DI MIKE HEAD
WSWS
L’esercito egiziano è stato presentato dal governo di Obama, come anche dai dirigenti dell’opposizione ufficiale egiziana, quali Mohamed ElBaradei, come il garante di una “transizione in buon ordine” verso un nuovo ordine democratico. È completamente falso. I generali hanno una lunga storia di repressione contro la classe operaia, a cominciare dal passaggio alla corte marziale e l’esecuzione di due capi dello sciopero dei lavoratori del tessile solo un mese dopo il colpo di stato del 1952 che instaurò il regime di Nasser (si veda anche La classe ouvrière égyptienne prend le devant de la scène).
Contrariamente a ciò che afferma il mito della neutralità delle forze armate, tutte le crisi acute di questa dittatura militare al soldo degli Sati Uniti, hanno visto le truppe mobilizzate per controllare il malcontento della classe operaia. Queste occasioni comprendono la rivolta del pane del 1977, scatenata per l’applicazione da parte dellla Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale di misure per l’aumento dei prezzi, come anche una rivolta degli arruolati nella polizia del Cairo e di altre città nel 1986.
Nello scorso Agosto, otto impiegati dell’officina militare 99 sono stati accusati – davanti ad un tribunale militare – per aver ricorso allo sciopero. I lavoratori avevano domandato delle condizioni di lavoro più sicure, come ne hanno formalmente diritto secondo la legge egiziana, dopo l’esplosione di una caldaia, a seguito della quale era morto un lavoratore civile e ne erano stati feriti altri sei. Gli scioperanti erano stati accusati di “rivelare dei segreti militari” e di avere “arrestato illegalmente la produzione”. Alla fine, dopo un rapido processo, tre sono stati prosciolti e gli altri cinque hanno ricevuto delle pene con dilazione. Questo verdetto è stato considerato clemente, ma permetteva all’esercito di inviare un messaggio molto chiaro: “Non ci sono scioperi in una società militare”, ha dichiarato il generale in pensione Hosam Sowilam al New Yotk Times.
Oltre il suo impegno senza riserve per il mantenimento dell’ordine capitalista nel suo insieme, il corpo di ufficilai egiziani dirige il proprio impero industriale dalle dimensioni imponenti, che si è sviluppato a partire dal colpo del 1952. L’officina militare 99, a Helwan a Sud del Cairo, ne è un esempio perfetto. L’officina produce una grande varietà di beni di consumo – pentole e padelle in acciaio inossidabile, estintori, scale, coltelleria – in più alla sua funzione primaria che è quella di forgiare delle componenti metalliche per le munizioni di artiglieria.
Il maresciallo Mohamed Tantawi, che ha servito l’ex-presidente Moubarak per tutta la sua vita, è sempre ministro della difesa e ministro della produzione militare, posizioni che detiene dal 1991. Ciò fa di lui non soltanto il comandante in capo della giunta militare, ma anche il direttore generale di un’impresa commerviale gigante gestita come un’armata.
Le ditte controllate dall’armato sono attori importanti nei settori essenziali, compresi l’alimentare (olio d’oliva, latte, pane, acqua) ; il cemento e i carburanti ; il vestiario ; l’elettrodomestico ; la produzione di veicoli (ci sono dei partenariati con la Jeep per produrre dei 4×4 Cherokee e Wrangler); le stazioni di turismo e l’industria alberghiera; come anche l’edilizia, settore in cui l’esercito ha il diritto di far lavorare i suoi arruolati durante i loro ultimi sei mesi di servizio.
Fra la gamma di prodotti venduti dalle compagnie militari, si trovano degli equipaggiamenti medici, dei computer portatili, delle televisioni, delle macchine da cucire, dei frigoriferi, bombole di gas, e la marca dell’acqua minerale più conosciuta d’Egitto, Safi. Le imprese militari non pagano tasse e sono esantate dalle regole che si applicano alle altre imprese.
Les généraux contrôlent également de grandes portions des terrains publics, qui sont de plus en plus convertis en communautés gardées et en stations de tourisme au bénéfice du corps des officiers comme du reste de l’élite du monde des affaires égyptien indécemment riche. Parmi ces stations, il y en a une sur la Mer rouge à Sharm el-Sheik, où Moubarak se serait réfugié dans un de ses palais en bord en mer. Les terrains de golf extravagants et bien arrosés sont devenus très célèbres dans ce pays où des millions de gens n’ont pas accès à l’eau courante.
I generali controllano ugualmente delle grandi porzioni di terreni pubblici, che sono sempre pià convertiti in comunità riservate e in stazioni di turismo a beneficio del corpo degli ufficiali come anche dell’élite del mondo degli affari egiziana indecentemente ricca. Fra queste stazioni, che n’è una sul Mar Rosso a Scharm el- Sheik, dove Mubarak si sarebbe rifugiato in uno dei suoi palazzi a bordo del mare. I campi da golf stravaganti e ben irrigati, sono divenuti molto celebri in questo paese dove milioni di persone non hanno accesso all’acqua corrente.
Le stime dell’estensione dell’impero industriale e commerciale dell’esercito sono divergenti – in parte perché è vietato diffondere informazioni sulle attività dell’esercito in Egitto. Paul Sullivan, professore all’Università della difesa nazionale americana, afferma che i conglomerati militari rappresentano probabilmente fra il 10 e il 15 per cento dei 210 miliardi di dollari (155 miliardi d’euro) prodotti annualmente dall’economia egiziana.
Secondo il Professor Robert Springborg, della scuola di dottorato della Marina americana, le stime del controllo dell’armata sugli affati egiziani variano dal 5 al 40 per cento. Qualunque sia il numero esatto, gli ufficiali dell’esercito egiziano intascano secondo una recente intervista di Springborg, “miliardi e miliardi” di dollari. Ha dichiarato al sito Global Research: “Si tratta di un conglomerato commerciale, come General Electric. È presente praticamente in tutti i settori dell’economia”.
Il Ministero della produzione militare impiega da solo 40 000 civili e realizza attorno a 345 milioni di dollari (254,5 milioni di euro) di benefici annuali, secondo il suo capo, l’ex-generale Sayed Meshal. Un giornalista del sito Internet Slate, che lo ha intervistato lo scorso anni, ha descritto il “lussuoso quartier generale” del ministero. Ci sono “ringhiere dorate” e “lussuosi banconi da bar fatti su misura”. Il posto “sguazza nell’argento”.
Al sommo di questa piramide di ricchezza, si trovano Mubarak, lui stesso un ex-comandante militare, e la sua famiglia. Il loro patrimonio arriva a 70 miliardi di dollari (51 miliardi di euro), secondo un reportage del canale americano ABC. La famiglia possiederebbe delle proprietà a Manhattan, Beverly Hills, in California e a Londra, così come dei conti ben forniti in alcune banche inglesi e svizzera, e avrebbe inoltre investito molto in hotels e turismo nel Mar Rosso.
Washington, che si affida ora a Tantawi per restaurare l’odine, conosceva da lungo tempo gli interessi venali dei generali, i quali collaborano a stretto contatto con il Pentagono in cambio dell’aiuto militare e delle armi fornite, che rappresentano in media 2 miliardi di dollari dal 1979. In una comunicazione diplomatica datata 2008 e pubblicata da WikiLeaks, l’ambasciatore Margaret Scobey rilevava che “gli analisti percepiscono l’esercito come organo che conserva una forte influenza per il suo ruolo nella garanzia della stabilità del regime e nella gestione di una larga rete di imprese commerciali”.
Scobey ha detto che le sue fonti “confermano che il regime conferisce a sei uomini d’affari del governo cara bianca per condurre le loro attività commerciali, ma che il ministero della difesa può interrompere qualsiasi contratto per “ragioni di sicurezza””. Una delle fonti“ha indicato che le compagnie militari stanno costruendo una nuova strada verso la stazione balneare d’Ain Souknah, sul Mar Rosso, a 90 minuti dal Cairo e da nuovo edificio annesso dell’Università del Cairo. Si rimarca inoltre il gran numero di terreni di cui l’esercito è proprietario nel Delta del Nilo e sulla costa del Mar Rosso, e si suppone che queste proprietà siano un “premio” in cabio della garanzia da parte dell’esercito della stabilità del regime e della gestione di una larga rete di imprese commerciali.”
Scobey ha evidenziato l’esistenza di « tensioni economiche e commerciali fra l’élite dirigente e l’esercito,» ma ha concluso che “la relazione d’insieme fra i due sembra essere sempre cooperativa piuttosto che in opposizione.” La sua comunixazione descriveva il malessere dell’esercito davanti all’ascesa del figlio di Mubarak, Gamal, eletto per succedere al padre come presidente. Scobey ha osservato che il potere di Gamal è riposto nelle mani dei super-ricchi che hanno approfittato della privatizzazione generale delle imprese pubblica a partire dal 2004, piuttosto che nelle mani dell’élite militare.
Ciò che questa comunicazione diplomatica non menziona affatto, è la più importante inquietudine dei capi militari: cioè che l’evidente disparità delle ricchezze prodotte dalla privatizzazione rischiava di generare dei disturbi sociali violenti. La vendita di diverse centinaia di imprese agli imprenditori legati a Gamal Mubarak ha causato il licenziamento di migliaia di impiegati. Allo stesso tempo, sempre per il conto di interessi finanziari stranieri, gli aiuti sociali per i beni di consumo di base sono stati ridotti o perfino soppressi, creando uan dura povertà e un immenso malcontento popolare.
Samer Shehata, ricercatore universitario egiziano che lavora all’Università di Georgetown, ha dichiarato al Time che l’esercito aveva messo in allarme nel 2008 contro le centinaia di scioperi che i cambiamenti economici a partire dal 2004 avevano innescato. “Sostenevano che questa sarebbe diventata una questione di sicurezza nazionale”. Uno dei gruppi che si sono organizzati su Facebook quest’anno ha preso il nome, il Movimento del 6 Aprile, da uno sciopero di lavoratori del tessile nel Delta del Nilo il 6 Aprile 2008 che fu represso brutalmente dal regime.
È la potente ascesa della classe operaia che si è approfondita e allargata dal 2008 in avanti, e che i comandanti militari sono determinati a sconfiggere ad ogni costo. Lontano dal rappresentare uno strumento democratico, l’esercito è una forza coscientemente contro-rivoluzionaria, determinata a schiacciare il sollevamento dei lavoratori per difendere i propri interessi molto estesi, così come quelli dei suoi pagatori negli Stati Uniti.
Titolo originale: “L’armée égyptienne dirige un vaste empire commercial”
Fonte: http://www.wsws.org/
Link
17.02.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di DOMENICO MUSSOLINO
The Arabist ha colpito ancora.
Dopo la mappa del potere di Gheddafi pubblica la mappa della giunta militare che detiene il potere oggi in Egitto, basandosi anche su un post di Zeinobia.
Scaricalelo qui.
Fonte: http://30secondi.wordpress.com/
Link: http://30secondi.wordpress.com/2011/03/04/la-giunta-militare-in-egitto-una-mappa/
4.03.2011