LETTERA DI UN PRETE A BERLUSCONI

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DI DON PAOLO FARINELLA
mir.it/servizi/ilmanifesto

Il mio nome è Paolo Farinella, prete della Chiesa cattolica residente nella
diocesi di Genova. Come cittadino della Repubblica Italiana, riconosco la
legittimità formale del suo governo, pur pensando che lei abbia manipolato
l’adesione della maggioranza dei pensionati e delle casalinghe che si
formano un’idea di voto solo attraverso le tv, di cui lei ha fatto un uso
spregiudicato e illegittimo.

Lei in Italia possiede tre tv e comanda quelle pubbliche nelle quali ha
piazzato uomini della sua azienda o a lei devoti e proni. Nel mese di agosto
2009 ha inaugurato una nuova tv africana, Nessma, a cui ha fatto pubblicità
sfruttando illecitamente la sua posizione di presidente del consiglio e dove
ha detto il contrario di quello che opera in politica e con le leggi varate
dal suo governo in materia di immigrazione. Se lei è pronto a smentire, come
è suo solito, ecco, si guardi il seguente filmato e giudichi da lei perché
potrebbe trattarsi di Veronica Lario travestita da lei:
http://www.youtube.com/watch?v=Se3yqycsMyg&feature=video_responseFaccia vedere il video ai suoi amici leghisti e nel frattempo ascolti cosa
dice il sindaco di Treviso, lo sceriffo Giancarlo Gentilini del partito di
Bossi, ad un raduno del suo partito xenofobo dove ha esposto «Il vangelo
secondo Gentilini» con chiarezza diabolica: «Voglio la rivoluzione contro
gli extracomunitari. Voglio la rivoluzione contro i bambini degli immigrati.
Ho distrutto due campi di nomadi e ne vado orgoglioso. Voglio la rivoluzione
contro coloro che vogliono le moschee: i musulmani se vogliono pregare
devono andare nel deserto, ecc. ecc. Questo è il Vangelo secondo Giancarlo
Gentilini (sindaco di Treviso): “Tutto a noi e se avanza qualcosa agli
altri, ma non avanzerà niente”». Questo il link con la sua voce in diretta;
si prepari ad ascoltare il demonio in persona:
http://www.youtube.com/watch?v=_WCZNQJkV3E&feature=related

Legittimità elettorale e dignità etica

Riconoscere la legittimità del suo governo, con riserva etico-giuridica, non
significa riconoscere anche la sua legittimità morale a governare il Paese
perché lei non ha alcuna cultura dello Stato e delle sue Istituzioni, ma
solo quella di difendere se stesso dalla Giustizia e i suoi interessi
patrimoniali che sotto i suoi governi prosperano alacremente. Il conflitto
di interessi pesa come un macigno sulla Nazione e la sua economia, ma lei è
bravo ad imbrogliare le carte, facendolo derubricare nella coscienza della
maggioranza che ne paga le conseguenze economiche e democratiche. Cornuti e
mazziati dicono a Napoli.

Quando la sua maggioranza si sveglierà dall’oppio che lei ha diffuso a piene
mani sarà troppo tardi e intanto il Paese paga il conto dei suoi avvocati,
nominati da lei senatori, cioè stipendiati con soldi pubblici. Allo stesso
modo stiamo pagando i condoni fiscali che lei si è fatto su misura sua e
della sua azienda, sottraendo denaro al popolo italiano. In morale questo
viene definito come doppio furto.

Da quando lei «è sceso in campo», l’Italia ha iniziato un degrado
inesorabile e costante che perdura ancora oggi, codificato nel termine
«berlusconismo» che è la sintesi delle maledizioni che hanno colpito
l’Italia sia sul piano economico (mai l’economia è stata così disastrata
come sotto i suoi governi), su quello sociale (mai si sono avuti tanti
poveri, disoccupati e precari come sotto i suoi governi), e su quello civile
(mai come sotto i suoi governi è sorta la categoria del «nemico» da odiare e
da abbattere). Lei, infatti, usa la menzogna come verità e la calunnia come
metodo, presentandosi come modello di furbizia e di utilizzatore finale di
leggi immorali e antidemocratiche come tutte quelle «ad personam».

Nei confronti dell’ultima illegalità, che grida giustizia al cospetto di
Dio, il decreto 733-B/2009, che segna una pietra miliare nel cammino di
inciviltà e di negazione di quelle radici cristiane di cui la sua
maggioranza ama fare i gargarismi, sappia che siamo cento, mille, diecimila,
milioni che faremo obiezione di coscienza all’ignobile e illegale decreto,
pomposamente detto «decreto sicurezza»: diventeremo tutti clandestini e
sostenitori dei cittadini di altri Paesi, specialmente africani, in quanto
«persone», anche se clandestini, a costo della nostra vita. Dobbiamo
ubbidire alla nostra coscienza piuttosto che alle sue leggi razziali e
disumane. La legge che definisce l’immigrazione come illegalità è un insulto
a tutte le Carte internazioni e nazionali sui «diritti», un vulnus alla
dottrina sociale della Chiesa e colloca l’Italia tra le nazioni responsabili
delle stragi degli innocenti, perseguitati e titolari del diritto di asilo.

Essere «alto» ed essere »grande»

Lei non è e non sarà mai uno «statista» se sente il bisogno di fare vedere
alle sue donnine i filmati che lo ritraggono tra i «grandi». Per essere
«grande», non basta rialzare le suole delle scarpe, ma occorre avere una
visione oltre se stesso, una visione «politica» che a lei è estranea del
tutto, incapace come è di vedere oltre i suoi interessi. Per potere emergere
dallo squallore in cui lei è maestro, ha profuso a piene mani il virus
dell’antipolitica, il qualunquismo populista, trasformando la «polis» da
luogo di convergenza di ideali e di interessi a mercato di convenienza e di
sopraffazione. Lei, da esperto di vecchio pelo, ha indotto i cittadini ad
evadere il fisco che in uno Stato democratico è prevalentemente un dovere
civile di solidarietà e per un cristiano un obbligo di coscienza perché
strumento di condivisione per servizi essenziali alla corretta e ordinata
convivenza civile e sociale. Durante il suo governo le tasse sono aumentate
perché incapace di porre un freno alla spesa pubblica che anzi galoppa come
non si è mai visto.

Non faccia confusione tra «essere alto» e «essere grande», come insegna
Napoleone che lei ben volentieri scimmiotta, senza riuscire ad eguagliare
l’ombra del dittatore.

Lei non può negare di essere stato piduista (tessera n. 1816) e forse di
esserlo ancora, se come sembra, con il suo governo cerca di realizzare la
strategia descritta nei documenti sequestrati al gran maestro Licio Gelli, a
Castiglion Fibocchi (Comunicato Ansa del 17 marzo 1981 ore 12:18, da cui
emerge il suo numero di tesserato; cf intervista di Licio Gelli su
Repubblica.it del 28-09-2003).

La maledizione italiana

A lei nulla importa dei valori religiosi, etici e sociali, che usa come
stracci a suo comodo esclusivo, senza esimere di vantarsi di essere
ossequioso degli insegnamenti etici e sociali della Chiesa cattolica, di cui
si è sempre servito per averne l’appoggio e il sostegno. Partecipa convinto
al «Family-Day» in difesa della famiglia tradizionale, monogamica formata da
maschio e femmina e poi ce lo ritroviamo con prostitute a pagamento che
registrano la sua voce nel letto di Putin; oppure spogliarelliste che lei ha
nominato ministre: è lecito chiedersi, in cambio di cosa? Come concilia
questo suo comportamento con le sue dichiarazioni di adesione agli
insegnamenti della Chiesa cattolica? La «corrispondenza d’amorosi sensi» tra
lei, il Vaticano e la gerarchia cattolica è la maledizione piombata
sull’Italia ed una delle cause del progressivo e costante allontanamento
dalla Chiesa delle persone migliori. I prelati, come sempre nella storia,
fanno gli affari loro e lei che di affari se ne intende si è lasciato usare
ed ha usato senza scrupoli offrendo la sua collaborazione e cercando quella
della cosiddetta «finanza cattolica» legata a doppia mandata con il
Vaticano. Se volesse avere la documentazione si legga il molto istruttivo
saggio di Ferruccio Pinotti e Udo Gümpel, «L’unto del Signore», BUR,
Rizzoli, Milano 2009.

Gli ecclesiastici, da perfetti «uomini di mondo, hanno capito che con lei al
governo potevano imporre al parlamento leggi e decreti di loro interesse,
utilizzandolo quindi come braccio secolare. Per questo obiettivo, devono
però rinunciare alla loro religiosità e adeguarsi alla paganità del potere
che esige la contropartita. Lei, infatti, è sostenuto dall’Opus Dei, da
Comunione e Liberazione e da tutte le organizzazioni e sètte cattoliche che
si lasciano manovrare a piacimento con lo spauracchio dei«comunisti» e con
l’odore satanico dei soldi.

Il Vaticano e i vescovi, non essendo profeti, ma esercenti gestori di una
ditta pagana, non hanno saputo o voluto cogliere le conseguenze nefaste che
sarebbero derivate al Paese da questo connubio incestuoso; di fatto sono
caduti nella trappola che essi stessi e lei avevate preparato. L’incidente
di Vittorio Feltri, da lei, tramite la famiglia, nominato direttore del suo
«Il Giornale» con cui uccide sulla pubblica piazza Dino Boffo, direttore di
«Avvenire» portavoce della Cei, va oltre le vostre intenzioni e come un
granellino di sabbia inceppa il motore. Oppure, secondo l’altra vulgata,
tutto sarebbe stato progettato da lei e Bertone per permettere a questi di
mettere le mani sulla Cei e a lei di fare tacere un sussurro appena modulato
di critica sui suoi comportamenti disgustosi. Senza volersi arrampicare
sugli specchi forse si è verificato un combinato disposto, non nei tempi e
nelle forme da voi progettato.

Il giorno 7 agosto 2009, in un colloquio riservato con il cardinale Angelo
Bagnasco, lo misi in guardia: «Stia attento – gli dissi – e si prepari alla
guerra d’autunno perché con la nomina di Feltri al Giornale di Berlusconi
(20-07-2009), la guerra sarà totale e senza esclusione di colpi. Berlusconi
non può rispondere alle domande di la Repubblica e non può andare in TV a
dare spiegazioni. Può continuare a negare sulle piazze per gli allocchi, ma
nemmeno lui, menzognero di professione potrebbe negare davanti a domande
precise e contestazioni puntuali. Per questo non lo farà mai, tanto meno in
Parlamento. Non ha che un mezzo: sguazzare nel fango facendolo schizzare su
tutti e su tutto, in base al principio che se tutto è infangato, nessuno è
infangato». Il cardinale mi guardò come stupito e incredulo, reputando
impossibile la mia previsione. Credo che ora si morda le labbra.

Eppure credo anche che lei sia finito: per la finanza internazionale e per
gli interessi di coloro che lo hanno sostenuto, Vaticano compreso, lei ora è
ingombrante e impresentabile e deve essere sostituito, ma lei non cadrà
indenne, farà più danni che potrà, un nuovo Sansone in miniatura. Lei sa che
deve andarsene, ma sa anche che passerà alla storia non come quel «grande,
immenso» presidente che è stato lei, ma come «l’utilizzatore finale di
prostitute che altri pagavano per conto suo». Non c’è che dire: lei è un
grande in bassezza e amoralità.

Spergiuro

Nella trappola non è caduto il popolo di Dio, formato da «cristiani adulti»
che tanto dispiacciono al papa «pro tempore» Benedetto XVI: lei non potrà
mai manipolarli come non potrà mai possedere le coscienze dei non credenti
austeri, cultori della laicità dello Stato che lei vilipende e svende,
sempre e comunque, per suo inverecondo interesse. Lei ha la presunzione
ossessiva di definirsi liberale, ma non sa cosa sia il liberismo, mentre è
l’ultima caricatura di promettente e decadente comunista sovietico di stampo
breshnieviano, capace di usare il popolo per affermare la propria ingordigia
patologica di potere. D’altronde il suo amico per la pelle non è l’ex «kgb»
Vladimir Vladimirovic Putin, nella cui dacia è ospitato secondo la migliore
tradizione comunista italiana?

Dal punto di vista della morale cattolica, lei è uno spergiuro perché ha
giurato sulla testa dei suoi figli, senza pudore e alcuni giorni dopo il
«ratto di Noemi», ha dato dello stesso fatto diverse versioni differenti,
condannando se stesso e la testa dei suoi figli alla pena dello spergiuro
che già Cicerone condannava con la «rovina» e l’esposizione all’umana
infamia: «Periurii poena divina exitium, humana dedecus – La pena divina
dello spergiuro è la rovina e l’infamia/il disprezzo degli uomini»(De
legibus, II, 10, 23; cf anche De officis, III, 29, 104;in Cicerone, Opere
politiche e filosofiche, a c. di Leonardo Ferrero e Nevio Zorzetti, vol. I,
UTET, Torino, 1974, risp. p. 489 e p. 823). Anche il Diritto Canonico, per
sua informazione, riserva allo spergiuro «una giusta pena» (CJC, can. 1368),
demandata all’Autorità, in questo caso il papa, che avrebbe dovuto
comminarle la pena canonica, invece di indirizzarle una lettera diplomatica
per il G8 e i suoi «deferenti saluti». Non ci può essere deferenza, tanto
meno papale, per un uomo che ha toccato il fondo della dignità politica e
morale.

Gli ultimi fatti di Villa Certosa e Palazzo Grazioli hanno sprofondato lei
(non era difficile), ma anche l’Istituto Presidenza del Consiglio in un
letamaio senza precedenti. Mai l’Italia è stata derisa nel mondo intero
(ormai da quattro mesi continui) a causa di un suo Presidente del Consiglio
che, su denuncia della moglie, frequenta le minorenni e sempre per
ammissione della moglie che lo frequenta da oltre trent’anni, per cui si
presume lo conosca bene, è malato e come un dio d’altri tempi esige per la
sua perversione, sacrifici di giovani vergini per nascondere a se stesso i
problemi del tempo che inesorabilmente passa, nonostante il trucco
abbondante.

Affari privati o deriva di Stato?

Lei dice di volere difendere la sua privacy, ma non c’è privacy per uno che
ha portato i suoi fatti «privati» in TV attaccando indecorosamente la sua
stessa moglie che ha intrapreso la strada del divorzio. Forse lei ha
dimenticato che sull’immagine della sua «felice famiglia italiana» lei ha
costruito se stesso e la sua fortuna politica ed economica. Lei si comporta
per quello che è: uno spaccone che in piazza si vanta di tutto ciò che non
ha mai fatto e poi pretende che nessuno ne parli. Se lei mette il segreto di
Stato sulle sue ville, queste diventano ipso facto «affare politico» perché
lei le usa anche per incontri istituzionali e quindi fanno parte
dell’Istituzione della presidenza del consiglio. Lei non ha diritto alla
vita privata, quando si comporta da uomo pubblico e promette carriere TV o
posti in parlamento a donnine compiacenti che la sollazzano nel suo
«privato». Non è lei che ha detto in una intercettazione, parlando con Saccà
che «le donne più son cattoliche più son troie»? Può spiegare, di grazia, il
significato di queste parole altamente religiose e rispettose delle donne e
indicarci a chi si riferiva? C’entrano le due donne che siedono nel suo
governo e che si vantano di essere cattoliche: la Carfagna e la Gelmini?

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don Paolo Farinella, prete e biblista della diocesi di Genova

Lei e suoi paraninfi continuate a dire che si tratta di questioni private
senza rilevanza pubblica, sapendo di mentire ancora e senza pudore.
Sarebbero affari privati se Silvio Berlusconi non fosse Presidente del
Consiglio che alle donnine che gli accompagnano anche a pagamento, non
promettesse incarichi in aziende pubbliche (TV) o posti in parlamento se non
addirittura al governo. Vorrei chiederle per curiosità: quali sono i meriti
e le benemerenze delle ministre Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini per
essere assurte, non ancora quarantenni, a posti di rilievo nel suo governo?
Perché Mara Carfagna posavanuda o la Gelmini prendeva l’abilitazione in
Calabria?

Le sue ville sono ancora sotto la tutela del segreto di Stato e quindi
guardate a vista da polizia, carabinieri, esercito? A spese di chi? Può
ancora dire che sono residenze private? Fu lei in persona ad andare dal suo
devoto suddito Bruno Vespa a rispondere pubblicamente a suo moglie, Veronica
Lario, rendendo pubblici i fatti che la riguardavano e attaccando sua moglie
senza alcuna pietà, facendo pubblicare dal suo «killer mediatico» le foto di
sua moglie a seno nudo di quando faceva l’attrice. Non credo che lei possa
dire che le sue vicende sono private perché ci riguardano tutti, come
cittadini e come suoi «sovrani» costituzionali perché una cosa è certa: noi
non abdicheremo mai alla nostra dignità di cittadini sovrani figli
orgogliosi della nostra insuperabile Costituzione. Noi non permetteremo mai
che lei diventi il «padrone» della nostra dignità.

Per lei è cominciato l’inizio della fine perché il suo declino è iniziato
nel momento stesso in cui è andato nella TV di Stato compiacente e, senza
contraddittorio, alla presenza del solo cerimoniere e maggiordomo fidato, ha
cominciato a farfugliare bugie, contraddizioni, falsità che non hanno retto
l’urto dei fatti crudi. Se lei fosse onesto, anche solo per una parte
infinitesimale, dovrebbe rassegnare le dimissioni, come aveva promesso nel
suddetto, compiacente recital.

Strategie convergenti

Lei può fare affari col Vaticano e chiudere nel cassetto morale e dignità,
ma sappia che il Vaticano non è la Chiesa, per nostra fortuna e per sua e
vostra disgrazia. Noi, uomini e donne semplici, vogliamo onorare e difendere
la nostra dignità e la nostra fede, contro ogni tentativo di manipolazione e
di incesto tra altare e politica. Purtroppo lei, supportato da parte della
gerarchia, ha fatto scadere la «politica» da arte, a servizio del bene
comune, a mercimonio di malaffare e a sentina maleodorante. Le istituzioni
cattoliche che lo hanno appoggiato ne portano, con lei, la responsabilità
morale, in base al principio giuridico della complicità.

Strana accoppiata: i difensori della moralità ufficiale, costretti a tacere
per mesi di fronte a comportamenti indegni e a leggi inique, perché
lautamente ricompensati o in vista della mancia promessa. Trattasi solo di
un baratto di cui i responsabili dovranno rendere conto. I vescovi hanno
ritrovato la parola quando si sono visti attaccare, inaspettatamente, da lei
con avvertimenti di stampo mafioso (per interposta persona). La gerarchia,
in genere felpata e compassata, in questo frangente è risorta come un sol
uomo, arruolando anche il papa alla bisogna, ma cogliendo anche l’occasione
per dare corpo alle vendette interne e regolare i conti tra ruiniani e
bertoniani. Come insegna l’amabile Andreotti «la vendetta è un piatto che si
gusta freddo». Strategie convergenti che hanno sprigionato il disgusto del
popolo cattolico e dei cittadini che ancora pensano con la propria testa.

Ripudio

Io, Paolo Farinella, prete mi vergogno della sua presidenza, per me e la mia
Nazione e, mi creda, in Italia siamo la maggioranza che non è quella
elettorale, ottenuta da una «legge porcata» che ben esprime l’identità della
sua maggioranza e del governo e di lei che lo presiede (o lo possiede?). Lei
potrà avere il sostegno del Vaticano (uno Stato estero) e della Cei che con
il loro silenzio e le loro arti diplomatiche condannano se stessi come
complici di ingiustizia e di immoralità.

Per questi motivi, per quanto mi concerne in forza del mio diritto di
cittadino sovrano, non voglio più essere rappresentato da lei in Italia e
all’Estero, io la ripudio come politico e come Presidente del Consiglio: lei
non può rappresentarmi né in Italia e tanto meno all’estero perché lei è la
negazione evidente di tutto quello in cui credo e spero di vedere realizzato
per il mio Paese. sia perché non mi rappresenta sia perché è indegno di
rappresentare il buon nome dell’Italia seria, laboriosa e civile e legale
che amo e per la quale lotto e impegno la mia vita. Non importa che lei
abbia la maggioranza parlamentare, a me interessa molto di più che non abbia
la mia coscienza

Io, Paolo Farinella, prete, ripudio lei, Silvio Berlusconi, presidente pro
tempore del consiglio dei ministri e tutto quello che rappresenta insieme a
coloro che l’adulano, lo ingannano, lo manipolano e lo sorreggono: li/vi
ripudio dal profondo del cuore. in nome della politica, dell’etica e della
fede cattolica. La ripudio e prego Dio che liberi l’Italia dal flagello
nefasto della sua presenza.

Paolo Farinella
Fonte: http://mir.it/servizi/ilmanifesto/s
Link: http://mir.it/servizi/ilmanifesto/sotto-sopra/?p=238
14.10.2009

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