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LE PRIGIONI AMERICANE FABBRICHE DI SCHIAVI

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A cura di Olimpia
Il 17 Agosto 2005
39 Views

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Per gentile concessione di RICK STANLEY

La storia ci insegna che la schiavitù è stata abolita negli Stati Uniti dopo la Guerra Civile. La storia ci ha insegnato qualcosa di sbagliato. La schiavitù non è mai stata abolita negli Stati Uniti. Andiamo avanti, leggiamo la Costituzione. Il tredicesimo emendamento recità cosí: “Né la schiavitù né il servizio non volontario – eccetto che come punizione per un crimine per cui la parte sarà stata riconosciuta colpevole nelle forme dovute – potranno esistere negli Stati Uniti”. Ciò significa che se sei stato condannato per un crimine, ti è legalmente permesso di essere uno schiavo.

Il complesso industriale carcerario è un grosso affare in questo paese, e il governo e le società di capitali americane stanno raccogliendone i frutti. Non solo le società private stanno gestendo le prigioni, ma stanno anche utilizzando i prigionieri come manovali senza pagare loro uno stipendio, una pratica conosciuta come schiavitù. Il maggiore gestore privato di carceri si chiama Correction Corporations of America; gestisce oltre 30 prigioni in tutto il paese (un numero che presto si raddoppierà quando ogni prigione di stato del Tennessee diventerà privata).

Le obbligazioni carcerarie costituiscono un proficuo introito per gli investitori capitalisti. Le seguenti sono solo alcune delle società che usano il lavoro degli schiavi: IBM, Motorola, Compaq, Texas Instruments, Honeywell, Microsoft, Boeing, Revlon, Chevron, TWA, Victoria’s Secret, Eddie Bauer, K-mart, J.C. Penny, e McDonald’s. I prodotti acquistati dal governo americano vengono comprati dalla UNICOR, che è il nome commerciale delle Federal Prisons Industries. Sí, i prigionieri costruiscono addirittura i banchi per i membri del Congresso. UNICOR si vanta sfoggiando sul suo sito web di essere “il primo fornitore del governo.” Questo non significa propriamente rendere sicure le strade; significa soldi e disponibilità infinita di lavoro a buon mercato.

Le agenzie correttive dello stato stanno facendo pubblicità dei loro prigionieri alle società di capitali: “I tuoi dipendenti cambiano in continuazione? Ti preoccupano i contributi per gli impiegati? Non sei soddisfatto dei tuoi fornitori stranieri o offshore? Sei vittima della concorrenza oltremare? Hai problemi a motivare la tua forza lavoro? Stai pensando di espandere il tuo spazio? Allora la Washington State Department of Corrections Private Sector Partnerships fa al caso tuo.” Quando Reagan diventò presidente, c’erano 400.000 prigionieri negli Stati Uniti. Oggi il numero supera i 2 milioni. Prima di cominciare a pensare a queste persone “violente”, ecco alcuni fatti: nelle prigioni federali solo il 2,4 percento dei prigionieri è in carcere per crimini violenti.

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La California ci ha messo 150 anni per costruire 10 prigioni di stato. Ma lo stato ha costruito 21 prigioni solo negli ultimi 10 anni (nello stesso lasso di tempo é stata costruita solamente un’ università statale) e questa tendenza non si sta fermando.

Con l’ entrata in vigore della three strikes law *, lo stato ha stimato che dovrá costruire altre 20 carceri nei prossimi 10 anni. Dov’è il razzismo? In California il settanta per cento di coloro che sono stati condannati in base alla three strikes law sono persone di colore. E a livello nazionale il 39 pecento degli uomini afroamericani fra i 20 e i 30 anni è in carcere, in libertà vigilata o condizionata. I bianchi costituiscono l’ 82 percento della popolazione del paese, eppure il 72 percento delle persone in carcere è di colore. Quello che dobbiamo fare è svegliarci e renderci conto che non ci sono 2 milioni di persone in prigione per “rendere il paese sicuro”. Sono lí per prestare un servizio – il loro lavoro. Chiamiamoli col loro nome: schiavi.

* la “three strikes law”, cioè la legge “tre volte e sei eliminato” – termine preso in prestito dal baseball – prevede pene fino all’ergastolo, senza possibilità di libertà condizionata, per chi si macchia di almeno tre reati, anche minori (ndt)

Fonte: http://educate-yourself.org/ The Freedom of Knowledge, The Power of Thought
Link: http://educate-yourself.org/cn/prisonslavefactories25jul05.shtml

Tradotto per www.comedonchisciotte.org da Olimpia Bertoldini

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