DI AMBROSE EVANS-PRITCHARD
Telegraph.co.uk
Ci sono voluti tre giorni di
scambi dal fallimento del summit del G20 per far detonare la carica
esplosiva sul mercato dei bond dell’Italia da 1,9 trilioni, il terzo
ammontare di debito al mondo.
L’ipotetico “muro salvafuoco”per
salvaguardare l’Italia in fondo non esiste. I vaghi progetti dell’UE
di potenziare il fondo di salvataggio EFSF fino a un trilione
di euro non sono arrivati a niente. Gli investitori comprendono subito
che i progetti per utilizzare il fondo come un’assicurazione in franchigia
per le obbligazioni concentra i rischi, mettendo a repentaglio la tripla
A del rating della Francia e accelerando il contagio verso il cuore
della moneta.
La Banca Centrale Europea sta acquistando
le obbligazioni italiane, ma troppo lentamente per fermare la spirale
del debito. Il nuovo direttore della BCE, Mario Draghi, ha esordito
nel suo incarico con un brusco avvertimento che per la banca sarebbe
“senza senso” cercare di limitare i rendimenti degli
inguaiati debitori per lungo tempo. È stato un invito agli investitori
impauriti di liberarsi dei propri titoli.
Dato che non c’è praticamente niente
per fermare il contagio, il verdetto del mercato è stato rapido e brutale.
Capital Economics ha detto che “forse il Rubicone
è stato oltrepassato” dopo che gli interessi sui titoli a
10 anni dello stato italiano hanno passato mercoledì la soglia del
7 per cento. La stanza di compensazione LCH Clearnet ha innalzato
i margini di garanzia e lo farà certamente di nuovo. L’Italia è
in pratica fuori dai mercati globali dei capitali.
Roma non sarà in grado di rinnovare
qualcosa come 300 miliardi di euro di debito il prossimo anno e cadrà
in un “default disordinato” se le autorità dell’UE
non affronteranno immediatamente l’enormità della crisi.
“Siamo nel panico. Roma sta
bruciando. I governi devono impedire che il fuoco si propaghi“,
ha detto Jennifer McKeown, l’economista per l’Europa del gruppo.
Il contagio allargato si è fatto
evidente quando gli spread sul debito francese sono saliti al record
post-UEM di 146 punti base sui Bund tedeschi. Le istituzioni
francesi hanno 416 miliardi di dollari di esposizione con debito italiano
di vario genere. Le due nazioni latine stanno andando di pari passo.
“È ovvio cosa vada fatto“,
ha detto Tim Congdon di International Monetary Research. “La
BCE deve progettare un qualcosa di straordinario, acquistando un trilione
di euro in obbligazioni, facendo alzare l’emissione M3 del 10 per
cento, per porre fine a tutte le agonie. Ciò significa che la Germania
deve accettare per un po’ un’inflazione tra il 4 e il 5 per cento,
ma è davvero un disastro? Se vogliono salvare l’euro, devono dare
qualche speranza ai paesi periferici.
Hans Redeker di Morgan Stanley ha detto
che la BCE deve fermare i rendimenti al 6,5 per cento ritirando una
“quantità illimitata” di obbligazioni italiane se
necessario. “Alla fine della giornata, tutti sapremo quale sarà
la soluzione definitiva. Dovranno fare in modo di monetizzare”,
ha detto.
Ancora la cosa non sembra probabile.
Giovedì i due membri tedesche della BCE hanno avvertito che la
banca non deve smarrirsi nella monetizzazione del debito o nel far partire
un alleggerimento quantitativo, anche se ci sono alla fine segnali che
parte dell’establishment tedesco stanno iniziando a pensare
in modo creativo. I direttori dei cinque maggiori istituti della nazione
– i “Cinque Saggi” – hanno tutti insieme fatto appello
a un patto sul debito per rompere il “circolo vizioso di un
intreccio della crisi del debito sovrano e di una crisi bancaria“.
Il progetto radicale propone un fondo da 2,3 trilioni di euro per emettere
obbligazioni congiunte per l’ammontare di una grossa parte del debito.
Si tratta di una pillola amara per la Germania, ma è l’unico modo
per evitare un “collasso incontrollato dell’unione monetaria”
o per ricorrere al “peccato” degli acquisti illimitati di
debito da parte della BCE.
I Saggi hanno affermato che la loro
idea è un “approccio ben diverso” dagli eurobond
– anatema del Bundestag – perché il fondo verrebbe ridotto
gradualmente. Non sarebbe una forma di unione fiscale. La Cancelliera
Angela Merkel ha escluso questa ipotesi, avvisando che richiederebbe
una modifica al trattato dell’UE ed emendamenti alla costituzione
tedesca. Si affida al suo mantra per cui la soluzione per l’Italia
è nell’intraprendere le riforme e nel soddisfare gli obbiettivi di
austerità.
La Commissione Europea ha innalzato
le misure di sorveglianza, ha richiesto di stilare una lista di beni
degli stati che devono essere venduti e “misure aggiuntive”
per bilanciare il budget per il 2013 se l’economia dovesse
affrontare un calo ancora più accentuato.
L’Italia è ora costretta a serrare
la politica fiscale in un periodo di recessione sempre più acuta –
contro i consigli del Fondo Monetario Internazionale – ripetendo la
formula che ha fallito in Grecia e che ricorda da vicino la debacle
finale del Gold Standard negli anni ‘30.
Il paese è quasi certamente già
in recessione per il risultato della stretta monetaria e fiscale che
ha avvinghiato l’eurozona all’inizio di quest’anno. I depositi
di M1 hanno avuto un segno negativo in tutta la regione nel corso dell’estate,
con tassi preoccupanti di contrazione in Italia e nel Club Med.
I consulenti milanesi di Ref Ricerche
credono che l’economia italiana si contrarrà per il 2012 e il 2013
in dimensioni tali da portare a una depressione in piena regola. Ciò
provoca la metastasi delle dinamiche debitorie.
Lo strano aspetto della crisi è
che l’Italia non è fondamentalmente insolvente. Il debito pubblico
è stabile da molti anni a circa il 120 per cento. Il paese ha un
surplus primario di bilancio. Il debito privato è basso, il 42
per cento del PIL. Il valore della ricchezza totale è di 2,3 trilioni
di euro, più alto in termini pro capite della Germania. La somma del
debito pubblico e privato è sotto il 260 per cento, più basso di Paesi
Bassi, Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti e Giappone. Il problema fondamentale
non è il debito italiano, ma la perdita del 40 per cento di competitività
del lavoro contro la Germania negli ultimi quindici anni. Ciò ha lasciato
il paese intrappolato nell’UEM con una moneta mal allineata, fermando
la crescita.
È difficile capire come le dimissioni
di Silvio Berlusconi possano fare una qualche differenza. Ha guidato
in Italia uno dei più solidi governi dopo la Guerra Mondiale. Le elezioni
potrebbero generare una frantumazione politica, con vantaggi per la
Sinistra ma in assenza di un blocco in grado di formare una forte coalizione.
La nazione rimarrebbe profondamente divisa sulle leggi per i licenziamenti
e sulla contrattazione aziendale degli stipendi. I sindacati sono ancora
combattivi.
Stephen Lewis di Monument Securities
ha detto che la ricerca di una qualche forma di “Grande Progetto
” o di un mega-fondo per salvare l’euro è un tentativo di elusione
del disallineamento delle monete tra Nord e Sud all’interno dell’UEM
che corrode l’intero progetto. “Qualsiasi cosa verrà
fatta, la divergenza economica sottostante continuerà
a esistere. Può darsi che non ci sia soluzione e che sarebbe meglio
finanziare un’uscita ordinata dall’euro“, ha detto.
Ci sono già indizi che vengono
da Bruxelles, con resoconti di “intense consultazioni”
tra i funzionari tedeschi e francesi per riplasmare o “potare”
il blocco monetario, riducendolo a un numero più gestibile.
“Si chiamerà
ancora euro, ma ci saranno meno nazioni“, ha detto un funzionario
tedesco. Alcuni esperti osservatori dell’UE dicono che questa voce
sembra essere un rude tentativo di alcuni ambienti di Berlino per forzare
la realizzazione dell’austerità nell’Europa meridionale.
Di solito, questo genere di diplomazia
esplode nelle mani degli autori.
Fonte: Europe pushes Italy into the abyss
09.11.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE
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