma delle Nazioni unite per lo sviluppo (PNUS), il quale ha appena pubblicato, lo scorso 7 settembre 2005, il suo rapporto annuale, la cui lettura costituisce un raro momento di verità.

Lo “sviluppo umano” si misura sulla base di tre criteri principali:

La salute e la longevità

L’alfabetizzazione e la scolarizzazione

Il livello di vita (PIL per abitante)

Gli studiosi rilevano che i tre pilastri della politica internazionale (l’aiuto allo sviluppo, il commercio internazionale, la pace e la sicurezza) devono essere riformati urgentemente e che, malgrado diversi risultati positivi, si è ancora lontani da quelli previsti. Dal 1990, “la speranza di vita nei paesi in via di sviluppo si è allungata di due anni, si contano 3 milioni di decessi infantili in meno ogni anno, e 30 milioni di bambini non scolarizzati in meno. Più di 130 milioni di individui sono usciti da una condizione di estrema povertà”. Eppure, nello stesso periodo, 18 paesi, per un totale di 460 milioni di abitanti, sono regrediti.

Se si analizzano gli anni dal 2000 al 2003, che corrispondono al periodo di attuazione del Progetto del millennio, ci si sorprende nel constatare la battuta d’arresto di Stati a sviluppo umano elevato (Australia, Svezia, Belgio, Regno Unito, Malta) di Stati a sviluppo medio (Belize, Sudafrica, Namibia, Bostwana, Papua-Nuova Guinea, Ghana, Togo, Zimbabwe), nonché di Stati a basso sviluppo (Swaziland, Camerun, Lesotho, Kenya, Costa d’Avorio, Zambia, RDC, Centrafrique, Guinée-Bissau, Chad, Burkina-Faso). Gli Stati dell’Africa Australe sono vittime dell’HIV, altri della guerra, altri della loro cattiva gestione.

Mortalità

La maggior parte delle regioni nel mondo compiono progressi soddisfacenti in materia di speranza di vita, fatta eccezione per quelli dell’ex Unione Sovietica, nei quali continua a diminuire, e quelli dell’Africa subsahariana che stanno subendo una drastica battuta d’arresto.

Il declino della speranza di vita più brutale è stato registrato in Botswana, dove è precipitata di 31 anni, a causa dell’epidemia da HIV. A titolo comparativo, lo shock demografico più importante nella storia recente d’Europa è quello avvenuto in Francia durante la prima guerra mondiale con una riduzione della speranza di vita di 16 anni.

Generalmente le donne vivono più a lungo degli uomini. Ciononostante le discriminazioni a carattere sessuale fanno sì che in India la mortalità infantile femminile sia il doppio di quella maschile. In tempo di pace, questa stessa discriminazione sessuale ha provocato la morte prematura di 7.000.000 di uomini in seguito al disastro economico degli anni di Eltsin.

Queste cifre nascondono alcune realtà più crude: i decessi dovuti alla guerra. Nel periodo considerato, la carneficina più rilevante non è stata commessa durante il conflitto a maggior impatto mediatico. Non sono né il genocidio in Ruanda, né le guerre in Jugoslavia, Afghanistan ed Irak a mietere più vittime, bensì il conflitto in Congo con più di 4 milioni di morti. Vale a dire il bilancio più pesante dalla Seconda Guerra Mondiale.

Si potrebbe facilmente evitare la quasi totalità delle morti infantili dovute all’assenza di cure di base e poco costose ed a malattie benigne per le quali esistono vaccini (rosolia, difterite e tetano sono responsabili della morte di 3 milioni di bambini all’anno). Il 98% dei decessi infantili hanno luogo nei paesi più poveri. “In altri termini, questi bambini muoiono semplicemente perché sono nati”.

Disparità dei livelli di vita

A parità di reddito, certi stati sono più sviluppati di altri,mentre stati con un basso reddito possono avere un elevato sviluppo (come il Guatemala o il Vietnam); al contrario, paesi ricchi hanno un basso sviluppo (come l’Arabia Saudita). Un miliardo di essere umani sopravvivono con meno di 1 dollaro al giorno ed un altro miliardo dispongono di 1-2 dollari. Insieme formano una classe sociale in estrema povertà e rappresentano il 40% della popolazione mondiale.

850 milioni di persone si trovano in una condizione di malnutrizione che li fa sprofondare in un circolo infernale di malattie.

Nella ripartizione delle ricchezze le disparità continuano ad aumentare. Ormai, le 500 persone più ricche del mondo (secondo la classifica della rivista Fortune) guadagnano quanto i 416 milioni dei più poveri

La terzomondizzazzione degli Stati Uniti

Il Rapporto 2005 sullo sviluppo umano ha sorprendentemente rivolto un’attenzione particolare al caso Stati Uniti. In termini globali, il paese persegue in modo normale il suo sviluppo: popolazione in buona salute, più scolarizzata e più ricca. Tuttavia, se si fa una distinzione dei gruppi sociali, le minoranze regrediscono in modo esorbitante. Ciò che l’uragano Katrina rivela agli occhi dello spettatore straniero, il PNUS lo conferma con esattezza clinica: dopo i primi tre anni di amministrazione Bush (gli indici sono disponibili con un po’ di ritardo), le popolazioni nere ed ispaniche della prima potenza mondiale sono in via di terzomondizzazione.

“Gli indicatori della salute pubblica negli Stati Uniti vengono distorti da disuguaglianze profonde legate al reddito, alla copertura fornita dalla polizza sanitaria, alla razza, all’origine etnica, alla situazione geografica e –cosa molto grave- all’accesso alle cure (…) Le tendenze a livello di mortalità infantile sono sbalorditive. Dal 2000, la diminuzione della mortalità infantile, cominciata mezzo secolo fa, si è dapprima rallentata e poi invertita”. Il tasso di mortalità infantile degli Afro-Americani della capitale Washington è sceso ai livelli degli Indiani del Kerala.
“Gli Stati-Uniti sono il solo paese ricco che non possiede un sistema di assistenza sociale universale. Il sistema misto di assicurazione privata e copertura pubblica non ha mai raggiunto tutta la popolazione (…). Più di un Americano non pensionato su sei (45 milioni) non era sufficientemente coperto nel 2003 (…) Gli Ispano-Americani non assicurati (34%) sono due volte superiori rispetto ai bianchi non assicurati (13%) e il 21% degli Afro-Americani non ha un’assicurazione sanitaria (…) Più del 40% dei cittadini non assicurati non hanno a disposizione una struttura regolare in cui poter beneficiare di una cura medica in caso di bisogno, e più di un terzo di questi ha dichiarato che, nell’anno appena trascorso, essi stessi o qualcuno della loro famiglia ha dovuto privarsi di cure mediche necessarie, compresi medicinali consigliati o prescritti a causa del costo troppo elevato (…). L’Istituto di Medicina stima che ogni anno muoiono prematuramente almeno 18000 Americani soltanto perché non hanno un’assicurazione sanitaria”. Se l’amministrazione Bush garantisse ai neri l’accesso alle stesse cure dei bianchi, risparmierebbe 85000 vite all’anno.

Fonte: www.voltairenet.org
Link: http://www.voltairenet.org/article127672.html
8.09.05

Traduzione per www.comedonchisciotte.org di NICOLETTA SECCACINI

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