DI WILLIAM A. COOK
The Palestine Chronicles
Quando le credenze si trasformano in verità, a prescindere dalla realtà di tempo e di luogo, i non-iniziati diventano foraggio per quelli con lo zelo e il potere di imporre la loro volontà. Così il grande scopritore delle Americhe “fantasticava di aver trovato – o ne era molto vicino- il luogo del paradiso in cui il Signore aveva posto Adamo ed Eva” (Ned Hopkins, CTA Azione, 1992).
Il “portatore di Cristo”, battezzava nella sua indiscussa fede, utilizzava il suo nome di nascita per giustificare le sue azioni, affermando che Dio gliene aveva dato licenza come suo servo. Forse, mentre ci dirigiamo verso l’anniversario delle conquiste di Colombo, potremmo considerare come è stato possibile per un mondo medievale di superstizione sfrenata, intolleranza e miopia religiosa avviluppare le civiltà avanzate della cultura occidentale agli inizi del 21° secolo .
L’ironia di questa rivisitazione che vede Colombo salpare dai porti della Spagna, mentre la Corona Spagnola espelleva o macellava ebrei e musulmani nel 1492, autorizzata dalla sua fede cristiana, risiede nel fatto che l’Occidente e il mondo musulmano del 21° secolo si aggrappa ancora alle superstizioni che hanno dato origine, dopo tutto, al più grande olocausto che il mondo abbia mai conosciuto, come osserva David Stannard nella sua opera, L’Olocausto Americano.
Se Colombo portò l’invasione delle potenze occidentali nel “nuovo” emisfero, ciò che sostiene Hopkins “… ne derivò il più grande scambio di persone, animali e piante che il pianeta abbia mai visto …”, ne derivò anche il quasi sterminio di un’intera razza e culture diverse. La giustificazione di questa invasione trovò espressione nell’autorità della fede cattolica romana di portare la salvezza ai “selvaggi” e la civiltà ai primitivi che erano rimasti indietro rispetto ai progressi delle culture europee.
Quale mentalità permette a tali tenebre di accecare quello che gli occhi possono vedere? Prima di Colombo si stima che 10-18 milioni di persone vivevano ed amavano ciò che oggi chiamiamo gli Stati Uniti. Le culture Hopi e Zuni avevano prosperato nel sud-ovest per circa 4000 anni prima che arrivassero gli spagnoli. A est, i popoli algonchini, irochesi, e muskogee esistevano già da 10.000 anni. Gli Irochesi formarono una confederazione con cinque altre tribù alla fine del 15° secolo che durò abbastanza a lungo da permettere a Benjamin Franklin di incontrare il suo Consiglio e imparare da esso. Questi “selvaggi” avevano una costituzione ed un codice per guidare il comportamento che includeva il divieto di vendetta di sangue, un patto sociale comunitario in natura, terra in comune e cacciatori che fornivano la comunità, non se stessi. “Non c’erano poveri o mendicanti in mezzo a loro” (gesuita francese 1657) e “… i capi erano in genere i più poveri tra di loro … con l’obbligo di dare agli altri” (missionario olandese). Si potrebbe dire che a questi “selvaggi” veniva insegnato “a pensare per loro stessi, ma ad agire per gli altri.” Che nuovo modo di pensare per le bestie “civilizzate” che invasero questo continente dall’Europa.
Se osserviamo gli spagnoli nel centro e sud America o i Puritani del New England, troviamo una mentalità eurocentrica razzista lastricata con una convinzione imperialista nella propria superiorità a cui è data vitalità dai propri principi religiosi secondo cui essi sono gli eletti di Dio, i redenti – e quindi destinati alla vita eterna alla presenza di Dio Onnipotente. In effetti, la mente occidentale è stata immersa in tale epistemologia morale fin dal Medioevo e sostenuta da storici e politici che difendevano il colonialismo mediante conquista come un dovere dato da Dio. “Il colonialista … arriva al punto di non essere più in grado di immaginare un tempo senza di lui. La sua irruzione nella storia del popolo colonizzato è divinizzato, trasformato in assoluta necessità”, come Frantz Fanon dice.
Tutto ciò che è necessario per sostenere una simile mentalità è l’annullamento dei popoli soggiogati, per trasformarli da persone a “selvaggi” o barbari, primitivi senza anima, senza cultura o l’intelligenza, irrilevanti “scarafaggi” da essere scartati, sradicati, o uccisi. Così noi testimoniamo che i civilizzati europei infliggono le loro convinzioni ai nativi attraverso l’accettazione della “richiesta” che ordinava loro di accettare la verità del Cristianesimo e la fedeltà alla Corona Spagnola o subire torture e morte. O nel caso dei Puritani mentre si muovevano contro il popolo Pequot, lo sterminio frontale come senzadio adulatori di Satana.
Poi, abbastanza stranamente, come Edward Said ha osservato, il gruppo dei “colonizzatori si adorna con il manto della vittima: la patria europea dei colonialisti – o il potere metropolitano europeo che controlla politicamente la zona di insediamento, – è raffigurato come l’oppressore, mentre i colonizzatori europei descrivono se stessi come persone in cerca di valori di giustizia e libertà, che lottano per guadagnare la loro meritata indipendenza sulla terra che essi ‘hanno scoperto’ o che gli appartiene per diritto sacro. “(come citato da Stannard).
Forse Colombo e Puritani potrebbero essere scusati per le loro azioni, poiché essi sono cresciuti in un mondo che ha conosciuto la verità della parola di Dio da parte delle forze dominanti religiose e politiche del loro tempo. Di conseguenza si sono sentiti autorizzati ad ammazzare a piacimento in nome del loro Dio. “[Gli spagnoli] prendevano i bambini dal seno della madre, afferrandoli per i piedi e rompendogli la testa contro le rocce … costruirono una lunga forca, sufficientemente bassa perché le dita dei piedi toccassero il suolo e prevenissero lo strangolamento, e impiccavano tredici [indigeni] alla volta in onore di Cristo, nostro Salvatore e dei dodici Apostoli. … Poi, della paglia veniva avvolta intorno ai loro corpi feriti e venivano bruciati vivi “(Bartolomé de Las Casas). Tale è il potere del mito nella mente medievale. Ciò che si crede, giustifica tutto. Così Colombo e Conquistatori senza pietà saccheggiarono e devastarono un popolo e la loro terra.
Tale dipendenza dal mito per stabilire la convinzione che guida le azioni di uno Stato per distruggerne un altro è sicuramente il prodotto di altri tempi, tempi in cui la superstizione, il pregiudizio, il razzismo suppurava come un’infezione conficcata nel cuore e nella mente, l’atmosfera tossica che spingeva all’azione Colombo e i Puritani. Oggi, nel nostro DNA d’onniscienza avanzata, in un mondo guidato dalla globalizzazione, spronato da ideologie di democrazia, di uguaglianza, di libertà e di consapevolezza che noi esseri umani possiamo portare queste virtù per il mondo intero, sicuramente questi miti non esistono più.
Come spiegare allora la tendenza americana alla tortura sotto il nostro più cristiano dei presidenti? Non ha mandato le sue truppe in Iraq per ordine di Dio per portare agli infedeli il “dono” della libertà di Dio alla maniera di re Ferdinando di Spagna che arruolò il suo servitore Cristoforo Colombo per portare “anime a Dio” in suo nome? Non ha il nostro consigliere del presidente, Dick Cheney, giustificato “tecniche straordinarie di interrogatorio ” per portare i recalcitranti alla verità, o a morire? Così simile alla “pretesa” di offrire ai Nativi la vita o la morte in nome di Dio onnipotente.
Cosa differenzia il massacro degli indigeni dai massacri che cancellarono intere tribù, quando i Conquistadores travolsero tutto il sud-ovest o il massacro puritano dei Pequot, nell’inferno di fuoco che progettarono per coloro che Dio aiutava a distruggere, dalla distruzione di Falluja da parte delle forze americane quando rasero al suolo la città e nel procedimento bruciarono e ustionarono i residenti nel fuoco implacabile del fosforo bianco? Cosa è cambiato dal Medioevo? Quale progresso è percettibile, eccetto la tecnologia della morte? La mentalità razzista fissata al cervello mediante l’arroganza di credere nella superiorità bianca rimane saldamente al suo posto, giustificando ciò che l’anima conosce nel silenzio essere una uccisione senza pietà, che non ha bisogno di Dio per strombazzare il suo male.
Come simile agli incantesimi dei virtuosi “colonizzatori” che arrivarono da un paese straniero per far valere le loro pretese sulle case di una popolazione indigena, la gente comprata e portata in Israele dai dollari americani, sfidando il diritto e la logica nel procedimento, condannando coloro che hanno vissuto sulla terra per secoli come invasori e usurpatori dei loro diritti dati da Dio, così come proclamato in un antico libro di dubbia autenticità, ma utile per fini di furto. Che strano che le popolazioni civili in tutto il mondo, siano testimoni di questo comportamento assurdo come se fosse razionale, trovando scomodo il confronto della verità e del diritto internazionale e quindi consentono che la rapina continui.
Nemmeno il comportamento barbaro di queste anime dementi che trovano il favore del loro Dio quando bastonano a morte un vecchio pastore o aggrediscono bambini per le strade mentre vanno a scuola o bruciano case palestinesi o gettano i residenti di un appartamento in mezzo alla strada per prendere la loro casa per sé o, come soldati delle Forze di Difesa Israeliane, glorificano il loro Dio uccidendo donne indifese e innocenti e bambini a Gaza, può incitare la gente indifferente del mondo a gridare verso il cielo che una malata stupidità è libera in questa terra antica, che è insensatamente procalamata il pezzo più santo di terra del pianeta.
Benny Morris, il più prolifico degli storici israeliani, in una intervista a Haaretz sostiene che l’annientamento dei nativi americani è stato inevitabile. “La grande democrazia americana non avrebbe potuto essere realizzata senza lo sterminio degli indiani. Ci sono casi in cui il bene generale e finale giustifica azioni difficili e crudeli che si svolgono nel corso della storia”. Dr. Adi Ophir, nel commentare questa intervista, nota: “Morris sembra sapere ciò che è il bene generale e finale: il bene degli americani, naturalmente. Egli sa che questo bene giustifica il male parziale. In altre parole, in determinate circostanze, Morris ritiene che sia possibile giustificare il genocidio. Nel caso degli indiani, è l’esistenza della nazione americana. Nel caso dei palestinesi, è l’esistenza dello Stato ebraico”. (“Il genocidio si nasconde dietro l’espulsione”, Adi Ophir, 1-16-2004, ndt). Che argomento conveniente per dare credibilità al genocidio in Palestina, soprattutto dal momento che la dichiarazione dello stato americano si è verificata 289 anni dopo l’arrivo di Colombo. Ma qui la logica non gioca un ruolo; la superstizione si.
Consideriamo la logica del nuovo Primo Ministro di Israele, Bibi Netanyahu, quando ha fustigato i leader mondiali alle Nazioni Unite due settimane fa perché hanno permesso a un negazionista dell’Olocausto di parlare nella loro assemblea. “Vergognatevi”, ha gridato, alzando la sua alleanza con il Dio di Abramo al di sopra del podio per dimostrare che la terra di Palestina appartiene per diritto storico agli ebrei, “Vergognatevi” di non accettare il fatto che Dio ha dato questa terra agli ebrei, come se la loro fede in ciò che oggi è conosciuta come una finzione debba essere utilizzata per giustificare la decimazione dei palestinesi. “Se, come suggerisce l’archeologia, le saghe dei patriarchi e l’Esodo erano leggende, compilate in epoche successive, e se non vi sono prove convincenti di una invasione unificata di Canaan sotto Giosué, che cosa ne dobbiamo fare della pretesa degli israeliti di una antica nazionalità? “(La Bibbia Dissotterrata, Finkelstein e Silberman, 98, ndt). Per ironia della sorte, i “veri” discendenti del popolo dell’antica Giudea sono i popoli della Palestina, che secoli fa si convertirono alla fede cristiana o musulmana, non gli ebrei Ashkenazi europei come Netanyahu, che non hanno alcun legame di sangue semitico con la terra, ma solo l’accettazione mediante la conversione alla fede ebraica (Shlomo Sand, “Quando e come il popolo ebraico è stato inventato”, ndt). Che modo comodo per giustificare il furto della casa e del terreno di un altro.
Come possiamo pretendere che gli Stati Uniti e il loro “unico amico” in Medio Oriente abbiano il diritto di imporre le proprie convinzioni sugli altri Stati? Non hanno questi coloni moderni, come Fanon ha detto, divinizzato il proprio essere e giustificato le loro azioni, come volontà del loro immaginato Dio, come se nessun altro Dio esistesse o nessuna credenza in una divinità diversa possa essere concepita? Come possiamo pretendere che le bombe “flechette”, le armi all’uranio impoverito, i dimes, il fosforo bianco, le bombe “bunker buster”, le bombe a grappolo e tutte le macchine della guerra moderna progettate per decimare migliaia di persone, per infliggere ferite finora invisibili sulla mente e sul corpo, possano in qualsiasi modo razionale essere giustificate come civili o umane? Forse, come Colombo e i suoi Conquistadores, dovremmo rinunciare al lusso del valore tecnologico e tornare allo scudo e alla spada in modo che la completa carneficina che infliggiamo possa essere visibile a tutti noi, mentre le urla di un bambino e della madre sprofondano nei nostri cuori e il sangue schizza sopra la nostra faccia e dobbiamo per forza affrontare ciò che abbiamo prodotto.
William A. Cook è un professore di inglese presso l’Università di La Verne nel sud della California e autore di “Tracking Deception: Bush’s Mideast Policy”.
Titolo originale: “The Toxic Legacy of Christopher Columbus
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Fonte: http://www.palestinechronicle.com
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12.10.2009
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di CONCETTA DI LORENZO