LIBANO: PARLA LA RESISTENZA

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DI DAGOBERTO H. BELLUCCI
Rinascita

I media embedded d’occidente hanno sempre tralasciato o fatto finta di ignorare, in questi tragici giorni, che gli Hizbollah, il Partito di Dio, è parte integrante del governo libanese e che l’alleanza sciita – che rappresenta la maggioranza del popolo libanese – è presente con ben 35 deputati su 128 nel parlamento di Beirut. Questi portavoce della disinformazione hanno preferito finora tacciare un popolo che resiste a un’occupazione straniera come “terrorista”.

“Voi sapete perfettamente che gli Stati Uniti stanno sostenendo la guerra d’aggressione israeliana contro il nostro Paese. La politica, la diplomazia e la potenza militare degli Stati Uniti sono elementi fondamentali schierati al fianco di ‘Israele’. Gli americani conducono in prima persona la guerra israeliana
contro il Libano. Ringrazio il vostro quotidiano che sostiene la Resistenza del Libano”

A seguito Libano, tra passato e futuro: Ghassan Charbel (Dar al Hayat) intervista Hassan Nasrallah (leader di Hizbollah)Fra bombardamenti a tappeto di ospedali, stragi di civili, blitz spettacolari delle forze speciali per arrestare un pastore e la sua famiglia che ha la sola colpa di chiamarsi Nasrallah come il leader di Hizbollah, dichiarazioni di aver azzerato la capacità offensiva dei resistenti libanesi, puntualmente smentita da una “pioggia di missili” lanciati nell’alta Galilea, continua l’arrogante aggressione sionista al libero Stato del Libano, al ritmo di un tragico balletto diplomatico che si consuma fra la Rice e il governo israeliano.
Rinascita vi presenta invece in esclusiva le ragioni della resistenza nazionale libanese. Il nostro inviato a Beirut, Dagoberto H. Bellucci, ha intervistato per noi uno dei due ministri hizbollah nel governo di Faud Siniora: Trad Hamadeh, ministro del Lavoro.
I media embedded d’occidente hanno sempre tralasciato o fatto finta di ignorare, in questi tragici giorni, che gli Hizbollah, il Partito di Dio, è parte integrante del governo libanese e che l’alleanza sciita – che rappresenta la maggioranza del popolo libanese – è presente con ben 35 deputati su 128 nel parlamento di Beirut. Questi portavoce della disinformazione hanno preferito finora tacciare un popolo che resiste a un’occupazione straniera come “terrorista”.
I terroristi sono loro e i loro padroni.

Hamadeh: la vittoria del Libano sarà la vittoria del mondo libero

Trad Hamadeh è il ministro del lavoro del Governo presieduto da Fouad Siniora. Nominato la scorsa estate Hamadeh è, assieme a Mohammad Fneish al dicastero dell’Energia, uno dei due ministri del partito di Dio sciita libanese (il ministro degli Affari Esteri Faouzi Saaloukh è anch’esso del blocco sciita ‘Amal-Hizbullah ma non appartiene organicamente al partito di sheikh Hassan Nasrallah).
Ha cordialmente accettato di rilasciare un’intervista in esclusiva per “Rinascita”, giornale amico della resistenza libanese e di Hizbullah e al fianco del Libano vittima della criminale aggressione sionista.

dal nostro inviato
Dagoberto H. Bellucci

D. Dopo le aggressioni e i crimini israeliani di queste settimane cerchiamo, dottor Hamadeh, di fare il punto della situazione partendo da lontano, esattamente dal voto del Consiglio di Sicurezza dell’Onu che approvò nel settembre 2004 la risoluzione 1559. Qual è la vostra posizione, quella di Hizbullah e del Governo libanese rispetto agli avvenimenti di questi ultime settimane e alla risoluzione 1559?

R. “Oggi abbiamo sicuramente oltrepassato il problema della risoluzione 1559. E non sarà certo “Israele” che riuscirà a farci accettare con la forza questa risoluzione. La guerra che hanno scatenato non è contro Hizbullah ma contro il Libano. È un’aggressione contro il popolo libanese e lo Stato libanese e gli Stati Uniti stanno attivamente sostenendo la guerra israeliana contro il nostro paese. Voi sapete perfettamente che il presidente Bush ha dichiarato pubblicamente di voler cambiare il volto e la carta geopolitica del Medio Oriente. Questa volontà egemonica americana oltrepassa abbondantemente la stessa questione nazionale libanese ma, allo stesso tempo, ha favorito la ripresa del dialogo tra tutte le componenti della politica libanese, tra tutti i partiti, per cercare di trovare assieme una soluzione comune, accettata da tutti, sui punti essenziali per quanto concerne il nostro sistema di difesa nazionale. Abbiamo già trovato una strada per la soluzione dei nostri problemi nazionali con la costituzione della tavola rotonda per il dialogo nazionale, un organismo che raggruppa tutte le diverse anime politiche del Libano. Questa guerra è arrivata chiaramente per impedire che le forze politiche libanesi trovassero da sole una soluzione ai loro problemi”.

D. – L’anno scorso è stato caratterizzato dal crimine che ha ucciso l’ex premier Rafiq Hariri, dalla stagione delle bombe e infine dalle elezioni politiche del giugno scorso. L’America, ogni giorno, dichiara di voler esportare la democrazia nel Vicino Oriente. Ma quando in Libano hanno vinto le elezioni politiche i partiti sciiti (Hizbullah e Amal) nella Beqaa e nel sud l’amministrazione Bush non ha certo accettato il responso uscito dalle urne e la volontà popolare. Oggi nel parlamento libanese c’è un grande blocco sciita, il secondo come numero di deputati (35 di cui 14 di Hizbullah), che difende gli interessi della comunità sciita. L’America si conferma ipocrita quando afferma di volere la democrazia nel Vicino Oriente perché in realtà pensa esclusivamente ai suoi interessi e alle sue strategie. Che cosa ne pensate?

R. “Nelle relazioni esistenti tra noi e l’Occidente, l’America e l’Europa, sappiamo bene che esistono molti interessi e valori. È possibile che tra questi valori ci sia anche la democrazia, ma non è il solo valore fondamentale. Al fianco della democrazia ci sono anche le nostre tradizioni e tutta la nostra eredità politica e religiosa. Il problema non è la democrazia perché tutto il mondo sa benissimo che la democrazia libanese è antica e stabile. Abbiamo avuto le nostre prime libere elezioni con l’indipendenza nel 1948 e anche negli anni Venti – durante il mandato coloniale francese – non mancarono spazi di dialogo e di democrazia tra le forze politiche libanesi. Abbiamo conosciuto la democrazia molto prima di molti stati dell’Europa. La democrazia libanese è una realtà che ha delle radici solide. Posso dire che non esiste alcuna necessità, e nessuno in Libano ne sente il bisogno, perché mr. Bush esporti la democrazia in Libano. Non abbiamo affatto bisogno di lezioni di democrazia, soprattutto non abbiamo bisogno della democrazia ‘americana’. Al contrario vi pongo una questione: che cosa ha fatto l’America per noi? che cosa ha fatto l’amministrazione Bush per il mondo arabo? in Iraq per esempio che cosa hanno costruito a tre anni dall’invasione di quel paese? La democrazia americana in Iraq si accompagna con una occupazione militare. È per questo motivo che non possono garantire in quel paese il rispetto delle regole democratiche né alcuna legge. Non è possibile accettare un regime democratico senza prima fissare delle regole accettate da tutti. Le giovani generazioni arabe vogliono delle regole e delle leggi per decidere del loro futuro, per decidere quale regime politico eleggere, dunque se la democrazia americana si rivela come l’imposizione della politica e delle scelte americane al mondo arabo sarà inevitabile che il mondo arabo rifiuterà queste imposizioni. Lo abbiamo visto chiaramente in Palestina. Il mondo intero ha potuto vedere il popolo palestinese andare ai seggi elettorali, commissioni di osservatori internazionali hanno garantito sulla regolarità di quel voto, i palestinesi hanno accettato le regole e i principii della democrazia e un confronto elettorale corretto. Ha vinto Hamas. Questa è la democrazia palestinese. Non è la democrazia o la politica americana. Gli Stati Uniti hanno dimostrato di essere contro la democrazia palestinese e al fianco di “Israele”. Una situazione analoga la viviamo in Libano. Voi sapete perfettamente che Hizbullah e Harakat Amal hanno vinto in libere elezioni affermandosi nella Beqaa orientale, nel sud e in altre regioni. E questo blocco sciita è accorso a sostenere in altre circoscrizioni il Movimento della Corrente Future di mr. Sa’ad Hariri o il Partito Socialista Progressista di mr. Walid Jumblatt per i loro successi elettorali a Beirut, Baabda, nella Beqaa occidentale o nel nord del paese. Questo è un esempio di vera democrazia che favorisce il dialogo delle diverse forze politiche”.

D. Una domanda su questa aggressione. Ministro Hamadeh che cosa ne pensa, dopo la visita di madame Rice a Beirut e la Conferenza Internazionale di Roma, della posizione della comunità internazionale? Finora la comunità internazionale, le potenze mondiali, non hanno potuto – ma soprattutto voluto – fermare questa guerra contro il Libano, né arrivare ad un cessate il fuoco tra le parti. Qual è la vostra opinione in proposito?

R: “Voi sapete perfettamente che gli Stati Uniti stanno sostenendo la guerra d’aggressione israeliana contro il nostro paese. Io giudico inaccettabile che gli Usa stiano sostenendo a spada tratta “Israele”. Il sostegno americano è operativo sia militarmente che diplomaticamente e politicamente. La politica, la diplomazia e la potenza militare degli Stati Uniti sono elementi fondamentali schierati al fianco di “Israele”. Gli americani intendono condurre in prima persona la guerra israeliana contro il Libano. Non sul piano militare ma su quello politico e diplomatico. Madame Rice durante la conferenza internazionale di Roma ha tenuto una specie di conclave ristretto dove ha riunito tutti i politici e i diplomatici presenti dimenticandosi volontariamente della questione essenziale del cessate il fuoco in Libano. A Roma non se n’è parlato se non a margine della conferenza. Questo essenziale problema risulta secondario anche nel documento finale letto nella conferenza stampa tenuta alla fine del vertice. Oggi, dopo il massacro terribile di Cana, la situazione politica internazionale sembra mutata. La diplomazia internazionale ha ripreso la sua attività e, per questo motivo, noi libanesi attendiamo fiduciosi gli sviluppi delle prossime ore e i risultati delle diverse iniziative francesi, spagnole, russe. Staremo a vedere nei prossimi giorni quali saranno le proposte politiche che risulteranno più idonee per trovare una soluzione a questa crisi”.

D. Dopo il massacro di Cana in effetti qualcosa sembra cambiato. Abbiamo visto una ripresa delle relazioni diplomatiche e nuove iniziative. Soprattutto la Francia sembra la più attiva su questo fronte. Ieri (lunedì 31, per chi legge) abbiamo avuto la visita a Beirut del ministro degli Esteri francese, Douste-Blazy, che ha aperto per la prima volta delle relazioni con gli iraniani incontrandosi con il capo della diplomazia di Teheran. È una possibilità per arrivare a porre fine a questa aggressione. Pensa ministro che questo dialogo franco-iraniano sia importante per mettere fine all’aggressione sionista contro il Libano?

R. “Lo spero, ma non saprei onestamente dirlo oggi. È ancora presto. Ho avuto un incontro con il ministro degli Esteri francese, Douste-Blazy, e con il premier Fouad Siniora. Abbiamo discusso di molti problemi e siamo dell’idea che sia ancora presto per avere un quadro chiaro della situazione politica e militare nel Libano oggi. Non abbiamo ancora stabilito alcun piano generale per affrontare il problema della sicurezza nazionale libanese. Non esistono le condizioni per stabilire attualmente il futuro del Libano sul fronte della politica della sicurezza nazionale. È necessario che questa serie di sforzi diplomatici riesca a convincere soprattutto gli americani perché, attualmente, sono loro ad avere tutte le carte in mano e sono gli unici che possono fare pressioni sul governo sionista. La riunione tra i ministri degli Esteri di Francia e Iran potrebbe essere il primo passo verso una soluzione diplomatica e politica di questa crisi. Questa sintonia di vedute franco-iraniane potrebbe far cambiare in positivo molte cose per noi libanesi e rilanciare il dialogo e la cooperazione tra le democrazie arabe e islamiche e quelle europee. Siamo spettatori responsabili delle nuove iniziative diplomatiche francesi e iraniane per il Vicino Oriente. Europei e arabi devono cooperare e dialogare perché sono molti gli interessi e i punti di vista comuni. Insieme, arabi e europei, possiamo fare parecchie cose interessanti e positive per la pace internazionale. Sono le democrazie arabe e quelle europee che devono rilanciare il dialogo e l’iniziativa politica per convincere gli Stati Uniti che una soluzione a questa crisi esiste. Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu prenderà atto di queste iniziative e valuterà le loro proposte per fermare l’aggressione israeliana in Libano. Un aggressione che rischia di incendiare l’intero Oriente. La questione fondamentale oggi è questa: come riuscire a trovare un compromesso per una soluzione di questa crisi accettabile tanto dal Governo libanese che per gli americani. Se si trova un compromesso tra la posizione libanese e quella americana allora sarà la vittoria della diplomazia altrimenti sarà la guerra”.

D. Un’ultima domanda, ministro Hamadeh. Sheikh Hassan Nasrallah, segretario generale di Hizbullah, ha dichiarato sabato scorso alla tv “al Manar” che la Resistenza Islamica era pronta a donare la vittoria contro il nemico sionista nelle mani dello Stato libanese.
Quest’ennesima dimostrazione del capo di Hizbullah è la riprova che la Resistenza Islamica è la resistenza di tutto il Libano, dello Stato libanese, del paese, del popolo. Le parole del capo di Hizbullah sono chiare da sempre a questo proposito. Cosa ne pensa?

R: “È chiaro che è così. È realmente così. Noi difendiamo il nostro paese, difendiamo lo Stato e il popolo libanese. La Resistenza Islamica è il baluardo di questo paese. Difende il suo avvenire, il suo territorio, la sua indipendenza, la sua libertà. La Resistenza Islamica difende i diritti dei figli del Libano, delle famiglie libanesi. Difendiamo il diritto del Libano ad un futuro di pace. Noi difendiamo il nostro paese e il nostro popolo. Se arriverà la vittoria contro l’aggressore israeliano sarà la vittoria del Libano e dello Stato libanese. Sarà la vittoria di tutto il popolo libanese senza distinzioni etniche o confessionali. E sarà anche una vittoria per tutti gli amici della Resistenza in Europa, Asia e nel resto del mondo. Dunque per quale motivo donare una vittoria ad altri quando, se arriverà, sarà una vittoria della volontà di questo popolo di resistere? Sheikh Hassan Nasrallah ha parlato chiaro, correttamente, con autorevolezza e coraggio. Ha detto la verità perchè questa è la sola verità che esiste riguardo alla Resistenza”.

D. Vi ringraziamo signor Ministro per questa intervista

R: “Ringrazio voi e il vostro quotidiano che sostiene la Resistenza del Libano. Quando arriverà la vittoria contro l’aggressione sarà anche una vostra vittoria. Una vittoria di tutti gli amici del Libano”.

Dagoberto H. Bellucci
Fonte: http://www.rinascita.info/
Link: http://www.aljazira.it/index.php?option=content&task=view&id=826&Itemid=
01.08.2006

VEDI ANCHE:

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