L'ERA DELL'INSTABILITA' FINANZIARIA GLOBALE

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Causale: Raccolta fondi

blankDI MIKE WHITNEY
Online Journal

“Datemi il controllo sul denaro di una nazione e non mi
preoccuperò di chi ne fa le leggi”
. —Barone M.A.
Rothschild

Wall Street adora i soldi facili. Ecco perché lo scorso
martedì [il 18 settembre, ndt] gli operatori hanno festeggiato
quando il capo della Fed Ben Bernanke ha annunciato che avrebbe
tagliato i tassi di interesse dal 5.25 al 4.75 percento. Il mercato
azionario è immediatamente salito alle stelle aggiungendo 336
punti prima del suono della campana. Il giorno successivo il capogiro
è continuato. Da metà mattinata il Dow è salito
di altri 110 punti e si è diretto verso la stratosfera. Tutti
a Wall Street amano Bernanke. Porta loro caramelle e dolci e manda il
conto al lavoratore americano.

Finora, il diligente Bernanke ha dimostrato di non essere diverso
dal suo predecessore, Alan Greenspan. Affrontando la sua prima crisi,
il nuovo capo della Fed ha scelto di premiare i suoi amici ricconi
degli hedge fund e delle banche di investimento massacrando il
dollaro. Non appena ha annunciato il suo piano di tagliare il Fed
funds rate

di 0,50 punti base, l’oro è volato a 736 dollari l’oncia, il
petrolio è balzato a 82 dollari al barile, e l’euro è
salito al nuovo massimo di 1,40 dollari. Questi sono tutti dei
prevedibili segnali di inflazione. I prezzi di alimenti ed energia
seguiranno certamente. Il risultato finale è che la classe
investitrice è stata tirata fuori dai guai a spese di chiunque
altro commerci in dollari.

Bernanke ha invocato il “Greenspan
put
”,
il che significa che ha utilizzato il suo potere per proteggere i
suoi amici dalle perdite in cui sarebbero incorsi a causa delle loro
cattive scommesse. Adesso, i grandi attori del mercato sanno di poter
contare su di lui per essere salvati ad ogni cattivo investimento. È
stato anche all’altezza del suo soprannome, “Elicottero Ben”;
pronto ad affrontare ogni nuova calamità gettando trilioni in
biglietti verdi USA appena stampati in cascata sulla borsa di New
York in modo che gli investitori contenti possano aumentare i loro PE
ed ingrassare i loro totali. Pensiamo che Bernanke dovrebbe
abbandonare completamente il suo elicottero e consegnare
personalmente casse piene di biglietti da 100 dollari sulla soglia di
Wall Street, proprio come fa Bush con i contractor in Iraq. In questo
modo i fund manager possono continuare a rifornire il mercato di
contanti facili senza perdere tempo alla Discount
Window

della Fed.

Malgrado l’euforia a Wall Street, c’è un lato negativo
nelle azioni di Bernanke. Il capo della Fed ha dimostrato agli
investitori stranieri che NON DIFENDERÀ IL DOLLARO. Si tratta
di un forte messaggio a chiunque speri di guadagnare investendo negli
USA. Li avverte del fatto che la politica del “dollaro forte”
è una frode e che farebbero meglio a sbarazzarsi di buoni del
Tesoro USA e di attività sostenute dal dollaro.
Apparentemente, molti hanno già recepito il messaggio. Il mese
scorso, le banche centrali e gli investitori esteri si sono liberati
di 9,4 miliardi di dollari in buoni del tesoro USA e bond
–confrontati con l’acquisto netto in Giugno di 24,7 miliardi. Ciò
significa che gli stranieri hanno smesso di comprare il nostro
debito, che ammonta attualmente a 800 miliardi di dollari annui. Si
tratta dell’ultimo piede che sostiene il traballante biglietto verde.
Indubbiamente il dollaro cadrà precipitosamente.

Allora, perché Bernanke indebolirebbe ancor di più
il dollaro abbassando i tassi di 50 punti base?

È impazzito o si è fatto prendere dal panico?

Non lo sappiamo, ma sappiamo che questo è l’inizio della
fuga di capitali – l’improvviso esodo degli investimenti
stranieri dal debito e dalle equity USA. Più probabilmente,
sarà accompagnato dal sibilante suono del gas che fuoriesce da
una bolla delle equity perforata seguito rapidamente da una dolorosa
fase di deflazione, massiccia disoccupazione e violente proteste.

La dimensione del deficit delle partite
correnti
,
che si è impennata nel 2005 al 6,8 percento del PIL, è
scesa al 5,5 percento dalla fine del secondo trimestre del 2007. Ciò
indica che l’esausto consumo americano sta finendo il carburante e
che i nostri partner commerciali esteri stanno rallentando i loro
introiti in dollari USA. Adesso arriva la parte dolorosa. Mentre il
deficit commerciale si restringe, gli investimenti stranieri
diventeranno più scarsi e il dollaro crollerà. Questo
significa che i tassi di interesse dovranno salire e gli Americani
affronteranno un’agonizzante flessione economica.

Tutto ciò è parte del piano generale della Federal
Reserve per riorganizzare l’economia e il sistema politico USA. Da
quando Bush ha preso servizio nel 2000, il dollaro è stato
deliberatamente indebolito; perdendo più del 40 percento del
proprio valore confrontato con l’euro (da 85 centesimi di dollaro per
euro nel 2000 a 1,40 dollari per euro nel 2007). Ed è andata
anche peggio se confrontato all’oro. La Fed ha “timbrato”
i 400 milioni di dollari annui di agevolazioni fiscali ai ricchi
voluti da Bush e ha osservato con approvazione mentre 4000 miliardi
di dollari di ricchezza nazionale venivano trasferiti a banche e
investitori stranieri attraverso il deficit delle partite correnti
(il risultato della deregolamentazione del denaro).

Inoltre, ora sappiamo che Alan Greenspan ha supportato il piano di
invadere l’Iraq. Ha anche ammesso senza vergogna che la guerra era
davvero per il petrolio, il che suggerisce che stesse tentando di
preservare il legame tra il dollaro e il petrolio. Tale legame è
ciò che mantiene il dollaro nella posizione di
“moneta-riserva” mondiale. Questi fatti indicano che la
Fed gioca un ruolo vitale nelle decisioni politiche che stanno
rimodellando la vita americana. Assumiamo che i membri della Fed
siano egualmente solidali con le misure da stato di polizia che sono
state messe in atto per anticipare problemi che sorgerebbero
indubbiamente dal collasso economico che hanno meticolosamente
progettato.

I tagli dei tassi ci dicono che la Fed sta pianificando di
scaricare il deficit delle partite correnti sulle spalle della classe
media americana. I prezzi ai supermercati e alle stazioni di servizio
saliranno immediatamente; probabilmente nel giro di pochi mesi, se
non di settimane. Sarà più difficile l’accesso al
credito. I salari e gli standard di vita declineranno. Le borse
cadranno. I consumi si accartocceranno.

Sorprendentemente, i tagli ai tassi di Bernanke non sono neanche
pensati per risolvere i problemi di fondo che dovrebbero curare.
Milioni di padroni di casa che hanno sottoscritto prestiti subprime o
ALTA
vanno verso il pignoramento. Solo una piccola percentuale di essi
beneficerà dai tagli ai tassi ed eviterà l’inadempienza
a causa di “ricontrattazioni” al ribasso del loro
prestiti. Molti di loro non saranno giudicati idonei per il
rifinanziamento SOTTO QUALUNQUE CONDIZIONE perché non
soddisfaranno i nuovi standard per garantire un prestito. Le banche e
le concessionarie di mutui sono diventate più severe nelle
pratiche per la concessione di prestiti.

In realtà i tagli ai tassi non aiutano neanche le banche o
gli hedge funds. Le loro azioni potrebbero avere qualche timido
rialzo per un giorno o due, ma ciò non durerà. Il
denaro sta diventando caro e i consumi sono bassi. Non è un
buon momento per tenere centinaia di miliardi in obbligazioni
finanziarie sostenute dai mutui (CDO)
che potrebbero essere state valutate molte volte il loro valore
originale. Non c’è mercato per queste CDO. Sono un fiasco. Il
debito deve essere rivisto o le aziende verranno portate alla
bancarotta.

I tagli ai tassi non sradicheranno l’ondata di insolvenze né
risolveranno i problemi strutturali dei mercati finanziari. Invece
non faranno che prevenire l’imminente recessione sostenendo livelli
anormali di liquidità. Ma mentre le spese per i consumi si
riducono e la disoccupazione continua a salire, l’approccio “tampone”
della Fed a questi problemi sistemici si dimostrerà
inefficace. Bernanke sta sacrificando la cosa di cui avrà più
bisogno negli accidentati mesi a venire: la sua credibilità.

Come dice l’economista e autore Henry Liu, “Un mercato che
capisce l’impotenza dell’intervento delle banche centrali può
andare in caduta libera”.

L’argomento più convincente a favore dei tagli ai tassi di
interesse si deve all’economista Martin Feldstein in un articolo del
Wall Street Journal, “Liquidly Now” [“Liquidamente
adesso”, ndt]. Feldstein ha così riassunto il problema:
“Tre forze distinte ma correlate stanno minacciando l’attività
economica: una crisi del mercato del credito, un declino nei prezzi
delle case e nell’edilizia, e una riduzione dei consumi. Questi
sviluppi hanno determinato l’indebolimento generale dell’economia
all’inizio dell’anno, segnato da una più lenta crescita
dell’impiego e dall’abbassamento delle disponibilità di spesa
dei consumatori.

“L’inadempienza dei mutui subprime ha innescato una estesa
fuga dagli investimenti a rischio, con un sostanziale allargamento di
tutti i credit
spread
,
e un generale congelamento dei mercati creditizi. Le affidabilità
creditizie ufficiali divennero oggetto di sospetti. Gli investitori e
i prestatori iniziarono a preoccuparsi per non sapere come valutare
attività rischiose complesse.

“Nelle ultime settimane il credito è diventato
indisponibile. I prestiti per sostenere i contratti di private
equity

non hanno potuto essere sindacati, costringendo le banche a mantenere
quei prestiti nei propri libri contabili. Le banche vengono anche
costrette ad onorare le garanzie di credito verso precedenti conduit
esterni allo stato patrimoniale e verso altre linee di credito di
riserva, riducendo ulteriormente il capitale bancario disponibile per
sostenere il credito di tutti i tipi.

“L’impossibilità dei mercati creditizi a funzionare
correttamente indebolirà l’economia generale nei mesi a
venire. E anche quando la crisi del mercato creditizio sarà
passata, i più ampi credit spread e la maggiore avversione al
rischio saranno un freno all’attività economica.

“In aggiunta a questi problemi generali del mercato
creditizio, la caduta dei prezzi degli immobili e dell’edilizia
saranno un peso crescente per l’economia. I prezzi delle case che
cadono non solo causano ulteriori rallentamenti nella costruzione di
nuove case, ma restringono anche la rendita dei padroni di casa e
quindi i consumi”.

Feldstein ha una buona comprensione del problema, ma fa marcia
indietro sulla solutione. Afferma: “L’azione della Fed di
abbassare i tassi di interesse non può risolvere i problemi
del mercato creditizio, ma potrebbe aiutare l’economia: stimolando la
richiesta di case, automobili e altri beni durevoli; incoraggiando un
dollaro più competitivo a stimolare superiori esportazioni
nette; innalzando i prezzi delle azioni per incrementare sia gli
investimenti che i consumi; e liberando denaro spendibile per i
proprietari di casa con mutui a tasso variabile”.

Paradossalmente Feldstein vuole i tagli ai tassi anche se egli
stesso ammette che “tassi di interesse più bassi non
possono risolvere i problemi del mercato creditizio” ma
stimoleranno solo antieconomici “consumi”.

Non si tratta di una cura. È solo altro unguento miracoloso
Greenspan.

“Troppa liquidità” è il problema, non la
soluzione. La ragione per cui i mercati sono così volatili e
vicini a un’implosione da un momento all’altro è che ogni
classe di investimento è stata follemente gonfiata da una
politica monetaria che ha seguito le prescrizioni di Feldstein.
Adesso vuole schivare le conseguenze di queste sciagurate politiche
rigonfiando la bolla e distruggendo il dollaro in questo processo. È
una cattiva idea.

I tagli della Fed coincidono con i neri bilanci dei giganti
dell’investimento di Wall Street, Lehman Brothers, Morgan Stanley,
Bear Stearns e Goldman Sachs. Le quattro banche di investimento hanno
totalizzato un 22 percento di perdite nell’ultimo trimestre e
probabilmente continueranno a perdere pesantemente dai miliardi di
dollari in CDO subprime che dovranno declassare o cancellare. Fino ad
ora, i tagli ai tassi di Bernanke hanno distolto l’attenzione dalle
cattive notizie e dai profitti in picchiata del nucleo
dell’investimento americano.

I grandi finanzieri non sono i soli a sentire l’emergenza del
crollo del mercato immobiliare. Ci sono molti altri, inclusa la Bank
of America che ha annunciato che “dislocazioni senza
precedenti” nel mercato del credito avranno un “impatto
significativo” nei risultati del terzo trimestre presso la
propria banca di investimento aziendale. “Il responsabile
finanziario capo Joe Price ha detto agli investitori a una conferenza
a San Francisco, ‘Per la finanza questi sono tempi abbastanza
impegnativi, e non riesco a ricordare quando i mercati creditizi in
particolare siano stati tanto volatili ed imprevedibili come negli
ultimi mesi’” (Bloomberg News).

I tagli di Bernanke sono ben poca cosa per i conti delle banche,
ma offrono una gradita distrazione dall’inesorabile tamtam delle
cattive notizie economiche. Il sarcoma dei subprime si è
diffuso ovunque nei mercati finanziari. Non si tratta soltanto del
costante up-tick
dei pignoramenti e dell’incombente inventario immobiliare. Le banche
stanno anche accaparrando capitali per coprire le loro perdite sui
CDO fuori mercato e sugli acquisti tramite debito (LBO, Leveraged
BuyOut), il che significa che la concessione di nuovi mutui
rallenterà enormemente anche per chi sarà idoneo.

Un articolo su Bloomberg News ci da una qualche idea di quanto
velocemente il mercato dei bond legati alle case si sia deteriorato:
“Le vendite di asset-backed
security

USA, come i bond che “re-impacchettano” prestiti o carte
di credito subprime così come obbligazioni di debito
collateralizzate, sono cadute del 73 percento dall’anno precedente
fino a perdere 30 miliardi di dollari il mese scorso, secondo stime
di analisti della Deutsche Bank AG”.

Bernanke sta solo prolungando il dolore non permettendo al mercato
di completare il proprio ciclo cosicché i cattivi debiti
possano essere cancellati e il settore possa riattrezzarsi per il
futuro. Sta prendendo tempo per i suoi amici banchieri, ma
danneggiando considerevolmente il dollaro durante il processo.

Jim Rogers, il presidente della Beeland Interests Inc., ha così
riassunto i tagli ai tassi: “Ogni volta che la Fed si mobilita
per aiutare i suoi amici a Wall Street, peggiora la situazione. Il
dollaro va al collasso, il mercato dei bond va al collasso. Ci
saranno molti problemi negli USA”.

Rogers non è solo nelle sue conclusioni.

Anche leader stranieri, come il presidente
venezuelano Hugo Chavez
,
si sono recentemente espressi sulla preoccupante condizione dei
mercati USA. Tre giorni fa Chavez ha dichiarato alla televisione
pubblica che potremmo essere costretti ad affrontare un “terremoto
finanziario globale” a causa delle “irresponsabili”
politiche economiche USA. Chavez ha citato l’avvertimento del premio
Nobel Joseph Stiglitz secondo cui potremmo dover affrontare un serio
disastro economico che porterebbe a “miseria diffusa, fame e
serio malcontento. E gli Stati Uniti sarebbero i responsabili”.

Chavez ha aggiunto che l’amministrazione Bush “ha dovuto
iniettare 300 miliardi di dollari nel circuito delle banche private
per evitare un collasso del dollaro e dell’economia mondiale. Il
dollaro sta scendendo, non si accorgono che il loro piano non ha
riscontro nella realtà” e questo “perché il
loro deficit fiscale è il più grande della storia”.

Le previsioni di Chavez sembrano accurate perché possiamo
notare come l’oro sia schizzato alle stelle mentre il dollaro
continua a cadere.

La tempesta di fuoco che ha avuto inizio con i bassi tassi di
interesse della Fed nel 2002-2003 e che si è evoluta nella
crisi del credito subprime del 2006-2007 minaccia adesso l’intero
sistema finanziario e la più estesa economia globale. La
ragione di ciò è che il debito da mutuo è il
fondamento sul quale poggia ogni assurda forma di debito. Questi
strumenti di debito (derivati) ingrandiscono grandemente la leva sul
titolo sottostante che spesso non è altro che un tremolante
prestito subprime.

Secondo Satyajit Das, una rispettata autorità nel commercio
dei derivati, “Un singolo dollaro di capitale ‘reale’ supporta
dai 20 ai 30 dollari di prestito. Questa spirale di prestiti su una
base sempre più sottile di beni reali, a caratteri cubitali e
in varietà pressoché infinita, ha infine creato un
mondo in cui i derivati in sospeso all’inizio di quest’anno
ammontavano a 485 mila miliardi di dollari — o otto volte l’intero
PIL globale di 60 mila miliardi di dollari” (“Are
We Headed for an Epic Bear Market
”,
Jon Markman).

Stiamo scorgendo i primi segnali che questa enorme bolla di debito
inizia ad implodere. La Fed può fare molto poco per attenuare
l’inevitabile crack che (crediamo) ha progettato. Mentre le
insolvenze nel settore immobiliare continuano ad aumentare, gli
scambi e i derivati nel mercato secondario imploderanno. Migliaia di
miliardi [di dollari, ndt] in capitalizzazioni di mercato svaniranno
in un attimo.

Negli ultimi sei anni il PIL USA è dipeso largamente dalle
transazioni implicanti lo scambio di titoli massicciamente gonfiati.
La produzione nell’economia reale è rimasta piatta. Le banche
di investimento sono all’epicentro di questo nuovo controverso
sistema chiamato “finanza strutturata”. Continuiamo a
credere che le banche che dipendono da security basate sui mutui
(MBS, mortgage-backed securities) e da obbligazioni di debito
collateralizzate (CDO) (così come da commercial paper
asset-backed) per il grosso del loro guadagno, siano in seria
difficoltà. Robert E. Lucas alludeva a potenziali difficoltà
bancarie in un articolo sul Wall Street Journal, “I Mutui e la
Politica Monetaria”: “C’è un rischio immediato di
una crisi dei pagamenti, un equivalente moderno dell’antiquata corsa
alla banca. Molte istituzioni – non soltanto le banche –
hanno obblighi di pagamento largamente superiori alle riserve alle
quali hanno immediato accesso. Contro questi obblighi mantengono
delle security a breve termine che credono di poter liquidare a breve
scadenza e a costo contenuto. Se alcune di queste security
risultassero non liquidabili in questo senso (e specialmente se
nessuno è sicuro di chi le trattenga) allora tutti vorrebbero
buttarsi sui buoni del Tesoro”.

È raro per noi essere d’accordo con i punti di vista di estrema destra della pagina degli editoriali del WSJ, ma in questo caso,
Lucas ci ha azzeccato. Le banche hanno “obblighi che sono
largamente superiori alle riserve a cui hanno immediato accesso”.
Questo è il risultato diretto della nuova architettura di
mercato della “finanza strutturata” che accatasta debiti
su debiti fino a quando il sistema viene spinto al punto di rottura.

I bassi tassi di interesse non possono risolvere questo problema
“sistemico”. Solo una politica fiscale può
ammorbidire il colpo di una bolla creditizia che si sgonfia.
L’economista Henry Liu offre questa costruttiva proposta “di
tipo New Deal” che è un modo sensato (ed etico) di
approcciarsi alla prospettiva di crescente disoccupazione e sempre
maggiore precarietà economica per le classi medie e basse: “Si
potrebbe argomentare che quello che serve allo stato attuale non è
il denaro a basso costo dalla Fed, ma il pieno impiego con stipendi
crescenti grazie a incentivi fiscali governativi per aumentare la
domanda. Il governo USA dovrebbe utilizzare il denaro che le banche
non prestano perché non riescono a trovare beneficiari in
possesso dei requisiti, con investitori oculati che vogliano prestare
al governo, creando impieghi per riabilitare l’infrastruttura e
migliorare la conoscenza per ottenere che l’economia si allontani
ancora una volta dalla strada distruttiva della manipolazione
finanziaria privatizzata e sistemica”. (“Either Way, It
could be an Unkind Cut” [“D’Altra Parte, Potrebbe Essere
Un Taglio Traumatico”, ndt] Henry C K Liu, Asia Times)

Liu ha ragione. Dovremmo attuare quelle politiche che riflettono i
nostri valori sulla giustizia sociale e su un’equa distribuzione
della ricchezza. Invece, il sistema viene manipolato da un’oligarchia
di delinquenti che ha massacrato la moneta, drenato i nostri
risparmi, e aperto la strada ad un doloroso ciclo di deflazione. Oggi
il consumatore USA viene indicato come il responsabile del massiccio
deficit commerciale, come se comprare al prezzo più basso da
Wal-Mart fosse un crimine. Ma è la Fed il vero colpevole. Si
sono opposti ai dazi e alla regolamentazione monetaria fin
dall’inizio. Nessun paese nella storia del mondo ha mai permesso che
la propria base industriale venisse spietatamente decimata
(offshoring, outsourcing, chiusura di fabbriche) solo per nutrire
l’avarizia insaziabile delle proprie élite criminali.

L’attuale deficit commerciale è la conseguenza logica del
“libero mercato”. E “libero mercato” è
il nomignolo Orwelliano utilizzato per descrivere i milioni di
impieghi ben pagati che vengono sacrificati sull’altare della
globalizzazione. I lavoratori non hanno avuto alcun ruolo nella
creazione di questo distruttivo e auto-espandente sistema.

Né sono stati interpellati nella progettazione del moderno
mercato, a cui spesso ci si riferisce come “finanza
strutturata”. La finanza strutturata è stata promossa
come un modo per utilizzare più efficientemente il capitale
distribuendo il rischio più uniformemente su tutto il sistema.
Di fatto, si è rivelato essere un colossale bidone che adesso
minaccia di distruggere le banche e di portare il mercato azionario
alla rovina. È essenzialmente uno schema di riciclaggio sui
mutui tramato dalle banche di investimento, “sfuggito” ai
cosiddetti organismi di controllo, facilitato dalle agenzie di
rating, e sfruttato dagli hedge fund. Le vittime di questa truffa
sono le compagnie di assicurazione, gli investitori stranieri, i
fondi pensione e gli ultra-spremuti proprietari di casa. Le loro
perdite si aggirano probabilmente sull’ordine delle migliaia di
miliardi di dollari.

Il capo della Fed Alan Greenspan avallò entusiasticamente
ogni furba idea di “finanza strutturata”; compresi i
prestiti subprime, i mutui a tasso variabile, le Mortgage-backed
security, la deregolamentazione della moneta, l’espansione del
credito e alcuni cambiamenti strutturali all’industria dei servizi
finanziari. Sono le mattonelle sulla strada alla perdizione
attentamente posizionate dalla Federal Reserve.

Lo storico Gabriel Kolko ha definito la “finanza
strutturata” in un recente articolo, “The
Predicted Financial Storm Has Arrived”

[“La Prevista Tempesta Finanziaria È Arrivata”,
ndt]: “Siamo al termine di un’epoca… Adesso inizia
l’instabilità finanziaria globale. È impossibile
speculare su quanto durerà il fermento di oggi – ma
adesso esistono un’incertezza e una mancanza di fiducia che non ha
eguali dagli anni ’30 – e questa ignoranza e questa paura sono
esse stesse un fattore cruciale. La resa dei conti per i banchieri e
per i capi è arrivato. Ciò che è molto chiaro è
che le perdite sono massicce e che l’intero mondo sviluppato sta
vivendo la peggiore crisi economica dal 1945, una in cui i problemi
di una nazione si sono mescolati a quelli delle altre…

“La internazionalizzazione della finanza ha significato meno
regolamenti che mai, e la regolamentazione era molto poco efficace
anche al livello nazionale…

“L’ingordigia si limita esclusivamente a fare soldi. Le
istituzioni internazionali esistenti – delle quali il FMI è
la più importante – o avvertimenti pieni di buone
intenzioni non cambieranno questa realtà”.

La gente deve riprendere il controllo del proprio denaro. La
Federal Reserve deve essere abolita.

Mike Whitney vive nello stato
di Washington. Può essere contattato all’indirizzo
[email protected].

Titolo originale: “The era of global financial instability”

Fonte: http://onlinejournal.com/
Link
24.09.2007

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di STIMIATO

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