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La Redazione

 

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LE OMBRE DELL'ALGERIA: IL CONTESTO PERDUTO NEGLI ATTACCHI DI PARIGI

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A cura di Davide
Il 20 Novembre 2015
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DI ROBERT FISK

independent.co.uk

Dopo la carneficina di Parigi a scomparire non è stato soltanto uno degli attentatori.
In seguito ai crimini commessi contro l’ umanità nella capitale francese e in seguito alla risposta collettiva al limite dell’ isterismo, si è distolta anche l’ attenzione mondiale verso tre nazioni- l’Algeria, l’Arabia Saudita e la Siria – la cui storia, attività e inattività sono utili a spiegare le atrocità dell’ Isis.

L’origine franco-algerina di uno dei terroristi è la prova evidente che le atrocità dei giorni nostri sono ancora impregnate di quella guerra selvaggia che la Francia condusse in Algeria dal 1956 al ’62.

Il rifiuto assoluto di considerare l’ Arabia Saudita come il principale sostenitore del wahhabismo, la frangia più estrema dell’Islam, di cui sono seguaci i combattenti dell’ Isis, dimostra come i leader dei nostri governi ancora si rifiutino di riconoscere i legami tra il regno e l’ organizzazione responsabile degli attacchi a Parigi. La nostra riluttanza nell’ accettare che l’ unico esercito in continua guerra contro l’Isis sia quello siriano, che combatte contro lo stesso regime che anche la Francia vuole abbattere, dimostra che non possiamo collaborare con gli spietati soldati che stanno combattendo l’ Isis con più ferocia dei curdi.

Ogni volta che l’ Occidente è attaccato e i nostri innocenti vengono ammazzati cancelliamo i dati nella nostra memoria. Così, quando i giornalisti ci hanno detto che i 129 morti di venerdì rappresentano la peggiore atrocità in Francia dopo la seconda guerra mondiale, si sono dimenticati di citare il massacro di Parigi del 1961, dove morirono 200 algerini partecipanti a una marcia illegale contro la selvaggia guerra coloniale francese in Algeria. La maggior parte di essi fu assassinata dalla polizia francese, molti furono torturati al Palais des Sports e i loro corpi furono gettati nella Senna ma la Francia ne riconobbe solo quaranta. Al comando dell’ operazione c’ era Maurice Papon, ex funzionario del regime collaborazionista di Vichy governato da Petain durante la seconda guerra mondiale e responsabile dell’ uccisione di oltre un migliaio di ebrei.

Omar Ismail Mostafai, uno dei kamikaze di Parigi, era di origine algerina e probabilmente lo è anche qualche altro sospettato. Anche Said e Cherif Kouachi, i fratelli che ammazzarono i giornalisti di Charlie Hebdo, erano di origini algerine e facevano parte degli oltre cinque milioni di immigrati appartenenti alla comunità algerina francese che vivono nei bassifondi di Saint-Denis e in altre banlieue parigine e, per tanti di loro, la guerra d’ Algeria non è mai terminata. Eppure la provenienza dei terroristi del 13 novembre e la storia della nazione da cui vengono i loro padri, non è stata nemmeno accennata nella narrazione degli orribili fatti di venerdì. Per ovvie ragioni un passaporto siriano con timbro greco è molto più interessante.

Sicuramente una guerra coloniale combattuta oltre cinquant’ anni fa non può giustificare un uccisione di massa, ma può fornire una spiegazione del perché la Francia sia stata presa di mira, così come la fede wahhabita-sunnita saudita sta alla base del califfato islamico e dei suoi cultori killer. Mohammed ibn Abdel al-Wahab era un filosofo ecclesiastico purista il cui atroce desiderio di espellere gli sciiti e gli altri infedeli dal Medio Oriente portò ai massacri in cui fu pesantemente implicata l’ originaria dinastia di al-Saud.

Mentre nell’ attuale regno saudita si condannano a continue decapitazioni presunti criminali con processi iniqui, si sta costruendo il museo Riyah dedicato agli insegnamenti di al-Wahab. La rabbia del vecchio prelato per l’ immoralità e gli infedeli si è espressa con la denuncia da parte dell’ Isis che accusa Parigi di essere il centro della “prostituzione”. Gran parte dei finanziamenti all’ Isis provengono dai sauditi, ma anche questa storia è stata omessa dai racconti del massacro di quel venerdì.

E poi c’è la Siria, la distruzione del cui regime è stata a lungo prerogativa del governo francese, tuttavia l’esercito di Assad, perennemente a corto di uomini e armamenti, è l’ unica potenza militare addestrata a combattere l’ Isis e recentemente ha riconquistato parte del territorio grazie agli attacchi aerei russi. Per anni americani, inglesi e francesi hanno accusato la Siria di non combattere l’ Isis. Questo non corrisponde a verità, infatti a maggio le truppe siriane sono state condotte fuori Palmira dopo aver tentato di prevenire l’ attacco di un convoglio kamikaze diretto verso la città, un convoglio che poteva benissimo essere bloccato dalle truppe aeree americane o francesi. Durante i combattimenti 60.000 soldati siriani sono stati uccisi, la maggior parte per mano dell’ Isis e degli islamisti di al-Nusrah, ma la nostra brama di abbattere il regime di Assad è prevalsa e tuttora prevale sull’ urgenza di annientare l’ Isis.

I francesi ora si stanno vantando di avere colpito 20 volte la loro roccaforte di Raqqa, questo suona come un attacco vendetta, ammesso che ce ne sia mai stato uno. Infatti se questo fosse stato un serio attacco militare per liquidare la macchina dell’ Isis in Siria, ci si domanda perché la Francia non abbia agito due settimane fa, o due mesi fa. Un’ altra volta, ahimè, l’ Occidente e, soprattutto la Francia, rispondono all’ Isis in maniera più emotiva che razionale, senza tener conto di alcun contesto storico, senza riconoscere il cupo ruolo che i nostri “moderati fratelli sauditi tagliagole” giocano in questa storia dell’ orrore. E noi siamo convinti di sconfiggere l’ Isis…

Robert Fisk

Fonte: www.independent.co.uk

Link: http://www.independent.co.uk/voices/france-s-unresolved-algerian-war-sheds-light-on-the-paris-attack-a6736901.html

16.11.2015

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MAYA D’AMICO

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