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La Redazione

 

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LE RISATE DELLA SQUADRA DI HAMAS

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A cura di Olimpia
Il 24 Febbraio 2006
45 Views

DI GIDEON LEVY

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La squadra israeliana (incaricata di ostacolare Hamas dopo le elezioni palestinesi) non aveva mai riso così tanto. La squadra, capeggiata dal consigliere del primo ministro Weissglas (nella foto), con il capo di stato maggiore, il direttore dei servizi segreti, generali ed alti ufficiali, si è riunita per un incontro con il ministro degli esteri Tzipi Livni sui modi di rispondere alla vittoria di Hamas. Tutti si sono trovati d’accordo sul bisogno di imporre una stretta economica all’Autorità palestinese. E Weissglas, come al solito, fornì la battuta finale: “È come andare dal dietologo: i Palestinesi dimagriranno un bel po’, ma non moriranno”. Al chè i presenti, a quanto si riferisce, scoppiarono in una gran risata. E davvero, perché non ridere sentendo una battuta così ben riuscita? Se Weissglas la dicesse alla sua amica Condoleezza Rice, anche lei riderebbe certamente.

Ma la battuta di spirito di Weissglas era di un gusto particolarmente spregevole. Il fragore della risata rivela di nuovo a quale punto di pazzia l’ebbrezza del potere conduca Israele e stravolga completamente la sua moralità. Con una battuta scherzosa, l’avvocato di successo, l’edonista di Lilenblum street, a Tel Aviv, ha mostrato la gelida mancanza di cuore che si è diffusa al vertice della società e della classe politica israeliana. Mentre masse di Palestinesi vivono in condizioni inumane, con livelli tremendi di disoccupazione e povertà, ignoti in Israele, e sono umiliate e imprigionate per colpa nostra, l’alta classe politica e militare si fa una bella risata mentre sta per decidere l’imposizione di un assedio economico che sarà anche più brutale di quello attuale.

La proposta di mettere gente affamata “a dieta”, è accettata senza shock, senza critiche da parte dell’opinione pubblica. Anche se lo si dicesse solamente per scherzo, sarebbe incomparabilmente peggiore del caso delle vignette danesi. Riflette una tendenza molto diffusa, che porterà in pratica a misure crudeli. Se fino ad ora uno poteva argomentare che Israele dimostrava insensibilità alla sofferenza dell’altro e chiudeva gli occhi (specialmente le classi più ricche, sprofondate nella loro opulenza) mentre un popolo intero gemeva a pochi chilometri di distanza, ora Israele si prende perfino gioco della sofferenza degli altri. Questa non era la prima canzonatura o il primo contributo di Weissglas al discorso da razzisti e da despoti nei confronti dei Palestinesi.

Il suo vero volto si era già rivelato circa un anno e mezzo fa nell’intervista con Ari Shavit su Haaretz, quando affermò: “Noi abbiamo educato il mondo, perché capisca che non c’è nessuno con cui trattare. E abbiamo ricevuto un certificato… [che non c’è nessuno con cui trattare] Il certificato sarà revocato solamente quando la Palestina diventerà come la Finlandia.” Questo è stato il massimo del cinismo: l’uomo che era coinvolto fino al collo nell’affare di “Annex Research” – la società di comodo creata per indirizzare ingenti fondi al primo ministro – sta facendo dipendere i negoziati con i Palestinesi dalla loro trasformazione in un paese con un livello minore di corruzione, quando in un sondaggio Israele occupa un non invidiabile 26° posto.

La raccomandazione per una “dieta”, insieme alle ingiunzioni che Israele è pronto a imporre ai palestinesi, avrebbe dovuto suscitare grida di protesta nella società israeliana. Anche se mettiamo da parte l’enorme errore politico di spingere Hamas in un angolo invece di dargli un’opportunità di cambiare i suoi modi, e anche se ignoriamo il fatto che Israele si prepara a confiscare i proventi di tasse che non gli spettano, la politica del governo Kadima pone domande sulla sua “umanità”. Come possiamo arrogarci il diritto di maltrattare in questo modo un intero popolo? È solamente per la nostra potenza e per il fatto che gli Stati Uniti ci permettono di comportarci da selvaggi e di fare tutti quello che vogliamo?

Da molto tempo abbiamo smesso di parlare della moralità – dopo tutto non viviamo in Finlandia. Tuttavia sarebbe bene chiedersi: quale paese oserebbe esacerbare le condizioni di vita (già così misere) dei residenti di un territorio sotto la sua occupazione? Qual è la colpa dei 4000 fortunati operai di Gaza ai quali Israele permetteva ancora di lavorare all’interno dei suoi confini, e ai quali ora sta chiudendo i cancelli? I grandi capi hanno presente il misero spettacolo di questi uomini calpestati e umiliati, accalcati al check-point di Erez per tornare a casa esausti dopo un lungo giorno di lavoro? Più della metà dei Palestinesi già vive in povertà secondo l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite, pubblicato a dicembre. L’anno scorso 37% avevano difficoltà a procurarsi il cibo e 54% dei residenti della striscia di Gaza “liberata” hanno dovuto ridurre la loro quantità di cibo. La mortalità infantile è aumentata del 15% e la percentuale di disoccupazione è al 28%. Per spostarsi nel West Bank i Palestinesi devono attraversare non pochi dei 397 posti di blocco che vi sono disseminati, e Israele ora vuole calcare ancora di più la mano.

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Se c’è un ostacolo che rimane, è solamente l’imbarazzo dell’immagine: Israele teme il diffondersi della fame solamente per le prevedibili reazioni nel mondo e non per la bestialità che questo comporta. Nonostante questo i politici qui fanno a gara con una serie di proposte estreme, incluso il taglio di elettricità ed acqua, che manderebbero alla deriva milioni di abitanti innocenti. È anche questo un prodotto della “centrifuga elettorale”? È questo che vogliono gli elettori israeliani?

Quello che si vede da là non è certo quello che si vede da qui. Dai ristoranti eleganti che frequentano Weissglas e i suoi colleghi dalla squadra di Hamas, dal sofisticato sistema di strade sulle quali loro corrono dentro le loro lussuose vetture ufficiali, dalle splendide sale-concerto e dai frequenti viaggi all’estero, non si può vedere la sofferenza. Da là è facile imporre ordini con un colpo secco di voce, senza considerarne le spaventose conseguenze nei miseri vicoli di Jenin e nelle baracche di Rafah. Da là si può anche scherzare su questo.

Gideon Levy
Fonte:www.haaretz.com
Link: http://www.haaretz.com/hasen/spages/684258.html

19.02.6

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ABUNA HANNA

Segnalato da Ajram

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