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La Redazione

 

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L’empatia e la falsificazione del narcisismo

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A cura di Markus
Il 26 Agosto 2023
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Gaius Baltar
gaiusbaltar.substack.com

Qual è il più grande problema sociale che l’Occidente deve affrontare oggi? Ce ne sono molti, tutti gravi. Tuttavia, se dovessi sceglierne uno, direi il narcisismo. Perché questo? Come minimo occorrono alcune spiegazioni, per non dire altro. Cercherò di farlo in questo articolo e in altri che seguiranno. La portata dell’argomento è tale che per una corretta comprensione è necessario dividerlo in parti. Questo articolo fornisce una sorta di preambolo, il prossimo discuterà della probabile natura del narcisismo (il meccanismo che ne è alla base) e il terzo ne analizzerà le conseguenze in un contesto più ampio. Forse ci saranno anche più di tre articoli – al momento non lo so. Questo articolo è un po’ lungo e un po’ tecnico, ma per facilitarne la lettura ho aggiunto una buona dose di sarcasmo, per il piacere dei lettori.

Tre articoli non sono un po’ troppo generosi per trattare un argomento così limitato? Beh, il narcisismo è tutt’altro che un argomento limitato. È una questione complicata con gravi conseguenze per le società occidentali – e forse anche per le società al di fuori dell’Occidente. Si potrebbe pensare che il narcisismo sia un problema – si potrebbe anche pensare che sia un grosso problema – ma dubito che ci si renda conto di quanto sia incredibilmente serio. Quindi, almeno tre articoli.

Solo 20 anni fa il narcisismo era un termine psicologico già obsoleto, per lo più lontano dagli occhi del pubblico. Gli psicologi ne parlavano, alcuni cercavano di definirlo e altri creavano modelli di personalità per descriverlo. Ora le cose sono cambiate e il narcisismo fa ormai parte del discorso pubblico. Esiste persino un'”industria del narcisismo”, con decine di “esperti” che forniscono consigli su come individuare i narcisisti, come affrontarli e come evitarli. Youtube pullula di canali di questo tipo.

L’interesse per il narcisismo non sorprende. È sotto gli occhi di tutti come le persone hanno iniziato a comportarsi sui social media e nella vita reale. Sono egoisti, isolati nel mondo fantastico della propria auto-importanza e sembrano non accorgersi della stranezza del proprio comportamento. Non è solo l’uomo della strada ad accorgersene. Le ricerche hanno dimostrato che nella società ci sono forti tendenze al comportamento egoistico. Sembra un’onda inarrestabile che minaccia di inghiottire la nostra società.

Che cos’è il narcisismo? Abbiamo nella nostra mente l’immagine di persone egoiste e distruttive che manipolano gli altri. Cosa strana, questa immagine è la migliore possibile. Nemmeno gli psicologi e gli psichiatri sono riusciti a definirlo correttamente. Andate su Wikipedia, quel baluardo di integrità e verità (sarcasmo), e cercate. C’è una buona panoramica della ricerca, del lavoro teorico e del pensiero attuale. Vedrete molte definizioni, molte sottocategorie, molti sintomi e tanto disaccordo su tutto.

La verità è che gli “esperti” non sanno veramente cosa sia il narcisismo. Hanno i modelli di personalità e hanno i sintomi, ma non sanno cosa sia veramente. Anche i concetti che usano per definirlo non sono chiari, né hanno cause chiare. Cosa significa veramente “manipolatore”? Perché le persone sono manipolatrici? Cosa le spinge a comportarsi così?

Per comprendere qualsiasi cosa, sia essa il comportamento umano, la fisica nucleare o la biologia, è necessario andare oltre il livello delle definizioni. Definire le cose non le spiega, e nemmeno descriverle con elenchi di sintomi. Deve esistere un meccanismo – teorico o reale – perché qualcosa possa essere adeguatamente studiata o compresa.

Psicologi e psichiatri sono stati stranamente riluttanti a lavorare sui meccanismi alla base dei disturbi mentali e dei disturbi della personalità. La maggior parte del lavoro degli ultimi decenni riguarda teorie della personalità basate su tratti sintetici e “definizioni per sintomi”. Ciò include il narcisismo, che è definito sia come un tratto della personalità (o un gruppo di tratti) sia come un disturbo della personalità. È quindi di interesse sia per i ricercatori di psicologia della personalità sia per i membri della comunità della salute mentale.

Il narcisismo è oggi descritto e definito sia da modelli di personalità basati sui tratti, sia da definizioni cliniche basate sui sintomi. Entrambi saranno citati più volte in questo articolo e in quelli che seguiranno, ed è quindi prudente fare una piccola deviazione per descrivere cosa sono. Come si può vedere dalla pagina di Wikipedia, [questi modelli] finora non hanno avuto molto successo. Inoltre, sembrano essere un po’ strani, in particolare le definizioni cliniche. Questa stranezza è l’argomento principale di questo articolo.

Tratti della personalità – falsi e reali

Non si può misurare qualcosa se non si ha qualcosa di ragionevolmente tangibile da misurare. Nella psicologia della personalità, la personalità viene generalmente suddivisa in “tratti” che determinano i “tipi di personalità” in base al posizionamento di una persona su una serie di tratti. Un tratto è un aspetto di base della personalità, un qualcosa di costante nel tempo, che si applica alle persone in generale e che può essere misurato. Ricercatori e teorici lavorano su diversi tipi di tratti, che possono essere suddivisi (molto) approssimativamente in tre:

Tratti primari/biologici/evolutivi

Tratti derivati

Tratti sintetici

I tratti primari (o tratti causali) sono “fisici” nel senso che sono rappresentati biologicamente nell’individuo e sono un prodotto dell’evoluzione. In alcuni casi possono anche essere osservati indirettamente, ad esempio con uno scanner di imaging funzionale o con l’analisi genetica. C’è molta confusione riguardo a questi tratti, ma per alcuni di essi esistono prove considerevoli. Un esempio potrebbe essere la “salienza emotiva”, ovvero la forza con cui le emozioni influenzano le persone. Un altro esempio è l’orientamento mentale verso l’interno o verso l’esterno. Nonostante siano biologici, alcuni di questi tratti possono essere influenzati in modo significativo dall’ambiente, ad esempio dall’educazione dell’individuo.

I tratti primari, una volta identificati, hanno un elevato “potere predittivo/esplicativo” e sono fortemente correlati con tutti i tipi di variabili, tra cui gli atteggiamenti, i comportamenti, le caratteristiche fisiche e persino le malattie mentali e fisiche. L’identificazione di queste relazioni con altre variabili biologiche è, di fatto, il metodo più affidabile per identificare i tratti primari. Alcune malattie mentali (genetiche) sono, ad esempio, fortemente correlate con alcuni tratti della personalità. Sembra quindi che alla base di entrambe ci sia un tratto biologico, almeno in una certa misura. Un modello di personalità costruito sui tratti primari potrebbe essere davvero molto forte.

I tratti derivati sono tratti che forse non sono direttamente biologici o evolutivi, ma descrivono comunque qualcosa di molto reale. Vengono scoperti attraverso test e osservazioni comportamentali e sono fortemente correlati ai tratti primari. Un buon esempio potrebbe essere quello dell’introversione/estroversione, che ha un alto potere esplicativo e differenzia bene gli individui. Tuttavia, non è una caratteristica del tutto “pulita” e può essere causata da più di un tratto primario. Alcuni introversi, ad esempio, amano occasionalmente la compagnia degli altri e hanno buone capacità sociali, mentre altri introversi (con lo stesso punteggio sul tratto) sono nervosi insieme ad altre persone e hanno scarse capacità sociali. È probabile che sia in gioco più di un tratto primario.

I tratti sintetici sono tratti “statisticamente derivati” o una combinazione di tratti associati con mezzi statistici. Questi tratti sono spesso chiamati fattori, tratti compositi, tratti sovraordinati o dimensioni. Si tratta essenzialmente di costrutti statistici che formano indici di personalità, proprio come gli indici economici, come l’inflazione. L’inflazione è una media ponderata dei prezzi di beni e servizi selezionati. Un tratto sintetico della personalità è fondamentalmente la stessa cosa, solo che al posto di prodotti e servizi di consumo abbiamo tratti che di solito vengono elaborati con un metodo statistico semi-voyeuristico chiamato “analisi dei fattori”. Questo paragone può essere un po’ ingiusto, ma non è del tutto sbagliato ed è abbastanza esplicativo.

Il problema dei tratti sintetici è che sono facilmente manipolabili (come l’inflazione) e ancora più difficili da capire. Un esempio di questo tipo di tratto è la “gradevolezza” in un test di personalità a cinque fattori.

Non è necessario impiegare metodi sofisticati o “altamente scientifici” per sviluppare tratti di personalità o test con potere esplicativo (o predittivo). Praticamente tutti i tratti della personalità, siano essi primari o assemblati con mezzi statistici, hanno un certo potere esplicativo/predittivo. Sono tutti correlati ad ogni genere di cose. Potremmo persino dare una macchina da scrivere ad un gruppo di scimmie, insieme a delle banane per motivarle, e alla fine queste batterebbero a macchina un test di personalità con tratti che sarebbero correlati con ogni genere di cose e potrebbero essere usati in ricerche “altamente scientifiche” e pubblicate.

Il motivo è che i tratti biologici primari sono così forti da influenzare praticamente ogni comportamento e atteggiamento. Per questo motivo, anche il tratto più insignificante e ridicolo è correlato a qualsiasi cosa. Lo stesso accade nelle misurazioni dell’intelligenza, dove l’intelligenza generale è così forte da influenzare praticamente ogni compito che ci viene in mente. Potremmo facilmente incaricare le nostre scimmie di creare un test di intelligenza con una correlazione moderata o elevata con il QI, dopo che avranno completato il nostro test di personalità.

La questione non è se i tratti della personalità predicono qualcosa (lo fanno tutti), ma che tipo di cose predicono e con quale intensità e quanto sono facili da capire. I tratti primari sono di gran lunga i più forti e chiari, poi ci sono i tratti derivati e infine i tratti sintetici. Il problema principale, tuttavia, è che è difficile creare un meccanismo esplicativo senza tratti primari/biologici. Per questo motivo, l’attenzione dovrebbe essere sempre concentrata su di essi.

Negli ultimi decenni la psicologia della personalità si è concentrata sui tratti sintetici e sui modelli basati su di essi per esplorare la personalità, compreso il narcisismo. Il risultato è stato mancanza di progressi, confusione, un sacco di fondi sprecati per cercare di risolvere la confusione e un numero impressionante di correlazioni che nessuno capisce veramente. Il livello di complessità del campo e la mancanza di chiarezza sono ora completamente fuori controllo e chiunque può in pratica “dimostrare” tutto ciò che vuole, persino che i non narcisisti sono, in realtà, narcisisti malvagi e che i veri narcisisti sono persone buone e morali (recentemente ho letto una ricerca di questo tipo).

La situazione non è bella, ma non è stato tutto inutile. Le ricerche, per quanto poco chiare, costituiscono tutte insieme un’enorme banca dati che consente ai ricercatori più accorti di individuare i tratti biologici attraverso i modelli di correlazione. Purtroppo, non sono molti i ricercatori e i teorici che lo fanno. Gli psicologi non possono essere totalmente biasimati per questa situazione, perché un ricercatore sulla personalità che creasse un modello solido basato sui tratti biologici si troverebbe probabilmente senza borse di studio e senza lavoro. Le variabili biologiche non sono popolari al giorno d’oggi nella nostra società soggettivistica e, di solito, vengono discusse solo a porte chiuse. È più sicuro lavorare sui modelli statistici.

Sintomi e definizioni da un comitato

I disturbi mentali e i disturbi della personalità sono generalmente definiti dai sintomi. Esiste un elenco di sintomi per ogni disturbo e un paziente deve presentare un numero minimo predeterminato di sintomi (ad esempio cinque su un totale di nove) per essere considerato affetto dal disturbo mentale o di personalità in questione. I sintomi sono per lo più derivati da osservazioni cliniche. I sintomi dei disturbi di personalità, come il narcisismo, spesso contengono una miscela di tratti e di sintomi “classici”, che non sono tratti.

L’elenco dei sintomi definisce il disturbo, ma raramente lo spiega. In realtà, la comprensione dei disturbi mentali e dei disturbi di personalità è molto scarsa. Molti psicologi e psichiatri clinici non sembrano nemmeno essere consapevoli del fatto che una definizione sotto forma di sintomi di per sé non spiega nulla. L’elenco è solo uno strumento diagnostico e, come si può immaginare, se la comprensione della condizione è scarsa o inesistente, lo strumento diagnostico può essere impreciso. In effetti, sembra che, stranamente, ci sia poco interesse a scoprire le variabili causali primarie alla base di questi disturbi. Ma d’altronde, chi ne ha bisogno quando si hanno a disposizione sintomi, schemi terapeutici e farmaci redditizi?

Da dove vengono questi elenchi di sintomi? Beh, sono stati messi insieme da un comitato. Esiste un manuale ufficiale dei disturbi mentali e della personalità, contenente molte definizioni e sintomi, chiamato Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM), pubblicato dall’American Psychiatric Association. Le definizioni per ogni disturbo contenute nel manuale sono create da un comitato oscuro che, secondo alcuni, è legato all’industria farmaceutica. In riunioni segrete decidono cosa debba essere definito come disturbo mentale e cosa no, e come diagnosticarlo. Non sto scherzando o esagerando. Le riunioni sono effettivamente segrete e i membri devono firmare accordi di non divulgazione. È una sorta di politburo.

Questo politburo segreto è estremamente potente. Ha elaborato definizioni per ogni disturbo conosciuto dall’uomo, indipendentemente dal fatto che sia reale o meno. Non solo definiscono per gli Stati Uniti cosa è un disturbo, cosa non lo è e come diagnosticarlo, ma lo fanno anche per la maggior parte del mondo. Decidono se sei pazzo o no, se sei una brava persona o no e la maggior parte della comunità che si occupa di salute mentale segue il loro esempio. Hanno anche definito il narcisismo, cosa che esamineremo più da vicino.

La definizione ufficiale di narcisismo

Diamo ora un’occhiata alla definizione ufficiale di narcisismo contenuta nella versione più recente del DSM. La si può trovare ovunque su Internet, ma io uso un buon riassunto tratto da Psychology Today. Il riassunto include descrizioni più dettagliate per ogni sintomo. Potete trovarlo qui.

Questi sono i tratti e si noti che la maggior parte sono in realtà sintomi, non tratti coerenti e chiari. Per essere considerati narcisisti, devono essere presenti almeno cinque di questi nove tratti/sintomi:

Senso di grandezza e di autostima.

Preoccupazione per le fantasie di successo illimitato, potere, talento, bellezza o amore ideale.

Credenza di essere speciale e unico e di poter essere compreso solo da, o di dover frequentare, altre persone o istituzioni speciali o di alto livello.

Bisogno di eccessiva ammirazione.

La sensazione di avere diritto a tutto.

Comportamento di sfruttamento interpersonale.

Mancanza di empatia.

Invidia per gli altri o convinzione che gli altri siano invidiosi di lui o lei.

Dimostrazione di comportamenti o atteggiamenti arroganti e altezzosi.

Questo elenco di tratti/sintomi è quanto di più vicino ad un “consenso” su ciò che definisce il narcisismo. La maggior parte dei modelli e delle definizioni di narcisismo include alcuni di questi tratti/sintomi, compresa la popolare teoria della “triade oscura”, che definisce il narcisismo come grandiosità, orgoglio, egoismo e mancanza di empatia.

Osserviamo ora da vicino questo elenco di sintomi e cerchiamo di capire cosa hanno in comune. Notate che l’elenco cita più volte il “senso di” e il “bisogno di”, oltre a diverse descrizioni di concetti legati alle emozioni, come l’autostima, l’arroganza, l’amore e l’invidia. Questo si può notare anche nella teoria della “triade oscura”, che riguarda le emozioni. Secondo questa teoria, il narcisista è guidato da forti emozioni “positive” che coinvolgono il suo io e dal bisogno assoluto di alimentarle sfruttando gli altri. Questa interpretazione emerge in modo molto chiaro da questo elenco ed è sostanzialmente corretta.

Ci sono, tuttavia, due stranezze nell’elenco che non si adattano del tutto. La prima è il “comportamento di sfruttamento interpersonale“, che si riferisce al bisogno di interferire (emotivamente) con altre persone. Questo si riferisce in parte alla manipolazione, un sintomo centrale del narcisismo, che stranamente manca in questo elenco. Anche un altro sintomo fondamentale, la scarsa autocoscienza, è omesso, sebbene sia menzionato nell’articolo di PsychToday. In ogni caso, il sintomo del comportamento di sfruttamento è qualitativamente diverso dagli altri sintomi. Gli altri sintomi descrivono i bisogni emotivi, mentre questo sintomo descrive ciò che i narcisisti fanno per soddisfare tali bisogni. Li soddisfano sfruttando e manipolando gli altri. Ogni narcisista ha questo sintomo in misura minore o maggiore, ma, secondo il manuale, si può essere narcisisti anche senza, perché ne bastano 5 sintomi su 9. È un po’ approssimativo, no?

L’altra stranezza è molto più grave e riguarda il sintomo “mancanza di empatia“. Vediamone la descrizione nell’articolo di PsychToday:

“Si tratta della fredda incapacità di riconoscere con precisione i sentimenti degli altri. Questo sottolinea la mancanza di consapevolezza o di profondità emotiva da parte del narcisista. Non sempre i narcisisti non si “preoccupano” dei sentimenti altrui, ma, semplicemente, non sono consapevoli del fatto che anche gli altri possano provare tali sentimenti”.

Guardate questa definizione e poi guardate i sintomi di cui sopra. Vedete il problema?

Che cos’è l’empatia?

Parliamo di empatia. Al giorno d’oggi sembra essere un termine chiave in psicologia ed è ampiamente utilizzato nella società in generale. L’empatia non è probabilmente un tratto della personalità in quanto tale, ma il risultato di altri tratti che hanno a che fare con quanto le emozioni sono attive o accessibili alle persone e se la mente è concentrata verso l’interno o verso l’ambiente.

Alcune persone hanno emozioni “non schermate”, nel senso che ne sono molto consapevoli, sono molto motivate da esse, le controllano e danno molta importanza a queste emozioni. Le persone che si trovano dall’altra parte del tratto hanno emozioni “schermate”, nel senso che non ne sono molto consapevoli, non ne sono molto motivate, non le controllano e non danno loro molta importanza.

Alcune menti sono concentrate verso l’interno – sui pensieri privati e personali, mentre altre sono concentrate sull’ambiente. Il cervello interno è consapevole di sé, conosce bene se stesso, ama i rompicapo e la complessità e non è molto interessato a ciò che accade all’esterno. Il cervello esterno è percettivo e consapevole dell’ambiente, interessato all’ambiente e alle persone in particolare.

Si noti che si tratta di differenze di grado e non di gruppi distinti: molte persone presentano queste caratteristiche in modo approssimativamente equilibrato. Tuttavia, sembra che la posizione di una persona su questi tratti determini la sua empatia. Le persone molto concentrate verso l’esterno e con un’elevata consapevolezza emotiva tendono ad avere un’elevata empatia, mentre il gruppo opposto ha una bassa empatia.

Allora, cos’è l’empatia? L’empatia consiste in due “meccanismi” principali. Uno è la capacità di leggere le emozioni e gli stati emotivi degli altri. Le persone ad alta empatia sono in grado di capire facilmente cosa provano le persone semplicemente guardandole o con una breve conversazione. L’altro meccanismo è che le emozioni degli altri tendono ad influenzare automaticamente la persona ad alta empatia dal punto di vista emotivo. Ci sono fondamentalmente due canali: la percezione delle emozioni altri e un canale di feedback in cui queste emozioni, a loro volta, influenzano emotivamente l’empatico stesso. Il motivo del canale di feedback è che gli empatici hanno emozioni non schermate e facilmente influenzabili.

Le persone a bassa empatia non sono brave a leggere le emozioni degli altri e non se ne preoccupano molto. Sono anche meno influenzate dalle emozioni (proprie e altrui) perché le loro emozioni sono molto più schermate di quelle degli empatici. Le persone a bassa empatia hanno comunque sistemi emotivi perfettamente funzionanti, come si può notare quando soffrono di crisi emotive o perdono le staffe. Hanno una gamma completa di emozioni, potenti quanto quelle degli empatici, ma per lo più tenute sotto chiave. Le persone a bassa empatia tendono anche ad essere freddamente razionali, il che è un risultato diretto della loro capacità di tenere sotto controllo le emozioni, e non del fatto che non ne abbiano affatto.

Mancanza di empatia e narcisismo

Quindi, le persone ad alta empatia sono persone emotive, con un’acuta percezione dell’ambiente e delle altre persone – e delle loro emozioni. Le persone a bassa empatia non sono molto emotive, danno poca importanza alle emozioni e non sono molto interessate alle emozioni degli altri.

Torniamo ora alla definizione di narcisista riportata sopra e ai tratti e ai sintomi elencati. Ricordate che cos’è un narcisista secondo quella definizione? Un narcisista è una persona altamente emotivamente carica, con grandi ed egoistici bisogni emotivi, che sfrutta e manipola le altre persone per soddisfare tali bisogni. Questa persona, secondo la definizione, avrebbe anche una bassa empatia. Com’è possibile?

Come potrebbero persone con emozioni tenui e scarso interesse altrui avere bisogni emotivi irrefrenabili e manipolare gli altri con grande abilità per soddisfarli? Perché dovrebbero farlo? Beh, non lo farebbero. La maggior parte di loro probabilmente non ci riuscirebbe, anche se ci provasse.

La mancanza di empatia non è un sintomo di narcisismo. L’empatia è un sintomo del narcisismo e non solo un sintomo: è il meccanismo chiave per alimentare i bisogni dei narcisisti attraverso la manipolazione e lo sfruttamento degli altri. L’empatia è un’abilità che tutti i narcisisti, per definizione, devono possedere. Senza di essa non sarebbero in grado di sfruttare o manipolare emotivamente gli altri. La definizione dell’American Psychiatric Association, così come la maggior parte delle altre definizioni, è semplicemente sbagliata. Questa non è una teoria: è un fatto logicamente ovvio, come è ovvio che 2+2=4.

Che cosa sta succedendo? Non è possibile che le persone dell’American Psychiatric Association che hanno messo insieme l’elenco dei sintomi non sappiano cosa sia l’empatia. Non è possibile che l’abbiano confusa con la simpatia, la compassione o l’altruismo, che mancano ai narcisisti, ma che sono concetti totalmente diversi. Allora perché lo hanno fatto? È quasi come se stessero proteggendo i veri narcisisti inquadrando le persone a bassa empatia.

Ma non finisce qui. Ricordate la definizione di “mancanza di empatia”? Rivediamola:

“È la fredda incapacità di riconoscere con precisione i sentimenti degli altri. Si tratta della mancanza di consapevolezza o profondità emotiva del narcisista. Non sempre i narcisisti non si “preoccupano” dei sentimenti altrui, ma, semplicemente, non sono consapevoli del fatto che gli altri possano provare tali sentimenti”.

Questa non è la vera descrizione di una persona a bassa empatia. Una persona a bassa empatia ha molta “profondità” emotiva, può essere calorosa verso gli altri ed è consapevole delle emozioni degli altri. Ha un sistema emotivo perfettamente funzionante, anche se non è evidente. Questa descrizione si applica ad un tipo di persona completamente diverso: un particolare tipo di “psicopatico classico” che ha un sistema emotivo difettoso o danneggiato. Le persone con scarsa empatia normalmente non hanno un sistema emotivo danneggiato.

Quindi dovremmo credere a quanto segue: i narcisisti, che sono definiti dai loro bisogni emotivi compulsivi ed egoistici, dallo sfruttamento e dalla manipolazione degli altri (per non parlare della loro bassa autocoscienza), sarebbero, in realtà, persone con emozioni attenuate (e alta autocoscienza) con limitate capacità interpersonali e limitate capacità di rilevare o manipolare le emozioni. Oh, e queste persone sarebbero anche psicopatiche.

La cosa più strana è questa: come può una persona con una formazione psicologica decente e un QI superiore alla temperatura ambiente non accorgersi di questo? Sono sicuro che molte persone lo hanno fatto, ma non parlano.

Lo scambio simpatia/empatia

Uno dei migliori programmi televisivi della fine degli anni Ottanta e dell’inizio degli anni Novanta era stato l’iconico Star Trek: The Next Generation. Uno dei personaggi, la consigliera Deanna Troi, aveva caratteristiche interessanti. Aveva capacità psichiche sotto forma di super-empatia. Poteva percepire le emozioni degli altri e queste emozioni, a loro volta, spesso la influenzavano in modo significativo. In generale era una persona gentile, ma le sue capacità empatiche non si traducevano in un’eccezionale attenzione, compassione o simpatia verso tutti e tutto. Se necessario, poteva essere dura. Il modo in cui gli autori dello show avevano definito le sue capacità empatiche era stato molto accurato. Le avevano descritte correttamente e non avevano confuso l’empatia con la simpatia e la compassione. È stato uno dei pochi personaggi televisivi in cui l’empatia è stata gestita in questo modo.

Se guardate i film e i programmi televisivi degli anni Novanta o più vecchi, noterete che la parola “empatia” non veniva quasi mai usata. Si usavano invece “simpatia” e “compassione”. Poi, circa 15-20 anni fa, è stato come se fosse scattato un interruttore. Quasi tutti i programmi televisivi e i film hanno iniziato ad usare “empatia” invece di “compassione”. Era come se fosse stato inviato un promemoria a tutti gli sceneggiatori, in cui si diceva loro di sostituire la simpatia con l’empatia. Ora questa parola ha quasi completamente sostituito la simpatia e la compassione e ne ha usurpato il significato, non solo nei film e in TV, ma nella lingua inglese in generale. Se controllo i sinonimi di empatia in Microsoft Word, mi dice che sono, tra gli altri, “compassione” e “simpatia”. Queste due parole hanno anche “empatia” come sinonimo.

Si tratta di uno sviluppo molto interessante, perché l’empatia non è la stessa cosa della simpatia o della compassione. È una cosa completamente diversa. È persino dimostrato che le persone con un’elevata empatia sono meno compassionevoli e altruiste di quelle con una bassa empatia. La ricerca ha indicato, ad esempio, che le persone a bassa empatia hanno maggiori probabilità di mostrare un comportamento altruistico rispetto alle persone ad alta empatia quando gli altri non sono consapevoli del loro altruismo. Quando gli altri ne sono consapevoli, le persone ad alta empatia diventano improvvisamente più altruiste. Si dice (giustamente) che il vero comportamento altruistico è quello che nessuno conosce. È interessante notare che uno degli attributi principali dei narcisisti è il desiderio di mostrare agli altri quanto sono bravi e intelligenti per ottenere la loro approvazione e adulazione. Questo spiegherebbe perché le persone ad alta empatia hanno bisogno di pubblico quando mostrano la loro compassione.

Il modo in cui la parola “empatia” è stata ridefinita nel linguaggio è davvero incredibile. È quasi come se fosse stata avviata una grande campagna di pubbliche relazioni per una parola. È quasi come se ci fosse una campagna per equiparare le persone emotive (o anche quelle emotivamente fuori controllo) alle brave persone. Se siete emotivi, siete persone premurose, comprensive e compassionevoli. Se siete razionali, siete narcisisti psicopatici e malvagi.

Questo sforzo, insieme alla falsa definizione di narcisismo nel manuale DSM, è una delle falsificazioni più eclatanti della psicologia e della psichiatria degli ultimi decenni. Il che è tutto dire, visto che queste discipline sono costituite da falsificazioni in misura significativa. Non so se sia stato fatto di proposito o se sia “semplicemente successo”, ma è successo.

Quindi, se siete una persona emotiva che piange vedendo film come Le pagine della nostra vita, significa che siete narcisisti? Non necessariamente, anche se probabilmente sarebbe facile trasformarvi in un narcisista, soprattutto in giovane età. Questo e altri aspetti saranno oggetto del prossimo articolo, in cui esamineremo il meccanismo alla base del narcisismo.

Gaius Baltar

Fonte: gaiusbaltar.substack.com
Link: https://gaiusbaltar.substack.com/p/empathy-and-the-falsification-of
22.08.2023
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

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