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La Redazione

 

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L’ITALIA DI DRAGHI: UNA SOCIETA’ SCHIAVISTICA

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A cura di Davide
Il 1 Giugno 2007
70 Views

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DI CARLO GAMBESCIA

Il Manifesto di oggi, definisce, addirittura nei titoli, la relazione di Draghi “un’alta lezione di liberaldemocrazia”. Non siamo d’accordo: preferiamo parlare di una dotta introduzione alla nuova società schiavistica.

Il lettore si chiederà perché usiamo parole così forti. Presto detto: dietro il linguaggio “liberale” di Draghi si nasconde un disegno sostanzialmente antisociale: quello di favorire la nascita di una società piramidale; una società governata dal ristretto intreccio di interessi tra banche e imprese. Una società schiavistica, come vedremo, da cui Draghi, vuole far fuori la politica, anche quella compiacente. Non solo: il Governatore pretende la cancellazione di qualsiasi diritto sociale, a cominciare dalle pensioni.

Ma entriamo nel merito della relazione.Draghi non ha quasi parlato del processo di concentrazione bancaria in atto. Ne ha evidenziato solo i futuri effetti benefici sulla capacità di concorrere, sul piano mondiale, delle banche italiane. Il che significa, un sicuro aumento dei costi per i consumatori italiani (si veda il nostro post del 22 maggio 2007).

Draghi ha taciuto sui fitti legami tra banche e imprese. Ma, ha criticato, proprio per favorirne la crescita, qualsiasi intervento della politica in economia.

Draghi ha chiesto, alzando improvvisamente il tono di voce (come ci hanno riferito alcuni amici presenti), di procedere rapidamente all’aggiornamento dei coefficienti pensionistici. Il che significa impoverire oggettivamente, di qui a qualche anno, i lavoratori che andranno in pensione.

Draghi ha reclamato maggiore produttività, flessibilità e liberalizzazioni. In particolare nell’energia. Per favorire, appunto – dopo aver liquidato la politica – una maggiore concentrazione economica. E soprattutto la crescita esponenziale del pericoloso intreccio tra banche e imprese.

Infine, il suo accenno, alla riforma dell’istruzione, va interpretato, come volontà di frammentare ulteriormente il mercato del lavoro intellettuale e professionale, anche attraverso la privatizzazione dell’istruzione pubblica .

L’Italia auspicata da Draghi vede pochi eletti in cima e tanti lavoratori e pensionati poveri in basso. E in mezzo un ceto medio, più ridotto, tonico e legato ai poteri forti, in termini di prestazioni professionali a livelli di quadri medio-alti. Mentre il ceto medio(-medio) e medio(-basso), di oggi, mescolandosi agli immigrati, dovrebbe andare a ingrossare le fila del lavoro servile (camerieri, guardie giurate, servizi alle persone) e dei lavoro flessibile (dipendenti dei call center, e di altri settori basati sui servizi non alle persone). E tutti con paghe e pensioni al di sotto del minimo vitale. Proprio come gli ultimi della classe: i lavoratori poveri (facchini, lavapiatti, custodi, eccetera) e i pensionati. “coefficientizzati”. E’ un “disegno” che potrebbe prendere corpo nei prossimi 15-20 anni. Il progetto gioca, in termini di controllo sociale, sulle potenzialità delle tecnologie di sorveglianza, sul graduale svuotamento delle istituzioni democratiche (anche attraverso scandali pilotati e conseguenti campagne di stampa ), sull’invecchiamento della popolazione (vecchi e anziani sono più facilmente controllabili), sull’arrendevolezza degli immigrati, e sulla paura generalizzata e opprimente, in una società flessibile, di perdere il posto di lavoro, anche se umile e sottopagato.
In conclusione, si tratta di una società schiavistica e non liberaldemocratica: governata dall’alto, da un ristretto gruppo di tecnocrati, alle dipendenze dirette dei più ricchi (di qui l’inutilità dei politici, come ceto sociale capace di mediare), e perciò priva di qualsiasi vera istituzione democratica.

Ovviamente, non è tutta farina di Draghi. Il Governatore è lì, solo per garantire una “visione del mondo” e una politica del credito favorevoli agli interessi dei CdA di imprese e banche. Il personaggio, non è assolutamente brillante, come lo descrivono i suoi ammiratori. Tutt’altro. E al minimo tentativo di alzare la testa, rischia di essere sostituito come Fazio. Oggi scomparso dalla scena politica ed economica, e liquidato come populista.
Chissà perché?

Carlo Gambescia
Fonte: http://carlogambesciametapolitics.blogspot.com
Link: http://carlogambesciametapolitics.blogspot.com/2007/06/litalia-di-draghi-una-societ.html
01.06.2007

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